di Claudio Monici
Sembrava uno scaldabagno, vecchio e arrugginito. Un pezzo di
ferro, inutile e gobbo. Un solo istante e lo sguardo di chi passava da quelle
parti immediatamente si lustrava di fredda attenzione e non poca agitazione,
quando la sorpresa si svelava in tutta la sua potenza. Quel cilindro bruno e
incrostato dal tempo, altro non era che una bomba d’aereo. Inesplosa,
'dormiente' dalla Seconda guerra mondiale. Una bomba di fabbricazione tedesca,
220 chili di esplosivo, per un totale di 550 chilogrammi. Ancora pericolosa
come settanta anni fa quando venne sganciata da un bombardiere della Luftwaffe.
Non sono trascorse che una manciata di settimane dal rinvenimento nel fiume
Ticino, in località Bosco di Vedro, nel comune di Turbigo, della bomba tedesca,
che un’altra bomba d’aereo, di fabbricazione inglese, del peso di 250 libbre,
poco più di 113 chili, veniva individuata (dal 2011 già cinque bombe sono state
rivenute in zona) durante uno scavo, nei pressi dello scalo ferroviario di
Brescia. Quasi non passa giorno che il sottosuolo della storia non ci
restituisca un pezzo di guerra. Le guerre non uccidono soltanto quando sono
combattute dai protagonisti diretti di queste inutili tragedie, militari e
civili che ci vanno di mezzo: colpiscono anche in tempo di pace. Quando tutto
sembra dimenticato e scordato, ecco che bombe d’aereo, bombe a mano,
mine-antiuomo, razzi per mortai, proiettili di vario calibro, materiale bellico
inesploso, riservette nascoste o dimenticate in cantina, riemergono dal passato
con tutto il loro potenziale di morte intatto. È difficile che l’esplosivo
perda le sue caratteristiche nel tempo. «Beh, i nostri artificieri si sono
imbattuti anche in situazioni grottesche. Come quando sono intervenuti per
rimuovere delle bombe a mano, funzionanti e ben lucidate, esposte come ninnoli,
dove? Sulla mensola del camino di un appartamento – è l’introduzione resa dal
colonnello Ivan Cioffi, comandante del 10° reggimento Genio guastatori di
Cremona, uno dei 12 reggimenti del Genio disposti sul territorio nazionale con,
tra l’altro, l’incarico affidato a circa 300 artificieri alle bonifiche
belliche –. I riaffioramenti avvengono di solito là dove un tempo c’erano campi
di battaglia. Località che l’opera dell’uomo oggi ha trasformato e modificato
urbanisticamente: per lo più stazioni ferroviarie, aeroporti, ponti, aree
industriali». Quantificare il numero totale di residuati delle due Grandi
guerre ancora sparsi qua e là in giro per lo Stivale, sottoterra o sotto il
mare, è impresa ardua. Dopo le battaglie non si tengono registri contabili su
quanto e quale materiale bellico è stato sparato e quanto non è andato
distrutto. Ci si affida alle stime: «Numeri che non ci dicono nulla, ma certo
la minaccia resta attuale – avverte il colonnello Cioffi –. Possiamo dire che
negli ultimi 10 anni, secondo i dati di 'Rapporto esercito abbiamo viaggiato su
una media annua tra i 2.500 e i 2.800 interventi della Forza armata. Questo non
significa che un intervento è uguale a un ordigno. Ci sono situazioni in cui ci
si trova davanti anche a decine di bonifiche in un sol colpo». Il sergente
Francesco Zarra è specialista Eod ( Bonifica ordigni esplosivi, ndr), «una
scelta di vita» che dal 2003 gli ha messo alle spalle qualche migliaio di
ordigni distrutti con le sue mani e il suo team. Racconta che «non è come nei
film», con il dubbio che sta se tranciare il cavo blu o quello rosso: «Gli
ordigni bene o male li conosciamo tutti. È la bonifica, prima di tutto, che
richiede una accurata preparazione e che tenga conto di tutto ciò che deve
stare in sicurezza, persone e cose: evacuazione della popolazione, interruzione
del traffico ferroviario o di quello aereo. Protezione di linee elettriche o
condutture del gas o idriche. Paura? No. Ma non provarla non significa non avere
rispetto e attenzione in quel che si sta facendo. Perché la paura è per gli
altri: mettere a repentaglio la vita altrui. Per assurdo è più sicuro trovare
una bomba d’aereo, complessa da "risvegliare", che una bomba a mano.
Immaginate i petardi inesplosi a Capodanno e quanti danni provocano alle
persone». Il solo 10° reggimento Genio guastatori 132° brigata corazzata
'Ariete', ha giurisdizione sulla regione Lombardia, con l’aggiunta della
provincia di Modena, e dal 2014 ad oggi i suoi 18 artificieri hanno condotto
195 interventi, bonificando 5.496 ordigni, di cui 618 bombe d’aereo. Ma
complessivamente la Forza armata solo negli ultimi 10 anni ha bonificato oltre
30mila ordigni. «Più ci allontaniamo nel tempo e più il nostro intervento di
bonifica dovrebbe andare a esaurirsi», conclude il colonnello Ivan Cioffi.
Quello che aspetta Simona, 7 anni, figlia del sergente Zarra. Conosce tutto ed
è pienamente consapevole del mestiere del padre. Se ne vanta anche un po’ con
le sue amichette a scuola: «Papà va a togliere le bombe, per noi». Fonte: http://mobile.avvenire.it/Cronaca/Pagine/LItalia-degli-uomini-antimine-.aspx?path=Pagine%2F