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sabato 3 maggio 2014

Bombe su Civitavecchia, il passato che ritorna


Per quanto si cerchi di coprirlo, il passato di Civitavecchia continua ad emergere dalla terra, in qualsiasi punto si scavi per riqualificare il territorio. Stavolta, ben venti ordigni bellici, risalenti alla seconda guerra mondiale, sono emersi dalla valle del Marangone durante i lavori per la riqualificazione turistica dell'area nell'ambito del progetto europeo "Val.ma.co" del programma Life, Natura e Biodiversità di cui l'Associazione Agraria di Civitavecchia è capofila. La voce, che circolava da alcuni giorni, è stata confermata da Roberto Passerini, responsabile del progetto.
I lavori, iniziati nell'ottobre dello scorso anno e finalizzati alla realizzazione di aree pic-nic, postazioni di birdwatching, muretti a secco e fontanili con zone umide per gli anfibi, sono andati avanti senza problemi per alcune settimane, finché dal terreno non hanno iniziato a spuntare gli ordigni bellici. Una ventina, come detto, le bombe ritrovate, che hanno comportato il blocco immediato e totale dei lavori. L'Associazione Agraria, grazie anche alla consulenza dei Carabinieri, ha indetto una gara d'appalto per scegliere una ditta specializzata in questo tipo di bonifiche. A differenza di quanto avvenuto nei pressi del Forte Michelangelo – afferma Passerini – non è stata necessaria alcuna evacuazione, dal momento che la valle del Marangone non presenta aree abitate nei dintorni, ma anche perchè gli ordigni ritrovati sono di piccole dimensioni, non paragonabili per grandezza alle bombe ritrovate nei pressi del Forte. Da tre settimane, la ditta specializzata sta conducendo i lavori di ripulitura della valle. Le bombe, dopo essere state prelevate dal terreno, vengono fatte brillare in una cava in località Sassicari, la stessa in cui sono stati fatti esplodere gli ordigni ritrovati nei pressi del Forte. Già 60mila, finora, i metri di area bonificati. Gli ultimi 4mila saranno ripuliti entro la settimana prossima, poi il progetto Life potrà essere portato a termine. "Un progetto di riqualificazione – conclude Passerini – che costituisce la prima grande iniziativa europea per il nostro territorio ed è motivo di grande orgoglio per l'Amministrazione Barlafante, che intende proseguire sulla strada della progettazione di qualità e dell'impegno socio-ambientale".
Fonte: http://www.trcgiornale.it/news/cronaca/67199-bombe-su-civitavecchia-il-passato-che-ritorna.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

NAYWA E YAHYA


Non è semplice segnalare, divulgare in Italia, danni, pericoli prodotti dai residuati bellici. Specialmente per un portale web come biografiadiunabomba.blogspot che riceve le notizie grazie alla rete. Classico esempio la vicenda dei due operai impegnati in alcuni scavi nelle vicinanze d'Ypres, colpiti dall'esplosione di un residuato bellico della prima guerra mondiale. Rare le notizie divulgate a livello europeo, mondiale. Che sia soprattutto censura ? Volesse il cielo sia così, starebbe a significare che queste vicende vengono considerate talmente importanti al punto da silenziarle in nome di una ragione “superiore”. Ma così non è. La verità veste panni economici. La notizia, importante, leggera che sia, indurrebbe l'eventuale lettore ad acquistare una copia del giornale ? Se i redattori pensano di si la pubblicano, altrimenti resta tra i lanci fantasma delle notizie ignorate. Certo la cronaca odierna difficilmente può lasciare spazio alle vittime dei residuati bellici. La guerra civile in Ucraina, in Siria. La crisi economica in Italia, la politica, il calcio, la medicina, la vicenda “stamina”, gossip in genere, eccetera, eccetera, occupano gli spazi che meritano. Certo non tutti ritengono disdicevole che le nostre fonti informative porgano, giornalisticamente la precedenza all'estetista di Sharon Stone e meno, anzi silenzio assoluto se il 2 aprile del 2014 a Darfur due bambine di 7 e 6 anni raccolgono una granata del conflitto locale, la guardano, pensano possa trattarsi un gioco. Najwa la prima bimba, Yahya la seconda. Quel pezzo di ferro è pesante, ma colorato. È bello. Forse volevano mostrarlo ad amici e fratelli. Non ci sono riuscite, la granata è esplosa uccidendole all'istante. Ovviamente nessuno e neanche chi scrive, avrebbe preteso d'apprendere la notizia dal Corriere Della Sera o da altre testate nazionali o europee. Tuttavia sarebbe stato naturale ricevere il drammatico comunicato da chi da anni è impegnato in quei siti di guerra. Ma non solo. Nel mondo, anche in Italia, ci sono Associazioni che lavorano per lenire le miserie africane. Nulla di nulla, anche per questi nobili gruppi Naywa eYahya non sono mai esistite. Da Unicef, Amnesty, Save The Children, Emergency, solo per fare qualche autorevole citazione, silenzio assoluto. La guerra uccide anche quando termina, di rado diventa cronaca estesa. Una sorta d'omertà, involontaria complice della divulgante indifferenza alla guerra.
Per anni, storia, letteratura, documentari avrebbero spiegato che la guerra, regolamentata dalle convenzioni di Ginevra, ha prodotto e produce ancora oggi, crimini contro l'umanità, ma non è la stessa guerra l'unico vero infinito crimine contro l'umanità ?

Giovanni Lafirenze

Fonte: https://www.radiodabanga.org/ar/node/72143?quality=hi
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG



venerdì 2 maggio 2014

“La Grande Guerra sul Fronte Dolomitico”, di Antonella Fornari


La Grande Guerra sulle Dolomiti raccontata attraverso le storie umanissime ed eroiche degli uomini che ne furono protagonisti.  Frammenti di vita che Antonella Fornari ha strappato al silenzio per consegnarli ai lettori in un libro fresco di stampa per i tipi DBS Zanetti: “La Grande Guerra sul Fronte Dolomitico. Piccole grandi storie di uomini”. Sono 104 pagine impreziosite da 83 fotografie in bianco e nero provenienti da vari archivi privati in cui l’autrice intreccia episodi di guerra e vicende umane delineando con rara sensibilità un quadro avvincente e terribile della vita al fronte. Sono “avventure a fil di cielo” come le definisce Fornari, vissute da militari spesso ragazzi provenienti da tutta Italia. Il palcoscenico delle loro storie è grandioso come il coraggio che le fa anima: dalla Dorsale Carnica Occidentale con i tragici combattimenti del Monte Rosso, al Passo della Sentinella, dal Monte Peralba alla Val Travevànzes, dalla Cime Grande di Lavaredo al Monte Piana.
“Uomini e Montagne – scrive l’autrice – uniti in un binomio unico ed indissolvibile che prende spessore nei ricordi che affiorano spesso inattesi come le fotografie – dagherrotipi sbiaditi ed inediti – ed il foglio di congedo illimitato di Da Vià Aurelio Giovanni di Domegge di Cadore, “Mascabrone” di Cima Undici e per caso protagonista di una delle vicende più narrate e discusse del fronte dolomitico: la conquista italiana del Passo della Sentinella. E poi tanti altri: dall’eleganza e perizia diplomatica del Magg. Angelo Bosi alla semplicità del Sottotenente Adriano Lobetti Bodoni; dall’esuberanza del Sottotenente Alberto Polin alla disarmante logica del Sottotenente Mario Fusetti; dall’esperienza alpinistica dell’aspirante ufficiale Raffaele Da basso (nome di battaglia dell’irredento trentino Italo Lunelli) alla spavalderia del Caporale Angelo Schiocchet. Nomi, uomini, ragazzi, soldati, ma tutti uniti – alla fine – dai colori sublimi delle albe e dei tramonti delle impareggiabili Dolomiti. Un libro tutto da leggere, tutto da sognare per alla fine portarci alla conclusione che tutti quei soldati, tutti quegli uomini attendono la nostra attenzione perchè diventi memoria. E allora sarà quello della memoria il colore della guerra. Quello sarà il colore della pace”.
Fonte:http://www.italiaglobale.it/2014/05/la-grande-guerra-sul-fronte-dolomitico-di-antonella-fornari/

“La Grande Guerra sul Fronte Dolomitico”, di Antonella Fornari


Summaga: Ritrovato ordigno bellico vicino fiume Reghena


A seguito del ritrovamento di un residuato bellico della Seconda Guerra Mondiale in un campo incolto nelle vicinanze dell’argine del fiume Reghena, all’altezza del ponte di Viale Treviso in Frazione di Summaga, il Comune di Portogruaro comunica che in data 7 maggio 2014, a partire dalle ore 10.30 fino circa alle 15.30, un’apposita squadra di artificieri provvederà alle operazioni di bonifica dell’ordigno. Le Forze dell’Ordine, con la collaborazione dei volontari della Protezione Civile, assicureranno un’adeguata cornice di sicurezza intorno all’area interessata al fine di garantire l’incolumità della popolazione. Il sito del ritrovamento risulta idoneo per lo svolgimento delle attività di brillamento che pertanto avverranno in loco. Per questo sono stati avvisati i cittadini residenti nelle aree limitrofe in un raggio in linea d’aria di 500 metri circa, come richiede la procedura. Le dimensioni dell’ordigno e le sue caratteristiche non risultano particolarmente importanti, in ogni caso si richiede attenzione ed il massimo rispetto delle segnalazioni e indicazioni che verranno impartite nel corso delle operazioni di bonifica intorno all’area interessata. Fonte: http://www.portogruaro.veneto.it/index.php/2013-10-16-16-23-41/portogruaro/245-summaga-ritrovato-ordigno-bellico-vicino-fiume-reghena

‘Via della Memoria’, grande apprezzamento per i video realizzati dagli studenti proiettati ad arte


Gremita la sala di Artè mercoledì scorso in occasione dell’iniziativa dedicata alla ‘Via della Memoria’ e, in particolare, ai documentari realizzati dagli studenti nell’ambito del progetto varato dall’amministrazione Del Ghingaro  per riscoprire e collegare i luoghi che sono stati teatro di eventi che hanno segnato in profondità la vita delle comunità capannoresi nel corso della seconda guerra mondiale e che ha coinvolto anche gli istituti comprensivi del territorio. Gli  alunni delle classi terze delle scuole medie del territorio diretti da Pier Dario Marzi, con la consulenza storica di Emmanuel Pesi ricercatore di storia contemporanea e coordinatore del progetto ‘Via della Memoria’ e dello storico Italo Galli hanno realizzato quattro video, due dei quali sono stati proiettati durante l’iniziativa di mercoledì scorso: ‘Lenzuoli bianchi alle finestre’ realizzato dagli studenti delle classi terze della scuola media ‘L. Nottolini’ di Lammari coordinati dalla professoressa Paola Paterni e ‘Quella domenica non andai a Messa’ realizzato dalla classe terza D della scuola media ‘Don Aldo Mei’ di San Leonardo in Treponzio coordinata dalla professoressa Francesca D’Errico. Grande aprezzamento da parte del pubblico per entrambi  i cortometraggi che raccontano le vicende del campo di prigionia di Colle di Compito e diverse storie di eroi o semplici vittime degli orrori della guerra delle zone del Compitese e delle colline attorno a Marlia, oltre al tragico evento dei cinque ragazzi che che il 27 aprile 1944 rimasero uccisi giocando con un ordigno bellico inesploso nei pressi della chiesa di San Cristoforo a Lammari. Al termine della serata l’assessore alle politiche culturali ed educative, Lara Pizza ha consegnato agli studenti che hanno partecipato al progetto ‘Via della Memoria’ l’attestato di ‘Portatore della memoria’. All’iniziativa sono intervenuti anche Emmanuel Pesi e Simone Tolari di Emergency.
Fonte: http://www.gonews.it/2014/05/02/via-della-memoria-grande-apprezzamento-per-i-video-realizzati-dagli-studenti-proiettati-ad-arte/#.U2PG_IF_sR8




Ritrovato un ordigno bellico della seconda guerra mondiale al parco di San Rossore


Giovedì 1° Maggio, all’interno della Tenuta di San Rossore, nel Parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, è stato ritrovato un ordigno bellico, probabilmente risalente alla Seconda guerra mondiale. Nel pomeriggio alcune persone che sostavano in prossimità dei prati Cascine Nuove, storicamente utilizzati per picnic e relax all’aria aperta e da sempre affollatissimi, come tutta la zona dei Cotoni soprattutto nelle due ricorrenze del 25 aprile e del 1° maggio, hanno scorto l’oggetto affiorante dalla buca scavata da un cinghiale ed hanno dato l’allarme contattando la locale caserma dei Carabinieri. I militari, subito giunti sul posto, hanno recintato la porzione di terreno apponendo i cartelli di pericolo ed evidenziando l’area con nastro bianco e rosso. Dell’ordigno sono state scattate alcune foto, inviate agli artificieri dei Carabinieri, che lo hanno classificato come un “proiettile di cannone anticarro integro modello APCHE 75 mm.” probabilmente delle forze armate statunitensi, risalente al periodo della seconda guerra mondiale inesploso, probabilmente caduto al suolo durante un trasporto, senza quindi essere stato sparato. Del fatto è stata informata anche la caserma dei Carabinieri di Porta a mare, competente per territorio. Il proiettile sarà rimosso quanto prima e sarà fatto brillare a cura degli artificieri. Al di là di tale episodio, il 1° maggio a San Rossore è trascorso senza alcun intoppo: numerose le presenze di cittadini e turisti che, seppure in numero inferiore all’anno scorso a causa delle condizioni meteorologiche non del tutto favorevoli, hanno approfittato del giorno di festa in cui gran parte delle aree della tenuta sono tradizionalmente aperte alla libera fruizione da parte del pubblico. Alcuni hanno cercato di raggiungere il mare con i propri mezzi, non consapevoli però del fatto che l’accesso alla spiaggia è consentito solo con le visite guidate.
Fonte: http://www.gonews.it/2014/05/02/ritrovato-un-ordigno-bellico-della-seconda-guerra-mondiale-al-parco-di-san-rossore/#.U2N90YF_sR8
L’ordigno bellico ritrovato a San Rossore Fonte: http://www.gonews.it/



giovedì 1 maggio 2014

Alsazia: ogni anno vengono trovate e smaltite 20 tonnellate di residuati bellici

01/05/2014 Alsazia. Ai piedi dei monti Vosgi Hartmannswillerkopf durante la prima guerra mondiale truppe francesi e tedesche sono state impegnate in tremende e sanguinose battaglie. Attualmente gruppi di bonificatori (demineur) si occupano dell'area ribattezzata “Vieil-Armand da Hairy”. Il capo nucleo al giornalista della République racconta parte della propria esperienza:
 “La Prima Guerra Mondiale è stata un laboratorio per nuove munizioni da impiegare nei campi di battaglia. Con il tempo, gli stalli, la mancanza di materia prima, sono stati impiegati materiali improvvisati. Dopo 100 anni l'Alsazia vive su un tappeto di pericolosissimi ordigni inesplosi”. A dire del centro sminamento di Colmar il 20% delle munizioni utilizzate nel primo conflitto mondiale non sarebbero esplose. Sempre il capo nucleo sminatori, Didier Schahl: “si lavora 7 giorni su 7. ogni anno sono smaltite venti tonnellate di ordigni d'ogni tipo. Il nostro è un lavoro senza fine. Nel 1981 sei bambini che manipolavano una bomba da mortaio nel cortile della loro scuola Bremmelbach (Bas-Rhin), sono stati uccisi dall'istantanea esplosione. Anche se l'involucro della bomba appare fatiscente, l'esplosivo custodito all'interno, in realtà non perde la capacità di detonare, anzi in alcuni casi potrebbe diventare più sensibile, rispetto alla stato di origine.  
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

Rivive il ricordo di Antonietta uccisa a nove anni dai nazisti


di Luca Fiorin
Era morta il 26 aprile 1945, il giorno dopo la Liberazione dai nazifascisti, uccisa a soli 9 anni di età da un proiettile vagante sparato nel corso di uno scontro fra partigiani e tedeschi in fuga. Ora, a 69 anni da quel drammatico episodio, a quell'inconsapevole ultima vittima della seconda guerra mondiale a Veronella viene dedicato un parco giochi.
Uno spazio in cui oggi i bambini vanno sull'altalena ma che si trova a non più di una cinquantina di metri da quella piccola casa sul cui uscio ha improvvisamente, ed assurdamente, finito i suoi giorni Antonietta Visentin.
Era il pomeriggio del 26 aprile 1945, attorno alle ore 17, quando a San Gregorio, in un'area vicina alle scuole elementari e all'asilo, che allora era di aperta campagna e che adesso è invece tutta abitata, si accese uno scontro a fuoco fra una pattuglia di partigiani e un gruppo di soldati germanici in ritirata.
I primi a sparare, secondo le ricostruzioni fatte allora e poi tramandate dalle cronache, erano stati i partigiani, e in risposta alle loro scariche i tedeschi avevano abbandonato la strada maestra per buttarsi nei campi e da qui rispondere al fuoco a colpi di mitragliatrice.
In quella zona l'unica casa allora presente era proprio quella in cui abitava la famiglia Visentin, che era formata da Luigi, Lucia Borasco e dalle loro quattro figlie. Casa contro la quale molti di quei colpi vennero indirizzati.
«Sentendo il rumore delle armi», racconta un cugino, Enrico Contri, che ancora abita a San Gregorio, «Antonietta socchiuse la porta di casa per vedere cosa stesse succedendo, e venne colpita alla testa da un proiettile. D'altronde, in quei momenti concitati e drammatici, anche una delle sue tre sorelle rimase ferita da un colpo d'arma da fuoco ad un braccio».
Morì così Antonietta Visentin. Per colpa di una guerra di cui lei non aveva che una percezione indiretta. «Abitava non molto lontano da casa mia e, visto anche che eravamo coetanee, ci legava una grande amicizia», racconta Luigina Benetti. «Mi ricordo ancora dei pomeriggi in cui mi invitava a casa sua a mangiare una specie di miele che veniva usato per addolcire la paglia che veniva data agli animali, così come delle ore in cui, finita la scuola, andavamo a fare i compiti dentro l'asilo. Allora c'era la guerra, ma noi non ce ne rendevamo completamente conto. Anzi, mi ricordo un'occasione in cui le suore della materna ci dissero di correre dentro perché cadevano le bombe ed io ed Antonietta ridevamo di nascosto, perché nella fuga avevamo rotto delle boccette di inchiostro».
La guerra, però, era una tragica realtà e lo rimase anche nei giorni successivi al 25 aprile, il giorno della Liberazione e, almeno sulla carta, della fine della guerra, con i soldati tedeschi in disperata fuga verso nord, inseguiti dai nuclei partigiani. E anche Antonietta Visentin fu vittima di quei momenti terribili.
Il ricordo di quella bambina uccisa nel conflitto a fuoco di San Gregorio divenne con il passare degli anni sempre più sbiadito, in una comunità che doveva fare in primo luogo i conti con le necessità quotidiane di un dopoguerra difficile, segnato dalla miseria.
La memoria della piccola Antonietta non è però svanita, alimentata naturalmente dai familiari e, in seguito, dello storico locale Guerrino Maccagnan, che ne ha parlato in una pubblicazione di qualche tempo fa. E di lei non si sono scordati i nipoti, che ancora vivono a San Gregorio. I quali, grazie alla pagina Facebook «Sei di San Gregorio se...» ne hanno raccontato la storia, che poi ha finito per portare all'intitolazione del parco giochi, recentemente deliberata dalla Giunta comunale di Veronella.
«Grazie al social network abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo pensato di dedicare ad una bambina morta tragicamente tanti anni fa un luogo in cui vanno a giocare i bambini di oggi», racconta il sindaco Michele Garzon. Il quale ha già inviato tutta la documentazione al prefetto Perla Stancari, a cui spetta la conferma dell'intitolazione, e, in attesa dell'approvazione definitiva, ha comunque dato mandato per la realizzazione della targa. Convinto che nessuno possa dire no a una commemorazione significativa come questa.  

Fonte: http://mobile.larena.it/stories/Home/716820_rivive_il_ricordo_di_antonietta_uccisa_a_nove_anni_dai_nazisti/

Museo De Henriquez, finalmente il primo assaggio


di Gabriella Ziani
L’obice da 30 tonnellate che era capace di lanciare un proiettile di 200 chili è stato riportato a lustro anche da mani femminili, dalle giovani restauratrici all’opera sui macchinari di guerra che diventeranno (ma non ancora) il famoso Museo della pace e della guerra Diego de Henriquez che viaggia, come i treni, con un lieve ritardo: la data annunciata dell’inaugurazione è infatti, si sa, tra il 18 e il 20 giugno, mentre venerdì, giorno in cui ricorre il quarantesimo anniversario della morte del più originale e controverso collezionista di Trieste, si terrà solo una presentazione pubblica, all’auditorium del Museo Revoltella, alle 18. Si vedranno le immagini dell’ex Caserma Duca delle Puglie, le fasi del restauro, il progetto di allestimento.
«Il sospetto di amianto in alcune tubazioni ci ha rallentato esattamente di un mese» avverte però Maria Masau Dan, direttore dei Civici musei e del Revoltella, e alle prese con una ampia squadra per l’allestimento del nuovo museo di mezzi militari della Prima e Seconda guerra mondiale nella ex caserma di via Cumano ormai per metà restaurata, più foto, diari, registrazioni, divise, medaglie e tutto quell’immenso patrimonio che a sprezzo del pericolo (e della coerenza politica) de Henriquez raccolse nel corso della sua vita, letteralmente bruciata: morì in un incendio di un suo magazzino. Si dice (ma non si sa) che forse nascondeva segreti indicibili sulle foibe. Che quello non sia stato un incidente. Il personaggio, di origine spagnola, diplomato all’Istituto Nautico, trascrittore in oltre 300 taccuini di tutte le scritte sui muri lasciate dai deportati alla Risiera di San Sabba (poi scomparse) non per niente è già diventato oggetto di romanzi, prima ancora che titolare del suo prezioso, ingombrante museo.
«Al Revoltella ci sarà un incontro con l’assessore alla Cultura Franco Miracco, il curatore scientifico Lucio Fabi, il restauratore Mauro Vita (una delle ditte più specializzate in Italia), con la conservatrice del museo Paola Cosenzi e con l’architetto Paolo Ricci - dice Masau -, il progetto di allestimento è tutto pronto, il materiale da esporre è selezionato, le guide cartacee saranno in italiano e inglese, le audioguide in più lingue, gli arredi sono decisi, la grafica è in lavoro». «Manca da decidere con il Comune una segnaletica in città. Trovare via Cumano per un visitatore non triestino non è certo facile. Inoltre - prosegue la direttrice - bisognerà procurare dei parcheggi. Il museo ha bisogno di spazi attorno».
Il restauro di armi e mezzi militari, tra cui la cucina da campo della Prima guerra mondiale, è stato assolutamente scientifico. È stato realizzato nei capannoni ancora non restaurati, usati come park momentaneo delle artiglierie. «C’era un problema concettuale - prosegue Masau Dan - da risolvere: restaurare a nuovo o lasciare i segni del tempo?». Si è scelta la via mediana, ciò non toglie «che tutto il bronzo sia lustro, dopo uno studio approfondito di ogni strato di vernice e di tutti i materiali originali». Le fotografie appese alle pareti del futuro museo mostreranno però l’immagine dello stato originario. I motori delle camionette, dei blindati, dei cingolati, delle autoblindo sono stati ripuliti. Certi avevano ancora segni di olio nei serbatoi. L’odore acre del tempo di guerra.
«La Soprintendenza - conclude la direttrice - ci ha autorizzato l’intervento con pieno assenso sulla ditta di restauro (è di Roveredo in Piano, ndr), già autrice per esempio del restauro dei cannoni di Redipuglia. La giovane squadra ha lavorato con passione, anche nel freddo di gennaio». Mettendo le mani pure sul “cannone atomico” firmato Krupp (così lo chiamava il collezionista), per la prima volta toccato e lucidato. E, altrettanto per la prima volta, domani verrà mostrato in modo organico, seppure ancora al vecchio Revoltella e non nel nuovo “de Henriquez”, questo davvero un po’ pazzesco e unico patrimonio.
Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2014/05/01/news/de-henriquez-primo-assaggio-del-museo-1.9139226
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG


BOMBARDAMENTO BREDA: 70ESIMO ANNIVERSARIO AL PARCO NORD


di Andrea Guerra
NORDMILANO - In occasione del settantesimo anniversario del bombardamento della Breda durante la seconda guerra mondiale il Parco Nord darà vita a una serie di iniziative per ricordare quei momenti drammatici e incancellabili. 
Era il 30 aprile del 1944 quando, alle 11.38, suonò l’allarme dell’attacco aereo dalle forze alleate. Pochi minuti dopo caddero le prime bombe che distrussero una buona parte degli stabilimenti sestesi. 
A settant’anni di distanza, con il contributo di Fondazione Cariplo, il Parco Nord in collaborazione con Ecomuseo organizza una commemorazione del bombardamento attraverso il racconto di testimoni ed ex dipendenti della fabbrica. 
Appuntamento alle ore 18 presso la Cascina Centro Parco.

Fonte: http://nordmilano24.it/attualita/item/11441-bombardamento-breda-70esimo-anniversario-al-parco-nord.html
Foto tratta da: http://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/

Campagna d'informazione sul pericolo dei residuati bellici in Romania e Moldavia


Il Ministro della Difesa della Romania l'undici aprile ha lanciato la propria campagna informativa a proposito del pericolo prodotto dai residuati bellici delle guerre del secolo trascorso. I militari, per esempio saranno impegnati, anche attraverso opuscoli informativi, a spiegare agli studenti delle scuole come comportarsi in presenza di un residuato bellico. È già pronto uno spot televisivo. Riferisce Jennifer Brush ambasciatore dell'OSCE che i residuati bellici della seconda guerra mondiale nella sola Moldova a partire dal 1992 sono stati rinvenuti oltre ventimila ordigni bellici. Sempre l'ambasciatore, riferisce che a calcolare sempre dal 1992 ci sarebbero state numerose esplosioni che avrebbero causato 20 morti e più di 30 feriti. L'ultima mortale esplosione è avvenuta ad Orhei, vittime due bambini.
La campagna è stata lanciata dal Ministero della Difesa, in collaborazione con l'OSCE


mercoledì 30 aprile 2014

L'Aquila scoperte 3 bombe inesplose a Paganica e Monticchio. Si attendono gli artificieri


di  
Tre bombe  inesplose, riasalenti alla seconda guerra mondiale, sono state scoperte ieri all'Aquila all'interno di strutture inagibili a causa del terremoto del 2009, nelle frazioni di Paganica e Monticchio.
Tutti e tre gli ordini sono satti valutati di rilevante potenza e per questo gli agenti della Squadra volante della questura, in attesa dell'arrivo degli artificieri,  hanno organizzato una presenza continua nei luoghi in cui ci sono stati fatti i ritrovamenti. Stessa cosa era accaduta a marzo, quando in un edificio inagibile di Via Francesco Paolo Tosti, era stata ritrovata una bomba inesplosa risalente alla seconda guerra mondiale.
Fonte: http://news-town.it/cronaca/3211-l-aquila-scoperte-3-bombe-inesplose-a-paganica-e-monticchio-si-attendono-gli-artificieri.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

Russia, dieci morti in incendio deposito munizioni


Mosca, 30 apr. (TMNews) - La Siberia orientale e l'estremo oriente russo sono devastati dagli incendi che hanno mandato in fumo 70.000 ettari di foresta. Le esplosioni nei vari deposti di munizioni sparsi in tutta la Russia, che spesso custodiscono esplosivi fuori uso risalenti alla guerra Fredda, sono relativamente frequenti a causa delle infrastrutture decrepite e di un'osservanza piuttosto rilassata delle normative di sicurezza, oltre che della vicinanza a centri abitati. Il comitato d 'inchiesta russo a ha annunciato l'apertura di un'inchiesta con l'ipotesi di reato di omicidio colposo causato da negligenza.
(fonte Afp) https://it.notizie.yahoo.com/russia-dieci-morti-incendio-deposito-munizioni-2-081015690.html

Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG


30 aprile 1944: Alessandria sotto i bombardamenti


ALESSANDRIA – Era la domenica dell'Ascensione, il 30 aprile 1944, quando poco dopo mezzogiorno la città subì il primo grande bombardamento della Seconda Guerra Mondiale. “Incursione terroristica su Alessandria” titolava in prima pagina La Stampa del 2 maggio. Il Piccolonell'edizione dell'8 maggio lo definì “battesimo del sangue”. Gli aerei quadrimotori alleati colpirono il centro urbano danneggiando gravemente i quartieri popolari. Da 40 metri di altezza la “caccia di scorta” mitragliò la popolazione per le vie e per le piazze. Furono colpiti e danneggiati dalle bombe il Duomo e la chiesa di S. Alessandro mentre andarono completamente distruttiPalazzo Trotti in via Vescovado, che ospitava la Biblioteca del Risorgimento, con oltre 50mila volumi, e l'istituto della Divina Provvidenza agli Orti. Le vittime furono 239, di cui 75 casalinghe, 45 bambini e studenti, 59 ferrovieri, operai e artigiani, 17 militari, quasi tutti nella caserma di Cabanette, come riporta “Alessandria sotto le bombe”, una pubblicazione di Piero Sacchi su La Provincia di Alessandria

I bombardieri fecero una seconda incursione sulla città verso la mezzanotte tra lunedì 1 e martedì 2 maggio. “L'incursione ha avuto carattere più spiccatamente terroristico: tanto è vero che il nemico ha fatto uso particolarmente di spezzoni incendiari” riporta La Stampa del 3 maggio. Il Teatro Municipaleadiacente al Municipio andò completamente bruciato, mentre il Palazzo Comunale si salvò. Particolarmente colpiti nei due attacchi il rione Cristo e la zona dell'ex-pista, molte case in centro città, la Federazione dei Commercianti in via Piacenza.

Numerose altri bombardamenti si susseguirono nel corso dell'anno: il 21 e 29 giugno sui ponti ferroviari sul Bormida e sul Tanaro, l'11 luglio su tutta la città e sull'area della stazione, con 46 morti, il 17, 20, 21 e 27 luglio, senza vittime, ma con molte distruzioni lungo la via ferrata, il 2, 7 e 20 agosto sul ponte sulla Bormida, il 21 su tutti i quartieri della città con 31 vittime. il 3 settembre sul palazzo della Gil e le officine del Gas. Il 5 settembre una bomba dirompente sul rifugio di Borgo Cittadella sotto la statale uccide 39 persone, 20 delle quali non identificabili perchè dilaniate dall'esplosione. Il 5 aprile 1945, la città fu investita da un nuovo massiccio bombardamento a tappeto, il bilancio fu pesantissimo: 160 morti, quasi tutti civili e tra essi 40 tra bambini e suore dell'asilo di via Gagliaudo, 45 case rase al suolo, oltre mille vani distrutti o resi inabitabili, oltre 600 feriti (fonte “Alessandria sotto le bombe, dal sito Isral).

Fonte: http://www.alessandrianews.it/societa/30-aprile-1944-alessandria-sotto-bombardamenti-61209.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

Dal Setta a Vado riaffiora 'un triste ricordo di guerra'.

di Francesco Fabbriani
Salto nel passato per i residenti di Vado: il primo giugno prossimo quando suonerà ‘l’allarme aereo’   la frazione dovrà essere evacuata per lasciare posto agli artificieri. I militari hanno avuto  il compito di ingabbiare, portare a distanza di sicurezza e far brillare una bomba d’aereo rinvenuta nell’alveo del fiume Setta.  
 L’ordigno, del peso di ben 5 quintali, è infatti ricomparso dopo essere stato insabbiato nel letto del torrente  per ben 70 anni. A portarlo alla luce sono stati certamente i movimenti di ghiaia provocati dagli ingrossamenti della portata del torrente per le recenti e numerose cadute di pioggia. Ad accorgersi dell’anomala presenza è stato un pescatore che fra uno ‘slamamento’ e l’altro si è accorto di una corposa ‘pancia metallica’ che affiorava dalla ghiaia. Si è avvicinato è si è subito reso conto di essere di fronte a un residuato bellico. Ha informato immediatamente le autorità che hanno fatto intervenire gli artificieri d’urgenza per la messa in sicurezza e hanno provveduto a rendere inaccessibile l’ordigno. Questa mattina c’è stato un incontro organizzativo a Bologna per programmare l’intervento di asportazione della bomba e la data più probabile, anche se non è ancora certo che sia quella definitiva, è l’1 giugno. Intanto l’ordigno continuerà la sua sosta di riposo tra la ghiaia del Setta.
Fonte: http://notiziefabbriani.blogspot.it/2014/04/dal-setta-vado-riaffiora-un-triste.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

martedì 29 aprile 2014

DUE MILIONI DI ORDIGNI CHIMICI NEL MAR BALTICO: LA SOLUZIONE ? UN ROBOT ARTIFICIERE...!


Adriatico non solo, infatti anche l'ultimo dossier giornalistico (Rüdiger Schacht / Elizabeth Stasik) conferma che le acque del Mar Baltico siano affondate tonnellate e tonnellate di residuati bellici del tipo chimico alcuni dei quali quali continuerebbero a riversare nel mare i loro veleni. Sulle coste tedesche, riferisce Claus Böttcher dal Ministero della Protezione Ambientale, annualmente, si registrano, numerosi casi di persone ferite o ustionate al contatto con l'acqua marina. Lo stesso Böttcher, ipotizza che in fondo al Baltico e del Mare del Nord, siano presenti 2.000.000 di tonnellate di ordigni esplodenti e chimici. Ovviamente codesti contenitori, nel tempo continuerebbero, gradualmente a rilasciare alle correnti marine le proprie sostanze chimiche. L'Istituto Fraunhofer avrebbe sviluppato un robot subacqueo capace di rimuovere questi residuati bellici un tempo affondati. Naturalmente, per chi scrive, la vicenda del robot, sembra quasi una follia. Immaginate un robot subacqueo impegnato a rimuovere due milioni di tonnellate di residuati bellici ? Questo Robot, al netto d' ogni imprevisto tecnico ed atmosferico, per quanti secoli e secoli dovrebbe inutilmente ed ininterrottamente lavorare ? E soprattutto senza produrre danni ai contenitori di aggressivi chimici. Tutt'al più sarebbe utile ad individuare e lanciare immagini dei siti inquinati. Che possa, rimuovere due milioni di tonnellate di bombe sembrerebbe pura fantascienza. Attendiamo buone nuove per rendermi conto che al contrario la mia è una critica sbagliata.
Giovanni Lafirenze 
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

Potente ordigno fatto brillare dagli artificieri


Gli artificieri, giunti questa mattina a San Felice Circeo, hanno fatto brillare l’ordigno militare rinvenuto qualche giorno fa in via IV novembre.  A segnalare la presenza della “bomba”,  piccola ma di carica elevata, erano stati i carabinieri della locale stazione che si erano rivolti al Comune per  transennare l’area. All’esplosione controllata dell’ordigno, presumibilmente risalente al periodo bellico, hanno assistito a distanza anche gli assessori comunali Eugenio Saputo ed Egidio Calisi.  Da quanto si è potuto apprendere si tratterebbe di un’arma in dotazione al nostro Esercito che veniva lanciata con una specie di catapulta in quanto dotata di una miccia cortissima. Elevato il potere esplodente.  Quando è stata fatta brillare infatti il botto è  stato avvertito anche a distanza di qualche chilometro.   
Fonte notizia e foto: http://www.corrieredilatina.it/news/notizie-locali-centro/5795/Potente-ordigno-fatto-brillare-dagli-artificieri.html
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