STEFANO. Era un ruscello in cui l’acqua proveniente dal poggio di San Pietro (a sud di Porto Santo Stefano) correva soltanto nella stagione invernale. Le abbondanti piogge di questo inverno-primavera hanno eroso i suoi argini trasformandolo in un “fossatello” più largo e più profondo. La terra trascinata a valle dall’acqua ha lasciato scoperta una bomba d’aereo.
Un ordigno di ragguardevoli dimensioni che sembrerebbe avere – per quello che se ne può vedere - la corazza ancora intatta. Ovviamente il proprietario del terreno attraversato dal fosso ha segnalato il caso alle autorità che hanno provveduto a isolare la zona cingendola con il fatidico nastro bianco e rosso.
A questo punto penseranno gli artificieri dell’esercito a stabilire se può essere trasportata altrove o fatta brillare sul posto. Nella zona, molto accidentata, con rilievi in forte pendenza coperti di macchia mediterranea, si trovano soltanto alcuni vecchi annessi agricoli non molto vicini al micidiale arnese.
Possiamo ricostruire a grandi linee la storia di questa bomba, e spingerci ad avanzare congetture, comunque più che plausibili e radicate su fatti storici.
L’ordigno fu quasi sicuramente sganciato nell’aprile del 1944, insieme a un grappolo di bombe da un fortezza volante americana facente parte di una formazione che stava effettuando una incursione su Porto Santo Stefano, con direttrice Ronconali - Valle avente come obiettivo il deposito Carburanti dell’Aeronautica militare situato in località Campone. Ma il bombardiere non terminò la sua missione, colpito dalla contraerea tedesca sganciò in piena campagna il suo carico di bombe che caddero sulle poste di vigna di “Cadorna” scavando enormi crateri e quindi precipitò sfiorando una casetta abitata da sfollati santostefanesi e finendo nei pressi di quel ruscello dal quale ieri è emerso l’ordigno.
Schiantandosi al suolo l’enorme aereo si incendiò, tutto l’equipaggio perì tra le fiamme. I corpi semicarbonizzati degli aviatori furono recuperati dalla gente del posto e seppelliti con ancora addosso le piastrine di riconoscimento, proprio accanto alla carcassa della fortezza volante. Terminata la guerra, gli americani cercarono notizie dei loro caduti, notizie che furono fornite con grande precisione. I commilitoni Usa sulla scorta di quanto loro riferito individuarono le sepolture, disseppellirono i caduti e li trasportarono altrove per deporli in uno dei loro cimiteri di guerra.
Fonte:
http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2013/04/04/news/e-da-un-ruscello-affiora-un-ordigno-bellico-1.6824560
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