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sabato 5 ottobre 2013

Robert Capa, la guerra, l’Italia: due anni nella storia in 78 immagini


A PALAZZO BRASCHI

di Edoardo Sassi
ROMA - Lui, ovvero il fotogiornalismo per antonomasia: Robert Capa. Talmente famoso che si potrebbe non aggiungere altro. Talmente «parlanti» i suoi scatti che bisognerebbe limitare al minimo le parole di presentazione. Tant’è: una mostra con 78 fotografie del maestro ungherese — Capa, pseudonimo di Endre Ernõ Friedmann, era nato a Budapest nel 1913 e morì il 25 maggio 1954 calpestando una mina antiuomo durante la guerra d’Indocina — è aperta da mercoledì e fino al 6 gennaio nel Museo di Roma-Palazzo Braschi. Una mostra dal titolo «Robert Capa in Italia 1943-1944», che coincide con un doppio anniversario: il centenario della nascita del grande fotoreporter e i settant’anni dello Sbarco degli Alleati.
Com’è noto, Capa scattò circa 70 mila foto in quasi quarant’anni di vita professionale. Un’eredità oggi custodita a New York, all’International Center of Photography. Da questo enorme patrimonio originale, il fratello Cornell (fotografo anche lui) e il biografo di Capa, Richard Whelan, hanno poi selezionato (negli anni Novanta) 937 foto, scattate in 23 Paesi di quattro continenti, scelte tra le più caratteristiche e importanti, le quali a loro volta hanno dato vita a tre serie identiche — le cosiddette master Selection I, II e III — ognuna completa di tutte le immagini, conservate a NY, Tokyo e Budapest.
Quelle in mostra a Roma, 78 appunto, arrivano da Budapest, acquistate tra 2008 e 2009 dal Museo nazionale ungherese, e sono ora visibili nei nuovi ambienti espositivi del museo destinati a mostre temporanee. Un’esposizione ideata dal Museo nazionale Ungherese di Budapest e dalla Fondazione Fratelli Alinari, curata da Beatrix Lengyel, che dopo Roma farà tappa a Firenze nel Museo nazionale Alinari della Fotografia (10 gennaio-30 marzo 2014). I reportage dell’esule ungherese Capa, anche questo è notissimo, rendono testimonianza di cinque diversi conflitti bellici: in primis la guerra civile spagnola del 1936, che rese Robert famoso nelle redazioni di mezzo mondo (il suo pseudonimo nasce in quell’anno, ed è su quel fronte che muore la fotografa Gerda Taro, il grande amore della sua vita), la seconda guerra sino-giapponese che seguì nel 1938, la Seconda guerra mondiale (1941-1945), il conflitto arabo israeliano del 1948 e, per lui fatale, la prima guerra d’Indocina.
Questa mostra romana si concentra solo su alcuni selezionati scatti in bianco e nero del Capa giunto in Italia come corrispondente di guerra al seguito dell’esercito Usa e «star» del magazine «Life» (alcune copertine sono anche in mostra a Roma). In Italia resta appunto dal luglio 1943 al febbraio 1944. E in quel frangente Capa — che fu anche uno dei leggendari fondatori dell’agenzia fotografica indipendente Magnum — si mette a ritrarre nel suo tipico stile antiretorico la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia, fino ad Anzio.
Un viaggio fotografico con immagini che spesso giungono fin nel cuore del conflitto, accompagnate in mostra dalle parole scritte dallo stesso Robert nel suo diario «Slightly out of focus», pubblicato nel 1947 (edito in Italia da Contrasto con il titoloLeggermente fuori fuoco). «Capa — ebbe a scrivere di lui John Steinbeck — sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino»: e viste da vicino sono la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli o il funerale delle giovani vittime delle cosiddette Quattro Giornate di Napoli, la gente in fuga da Montecassino mentre infuriano i combattimenti, i preti, gli sciuscià, le bombe, i feriti, gli asini, i pianti e il dolore, le trincee, i campi di prigionia o gli ospedali improvvisati... Visti da Capa.
Fonte:

Reperti della Linea Gotica, a San Qurico apre la mostra permanente: ricostruita anche una trincea tedesca


Domani, domenica 6 ottobre, la mostra permanente di reperti risalenti alla seconda guerra mondiale apre i battenti, dopo l’inaugurazione avvenuta il 14 settembre scorso. Organizzata dall’Associazione Linea Gotica Alta Val di Bisenzio, la mostra-museo sarà aperta ogni prima domenica del mese dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’apertura è garantita da un gruppo di appassionati volontari che fanno parte dell’associazione e che ne hanno curato l’allestimento. Posta al primo piano dell’edificio dell’ex farmacia di San Quirico, nella sala “G. Mordini”, la mostra-museo ospita al suo interno tantissimi oggetti, molti dei quali ritrovati in scavi della zona. “All’interno della mostra – spiega Lisa Nannini, presidente dell’associazione – vi è anche la ricostruzione di una trincea tedesca, con tanto di terra e pali di legno, copia fedele delle tante che costellavano i monti della Val di Bisenzio in tempo di guerra”. L’ingresso è gratuito e la prossima apertura, oltre a questa di domenica 6 ottobre, è prevista per il 3 novembre.
fonte:
http://www.notiziediprato.it/2013/10/reperti-della-linea-gotica-a-san-qurico-apre-la-mostra-permanente-ricostruita-anche-una-trincea-tedesca/

Ritrovato un ordigno bellico alle spalle del tabacchificio


Ritrovato un ordigno bellico della seconda guerra mondiale alle spalle dell'ex tabacchificio in località Fiocche. Si tratta di un colpo di mortaio di 80 mm di lunga gittata, presumibilmente tedesco. L’ordigno presenta ancora la spoletta danneggiata e la carica di tritolo di circa 6,5 kg sufficiente a demolire un edificio. Ma la cosa più preoccupante sono le schegge che l'ordigno potrebbe liberare, si stima fino a quasi 1 km. L’ordigno è stato rinvenuto da una pattuglia della polizia municipale addetta ai controlli ambientali. Immediatamente sono stati allertati i carabinieri di Santa Cecilia agli ordini del maresciallo Trotta, che hanno contattato il genio militare per il disinnesco programmato per lunedì.
Vigili e carabinieri hanno transennato l'area e a turni alterni vigileranno sull'ordigno che dista pochi metri dalla rotonda Eboli - Persano. L'ordigno che è stato ritrovato è molto raro per cui il Comune dopo il disinnesco chiederà di entrarne in possesso per esporlo al museo del Moa. (a.e.)

venerdì 4 ottobre 2013

Ordigni bellici in Val Susa, Esercito fa brillare bombe


Quattro bombe a mano risalenti probabilmente alla seconda guerra mondiale, ritrovati all’interno di una cascina abbandonata in località Cugnet, a Novalesa (Torino), sono stati fatti brillare oggi dagli artificieri della Brigata alpina Taurinense dell’esercito.
Distrutti anche 86 proiettili. Gli ordigni erano del tipo di quello che lo scorso marzo, proprio a Novalesa, ferì gravemente tre ragazzi che lo avevano trovato in un campo mentre preparavano il terreno alla semina.
Fonte:
 http://12alle12.it/?p=11723

FLORA FAUNA E BOMBE




 L’arcipelago di Vanuatu composto da ottantatre isole quasi tutte abitate, sporge le proprie spiagge sul Pacifico meridionale. È uno Stato autonomo, appunto la Repubblica parlamentare di Vanuatu. Ovviamente ogni anno le sue bellezze territoriali, visto il clima del luogo, si confrontano con tsunami, cicloni, ma anche eruzioni vulcaniche. Tuttavia il turismo non manca: sabbia dorata, mare corallino, meravigliose e fantastiche cascate, sentieri eco-turistici da sogno, grotte incantate e tante, tante altre meraviglie da visitare. In definitiva un luogo mozzafiato dove il tempo perde ogni ragione d’essere. In questi anni la Cooperazione Italiana allo Sviluppo è stata impegnata in alcuni progetti di supporto energetico- ambientale. Tra le ottantatre splendide isole dell’arcipelago la cronaca di biografiadiunabomba, è attratta dall’isola di Port Vila. Infatti Un subacqueo professionista (Fabrice Bilandong) del luogo, a Radio Australia avverte d’aver individuato nel 2011 cinque bombe d’aereo a Port Villa, precisamente nelle acque dell’isolotto “Ifira Island”. Sempre a Radio Australia il subacqueo racconta di navi che avrebbero mollato l’ancora tra i grandi residuati bellici. Sembra inverosimile ma, stando alla testimonianza, dovrebbe essere tutto vero. Difatti il sub per convincere le autorità a far spostare le navi avrebbe scattato più foto alle cinque bombe. Ordigni lunghi 1,3 metri e larghi 40 centimetri (forse 500 lb) adagiati a meno 17 metri. A quel punto con le foto il sub avrebbe convinto le Autorità Portuali a chiedere alla Marina d’eliminare le cinque bombe. Tra l’altro questa vicenda non dovrebbe stupire nessuno, infatti non è mistero che l’arcipelago è stato base militare nel periodo della seconda guerra mondiale. Le acque dell’arcipelago sono piene di relitti risalenti appunto a quei tempi. Lo stesso futuro romanziere James A. Mitchener (ex militare nell’isola), nel 1946 firma il suo primo libro “Le Storie del Sud Pacifico”, appunto rivolto al termine della guerra, quando i militari presenti nell’arcipelago riversano in mare una grande quantità di munizioni inutilizzate (il tomo è tradotto da Rizzoli nel 1956). Anzi queste isole ancora oggi attirano subacquei da tutto il mondo, giusto per l’emozione di fotografarsi accanto ad insabbiati relitti, cito per esempio, il “President Coolidge”, grande nave mercantile da 22.000 tonnellate, utilizzata a partire del 1941 per trasportare truppe e munizioni. La guerra è guerra ripete qualcuno. La guerra è il sangue dei vinti scrive Pansa. È la guerra di chi ci guadagna. È la guerra di chi perde tutto, anche la vita. In ogni caso la guerra presenta salatissimi conti sia a vinti, sia a vincitori. Ma la guerra è infinita, non termina per nessuno. La guerra continua con ciò che resta sepolto o inabissato, naturalmente le bombe interrate, tra l’indifferenza generale in Italia continuano a produrre altri feriti, nuovi invalidi. Quelle sommerse ustionano pescatori e generano interminabili polemiche sociali e politiche, si legga la vicenda delle bombe presenti nel basso Adriatico, tratto di mare dove non è impossibile per un sub, incrociare Cernie e Branzini. Scoprire tane di grossi polpi. Imbattersi in aragoste, astici. Notare cavallucci marini e contemporaneamente vedere all’opera i sommozzatori Sdai della Marina Militare immersi a varie profondità tra Posidonie e Gorgonie intenti a raccogliere, quasi quotidianamente, la perenne sfida con questi oggetti di un passato mai terminato.

Giovanni Lafirenze
                                                        Foto:  Australia Network News



giovedì 3 ottobre 2013

BOMBE AL PORTO Mina scaricata in pialassa Chieste pene tra sei mesi e un anno e mezzo


RAVENNA. Sono attesi per il 16 ottobre i verdetti del giudice Piervittorio Farinella a carico delle persone accusate di avere contribuito a vario titolo allo spostamento senza autorizzazioni della mina tedesca da 700 chili finita nella draga in occasione dei lavori di approfondimento dei fondali del porto canale nell’estate del 2010; l’ordigno, risalente alla seconda guerra mondiale, fu “pescato” per caso dalla draga belga Artevelde durante i lavori di scavo per aumentare la profondità del Candiano tra la fine di giugno e l’inizio di luglio del 2010. Ma di quel ritrovamento le autorità non vennero avvisate e la bomba venne trasferita senza troppe cautele e fatta inabissare nelle acque della pialassa. Il caso emerse come costola di un altro filone d’indagine, da un colloquio captato dalla Guardia di finanza di Bari che, all’epoca, teneva sotto controllo l’utenza di un manager Cmc per conto della procura pugliese. Quel manager, intercettato mentre era al telefono con un alto dirigente dell’Autorità portuale di Ravenna, si lasciò andare a una frase che inquietò gli investigatori all’ascolto: «Il bambino trovato nel canale lo abbiamo spostato». Si trattava di un linguaggio in codice per indicare l’ordigno che venne poi rimosso e disinnescato nel novembre di quell’anno; un’operazione che costrinse all’evacuazione di migliaia di persone residenti o domiciliate tra Porto Corsini e Marina di Ravenna. Nove complessivamente gli indagati. Uno di loro, responsabile tecnico della Sidra (Società italiana dragaggi) ha concordato un patteggiamento a quattro mesi; per altri due - il direttore di cantiere per la Cmc dei lavori di dragaggio e l’allora capo pilota del porto - si profila un patteggiamento a sei mesi. Per gli altri - tra i quali figurano altri tre dipendenti della Cmc, un alto dirigente dell’Autorità portuale e due ufficiali di nazionalità belga della draga che ritrovò la mina -, che saranno giudicati in abbreviato, il pubblico ministero Isabella Cavallari ha richiesto pene comprese tra i sei mesi e un anno e mezzo.
Fonte:
 http://corriereromagna.it/ravenna/2013-10-03/bombe-al-porto-mina-scaricata-pialassa-chieste-pene-tra-sei-mesi-e-un-anno-e-mezz

Quattro ordigni bellici rinvenuti nel reggino


 di m.guglielmelli
REGGIO CALABRIA – Un Team composto dal 1°mar. Francesco Cipriano e dal sergente maggiore Vincenzo Nanè, entrambi Capi Nucleo coadiuvati dal 1°caporalmaggiore Luigi Dire, ha svolto una serie di interventi di rimozione e neutralizzazione di residuati bellici.
Nonostante le pessime condizioni meteo e con la preziosa collaborazione dell’artificiere del XII° Reparto Mobile della Polizia di Stato, gli ordigni sono stati rimossi, controllati e immediatamente trasportati in una zona isolata in Frazione Archi, nel territorio del Comune di Reggio Calabria e fatti brillare in maniera controllata dai militari dell’Esercito, scortati dal personale della Polizia di Stato e dalla Croce Rossa Italiana.
Ben quattro ordigni disseminati sul territorio, in provincia, a partire dal Torrente Tuccio in San Lorenzo, dove è stata rinvenuta una granata d’artiglieria italiana da 75mm, proseguendo a Gerace dove si è rinvenuta una bomba da mortaio tedesca da 50mm, fino a Contrada Saracinello in Reggio Calabria, dove si sono rinvenute ben due bombe da mortaio tedesche da 81mm.
Tutte le munizioni rinvenute contenevano esplosivo e anche se in cattivo stato di conservazione, parzialmente corrose dal tempo e dagli agenti atmosferici, sono brillate regolarmente, dimostrando tutto il loro potenziale anche a distanza di quasi sette decenni.
Nell’anno in corso sono stati numerosi gli interventi degli artificieri dell’Esercito di stanza a Castrovillari, che ha in consegna e presidia un territorio che va da Pescara a Reggio Calabria, occupandosi in maniera capillare e determinante di questi pericolosi rinvenimenti.
Fonte:
 http://www.ottoetrenta.it/8-31/quattro-ordigni-bellici-rinvenuti-nel-reggino/
                                                            Foto:  http://www.cn24tv.it
                                                                     foto: Ansa

Ordigno bellico trovato in campo a Susa


(ANSA) - TORINO, 3 OTT - Un ordigno bellico risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stato trovato oggi in un campo di Frazione San Giuliano a Susa (Torino). Si tratta di un fusto pieno di picrato di ammonio, un esplosivo utilizzato frequentemente durante il conflitto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e gli artificieri, che lo faranno brillare in giornata in una cava nelle vicinanze.(ANSA).

mercoledì 2 ottobre 2013

Bazooka in casa, arrestato settantenne



Figline Val d'Arno 2 Ottobre 2013 -  I Carabinieri hanno trovato in casa di un uomo di 70 anni un vero e proprio arsenale durante un controllo di routine per la registrazione di armi regolari. L'anziano aveva anche un bazooka del tipo Panzerfaust.
Il  'collezionista'  e' stato arrestato dai carabinieri di Figline Valdarno. L'uomo aveva nella sua abitazione armi e munizioni risalenti al secondo conflitto mondiale: oltre al bazooka c'erano un fucile monocanna privo di matricola, varie centinaia di proiettili di vari calibri per armi da guerra, baionette, oltre un chilo di polvere da sparo e 30 grammi di esplosivo a base di tritolo.

I militari hanno scoperto l' arsenale nel corso di un controllo nella sua abitazione sulle modalita' di custodia di alcune armi lecitamente detenute. L'uomo, che ha spiegato di essere un appassionato del genere e di aver raccolto e restaurato il materiale nel corso degli anni, e' stato arrestato per i reati di illecita detenzione di arma da guerra e di arma clandestina, del munizionamento e dell'esplosivo. La piccola santabarbara rinvenuta e' stata posta sotto sequestro e messa in sicurezza. L'uomo si trova attualmente agli arresti domiciliari presso la sua abitazione.
Fonte:
 http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/2013/10/02/959240-bazooka-collezionista-arsenale.shtml

Munizioni della II Guerra mondiale nei boschi della Polonia


Nei boschi circostanti il villaggio di Spychowo, nel voivodato della Varmia-Masuria, nel nord-est della Polonia, soldati del genio militare nazionale hanno ritrovato un carico di proiettili di artiglieria, razzi, granate, mortai e munizioni, probabilmente rimasti nell'area dopo il deragliamento di un treno dell'esercito tedesco carico di munizioni, durante la Seconda guerra mondiale. L'operazione, che ha riguardato otto ettari di foresta, è stata condotta nell'ambito di un progetto per la "Ricoltivazione di aree degradate e post-militari a fini ambientali", finanziato dall'Unione Europea.
Fonte:
 http://foto.panorama.it/munizioni-II-guerra-mondiale-polonia
                         Foto: Photo Department Panorama.it Credits: EPA/TOMASZ WASZCZUK

Bomba a mano in ospedale, Cc lo bloccano


(ANSA) - SIENA, 2 OTT - "Arrabbiato" per il trattamento sanitario obbligatorio cui era sottoposto, un 45enne senese ricoverato all'ospedale di Siena ha estratto una bomba a mano, rivelatasi poi da esercitazione ma comunque in grado di esplodere, dando in escandescenze. Solo l'intervento dei carabinieri e del personale sanitario lo ha convinto a riporre l'ordigno che domani sarà fatto brillare. E' accaduto nel tardo pomeriggio al policlinico Le Scotte dove l'uomo era ricoverato da ieri.

FOLLIA PER FOLLIA




L’anno trascorso si chiude con la notizia di un ordigno risalente la seconda guerra mondiale abbandonato sotto l’obelisco di Piazza Marconi in pieno centro a Torino. L’incosciente non considera di posare la granata a pochi metri dall’uscita della metropolitana. In questo caso le domande nascono spontanee: da dove giunge quella bomba…? In che modo ha raggiunto la Piazza…? E perché lasciarla proprio in quel punto…? Ovviamente non avremo mai alcuna risposta. Passano pochi mesi, è una bella giornata, anzi è la vigilia della passata primavera. Dalle pagine della Nuova Sardegna, il giornalista Gianni Bazzoni racconta di altra bomba lunga quasi due metri “abbandonata” alla periferia di Sassari, giusto sul ciglio di una strada molto frequentata. L’ordigno è notato da un automobilista di passaggio, il quale un po’ confuso, un po’ incredulo, segnala la “cosa” alle forze dell’ordine. La centrale operativa dei Carabinieri invia sul posto più volanti per recintare l’area in questione e deviare la circolazione automobilistica. Anche questa vicenda termina bene. Intervengono i tecnici della Brigata Sassari che pongono fine all’emergenza. Ma immaginate solo per un attimo se l’automobilista non l’avesse vista e segnalata subito. Infatti chi potrebbe escludere durante le ore notturne un impatto tra bomba e altro mezzo…?  Le domande precedenti si ripetono: la bomba come avrebbe raggiunto quel sito stradale…? Quante persone avrebbero partecipato al carico e scarico del pesantissimo ordigno…? E perché abbandonarla proprio in quel punto ?  Nel contempo, tra i numerosi residuati bellici abbandonati in ogni zona del Bel Paese cito il casuale rinvenimento del 28 settembre a Strongoli. Una granata d’artiglieria lasciata nei paraggi della statale 106. Tre scenari sicuramente diversi, ma simili nella procedura: si tratta di bombe di medio o grosso calibro, è difficile immaginare un improbabile trasporto abitazione-luogo dell’abbandono. È più credibile che le bombe siano frutto di scavi casuali o edili. Rinvenimento casuale: quando un contadino impegnato in scavi, piccole trivellazioni, lavori d’aratura, rinviene una granata, deve subito segnalare il pericolo alle Forze dell’Ordine di zona.  Al contrario, nel caso di scavi edili, responsabili della sicurezza, ingegneri, architetti conoscono procedure e l’obbligo d’inserire nella valutazione rischi dei lavori, la possibilità di scavare in presenza di residuati bellici. Infatti loro dovrebbero essere a conoscenza che la bonifica bellica è obbligatoria per cantieri temporanei o mobili. Tuttavia anche se la gran parte delle ditte edili, amministrazioni pubbliche, ordinano progetti di bonifica sistematica o preventiva c’è sempre il furbetto che per risparmiare qualche euro, a proprio rischio procede senza effettuarla. Poi le ruspe al servizio dell’incauto (eufemismo), rinvengono ordigni, a quel punto il personaggio è consapevole d’essere nei guai, quindi il colpo di genio: facciamo sparire la granata. Magari la caricano su un mezzo aziendale e, l’autista comandato a tale compito, in preda alla paura lancia l’ordigno ai margini della strada che percorre.  Ma l’assurdo non termina a Sassari. A Guidonia accade di peggio, molto peggio: nel pomeriggio del primo settembre è stata abbandonata una granata da esercitazione, comunque contenente una piccola carica esplosiva in grado di innescarsi e produrre danni a cose o persone,  nel parco giochi di piazza Duca D’Aosta. Naturalmente alcuni frequentatori dell’area verde allertano subito i carabinieri. La curiosa, incredibile, spaventosa vicenda si conclude con l’intervento del Genio Pontieri di Roma i quali distruggono la bomba in una cava di Ciampino. Ma è possibile pensare d’abbandonare una granata in un parco giochi frequentato da bambini…? Unica attenuante al diabolico gesto consiste nel pensare ad una persona non del luogo che non conoscesse la funzione ludica del parco. Eppure non è distante nel tempo la notizia del bimbo torinese di nove anni che trova un piccolo proiettile per strada, lo porta in casa e decide di martellare il piccolo oggetto. Infine ricoverano il bimbo al Regina Margherita. In ogni caso, queste vicende testimoniano, se mai ce ne fosse bisogno, un paese completamente in balia della propria consumata follia. Un paese non più senza rotta e alla deriva di se stesso, ma stritolato in una sconosciuta dimensione dove indisturbata regnerebbe una pericolosa e “consapevole” ignoranza. Concludo con il solito monito: al minimo dubbio di trovarvi al cospetto di una granata, avvisare immediatamente le Forze dell’Ordine.

Giovanni Lafirenze

Giudonia:ordigno bellico abbandonato al parco giochi "Bollente"


Guidonia Montecelio, un ordigno bellico è stato trovato lo scorso pomeriggio abbandonato ed accantonato in un angolo del parco giochi di piazza Duca D'Aosta a Villalba (il "Bollente"), immediato l'intervento di bonifica. La bomba di esercitazione, di ben 15 chili di peso, è stata portata via ieri mattina dal Genio Pionieri di Roma e fatta brillare in una cava di Ciampino.
A lasciarla in un parco qualcuno che probabilmente l'ha trovata sul proprio terreno e non ha trovato altro luogo ideale dove abbandonarla se non un parco sempre pieno di famiglie e bambini. Sul posto dopo la segnalazione di alcuni cittadini i carabinieri della Tenenza di Guidonia e la municipale che hanno avviato subito l'iter per la bonifica.
Fonte:
 http://www.notizialocale.it/content/ordigno-bellico-abbandonato-al-bollente-fatto-brillare-ieri

Artificieri disinnescano bomba della II Guerra Mondiale


di Nunzio De Pinto
- Gli artificieri dell'Esercito sono intervenuti, sabato scorso 29 settembre 2013, in Campania, per la bonifica di una bomba di aereo risalente alla seconda guerra mondiale. A Napoli, un team di specialisti del 21° Reggimento Genio Guastatori, reparto della Brigata Bersaglieri Garibaldi, di stanza in Via Ruggiero a Caserta, ha concluso con successo, nella tarda mattinata di sabato, il disinnesco e la bonifica di una bomba di aereo di 500 libbre della II^ Guerra Mondiale, ritrovata nei giorni scorsi nella zona portuale della città. Per la sicurezza durante lo svolgimento delle operazioni, oltre 1.000 persone sono state evacuate. Gli interventi, gli "hurt locker" dell'Esercito Italiano hanno estratto manualmente le spolette, operazione delicata, complessa e pericolosa, al termine della quale l'ordigno è stato trasportato, con i mezzi speciali in dotazione all'Esercito, presso la cava Marinelli di Tufino dove, in assoluta sicurezza, è stato fatto brillare a 5 metri di profondità impiegando circa 1,5 kg di esplosivo plastico. Il 21° reggimento Genio, comandato dal Colonnello Alberto Guaccio, effettua circa 800 interventi l'anno della stessa tipologia nel centro sud dell'Italia. Per le capacità tecniche del personale e dei mezzi in dotazione, l'Esercito fornisce quotidianamente il proprio contributo per interventi di pubblica utilità e per la tutela dell'ambiente. Nel 2012, i nuclei EOD (Explosive Ordinance Disposal) dei reparti genio dell'Esercito hanno eseguito circa 2.400 interventi specialistici (34.907 dal 2000 al 2012) per la bonifica di ordigni esplosivi. L'Esercito è l'unica Forza Armata preposta alla formazione degli artificieri di tutte le forze di polizia, forze armate e corpi dello stato.
Fonte:
 http://www.casertanews.it/public/articoli/2013/10/02/072913_difesa-caserta-artificieri-disinnescano-bomba-ii-guerra-mondiale.htm
                                                              Foto: CasertaNews

martedì 1 ottobre 2013

Ordigno bellico a Dovadola


DOVADOLA - Sono previste per martedì 1 ottobre 2013 le operazioni di rimozione dell'ordigno bellico, verosimilmente una granata, risalente all'ultimo conflitto mondiale rinvenuto nei giorni scorsi sull'alveo del fiume Montone, nei pressi del centro abitato di Dovadola. Alle 9.30 saranno gli artificieri dell'Ottavo Genio Guastatori Paracadutisti "Folgore" di Legnago a effettuare il lavoro di bonifica del luogo.

Per l'occasione è stata emessa dal Sindaco di Dovadola un'ordinanza, valida per il tempo necessario alle operazioni di bonifica, con la quale si vieta, a partire dalle ore 8.30, di accedere nell'area dove si trova l'ordigno e la circolazione nelle vie XXV Aprile e Puccini ad eccezione degli autorizzati.
Fonte:
 http://www.forli24ore.it/news/forli/0031822-ordigno-bellico-dovadola-domani-operazioni-rimozione

Gita in Piemonte con souvenir bellico: si porta a casa la spoletta di una bomba


di Lorena Levorato
VIGODARZERE - Trova una spoletta e se la porta a casa. Ieri mattina, verso le 11, in casa della giovane di 29 anni, E.B., residente a Vigodarzere, si è presentata una pattuglia di carabinieri. I militari erano stati avvisati, dalla ragazza stessa, che in casa c'erano i resti arrugginiti di una spoletta di un ordigno risalente molto probabilmente alla seconda guerra mondiale .

Ai militari la donna ha raccontato di aver rinvenuto la parte dell'innesco della bomba durante l'escursione del giorno precedente sulle montagne piemontesi di Val Formazza, in provincia di Verbania. La spoletta si trovava seminascosta tra il pietrisco del monte ed è stata notata dalla giovane e dai compagni di cordata. I militari si sono fatti consegnare spoletta che hanno di per sè non più pericolosa, stante la mancanza del contatto col resto dell'ordigno. Tuttavia i carabinieri hanno ritenuto opportuno informare i colleghi del nucleo investigativo di Padova.

Infatti, poco dopo, insieme ai carabinieri, nell'abitazione della donna è arrivato anche un militare specializzato artificiere che ha preso in consegna la spoletta. Per scongiurare ogni eventuale pericolo, gli artificieri hanno deciso di procedere con le operazioni per far detonare l'innesco. Si sono fatti indicare un campo agricolo, lontano da abitazioni e strutture civili, e dopo aver ottenuto il consenso del proprietario del fondo, hanno fatto brillare quel che restava dell'ordigno. Le operazioni si sono concluse due ore dopo, verso le 13. Le forze dell'ordine hanno spiegato che la spoletta ritrovata non fa parte della categoria delle armi, e quindi a carico di chi l'ha ritrovata e successivamente asportata portandosela a casa, non è stata mossa alcuna denuncia.

Tuttavia, i carabinieri mettono in guardia chiunque ritrovi ordigni bellici, anche se apparentemente in cattivo stato o arrugginiti, a non prelevarli. Anche a distanza di decenni spesso mantengono intatta la carica esplosiva originaria, specialmente se non sono stati disinnescati possono provocare una detonazione improvvisa.
Fonte:
 http://www.gazzettino.it/nordest/padova/gita_in_piemonte_con_souvenir_bellico_si_porta_a_casa_la_spoletta_di_una_bomba/notizie/333404.shtml

RINVENUTO GROSSO ORDIGNO BELLICO A RAVENNA


Nella giornata di ieri, gli artificieri dell'8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti "Folgore" di Legnago (VR), sono intervenuti su richiesta della Prefettura di Ravenna per identificare e mettere in sicurezza un pericoloso residuato bellico risalente al secondo conflitto mondiale rinvenuto occasionalmente nel corso dei lavori di sistemazione di un terreno agricolo all’interno dell’area di sedime dell’aeroporto “La Spreta” di Ravenna.
L'ordigno, una bomba d'aereo da 250 libbre di fabbricazione britannica, è stato prontamente identificato e messo in sicurezza nel luogo di rinvenimento dove rimarrà fino al disinnesco e la definitiva neutralizzazione mediante brillamento.
Come da protocollo operativo, nei prossimi giorni la Prefettura di Ravenna convocherà un tavolo tecnico durante il quale saranno pianificate le operazioni di disinnesco e le necessarie misure di sicurezza da adottare per la tutela della pubblica incolumità.
Fonte:
 http://www.esercito.difesa.it/notizie/Pagine/ORDIGNO_131001_67.aspx

lunedì 30 settembre 2013

La Marina Militare italiana e la sua storia. Una giornata di studi per i Cento Anni dell’Ufficio Storico


I Musei della Marina: un viaggio fantastico nella storia di ieri e di oggi, per viaggiare per mare…anche con il pensiero… L’Italia è un Paese straordinario, dalle mille risorse. La cultura e la storia insegnino a superare il grigio presente
È poco noto ai più che le Forze Armate italiane, ognuna per la sua competenza, hanno all’interno della loro struttura gli Uffici Storici, che raccolgono e tramandano la memoria di ciò che è stato, per non dimenticare, con documenti e oggetti rari, importanti testimonianze della nostra storia.
La Marina Militare ha ricordato i primi 100 anni dell’istituzione del proprio Ufficio Storico, avvenuta il 29 agosto 1913, con una giornata di studio svoltasi il 25 settembre scorso, cui hanno partecipato esperti storici, civili e militari, e una mostra a Roma, nel Complesso del Vittoriano, Sacrario delle Bandiere.
Esposti, sia pure per pochi giorni – dal 16 al 29 settembre – e con un rilievo sui media che avrebbe meritato maggiori sforzi, interessanti documenti d’epoca, che hanno fatto viaggiare i visitatori in modo onirico in un mondo poco conosciuto agli inizi del XIX secolo, ma presentato con scritti, fotografie d’epoca e disegni di rara efficacia. Una collezione di rapporti che si leggono come un romanzo d’avventura, ma che rappresentano in modo efficace una realtà affascinante lontana nello spazio e nel tempo.
Spesso si pensa che musei militari e mostre documentali siano di interesse solo ‘tecnico-militare’ e forse anche, diciamolo, un po’ noiosi: invece sono molto fruibili anche dal punto di vista storico ed estetico, perché spesso vengono esposte memorabilia di grande valore artistico, come ad esempio  i ‘cofani’ in legno che raccolgono le bandiere di ogni unità navale e che, al momento della dismissione del naviglio, vengono conservati a Roma, al Sacrario delle Bandiere (Vittoriano, Via dei Fori Imperiali). Si tratta di splendidi manufatti in legno, intarsiati con rara perizia, autentici oggetti d’arte che custodiscono bandiere sventolate su unità militari mitiche nella nostra storia.
Dall’Ufficio Storico della Marina Militare dipendono anche i Musei della Marina e alcune interessanti Sale Storiche dislocate in alcune basi.
Venezia è una città-museo sull’acqua, ma andando a visitare il Museo Storico Navale della Marina Militare, su Riva San Biasio, nel quartiere Castello nei pressi dell’Arsenale, si percepisce ancora di più come questa città lagunare sia strettamente legata alla navigazione. Il Museo è molto antico, anche se nasce ufficialmente solo nel 1923. La sua origine risale alla ‘Casa dei Modelli’ dell’Arsenale della Serenissima. Se nel 1797, con la presenza dei francesi, molti oggetti andarono perduti, nel 1866, alla fine del dominio austriaco, si formò il primo vero nucleo di questo Museo, trasferito nell’attuale sede nel 1964. L’edificio principale, di cinque piani, era stato il ‘Granaio’ di Venezia. Altri reperti importanti sono visibili nella Chiesa di San Biagio, esterna al palazzo e nel Padiglione delle Navi, che è nell’Antica Officina dei remi dell’Arsenale, ormai aperto al pubblico in larga parte e di grande interesse architettonico.
Venezia e il mare, dunque, permettono di sognare e tornare al tempo dei Dogi. Ecco il Bucintoro, (al primo piano del Museo), nave da cerimonia, varata nel 1728: l’originale fu distrutto dai francesi, durante l’occupazione di Venezia, ma nel 1824 fu ricostruito. È un’opera d’arte da studiare per comprendere la grandezza e la ricchezza di una città così particolare e la bravura dei suoi artigiani, veri artisti dell’incisione su legno e della doratura. Da vedere la Scalea Reale, costruita intorno all’anno 1850: una galea da parata, splendido manufatto degli ‘squeri’ (cantieri navali) veneziani. Su questa Scalea, Vittorio Emanuele II fece il suo ingresso a Venezia nel 1866, alla fine del dominio austriaco.
In questo luogo tutto ricorda la lunga e gloriosa storia marinara della Serenissima Repubblica: sono custoditi alcuni modelli, come quello di una trireme, galea da guerra usate fino alla metà del XVI secolo; o quello di una ‘galeazza’ usata contro i Turchi a Lepanto (1571). E poi la collezione di splendide gondole, anche quella di Peggy Guggenheim, oltre naturalmente a testimonianze della storia navale della Marina Militare italiana più recenti. Come, ad esempio, un siluro a lenta corsa, noto con il nome di ‘maiale’, per chi voglia togliersi la curiosità storica e scientifica di vederne uno, tramandatoci dalle ardimentose azioni della X Mas, gli incursori della Marina predecessori degli attuali Consubin del “Teseo Tesei”. Tanti oggetti esposti, per tutti i gusti e gli interessi.
Il Museo Storico Navale è una tappa quasi obbligata a Venezia, per comprendere meglio l’importanza della marineria veneta, oltre che della Regia Marina e dell’attuale Marina Militare Italiana.
L’altro importante polo museale della Marina è il Museo Tecnico-Navale di La Spezia (Viale Amendola 1). Il suo nucleo centrale risale al 1869 quando fu iniziata la costruzione del nuovo Arsenale Militare, dopo che nel 1860 la Reale Marina Sabauda aveva incorporato la Marina Granducale di Toscana e quella Reale Napoletana, quest’ultima di grande tradizione storica marinara. Fu ufficializzato come struttura museale nel 1925, anche se inaugurato un anno prima. La Seconda Guerra Mondiale non lo risparmiò, ma nel 1958 fu inaugurato nella nuova e attuale sede.
Forse l’intitolazione stessa del Museo non incoraggia il visitatore, ma è un errore: questo polo contiene circa 14.000 oggetti rari e di grande interesse artistico (provenienti anche dalle altre marinerie) come, ad esempio, le Polene, mitiche creature che nei secoli passati (dal XVI al XIX secolo) venivano sfoggiate a prua. Le Polene raffiguravano mostri marini per spaventare i nemici o figure femminili: erano oggetti d’arte prima che elementi indispensabili per una nave di prestigio, comprese quelle dei… pirati. Caddero in disuso agli inizi del secolo XIX perché o troppo pesanti o troppo costose e forse a mano a mano scomparvero anche gli intagliatori, veri artisti di quel tipo di scultura lignea. Sono però rimaste in gran numero a testimoniare tempi diversi: la loro mitica presenza è tornata in auge con le serie di film dedicati ai pirati e così anche i giovani si sono incuriositi. Ebbene, a La Spezia se ne possono vedere molte e veramente belle.
Sempre nel Museo di La Spezia sono esposti numerosi “Fanò”, cioè quelle lampade indispensabili la notte, a bordo navi nei secoli scorsi. Opere d’arte e d’ingegno marinaro.
A Taranto vale la pena di visitare il Castello Aragonese, altro Museo storico militare della Marina, non fosse altro per la splendida struttura architettonica e i conseguenti angoli suggestivi.
Ad Ancona (Via Cialdini n.1) invece la Sala Museale della Marina Militare è intitolata al contrammiraglio Guglielmo Marconi (pochi lo sanno, ma fu anche ufficiale di Marina) e soddisfa molte curiosità sull’inizio delle telecomunicazioni, sulla storia della radio fin dalle prime sperimentazioni di Marconi, con l’esposizione di apparecchi originali d’epoca. Una sala interattiva è stata allestita dall’Associazione Radioamatori Italiani e coinvolge soprattutto i giovani. Molte le scolaresche che la visitano (sempre su prenotazione) e i ragazzi sono sempre affascinati da questi miracoli della tecnica italiana. Senza Marconi, internet oggi non sarebbe possibile.
I Musei della Marina sono strutture che offrono diverse prospettive d’interesse, mai noiosi anzi molto vivaci con la diversità di oggetti che espongono e con la possibilità di soddisfare molte curiosità soprattutto di un pubblico giovane che sogna, anche grazie a recenti film e pubblicazioni, un mondo ormai scomparso. Avvicinandosi agli oggetti di quel periodo, i giovani sono attratti anche da quello che oggi offre la moderna marineria, anche quella militare. Dunque, perché non programmare una visita anche a questi poli museali? Fanno parte della nostra storia.
Per maggiori informazioni su orari, prezzi dei biglietti d’ingresso quando necessari (non sempre):

Fonte:
 http://www.horsemoonpost.com/2013/09/30/la-marina-militare-italiana-e-la-sua-storia-una-giornata-di-studi-per-i-cento-anni-dellufficio-storico/
                                                          Foto: www.horsemoonpost.com

Capo d’Orlando, 5 bombe a mano ritrovate in una abitazione in pieno centro


Cinque bombe a mano risalenti alla seconda guerra mondiale, insieme a proiettili di mitragliatrice, sono stati ritrovati durante i lavori di ristrutturazione di una casa all’incrocio tra via Volta e via Piave in pieno centro a Capo d’Orlando. Le bombe sono state ritrovare nel controsoffitto dell’abitazione, costruita nei prima anni ’30, e si trovano in perfetto stato di conservazione. L’intero edificio è stato fatto sgomberare in attesa dell’arrivo degli artificieri. Sul posto i carabinieri della locale stazione e i vigili urbani.
Fonte:
 http://www.amnotizie.it/2013/09/30/capo-dorlando-5-bombe-mano-ritrovate-abitazione-pieno-centro/
                                                          Foto: www.amnotizie.it