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giovedì 6 giugno 2013

Bombe su Palermo, ecco perché gli alleati colpivano la montagna


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La notizia di cronaca, di giovedì 30, del ritrovamento della bomba della II Guerra Mondiale su Monte Pellegrino riporta le lancette della storia alla primavera del 1943. Quel periodo segnò l'inizio della fase preparatoria per lo sbarco anglo-americano in Sicilia del luglio successivo. Per questo motivo, sulle città dell'Isola si intensificarono i raid aerei con bombardamenti sempre più devastanti. Ma perché una bomba proprio sul monte che sovrasta Palermo, apparentemente distante da obiettivi militari? La risposta sta tutta nelle vicende che riguardano la difesa contraerea della nostra città. Una storia conosciuta da pochi, ancora tutta da scrivere, ma che appartiene alla memoria cittadina ed è tutt'ora presente con testimonianze, anche architettoniche, insospettabili. Subito dopo l'inizio della guerra, il governo italiano comprese che la minaccia sui cieli della Sicilia era difficile da contrastare con le sole forze nazionali. Per questo motivo, Mussolini chiese all'alleato tedesco l'invio di un contingente della Luftwaffe che potesse affiancare i militi della M.a.c.a. (Milizia artiglieria contro aerei) nella difesa delle città e degli obiettivi isolani. Ed è per questo che all'inizio del '41 giunsero dalla Germania avieri e piloti del X Fliegerkorps (in Italia denominato X Cat, Corpo aereo tedesco) con il loro corredo di aerei da caccia e artiglieria. Il quartier generale del corpo di spedizione si stabilì all'Hotel San Domenico di Taormina, a Palermo il comando dell'antiaerea si installò al Castello Utveggio, da dove il maggiore Mayer coordinò indisturbato le azioni fino al '43. Scriviamo "indisturbato" perché il castello godeva di una particolarità che lo rendeva inattaccabile dall'aria. A causa di una fortuita convergenza di fattori, infatti, alcune correnti ascensionali impedivano ai bombardieri nemici di prendere la mira e picchiare sull'obiettivo. La scelta obbligata dei piloti era quindi quella di sprecare bombe lanciandole da altezze impossibili oppure rischiare di schiantarsi. I tedeschi, dal canto loro,  piazzarono da subito uno strumento fino ad allora a noi sconosciuto, il radar. Uno, di tipo Freya, fu installato su Monte Gallo, sopra Mondello, l'altro di tipo Wurzburg, fu piazzato alle falde di Monte Pellegrino (dietro villa Belmonte). La Conca d'Oro e i rilevi che cingono Palermo ospitarono a quel punto un gran numero di postazioni per cannoni e mitragliere in larga parte ancora esistenti. La posizione dell'artiglieria era coerente con la rotta degli aerei britannici e statunitensi, che in genere arrivavano dalle basi africane, sorvolavano Trapani, doppiavano Capo Gallo e al largo del Golfo di Palermo invertivano la rotta e solcavano il cielo cittadino scaricando le loro bombe sul centro abitato. E così è ancora possibile vedere le piazzole circolari che ospitavano i pezzi da 76/40 della milizia, su Pizzo Manolfo, sopra Sferracavallo, su Monte Pellegrino (nel pianoro tra il Santuario e il belvedere), e su Pizzo Volo dell'Aquila (sopra il cimitero dei Rotoli). Ancora esistenti la casermetta e le postazioni a Cozzo di Lupo (sopra Bellolampo), a Portella Sant'Anna (tra San Martino e Monte Cuccio) e su Monte Santa Caterina (sopra Gibilrossa). Ormai ridotte in macerie o inglobate in altre strutture le piazzole site vicino la sorgente della Favara (tra Villabate e Ciaculli), quelle su Monte Pellegrino che sorgevano sulla cresta dove ora campeggiano le antenne e quelle di Mongerbino. In città altre postazioni, non più esistenti, erano state costruite dentro il porto, a Sant'Erasmo e all'Addaura (queste ultime anche in funzione anti-nave tutt'ora visibili). Gli artiglieri della Luftwaffe, invece, operavano soprattutto nella periferia palermitana. La Piana dei Colli, Boccadifalco (dove erano stanziati i Messerschmitt tedeschi), la zona di Pagliarelli, il piano dove oggi sorge il quartiere dello Sperone, l'area intorno a via Marchese di Villabianca, detta il Piano della Balata, erano costellata di piazzole che ospitavano i celebri 88 germanici. Una curiosità riguarda due edifici storici: sul pilone destro di Porta Felice era piazzata una mitragliera da venti millimetri, distrutta insieme al pilone da una bomba Alleata, così come sulla torre circolare della Tonnara Bordonaro all'Arenella, sono ancora visibili i bulloni che tenevano fissata a terra un'arma analoga. La bomba ritrovata giovedì, quindi, ha una sua logica. Era probabilmente destinata al maggiore Mayer oppure ai militi delle Camicie nere impegnati nelle postazioni della contraerea. Rileggere la storia terribile e al tempo stesso suggestiva di quegli anni può essere un modo per scoprire una Palermo finora obliata, e, con un po' di buona volontà, anche uno spunto per fare una sana passeggiata in montagna alla ricerca delle tante piazzole superstiti.
fonte:
http://www.ilsitodipalermo.it/content/257-bombe-su-palermo-ecco-perch%C3%A9-gli-alleati-colpivano-la-montagna

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