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mercoledì 22 maggio 2013

Denunciato il collezionista di 55 anni che custodiva abusivamente il vecchio “panzerfaust” tedesco


 di Enzo Favero
PEDEROBBA. La carica esplosiva del lanciagranate tedesco gli ha provocato un buco nella coscia largo dieci centimetri e profondo quattro. Impossibile salvargli la gamba sinistra, amputata nella notte all'ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto dopo aver fermato la tremenda emorragia causata dalla ferita. Quel "panzerfaust", un lanciagranate anticarro risalente alla Seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto essere senza carica esplosiva, come tanti altri ritrovati e abbandonati nelle montagne tra il Grappa e il Monfenera. Invece non era mai stato utilizzato e come Mattia Nichele, ventitreenne operaio metalmeccanico di Cittadella appassionato di rievocazioni belliche, domenica nel tardo pomeriggio ha toccato il pulsante che innescava il contatto elettrico, la carica è esplosa provocandogli la gravissima ferita alla coscia sinistra. Se anzichè essere rivolto verso il basso quel tubo di metallo fosse stato rivolto verso una parte più alta del corpo non ci sarebbe stato scampo per il ragazzo.
Denunciato, per detenzione illegale di armi da guerra, il possessore del lanciagranate-killer, B. L., 55 anni, operaio in pensione di Pederobba. All’interno della sua abitazione, dove custodisce vari residuati bellici, è avvenuta la drammatica esplosione. I due si conoscono da tempo, entrambi appassionati di rievocazioni storiche: in particolare una passione del collezionismo di residuati bellici per il pensionato di Pederobba. Non un recuperante vero e proprio, ma un appassionato di “militaria” e proprio la comune passione aveva messo in contatto i due. Il giovane operaio di Cittadella aveva in passato acquistato una divisa militare tedesca in uno dei tanti mercatini per collezionisti di merce militare. Era ridotta male e B. L. gli aveva detto di conoscere una sarta in gamba capace di rimettere a posto quell'uniforme militare. Così gliela aveva affidata e quando gli era arrivata la telefonata che era pronta, Mattia Nichele era andato dal conoscente 55enne per ritirare la divisa.
La dinamica del tragico incidente, dopo la concitata prima versione di domenica sera, è stata ricostruita ieri nei dettagli. Domenica pomeriggio il giovane era partito da Cittadella con altri due amici che coltivano la sua stessa passione per recarsi a casa del 55enne, in uno dei primi tornanti del Monfenera, a Pederobba. Erano lì a chiacchierare quando uno dei ragazzi ha chiesto all'uomo di mostrare il "panzerfaust", perchè non ne aveva mai visti. Si tratta di un lanciagranate anticarro tedesco utilizzato nel corso della Seconda guerra mondiale: se ne sono trovati parecchi in giro per le montagne della Marca dopo la guerra. Si tratta di una specie di bazooka, in pratica un tubo in metallo dotato di carica esplosiva azionata da un contatto elettrico. Dopo che un "panzerfaust" era stato utilizzato, veniva gettato perchè non era possibile rimettere la carica esplosiva. Quindi un oggetto teoricamente non pericoloso. Solo che il "panzerfaust" in possesso di B. L. non era mai stato utilizzato, all'interno c'era ancora la carica e, nonostante risalisse a oltre 65 anni prima, era ancora funzionante. Fatto sta che B. L. è andato a prendere in una stanza il lanciagranate e lo ha consegnato al giovane operaio.
Questi lo ha preso in mano, lo ha guardato, lo ha girato e rigirato, ad un certo punto ha premuto il grilletto che serviva a provocare il contatto elettrico che faceva esplodere la carica e partire la granata anticarro. E a quel punto è avvenuto l'imprevedibile: si è sentito un boato e il giovane è crollato a terra con la coscia squarciata. Il proprietario del residuato bellico e i suoi due amici, rimessisi da un primo attimo di terrore, hanno soccorso il giovane che giaceva a terra in un lago di sangue e hanno chiesto l'intervento del Suem. Erano all'incirca le 18.30. Sul Monfenera è arrivata l'ambulanza, i sanitari hanno subito provveduto a tamponare la ferita per fermare la grave emorragia e poi hanno portato Mattia in ospedale: prima a Montebelluna, poi il trasferimento a Castelfranco. Impossibile però salvargli la gamba.
Poi sono scattate anche le indagini dei carabinieri di Montebelluna, che hanno ricostruito quanto avvenuto e come si era arrivati a quel drammatico epilogo, formalizzando una denuncia a piede libero nei confronti di B. L., per detenzione illegale di armi da guerra.
Fonte:
 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/21/news/il-bazooka-era-esploso-in-casa-amputata-la-gamba-al-ragazzo-1.7106785
                                                      Foto: http://bellsouthpwp2.net

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