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venerdì 8 agosto 2014

In giro per il mondo a disinnescare le mine


di Delia Lorenzi
BRUNICO. Mentre noi, cittadini di questa parte del mondo in teoria uniti ed europei, ci preoccupiamo di risolvere problemi quotidiani più o meno importanti (a volte davvero banali) ma che quasi mai hanno a che fare con la sopravvivenza, in tante parti del pianeta si muore, uccisi dalla guerra o dalla fame. Ma non solo: ogni 20 minuti qualcuno, troppo frequentemente bambino, salta in aria perché calpesta una mina antiuomo e, quando va per il meglio, resta mutilato. Ad aprirci gli occhi su questa realtà che convive con noi nel mondo globalizzato (ma solo per quel che ci fa comodo) è Tamara Ferrari nel suo secondo libro “Il confine sminato”, edizionispartaco-2014. Oggi alle 18 sarà a Brunico - Casa Ragen - ospite dell’associazione “Il Telaio” che da oltre vent’anni organizza una rassegna letteraria di grande evidenza. Tamara Ferrari è una giornalista, attualmente a “Vanity Fair” e cura la rubrica on line “Malanova” (quando non è inviata nei teatri di guerra di mezzo mondo”). Con lei a Brunico anche Davide Campisi, lo “sminatore” protagonista, non solo nel libro, di tante missioni di pace. «Ogni volta che tolgo una mina penso che un bambino non ci metterà più il piede sopra», è questo l’approccio al suo lavoro-passione. Quelle raccontate nel libro sono cronache da Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Sud Sudan, Bosnia ed Erzegovina, Italia, scene fuori dall’immaginazione per la maggior parte di noi. Perché la guerra fa superare il confine tra il bene e il male, tra la ragione e la follia e, come fa percepire Tamara nei primi capitoli del libro, nei conflitti il bene e il male spesso si confondono. Tamara ci invita, con questo piccolo ma grande libro, a guardare anche ai soldati con altri occhi e lo fa proprio attraverso il Maresciallo guastatore della Brigata Folgore Davide Campisi, lo “sminatore” che ha salvato e salva tante vite. Davide Campisi, persona di profonda sensibilità e umanità, nel 1996 rimane ferito a Sarajevo. Lo rimpatriano e scopre che la figlia Federica (18 mesi) ha un tumore al cervello. La piccola si salva ma morirà nel novembre del 2011, a soli 16 anni, in un incidente causato da un ubriaco. A trovarla morente sull’asfalto, per un tragico “gioco” del destino, è lui, papà Davide lo “sminatore” che ha salvato dalla morte tanti bambini. Un papà che avrebbe preferito che i suoi occhi feriti a Sarajevo non fossero guariti così da non vedere quella scena sull’asfalto. Il libro è talmente denso di storie di umanità e violenza insieme da restarne ammutoliti. Storie che, con colpevole e mancante consapevolezza, “convivono” con i nostri mondi e le nostre vite incapaci di liberarsi dal superfluo. Storie di fame e di stenti come quelle di Midia rifugiatasi, nell’aprile dello scorso anno, a Domiz nell’Iraq del Nord proveniente dal nord-est della Siria, da un villaggio in provincia di Al-Hasaka. O quella di Sliman Sheko che, col suo bambino poliomelitico e fortemente dolorante per la totale mancanza di medicine, “marcisce” in una “tenda” di buste di plastica allestita nel fango ai margini di un campo profughi realizzato per ospitare 30.000 rifugiati che ne conta più di 100.000 e non smette di essere raggiunto da persone disperate e affamate. E le mine antiuomo? La convenzione di Ottawa del 1997 ha radunato attorno ad un tavolo 138 Paesi tra cui l’Italia (uno dei maggiori produttori fino al 1994) per firmare un trattato che ne vieti la produzione e la vendita. L’Italia ha firmato ma Cina, Stati Uniti, Russia, Cuba e Israele non hanno siglato la convenzione e continuano a produrle e venderle.  Nei tantissimi luoghi di guerra ve ne sono a centinaia di migliaia e restano inesplose e funzionanti sul terreno per decine e decine di anni. Come le mine “farfalla” che, lanciate dagli elicotteri (la prima volta negli anni Ottanta in Afghanistan ad opera dei Sovietici) si posano leggere e delicate sul suolo. Con i loro colori vivaci attirano i piccoli che vi giocano e, appena ne muovo le ali, i loro occhi, volti e corpi vengono orribilmente mutilitati per sempre. Il danno, anche psicologico, verso i bambini e le loro famiglie è devastante e risponde alla perfezione all’obiettivo di chi le ha lanciate al suolo: colpire profondamente la popolazione. Fonte:http://altoadige.gelocal.it/tempo-libero/2014/08/07/news/in-giro-per-il-mondo-a-disinnescare-le-mine-1.9727274 

da:http://www.esserciweb.it (l'autrice) 

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