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giovedì 12 febbraio 2015

Sono 300.000 i bambini soldato nel mondo. Un progetto pilota in Sierra Leone tenta di salvarne una parte


Già l'accostamento tra "bambino" e "soldato" provoca orrore: ma sapere che attualmente, nel mondo, sono costretti a combattere circa 300.000 minori fa salire lo sdegno al livelli da calor bianco. Qualcuno prova a reagire, come le due ong Dokita e Anvcg (Associazione nazionale vittime civili di guerra), che hanno messo in piedi un progetto-pilota di recupero dei piccoli ex combattenti, a Makeni in Sierra Leone grazie alla presenza della locale Caritas, che ha fornito il supporto logistico. I risultati del progetto sono stati presentati oggi al Senato: recuperati a una vita "normale" 150 ex bambini soldato, sostegno concreto attraverso attività di formazione e supporto alla formazione agricola per circa 1.000 persone suddivise in 50 clan famigliari, il 66% dei tutelati hanno un lavoro stabile, distribuite 100 protesi. Questi in sintesi i dati, introdotti dal benvenuto della vicepresidente del Senato, Linda Lanzillotta, e dalle sue considerazioni del fenomeno. "I bambini sono 'utili' alla guerra degli adulti -ha detto-. Possono usare le armi di oggi, sempre più leggere; essere indottrinati; obbediscono agli ordini; non vengono pagati. Sono innocenti, e privati di vivere questa loro innocenza, che sarà per sempre perduta".
Per far capire meglio la profondità della violenza che viene fatta a quei bambini, uno dei curatori del rapporto Dokita (parola in lingua Bulu che significa 'guaritore'), Lorenzo Rinelli, porta la testimonianza di una di loro, Susan, 16 anni, rapita dal Lord’s Resistance Army, in Uganda. "Un ragazzo tentò di scappare, ma fu preso…Le sue mani furono legate, poi essi costrinsero noi, i nuovi prigionieri, a ucciderlo a bastonate. Io mi sentivo male. Conoscevo quel ragazzo da prima, eravamo dello stesso villaggio. Io mi rifiutavo di ucciderlo ma mi dissero che mi avrebbero sparato. Puntarono un fucile contro di me così lo feci. Il ragazzo mi chiedeva perché lo facevo, risposi che non avevo scelta. Dopo averlo ucciso, ci fecero bagnare le braccia col suo sangue. Ci dissero che così non avremmo avuto più paura della morte e non avremmo più tentato di scappare…Io sogno ancora il ragazzo del mio villaggio che ho ucciso, lo vedo nei miei sogni, egli mi parla e mi dice che l’ho ucciso per niente…..e io grido". Tutto ciò accade malgrado l'esistenza del protocollo Onu che definisce l'uso dei bambini soldato un crimine di guerra: "protocollo -osserva sempre Lanzillotta- firmato solo da 153 paesi". Il fenomeno, aggiunge Jean Leonard Touadì, consigliere politico del viceministro agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Lapo Pistelli e originario del Congo, è "particolarmente odioso, ma ancora di più è il maggior sconvolgimento sociale e culturale che l'Africa abbia conosciuto negli ultimi decenni. Ha toccato il cuore profondo della società africana, distrutto comunità intere".
Il progetto in Sierra Leone prosegue, assicura il direttore di Dokita, Mario Grieco, che ha presentato i risultati ottenuti fino a oggi, "ma abbiamo in mente di farne partire un altro in Congo. Fondi permettendo", chiosa. Fonte: http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/02/12/sono-bambini-soldato-nel-mondo-progetto-pilota-sierra-leone-tenta-salvarne-una-parte_MA9aC6y6bZp3LjrjtRXiUN.html
adnkronos.com

Conferenza stampa di presentazione del progetto di recupero ex-bambini soldato in Sierra Leone


Nella Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini-soldato, giovedì 12 febbraio, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato sono stati presentati i dati di chiusura del progetto di recupero psico-sociale di ex-bambini soldato realizzato nel 2013-2014 in Sierra Leone dall'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) onlus e Dokita onlus.
Nel corso della mattinata è stato presentato il dossier, a firma diLorenzo Rinelli – esperto di geopolitica e relazioni internazionali riguardanti i rapporti fra Africa ed Italia - che illustra e approfondisce i risultati ottenuti a seguito di tale esperienza. E’ stato anche annunciato il nuovo comune impegno in Congo, dove circa 6.000 sono i bambini sfruttati, reclutati nelle forze o nei gruppi armati.

"Non riuscire a sviluppare rapidamente un approccio bilanciato di recupero sociale in simili ambienti post-bellici ed in Sierra Leone in particolare - ha affermato Lorenzo Rinelli - significa cancellare e marginalizzare una generazione di giovani che hanno vissuto la guerra civile e che di conseguenza propensa a coinvolgimenti in nuovi conflitti ed atti di terrorismo. Si tratta di una generazione dunque, le cui ambizioni per un’istruzione scolastica adeguata e un reinserimento nel tessuto sociale effettivo ne fanno la base potenziale per una società globale democratica e pacifica".

Il progetto di recupero ex-bambini soldato in Sierra Leone, in collaborazione con il partner locale Caritas Makeni, è stato rivolto a giovani vittime del decennale (1991 - 2002) conflitto civile in Sierra Leone (in particolare a Makeni, Bombali District, Provincia Nord) fra cui ragazze e donne che hanno subito violenze sessuali, ragazze-madri, invalidi, ex-bambini soldato.

Presenti nel corso della mattinata alcuni rappresentanti delle Istituzioni italiane, tra cui: il vicepresidente del Senato, Sen. Linda Lanzillotta; il Presidente della Commissione Esteri del Senato, On. Pierferdinando CasiniBenedetto Della Vedova Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale;il Sen.Giuseppe Francesco Marinello presidente Commissione Ambiente Senato; Jean Leonard Touadì, Consigliere Politico del Viceministro agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Lapo Pistelli.

Tra i rappresentanti delle organizzazioni promotrici: Michele Vigne, Vice Presidente Nazionale Vicario ANVCG; Pietro Nicolai, Presidente Dokita; Mario Grieco, Direttore Dokita, Lorenzo Rinelli, relatore ANVCG; Irene Tognella, relatore Dokita.

In apertura della conferenza la vicepresidente Sen.Lanzillotta ha sottolineato la gravità del problema dei bambini soldato nel mondo "I bambini sono utili alla guerra degli adulti: posso usare le armi, oggi sempre più leggere, essere facilmente indottrinati, ubbidiscono agli ordini e non vengono pagati. Sono innocenti e vengo privati di questa innocenza che sarà per sempre perduta".
L’onorevole Della Vedova ha sottolineato che l’Italia è da anni impegnata nel recupero degli ex bambini soldati e il ruolo fondamentale che in questo campo gioca la cooperazione internazionale: “lo sfruttamento dei bambini è tra i crimini più atroci, perchè oltre alla tragedia in sé costituisce un importante impedimento allo sviluppo, come sottrarre capitale umano nei paesi in cui questi bambini vengono strappati alle loro vite”.
Il Sen.Marinello ha parlato di "tragedia in cui la realtà supera la fantasia" e della necessità "di un’assunzione di responsabilità da parte della politica e delle istituzioni".
Sul ruolo della cooperazione internazionale è intervenuto Jean Leonard Touadì sottolineando l’emergenza nel Mediterraneo "un gigantesco cimitero a cielo aperto, un solco che deve essere riempito e la necessità di un cambio di passo nel considerare la cooperazione non un costo, ma un investimento in stabilità, pace e giustizia".
Nel suo intervento, il Vice Presidente Nazionale Vicario dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Onlus Michele Vigne ha dichiarato: "Siamo una gloriosa pagina di storia vivente che rappresenta e tutela ancora con le sue oltre 100 sedi periferiche nel territorio nazionale 120.000 tra mutilati e invalidi, grandi invalidi e vittime civili di guerra. Le nostre invalidità e le nostre mutilazioni sono motivo di grande dignità, orgoglio ed onore, un costante monito per tutti. In questo quadro, l’adempimento alle finalità statutarie non può ormai che avvenire seguendo un doppio binario di azione, che si svolge in Italia e nel mondo. Da questa volontà di aprirci al mondo è nata anche l’idea di sostenere il progetto di recupero psico-sociale e di riabilitazione di ex bambini soldato vittime del conflitto civile in Sierra Leone".
Le conclusioni a Mario Grieco, Direttore Dokita Onlus che ha mostrato i risultati del progetto ed è ritornato su quanto detto da Lanzillotta in apertura, sottolineando: "i bambini sono utili alle guerre degli adulti, ma inconsapevoli. Crescendo diventano sempre più consapevoli ed è per questo che è stato fondamentale il recupero psicologico di questi minori visto il trauma subito".
Descrizione dello scenario in Sierra Leone
La Sierra Leone soffre ancora oggi per le ferite lasciate da un tristemente famoso conflitto che l’ha insanguinata per undici anni dal 1991 al 2002. Da allora il Paese non é più stato in grado di risollevarsi né economicamente né socialmente. Questo conflitto si é lasciato alle spalle milioni di sfollati, migliaia di vittime e di mutilati e fa sì che ancora oggi il Paese si collochi in fondo alla lista dello sviluppo umano delle Nazioni Unite. Durante quei terribili anni, decine di migliaia di minori, anche in tenera età, furono arruolati nei ranghi dell’esercito e nelle file dei gruppi ribelli, obbligati a compiere atrocità verso parenti e amici per dimostrare la loro forza, migliaia di bambine e donne hanno subito abusi e violenze. La Sierra Leone divenne teatro di atroci violenze, uccisioni e violazioni di diritti umani in cui, spesso, gli attori coinvolti furono bambini e giovani (principalmente fra i 10 e i 19 anni di età). Si calcola, infatti, che il 60% dei combattenti erano bambini-soldato.

In seguito alla firma del Trattato di pace, alcuni di loro, grazie a programmi realizzati dalle agenzie ONU sono stati disarmati, smobilitati e reintegrati. Nonostante questi interventi, la maggioranza sia delle vittime che dei carnefici soffre ancora le pesanti conseguenze del conflitto: povertà economica, disabilità fisiche (diverse migliaia i casi di amputati durante il conflitto), disagio psico-sociale in quanto, pur essendo stati formalmente accolti dalla comunità sierraleonese, molti ex ribelli hanno deciso di non ritornare nei loro luoghi di origine dove avevano commesso la maggior parte dei crimini di cui si sono macchiati.

La città di Makeni, capoluogo della Provincia Nord della Sierra Leone, roccaforte dei ribelli durante la guerra civile, è una delle città che soffre più delle altre gli strascichi di questo conflitto. Molte famiglie, nonostante siano passati diversi anni, non sono ancora in grado di guarire dalle ferite della guerra o perché non riescono a far fronte economicamente ai loro bisogni interni o perché sono famiglie divise, monoparentali o che non riescono a riaccogliere al loro interno quei membri che si sono macchiati delle suddette atrocità. Moltissimi ex-minori hanno perso quasi dieci anni di scolarizzazione e ogni possibilità di riscatto sociale. Coloro che hanno subito menomazioni fisiche durante la guerra vedono le loro potenzialità di inserimento in realtà socio-economiche ancora più ridotte. 

Fra le prime realtà locali a offrire supporto e sostentamento alle vittime di guerra vi fu la Caritas diocesana di Makeni, con servizi di protezione di minori, istruzione, sensibilizzazione sanitaria soprattutto sul tema dell’HIV/AIDS (che ha avuto una diffusione crescente in seguito al conflitto), ricostruzione, assistenza a ragazze-madri, supporto socio-psicologico (mental health programme), acqua e igiene. Nel corso del 2013, DOKITA onlus e Caritas Makeni hanno collaborato nell’erogazione di servizi di assistenza e supporto a quei giovani che nella città di Makeni si trovano in una situazione di vulnerabilità fisica o sociale conseguente al conflitto. Molti di loro vivono per strada e in considerazione dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile, restano intrappolati in circuiti di criminalità.

Presentazione del progetto di recupero ex bambini soldato in Sierra Leone


Nella Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, giovedì 12 febbraio dalle 11.30 alle 12.30, presso la Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama a Roma verranno illustrati i dati di chiusura del progetto di recupero psico-sociale di ex bambini soldato realizzato nel 2013-2014 in Sierra Leone dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) onlus e Dokita onlus. Nel corso della mattinata verrà mostrato il dossier, a firma di Lorenzo Rinelli – esperto di geopolitica e relazioni internazionali riguardati i rapporti fra Africa ed Italia e docente presso diverse università americane a Roma, fra cui Loyola University e University of California - che illustra e approfondisce i risultati ottenuti a seguito di tale esperienza. Verrà anche annunciato il nuovo comune impegno in Congo, dove circa 6.000 sono i bambini sfruttati, reclutati nelle forze o nei gruppi armati. Il progetto di recupero ex bambini soldato in Sierra Leone, in collaborazione con il partner locale Caritas Makeni, è stato rivolto a giovani vittime del decennale conflitto civile in Sierra Leone (in particolare a Makeni, Bombali District, Provincia Nord) fra cui ragazze e donne che hanno subito violenze sessuali, ragazze-madri, invalidi, ex bambini soldato. Saranno presenti nel corso della mattinata diversi rappresentanti delle Istituzioni, tra cui il Vice Presidente del Senato Sen. Linda Lanzillotta, i Sottosegretari agli Esteri Sen. Benedetto Della Vedova e alla Difesa, On. Gioacchino Alfano, l’On. Jean Leonard Touadì, Consigliere Politico del Viceministro agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Lapo Pistelli; il Presidente della Commissione Esteri del Senato, On. Pierferdinando Casini; Il ministro Plenipotenziario Giampaolo Cantini, Direttore Generale della DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tra i rappresentanti delle organizzazioni promotrici, vi saranno: Michele Vigne, Vice Presidente Nazionale Vicario ANVCG; Pietro Nicolai, Presidente Dokita; Lorenzo Rinelli, relatore ANVCG; Irene Tognella, relatore Dokita. 
agrpress.it

Dresda 1945-2015, 70 anni fa tre giorni di inferno sulla terra



di Paolo Lepri
Arthur Travers Harris, l’”Air Chief Marshal” britannico che decise settanta anni fa di trasformare Dresda in un ammasso rovente di macerie, non ha mai avuto dubbi. “Lo farei di nuovo, se il tempo dovesse tornare indietro”, disse in un’intervista nel 1977. Gli storici, invece, hanno discusso a lungo sulla effettiva necessità di colpire la popolazione civile di una città che fino a quel momento era stata risparmiata e che non si aspettava la geometrica potenza dei bombardamenti alleati. Un’inutile dimostrazione di forza per “fiaccare il morale” dei tedeschi o il calcolo strategico dei comandi anglo-americani per sostenere l’impegno sovietico in Europa e accelerare la disfatta hitleriana? Sta di fatto, comunque, che il capoluogo sassone rappresentava all’inizio del 1945 l’ultimo centro di produzione funzionante dell’industria nazista degli armamenti e un fondamentale snodo di trasporto. Secondo lo storico Max Hastings si trattò di un tentativo in buona fede, anche se sbagliato, di condurre la Germania alla sconfitta. Lo stesso Hastings ha però riconosciuto che in Inghilterra, poi, “nella sicurezza della pace, il ruolo svolto dai bombardieri fu una cosa che molti politici e civili avrebbero preferito dimenticare”. Erano le 21,45 del 13 febbraio quando scattarono gli allarmi antiaerei, come accadeva ormai quasi tutti i giorni a partire dal dicembre del 1944. Ma quella sera i caccia non erano diretti altrove. La prima ondata di ordigni esplosivi sventrò gli edifici, poi le bombe incendiarie crearono un inferno di fuoco. Era la prima ondata della Royal Air Force, alla quale ne seguì una seconda, ancora più devastante. L’indomani entrò in azione l’aviazione americana che colpì nuovamente “a tappeto” anche il giorno successivo. Secondo le stime più attendibili le vittime sono state almeno 25.000. A ogni abitante di Dresda toccarono 42,8 metri cubi di macerie. Fonte: http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_11/dresda-1945-2015-70-anni-fa-tre-giorni-inferno-terra-b99129f8-b1f5-11e4-a2dc-440023ab8359.shtml
corriere.it

Artificieri di Cremona disinnescano 7 ordigni a Sesto S.Giovanni




Oggi a Sesto San Giovanni sette pericolosi residuati bellici della 2^ guerra mondiale sono stati  neutralizzati dagli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori della Brigata Corazzata “Ariete” di Cremona. Gli ordigni bonificati, granate d’artiglieria di nazionalità Inglese, con caricamento ad alto esplosivo, di cui 5 da 127 mm, una da 140 mm ed uno spezzone di granata da 152 mm, sono stati rinvenuti all’interno della zona “Ex acciaierie Falk”,’area di cantiere della “Città della Salute”, dove sorgeranno entro il 2018 diverse strutture sanitarie. Le operazioni di messa in sicurezza del territorio, coordinate dalla Prefettura di Milano, hanno avuto inizio alle 09.00 e si sono concluse alle 14.00. Gli specialisti del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona, dopo aver identificato gli ordigni, verificato il loro stato e valutata l’area circostante, hanno deciso di far brillare i manufatti nello stesso luogo del rinvenimento, dove è stata predisposta una buca di contenimento della profondità di 4 metri al fine di ridurre l’area di sgombero a soli 100 metri, evitando quindi l’evacuazione dei cittadini residenti nella zona adiacente al cantiere. Il 10° Reggimento Genio Guastatori è una delle 7 Unità dell’Arma del Genio incaricate di bonificare il territorio dell’Italia centro settentrionale dai numerosi residuati bellici ancora esistenti e pericolosi. Nel 2014 gli esperti specialisti hanno effettuato 138 interventi, bonificando 2522 ordigni di cui 613 bombe d’aereo. L’intervento odierno, durato circa 5 ore, è stato effettuato dal Capo Team, Serg. Francesco Zarra e dal suo nucleo EOD, (Esplosive Ordnance Disposal) che vanta ormai una consolidata esperienza, maturata anche disinnescando gli insidiosi ordigni di circostanza nel corso delle varie missioni all’estero come l’Afghanistan, Libano, Bosnia e Kosovo. Fonte: http://www.cremonaoggi.it/2015/02/11/artificieri-di-cremona-disinnescano-7-ordigni-a-sesto-s-giovanni/



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mercoledì 11 febbraio 2015

La notte più lunga di Giovanni Lafirenze Florestano Bari 2015


In realtà non è la prima volta che scrivo racconti, tuttavia elaborare un romanzo non è stato per nulla semplice. Si, non è stato facile un po’ per colpa mia, distrazioni, tempo sempre insufficiente, concentrazione ai minimi storici, ma anche per colpa dei personaggi che affollano il racconto. Tanti, troppi ognuno con le proprie testarde pretese e senza la minima intenzione d’ascoltare, comprendere le ragioni dei loro stessi interlocutori….
G.L.
info: florestano.redazione@libero.it

Statte, trovate 25 bombe della II guerra mondiale


STATTE (TARANTO) – Venticinque bombe a mano della seconda guerra mondiale, di fabbricazione inglese, sono state trovate in un terreno di contrada Todisco. A fare la scoperta è stato un contadino che ha arato il terreno con il  trattore e ha dissotterrato i residuati bellici in maniera fortuita. Sono intervenuti i carabinieri della locale stazione, coadiuvati dagli artificieri antisabotaggio del Reparto operativo di Taranto. I militari hanno messo in sicurezza la zona e preso in consegna gli ordigni, trovati in aperta campagna su un’area di circa dieci metri. Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/statte-trovate-25-bombe-della-ii-guerra-mondiale-no792042
lagazzettadelmezzogiorno.it

ORDIGNO BELLICO A GALATI MARINA. ORDINANZA DELLA CAPITANERIA DI PORTO


La Capitaneria di Porto, su segnalazione dei Carabinieri, è impegnata nella rimozione di un presunto ordigno bellico rinvenuto sulla spiaggia di Galati Marina, a circa 7 metri  dalla battigia e a circa 10 metri a sud della foce del torrente Sant'Anna. Al fine di salvaguardare la pubblica incolumità, la sicurezza della navigazione e possibili danni a cose, la Capitaneria dei Porto ha interdetto il tratto di spiaggia compreso nel raggio di 400 metri dall'ordigno, è vietata qualunque attività che presupponga la permanenza e il transito in zona. Peraltro, invita l'amministrazione comunale a provvedere alla necessaria vigilanza, a tutela della pubblica incolumità. Fonte: http://www.normanno.com/index.php/cronaca/15344-ordigno-bellico-a-galati-marina-ordinanza-della-capitaneria-di-porto
normanno.com

Rocchetta Nervina: fatto brillare questa mattina in località Gue un ordigno bellico


E' stato fatto brillare questa mattina, in località Gue, a Rocchetta Nervina, un residuato bellico della 2a guerra mondiale. L'ordigno, un proiettile da 80 mm lungo 75 cm, è stato trovato nei giorni scorsi da un cacciatore che ha avvisato i Carabinieri.
I militari di Dolceacqua e Ventimiglia hanno curato l'organizzazione di questa mattina, facendo venire da Torino gli artificieri dell'esercito ed hanno collaborato anche gli agenti della Forestale e la Croce Rossa. Dopo il ritrovamento dei giorni scorsi la zona era stata transennata e messa in sicurezza. Questa mattina è stato fatto esplodere senza problemi, anche approfittando della zona isolata e lontana dalle prime abitazioni. Fonte: http://www.sanremonews.it/2015/02/11/leggi-notizia/articolo/rocchetta-nervina-fatto-brillare-questa-mattina-in-localita-gue-un-ordigno-bellico-trovato-nei-gio.html
sanremonews.it

Passa con il trattore ​e trova un ordigno bellico


 Passa con il trattore e rinviene un ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale. Il fatto è accaduto in via Montesicuro nei pressi del civico 137. Per tale motivo quella di oggi sarà una giornata particolare per la frazione anconetana per il fatto che l'ordigno rinvenuto verrà fatto brillare in zona dagli artificieri. Dalle 9 in poi dalle parti di Montesicuro il traffico sarà regolato dalla Polizia Municipale che potrebbe per alcuni frangenti chiudere la strada direzione Montesicuro. Sul posto oltre agli artificieri anche i vigili del fuoco. Secondo una prima indiscrezione l'ordigno in questione è un proiettile di cannone da 88 mm semicorroso dalla ruggine. Fonte: http://www.corriereadriatico.it/ancona/ancona_trattore_trova_ordigno_bellico_montesicuro/notizie/1173220.shtml
corriereadriatico.it

Brilla l'ordigno


L'ordigno bellico ritrovato nei giorni scorsi nei fondali di Porto Corallo verrà fatto brillare stamattina alle otto. Dell'intervento di bonifica si occuperanno il nucleo subacquei e incursori Teseo Tesei di Cagliari. Durante le operazioni sono vietati transito, sosta e a maggior ragione attività legate alla pesca. L'ha ordinato la Capitaneria di porto di Arbatax tramite un avviso firmato dal maresciallo Francesco Piroddi. Le prescrizioni vincolano le imbarcazioni in un raggio di due chilometri, mentre per quattro chilometri sono vietate la balneazione, la pesca subacquea e l'attività diportistica. ( ro. se. )
Fonte: http://www.comuneditortoli.it/portale_comune/portale/rassegna_stampa/dettagli_articolo.asp?id_articolo=19941&id_rassegna_stampa=2426

lunedì 9 febbraio 2015

NEL CANTIERE DELLA CITTÀ DELLA SALUTE PROIETTILI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE


Proiettili da artiglieria – probabilmente risalenti alla Seconda guerra mondiale – sono stati ritrovati poco prima delle 15 di lunedì da alcuni operai al lavoro nel cantiere delle bonifiche all’ex area Falck, nel luogo in cui sorgerà la Città della salute (l’unione di Neurologico Besta e Istituto dei Tumori, nella zona tra la via Mazzini e la ferrovia Milano-Como-Chiasso. Le ruspe si sono subito fermate e sono state avvisate le forze dell’ordine. Sul posto ci sono carabinieri e polizia locale, sono previsti in arrivo da Cremona gli artificieri dell’Esercito. Non è previsto, al momento, nessun tipo di interruzione, né del traffico ferroviario né di quello stradale. Fonte: https://corrieresesto.wordpress.com/2015/02/09/sesto-nel-cantiere-della-citta-della-salute-proiettili-della-seconda-guerra-mondiale-artificieri-in-azione/

Custodiva un'ordigno bellico nell'armadio, il figlio scopre la bomba e chiama gli artificieri


Ha scoperto un ordigno bellico nell’armadio della madre defunta. Il ritrovamento è avvenuto all'interno di un'abitazione in viale Forlanini, a Milano. Ad allertare le forze dell'ordine, intorno alle  11.40 di lunedì mattina, è stato il figlio 57enne della proprietaria di casa. Sul posto sono intervenuti gli agenti e gli artificieri, l’uomo ha trovato la bomba mentre stava svuotando e sistemando la casa della madre. L’ordigno era avvolto in un sacchetto di plastica e in un lenzuolo, completo di tutto, nascosto in un armadio della camera da letto. Nessuno è rimasto ferito. Fonte:http://www.ilgiorno.it/milano/bomba-nascosta-armadio-1.655173

Colombia come l'Afghanistan, 11mila vittime delle mine dimenticate


di Daniele Mastrogiacomo
Non lo sapevo: anche la Colombia è punteggiata da un tappeto di mine che azzoppano e spesso uccidono i contadini impegnati nei campi. Oltre mezzo secolo di guerriglia, di raid militari, di assalti e violenze degli squadroni della morte hanno lasciato sotterrati migliaia di ordigni che le piogge, il tempo e l'assenza di mappe affidabili finiscono per fare scempio di ragazzini, donne, uomini, animali, famiglie intere. Secondo la Campagna colombiana contra minas (Cccm), un'associazione civile che raccoglie le vittime storpiate da questo vero incubo, le persone colpite in tutto il paese sarebbero 11 mila. Qualcosa che ricorda da vicino l'Afghanistan i cui terreni, molti abbandonati e deserti, sono ancora costellati da milioni di mine. Nessuno conosce la loro esatta posizione. Signori della guerra, soldati dell'Armata rossa sovietica, mujihaddin, Taleban, militari americani e della Coalizione internazionale. Tutti si sono avvicendati negli ultimi quarant'anni tra scorribande e occupazioni. Le piogge incessanti, le mappe perdute o imprecise, la serie interminabile di bombardamenti e di lanci di artiglieria, rendono impossibile un serio inventario. Gli afgani si arrangiano come hanno sempre fatto: delimitano con pietre bianche le zone sicure e circondano con sassi punteggiati di rosso quelle proibite. Ma sono troppo vaste e costose per sminarle; le hanno abbandonate a loro stesse. Non sono pochi i ragazzini che saltano in aria mentre sfrecciano con i loro skateboard nelle periferie delle città. In Colombia il governo ha iniziato a scandagliare i terreni per anni teatri di scontri e di incursioni tra le Farc e l'esercito. Ma i continui cambi di fronte, le conquiste e le sconfitte, mutano lo scenario e costringono i contadini a usare l'istinto per sopravvivere. L'ultima vittima, racconta Elisabeth Reyes sul Pais, è un ragazzo di 13 anni. Viveva a Caño Limón, un villaggio del dipartimento di Arauca, poco lontano da uno dei giacimenti petroliferi più importanti della Colombia. È saltato su una mina sotterrata nel giardino di casa. Nello scoppio ha perso una gamba, un braccio e un occhio. È sopravvissuto ma possiamo immaginare quale sarà la sua esistenza. Non si sa come un ordigno simile possa essere scivolato nel pezzo di verde che circondava la fattoria della sua famiglia. Il padre ricorda che dietro la collina che sovrasta la zona si erano accampati per settimane delle pattuglie di soldati. "Quando se ne sono andati è arrivata la guerriglia e ha disseminato l'area di mine", racconta. "Fanno sempre così. Per difesa e per rendere inaccessibili i luoghi". Auraca è una delle regioni che segue con ansia crescente i colloqui in corso da 18 mesi a L'Avana tra una delegazione delle Farc e quella del governo di Manuel Santos. Attende ciò che in Colombia tutti chiamano il "disimpegno del conflitto": la smilitarizzazione di intere aree adesso al centro della guerra di guerriglia. Guillermo Murcia, 32 anni, fa parte di un gruppo di 60 vittime delle mine, scelte in tutto il paese per incontrare le due delegazioni a Cuba. "Probabilmente", commenta, "finiranno per tacere i fucili ma le mine continueranno a mietere le loro vittime. Sono silenziose, subdole, nascoste. Pronte a colpire. Chi è responsabile di queste trappole deve provvedere a disinnescarle. Con le loro mappe e i loro strumenti". Ma anche qui, come in Afghanistan, non sarà facile. Non sempre chi ha piazzato gli ordigni ha appuntato sulle carte l'esatta posizione; le piogge filtrano i terreni e l'acqua, con il fango, li rende mobili. Un contadino di 40 anni è saltato in aria il 27 dicembre scorso mentre arava un terreno come faceva da sempre. Nessuno si spiega come quella bomba sia potuta infiltrarsi tra le zolle. La sua proprietà sorge lungo il confine con il Venezuela diventata da anni zona di contrabbando per la benzina e altri generi di prima necessità. Il governo di Caracas ha provveduto a minarla. Ma questo più che frenare il florido commercio illegale ha finito per creare un deserto dove chi non ha nulla, se non il proprio campo, è costretto a zappare e spesso a saltare in aria. Solo in quest'area ci sono state 28 vittime l'anno scorso; 40 nel Dipartimento di Murcia; 596 in tutto il paese. Il governo colombiano ha creato un battaglione di 394 artificieri che si alternano lungo le aree rurali smilitarizzate dalla guerriglia e dall'esercito. Ma quelle ancora contese non sono state toccate: si stima che almeno 57 località in dieci Dipartimenti sono a rischio. In realtà il numero è ben più alto: 688 municipi hanno chiesto l'intervento degli artificieri. Dovranno attendere. Ci vogliono soldi e più uomini. Ma soprattutto le mappe che una guerriglia vecchia di 60 anni, divisa e un po' desueta, deve fornire. Senza un accordo pieno tra Farc e governo niente bonifica. Il tempo scorre e la nuova classe dirigente colombiana è troppo giovane per attendere l'annuncio di una vera pace che tutti vogliono ma tarda ancora ad arrivare. Fonte: http://www.huffingtonpost.it/daniele-mastrogiacomo/colombia-afghanistan-11-mila-vittime-mine-dimenticate_b_6642936.html?utm_hp_ref=italy
(archivio)

domenica 8 febbraio 2015

AAA. Azienda BCM cercasi per bonifica in mare tra Piombino e Pratoranieri. Offresi 39.000 euro. Astenersi perditempo.


In pratica la Provincia di Grosseto chiede, anzi pretende unabonifica bellica in acqua nel golfo follonichese. Ricerca individuazione ordigni inesplosi inabissati che parte in località Pratoranieri fino a giungere ai confini del comune di Piombino. Perciò azienda Bcm specializzata cercasi. La bonifica in acqua, anzi in mare è soggetta a numerose problematiche, tuttavia per mezzo d’imbarcazioni munite di GPS e rivelatori magnetici è possibile scandagliare il primo metro del fondale. Operazione quest’ultima da portare a compimento indagando per mezzo di giusti ed adiacenti corridoi marini metro per metro tutta l’area oggetto della ricerca bellica. La barca parte la mattina, segue la sua rotta, il rastrellatore Bcm controlla la strumentazione in dotazione e nel momento in cui nota una risposta strumentale (segnale) dall’apparecchio rilevatore deve bloccare, far bloccare la barca che nel frattempo si è già allontanata dal pezzo di ferro segnalato dallo strumento di bordo. A quel punto l’equipaggio si adopera per rintracciare nuovamente il segnale. Questa operazione porta via dai 15 ai 20 minuti se il mare è piatto, altrimenti più tempo. Rintracciato nuovamente il segnale i tecnici fissano il punto con il GPS, subito dopo o contemporaneamente lanciano sul posto una boa legata con una cima ad un peso morto. A quel punto un sub potrebbe già immergersi per tentare di vedere, intravedere, scavare con mani o altra piccola attrezzatura l’oggetto che ha generato la risposta strumentale. Tuttavia per ragioni pratiche questa fase potrebbe partire quando i tecnici Bcm accumulano una serie di segnali. Ovviamente in otto ore lavorative barca ed equipaggio composto tra l’altro da un rastrellatore e da minimo altre due persone, tra cui il pilota timoniere, non potranno mai coprire andamenti lavori pari a quelli in terraferma. Finita questa operazione di ricerca di superficie (fondale fino a meno un metro), dovranno procedere alla bonifica profonda, vale a dire perforare ogni 2,80 metri, magari meno tre metri dal piano del fondale che non sempre è sabbia. Caspita penserete e tutto questo andrebbe fatto secondo la Provincia di Grosseto tra Pratoranieri e Piombino? Non solo chissà quanto costa un’operazione rivolta alla sicurezza di tali dimensioni che richiederebbe mesi e mesi di lavoro. Non molto infatti  la ditta appaltatrice, la Sales dovrà trovare una ditta BCM in grado di garantire tutto questo per soli 39.000 euro (cifra di base gara, magari anche questa soggetta ad ulteriore ribasso). In buona sostanza la ditta BCM con 39.000 euro dovrà cantierizzare, spostare barche, pagare tasse, stipendi, Inps, Inail, alberghi, trattorie, carburante per mezzi marini e da strada. Non so come questa vicenda si svilupperà, tuttavia dalla cifra annunciata pare ovvio che ciò che interessa alla Provincia di Grosseto non è la Bonifica, ma solo il certificato di garanzia più qualche foto. Eppure non è lontana nel tempo la storia delle bombe rinvenute dalla draga nel porto di Genova, 14 in due anni, 4 nell’ultima decade. Ci fosse ancora Totò elargirebbe a tutti i protagonisti di questa storia un bel e colorito: <<ma mi faccia il piacere>>.

Giovanni Lafirenze



Ordigni bellici sulla costa Comincia la bonifica


di Paola Villani
FOLLONICA. Prima dei lavori contro l'erosione, nel golfo follonichese saranno fatte delle verifiche rispetto alla presenza di possibili ordigni bellici e di reperti archeologici. Con una nuova determina la Provincia di Grosseto ha stabilito, come richiesto dalla sopraintendenza e dal ministero delle infrastrutture, che prima dell'avvio dell'intervento per la protezione della costa nel tratto che va dal confine con Piombino fino alla fine di Pratoranieri, dovranno essere fatte da un'azienda specializzata delle indagini sulla presenza nei fondali di bombe inesplose e di oggetti appartenenti al passato. Il 14 maggio del 2014 è stato approvato dall'allora giunta provinciale il progetto definitivo inerente le opere a difesa del centro abitato follonichese per un investimento preventivato di più di dieci milioni di euro, poi diminuito del 63% con i ribassi d'asta dalla vincitrice dell'appalto. Prima però dell'inizio dei lavori la Provincia deve ottemperare alle prescrizioni della soprintendenza dei beni archeologici della Toscana, che nel marzo 2014 in sede di conferenza dei servizi ha richiesto l'esecuzione di un'indagine archeologica preliminare a risonanza acustica, al fine di accertare eventuali presenze archeologiche sul fondale, che, qualora rinvenute, porteranno ad escludere, da azioni di dragaggio o di movimentazione della sabbia, le aree interessate. L'impresa Sales Spa, aggiudicataria dell'appalto, è stata sollevata dal compiere tali verifiche che costeranno all'incirca quindicimila euro. L'impresa che se ne occuperà verrà rintracciata mediante procedura in economia mediante cottimo fiduciario sempre in secondo l'offerta economica più vantaggiosa. Non solo: prima di aprire il cantiere e dare finalmente il via ai lavori tanto attesi dalle strutture ricettive che insistono su quel tratto di costa, oltre alle prescrizioni della sopraintendenza, la Provincia deve anche dar seguito a quelle del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha richiesto di verificare la possibile presenza di ordigni bellici e il fenomeno dell'ingozzamento dei massi. Anche in questo caso non se ne potrà occupare la ditta che farà l'intervento, la Sales Spa, ma dovrà essere rintracciata un'altra azienda. L'importo del servizio è stimato in 47.580 euro, di cui 39.000 quale cifra a base di gara. Come nell'altro appalto anche per questo bando la Provincia farà ricorso alla procedura in economia con cottimo fiduciario. La questione è adesso quanto tempo impiegherà l'ente provinciale per concludere l'iter burocratico e dare l'avvio alle indagini sui fondali: le mareggiate degli ultimi mesi hanno messo a dura prova l'arenile del tratto interessato dal cantiere e l'intervento diventa ogni giorno più necessario. Fonte: http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2015/02/07/news/ordigni-bellici-sulla-costa-comincia-la-bonifica-1.10821189