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sabato 10 gennaio 2015

Afghanistan: rapiti a Kabul otto addetti allo sminamento


Parte del mondo con guerre in corso, altre vaste zone del pianeta ex protagoniste di guerre terminate, lontane nel tempo. In entrambi i casi c’è gente che gioca consapevolmente con la propria vita, pur di salvare quella di altre persone. Una mina eliminata, sia convenzionale, sia di circostanza vuol dire restituire dignità all’essere umano. <anche oggi abbiamo salvato il mondo>ripeteva ad ogni disinnesco Il Capo Maresciallo Mauro Gigli, caduto in Afghanistan il 28 luglio del 2010 dopo aver salvato tutta la sua squadra. Involontario aforisma quello di Mauro divenuto quotidiano “motto” per i team EOD del 32simo Reggimento della Brigata Alpina Taurinense. Eliminare mine significa riprendere i lavori nei campi, quindi la coltivazione di ciò che successivamente  si trasforma in cibo e conseguente commercio. Eliminare bombe significa salvare altre vittime civili. Un lavoro che non vale alcun indennizzo, nessuna cifra mensile è in grado di bilanciare la partita a scacchi con la propria morte. Questa notte la notizia del rapimento nei pressi di Kabul di otto sminatori della  “Halo Trust”. Forse li hanno prelevati mentre con le mani sterravano al fianco di una mina, rapiti nel momento in cui compivano la propria missione: proteggere e salvare senza distinzione d’etnia, religione, sesso età. Un lavoro il loro che di solito non diventa mai notizia, eroi silenziosi, dicono di loro, ed è vero. Sembrerebbero personaggi da favola, buoni, bravi, altruisti al tal punto da convivere e dialogare ogni giorno con la morte. Super eroi al contrario e sempre al servizio di tutti, ma questo forse il mondo in guerra non l’ha mai compreso.

Giovanni Lafirenze    

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