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sabato 31 gennaio 2015

Rubato ordigno 2/a guerra, indagini in corso


La Procura di Bologna indaga sul furto di una bomba da mortaio inesplosa di circa 70 centimetri, trovata il 27 dicembre a Fontanelice nell'Imolese, luogo attraversato durante la 2/a Guerra Mondiale dalla Linea Gotica. L'ordigno era emerso dopo le inondazioni del fiume Santerno e per il 15 gennaio era prevista la rimozione, ma pochi giorni prima è stata rubata. "E' un gesto pericolosissimo per se stessi e per gli altri, oltre che stupido", ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini. Fonte: http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Rubato-ordigno-guerra-indagini/31-01-2015/1-A_015790599.shtml

venerdì 30 gennaio 2015

Spiava i carabinieri: in casa aveva una bomba a mano e spade affilate


Con la sua Volkswagen Polo per alcuni giorni si è appostato nei pressi della caserma dei carabinieri di Casola Valsenio, restando all'interno dell'abitacolo senza alcun motivi apparente. I carabinieri lo hanno notato e, insospettiti, in un'occasione hanno cercato di identificarlo senza riuscirci (l'uomo ha messo in moto l'auto e se ne è andato) poi lo hanno fermato per un controllo giorni dopo nel centro abitato di Casola Valsenio. Per prima cosa i carabinieri non hanno potuto fare a meno di notare che sul cruscotto del veicolo c'era una videocamera collegata a un monitor che consentiva sia la visione in diretta sia la registrazione. Sempre più incuriositi, i militari hanno chiesto all'automobilista di spegnere il motore e di mostrare i documenti, ma lui ha tentato la fuga, fermata solo dalla prontezza di un carabiniere che ha avuto la prontezza di sfilare le chiavi di accensione. Durante la perquisizione che ne è seguita, l'uomo ha cercato di opporre resistenza, minacciando anche i carabinieri (dicendo loro che per quel controllo l'avrebbero pagata cara) al punto che questi sono stati costretti ad ammanettarlo.
Nell’abitacolo dell'auto sono stati trovati coltellini, cutter, forbici e cacciaviti, di cui l'ammanettato non è stato in grado di giustificare il possesso. Ne è seguita quindi la perquisizione dell'abitazione dell'uomo, dove i carabinieri hanno fatto altre scoperte: residuati bellici come una bomba a mano tipo “ananas” e un bossolo di 40 mm per cannone antiaereo. Ma anche numerose repliche di spade ornamentali detenute illecitamente in quanto alterate, affilate e appuntite, e repliche di armi da fuoco (pistole e carabine) che sono state sequestrate per accertare eventuali alterazioni. Fonte: http://www.ravennaedintorni.it/ravenna-notizie/44908/spiava-i-carabinieri-in-casa-avevauna-bomba-a-mano-e-spade-affilate.html

giovedì 29 gennaio 2015

Il 4° Reggimento genio guastatori interviene per bonificare gli ordigni


A Marsala in contrada Casablanca sono stati rinvenuti tre ordigni bellici inesplosi risalenti al secondo conflitto mondiale. Sul posto è intervenuta una squadra specializzata del 4° Reggimento Genio Guastatori di Palermo che è alle dipendenze della Brigata Aosta di Messina; i guastatori entrati in azione possiedono una particolare specializzazione EOD (Explosive Ordnance Disposal) ma sono più comunemente indicati come artificieri. I manufatti sono stati identificati dai militari come tre proietti d'artiglieria da 47/32 mm di fabbricazione italiana, i colpi rinvenuti completi erano caricati con esplosivo ad alto potenziale. Il  pessimo stato di conservazione degli ordigni ha reso necessario la loro distruzione, i militari dell'Esercito Italiano hanno effettuato l'operazione in sicurezza nei pressi del luogo del ritrovamento, ovvero in una cava in contrada Cicco d'Enna. Dall'inizio dell'anno gli specialisti dell'Esercito del 4° Reggimento Genio Guastatori di Palermo hanno già portato a termine 3 interventi di bonifica nel territorio siciliano, con il relativo disinnesco o distruzione degli ordigni rinvenuti. Le capacità tecniche del personale ed i mezzi in dotazione all'Esercito garantiscono il prezioso intervento in caso di pubblica utilità e per la tutela dell'ambiente. In particolare, i reparti genio, grazie alle esperienze maturate nelle missioni estere ed all'elevata connotazione "dual-use" (capacità di cooperare con le autorità civili a favore della cittadinanza  e quella operativa espressa nei teatri operativi), operano a favore della comunità nazionale sia in caso di pubbliche calamità, sia per la bonifica dei residuati bellici ancora ampiamente presenti sul territorio italiano. L'Esercito è l'unica Forza Armata preposta alla formazione degli artificieri di tutte le forze di polizia, forze armate e corpi armati dello stato. Fonte: http://www.esercito.difesa.it/comunicazione/Pagine/Residuati-bellici-a-Marsala-150129.aspx
esercito.difesa.it

Cogoleto, trovato vecchio ordigno bellico



di Valentina Bocchino
La chiamata al 112 è arrivata questa mattina da parte di un cacciatore: era uscito presto per andare a caccia quando, dopo aver percorso qualche chilometro all’interno dei boschi vicino a Sciarborasca (frazione di Cogoleto), ha visto qualcosa di sospetto tra l’erba alta, e ha deciso di informare le forze dell’ordine. I carabinieri di Arenzano, giunti sul posto, hanno trovato un piccolo ordigno risalente alla seconda guerra mondiale, e hanno chiamato gli artificieri dell’esercito per farlo brillare sul posto, un’operazione che si è conclusa nel giro di breve tempo. Non è la prima volta che viene ritrovato un residuato bellico nei dintorni di Cogoleto: nel 2013 sono stati trovati proiettili di artiglieria leggera tedesca al confine con il campo da golf di Lerca, a pochi metri dalla buca 13. Allora, era stato necessario sospendere le partite e far allontanare i giocatori. Un fatto che non stupisce gli anziani del paese: sulle alture del comune rivierasco si trova la zona soprannominata “dei carri armati”. Se i più giovani la chiamano così per abitudine, chi conosce la storia di Cogoleto e delle sue frazioni sa che durante la seconda guerra mondiale c’erano diversi punti strategici in cui si radunavano carri armati e cannoni contraerei che, negli anni ’40, rispondevano al fuoco dei bombardamenti degli alleati. Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/01/29/AROtyiLD-cogoleto_trovato_vecchio.shtml

mercoledì 28 gennaio 2015

Afghanistan: mine antipersona, metà delle vittime sono bambini


La Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo (Icbl-Cmc) nella sua relazione annuale, Landmine Monitor Report 2014, ha sottolineato che il numero delle vittime registrate di mine e altri residuati bellici è diminuito al livello più basso dal 1999, ma il numero di bambini vittime è in aumentato. Nel 2013, i bambini hanno costituito quasi la metà delle 2403 vittime delle mine civili in tutto il mondo, si calcola nel rapporto. Nel solo Afghanistan le vittime tra i bambini sono salite a 487, quasi la metà delle vittime tra i bambini causate delle mine antiuomo nel mondo, seguito dalla Colombia, con 57 casi di bambini. Secondo Habib Khan Zazai, capo del Dipartimento per l’assistenza alle vittime (Macca), decine di migliaia di mine sono state piantate in Afghanistan tra il 1979, quando i russi invasero l’Afghanistan, e il 2001, quando i talebani sono stati estromessi dal potere. 
 Finora nel paese sono state eliminate o distrutte più di un milione di mine. “Il paese si propone di eliminare tutte le mine terrestri entro il 2023, ma se questo obiettivo potrà essere raggiunto dipenderà dai finanziamenti dei donatori di operazioni di sminamento e di sicurezza” ha detto Zazai, specificando che per quest’anno essi hanno solo i finanziamenti per il 65 per cento delle aree interessate. Il 13 dicembre scorso, i militanti talebani in un attacco a un gruppo di sminatori, nella provincia meridionale di Helmand, hanno causato la morte di 12 esperti. Secondo Zazai, questi attacchi hanno avuto un impatto negativo sulle attività di sminamento in molte aree del paese. Mentre le truppe Nato hanno concluso la loro missione di combattimento in Afghanistan, molti analisti prevedono che, insieme a molti altri progetti, anche le attività di sminamento saranno gravemente colpite dalla diminuzione degli aiuti internazionali e dalla continua presenza dei militanti talebani in molte aree del paese. Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2015/01/afghanistan-mine-antipersona-meta-delle.html
laperfettaletizia.com

laperfettaletizia.com

Sistema casa e trova una bomba nel muro


di Andrea Lobera
Risistemare casa e trovare una mina antiuomo in una delle pareti. È quanto successo alcuni giorni fa a Rocca Cigliè, dove il proprietario di un’abitazione in località Rualunga stava lavorando per mettere a posto l’abitazione, quando ha rinvenuto nella nicchia di un muro in pietra un oggetto cilindrico in metallo che, solo dopo il tempestivo intervento dei Carabinieri di Murazzano, giunti lì per effettuare il sopralluogo, si è capito essere una mina antiuomo della II guerra mondiale, forse nascosta nell’edificio dai partigiani. La bonifica del luogo è avvenuta tramite l’intervento degli artificieri dell’Esercito che hanno provveduto alla rimozione dell’ordigno, facendolo poi brillare. Fonte: http://www.unionemonregalese.it/Territorio/Langhe-e-pianura/Sistema-casa-e-trova-una-bomba-nel-muro
unionemonregalese.it

Terni, artificieri a caccia di bombe nel fosso di Stroncone: nessun residuato bellico, via ai lavori


Entro giugno 2015 sarà mitigato il rischio idrogeologico del fosso di Stroncone. Al lavoro si sono messi ormai da qualche giorno gli operai del Consorzio di Bonifica Tevera-Nera che nel cuore della città di Terni stanno scavando per realizzare le protezioni.
Artificieri nel fosso di Stroncone Prima di procedere agli interventi, però, sul posto sono arrivati gli artificieri dell’Esercito italiano. La presenza degli esperti militari si è resa necessaria in considerazione del rinvenimento di ordigni bellici risalente a qualche anno fa, quando nella zona ormai densamente popolata sono state edificate alcune palazzine. Proprio in prossimità del fosso dal cantiere emersero due bombe di aereo inesplose.
Via libera, proseguono i lavori Tuttavia l’operazione di sminamento compiuta dagli artificieri non ha fatto emergere altri residuati bellici, motivo per cui il Consorzio di Bonifica ha incassato il via libera a proseguire con gli scavi per l’allargamento dell’alveo e la realizzazione dei muri d’ala in cemento armato rivestito in pietrame locale, a cui seguirà il rifacimento dell’attuale ponte di via XX Settembre su di un’unica campata. La conclusione degli interventi è prevista per giugno 2015. Fonte: http://www.umbria24.it/terni-artificieri-nel-fosso-di-stroncone-a-caccia-di-bombe-nessun-residuato-bellico-via-ai-lavori/342936.html

Zenson di Piave: agricoltore trova una bomba della prima guerra mondiale


Un ordigno bellico inesploso della lunghezza di venti centimetri. E' quanto ha visto spuntare dal terreno un agricoltore di Zenson di Piave durante alcuni lavori mercoledì pomeriggio in un'area agricola adiacente a via Argine San Marco. Il rinvenimento della bomba, che risale verosimilmente alla prima guerra mondiale, è avvenuto nel primissimo pomeriggio. Oltre una ventina di centimetri la sua lunghezza secondo i primi accertamenti effettuati dai carabinieri, allertati dallo stesso agricoltore. I militari dell'Arma, una volta raccolta la segnalazione dell'uomo e raggiunto il luogo, hanno posto in sicurezza tutta la zona in attesa dell'intervento degli artificieri. Fonte:  http://www.trevisotoday.it/cronaca/trovata-bomba-zenson-di-piave-oggi-28-gennaio-2015.html

martedì 27 gennaio 2015

PELLEZZANO: RITROVATI E FATTI BRILLARE TRE ORDIGNI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE


di Angelo Scafuri
Nonostante la Seconda Guerra Mondiale si sia conclusa ben 70 anni fa, gli “echi” lasciano ancora tracce nella Valle dell'Irno. Infatti, a Pellezzano, sono ritornati alla luce tre ordigni risalenti alla Seconda Grande Guerra: un proiettile da mortaio da 2'' e 2 bombe a mano Mills n36M. Il ritrovamento è avvenuto nel tardo pomeriggio di domenica 25 gennaio ad opera di Walter Lambiase, Gerardo Aliberti e Carmine Fiore nel corso di un'escursione e per i quali: “E' stata una grande emozione rivedere pezzi di storia riaffiorare dal terreno, sono segni di un passato che non deve essere cancellato”. La scoperta è avvenuta non molto lontano dalla località Picchiocca, teatro di un sanguinoso combattimento nel corso dell'operazione Avalanche, ove la postazione Hill 270, così denominata dagli Inglesi, era stata precedentemente fortificata dalle truppe della Wehrmacht per impedire l'accesso degli alleati nella Valle dell'Irno.

All'indomani del rinvenimento i tre giovani hanno provveduto a segnalare quanto ritrovato alle forze dell'ordine ed agli uffici comunali competenti. Allertata la Protezione Civile Santa Maria delle Grazie che immediatamente ha eseguito la messa in sicurezza dell'area. Nella mattinata di ieri sono arrivati gli artificieri del XXI Reggimento “Genio Militare” di Caserta per rimuovere e far brillare gli ordigni in tutta sicurezza. Durante le operazioni di disinnesco erano presenti il comando dei Carabinieri di Pellezzano, la Protezione Civile Santa Maria delle Grazie, la polizia locale, un'ambulanza dell'associazione “La Solidarietà” di Fisciano ed il sindaco di Pellezzano Giuseppe Pisapia nelle veci di dottore. Una volta recuperati, gli ordigni sono stati portati nella cava di pietra della “Meca”, nella frazione Coperchia e sono stati fatti brillare in tutta sicurezza. Fonte: http://www.gazzettinodisalerno.it/joomla/provincia/item/5962-pellezzano-ritrovati-e-fatti-brillare-tre-ordigni-della-seconda-guerra-mondiale
gazzettinodisalerno.it


Residuati bellici scoperti nel bosco sopra il paese


di Simonetta D'Este
TRICESIMO. Stava passeggiando in mezzo agli alberi e, tra quelli che sono i resti del vecchio fortino sul colle che sovrastava Tricesimo, un uomo ha visto tra le rocce e alcuni pezzi di cemento abbandonati tra la vegetazione una bombola di gas con un tubicino collegato. Ha deciso di avvisare le forze dell’ordine e sul posto si sono recati subito, nel pomeriggio di domenica, i carabinieri della locale stazione. Arrivati sul luogo della segnalazione, però, i militari hanno deciso di chiedere ausilio ai vigili del fuoco, dotati di attrezzatura adatta per raggiungere in sicurezza la bombola, adagiata in un luogo impervio. Ma una volta arrivati sul loro obiettivo, i pompieri hanno trovato ciò che non si aspettavano: una botola che dava accesso a un tunnel puntellato lungo alcune decine di metri. Pochi movimenti e gli operatori si sono resi subito conto del potenziale pericolo, perché all’interno di quello che può essere definito un deposito-bunker sotterraneo erano presenti residuati bellici – pezzi d’artiglieria e altre armi - risalenti alla seconda guerra mondiale. Tutto materiale ancora a elevato rischio di scoppio. I carabinieri, quindi, hanno immediatamente effettuato le segnalazioni del caso e avvertito la Procura della Repubblica a Udine. Il sito è stato messo in sicurezza: la botola sigillata per impedire l’accesso al tunnel e la zona circostante delimitata e pattugliata. La situazione resterà così fino all’arrivo degli artificieri esperti nel trattare questo tipo di materiale bellico. Il giorno e l’ora dell'intervento e le modalità della bonifica saranno decisi nelle prossime ore, quando tutta la procedura di routine sarà ultimata. La presenza di armi e munizioni in questa zona non deve, comunque, sorprendere. Il luogo faceva parte della Fortezza del Medio Tagliamento ed era stato costruito nel 1909. Realizzato nella previsione che l’Italia si fosse trovata da sola in lotta contro l’Austria e quindi costretta a difendersi, non ebbe un ruolo attivo durante la Grande guerra. Durante il secondo conflitto mondiale fu adibito a polveriera e fu fatto saltare dai tedeschi durante la ritirata. Probabilmente nello scoppio una parte di deposito sotterraneo è rimasto intatto, ma ricoperta di vegetazione, rocce e detriti anche invisibile a chi nel tempo è transitato in quel luogo. Fino a domenica pomeriggio. Il deposito si trova in terreno privato e, per questioni di sicurezza, è vietato avvicinarsi al sito recintato. Fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/01/27/news/residuati-bellici-scoperti-nel-bosco-sopra-tricesimo-1.10746885
messaggeroveneto.gelocal.it

lunedì 26 gennaio 2015

Trovato un bazooka in un campo a Frassinelle: distrutto dagli artificieri


Il sindaco di Frassinelle Polesine, Ennio Pasqualin,raggiunto al telefono, appariva visibilmente scosso: un bazooka trovato abbandonato in un campo, in una zona “completamente disabitata, con solo dei vecchi ruderi dismessi, con le prime abitazioni solo a 300 metri di distanza”, non è notizia da tutti i giorni. Il lanciarazzi a spalla è un’arma usata a partire dal secondo conflitto bellico e probabilmente, anche quello trovato oggi, risale proprio a quel periodo, o comunque è di fabbricazione datata e presumibilmente già stato utilizzato. Una telefonata anonima ha avvertito gli uomini del 112 della presenza dell’arma in un’area fuori manoin località Viezzé, in via Armando Diaz. Le forze dell’ordine si sono immediatamente precipitate sul posto. La pattuglia non ha potuto che prendere atto della presenza dell’arma e si è rivolta agli artificieri della città lagunare, che lo hanno fatto brillare. L’operazione, iniziata questa mattina, 26 gennaio, alle 8, si è conclusa intorno alle 11“Mi ero accorto che qualcosa non andasse, oggi, in paese – prosegue il primo cittadino – perché un’ assessore della mia giunta mi ha raccontato di aver trovato la strada di ingresso a Frassinelle, dalla parte di località Viezzè, completamente chiusa al traffico veicolare, con vari poliziotti a presidiarla; tant’è che la donna ha dovuto fare retromarcia e passare per Canaro, per arrivare in ufficio. Inizialmente – precisa Pasqualin – credevo si trattasse di un ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale. Pensavo, dunque, a un allarme bomba. Allora, verso le 14, ho telefonato al maresciallo, dato che nessuno mi aveva ancora avvertito di niente: mi ha risposto, in maniera vaga, di stare tranquillo e che era finalmente tutto finito. Solo dai giornalisti, che mi hanno contattato più volte nel corso del pomeriggio, ho saputo che si trattava in realtà di un bazooka”. Le indagini sono in corso: si cercherà, soprattutto, di scoprire come il bazooka sia finito lì. Fonte: http://www.rovigoindiretta.it/rovigo-e-dintorni/2015/01/26/trovato-un-bazooka-un-campo-frassinelle-distrutto-dagli-artificieri/
.rovigoindiretta.it

I due artificieri fuori pericolo Saranno interrogati


di Paola Calvano
Stanno meglio e presto saranno ascoltati dai magistrati i due dipendenti della Sabino esplodenti rimasti feriti venerdi a Noceto (Parma) in contrada La Vigna mentre completavano il processo di demilitarizzazione di alcuni residuati bellici. Una esplosione improvvisa li ha colpiti ferendo entrambi in modo grave. Una delle due vittime ha 42 anni ed è di Vasto. Ha riportato una grave ferita ad un gamba ed è stato sottoposto ad intervento chirurgico d'urgenza. Ora è in osservazione nel reparto di rianimazione dell'Ospedale Maggiore. L'uomo ha contattato la famiglia tranquillizzandola. Amici e conoscenti tirano un sospiro di sollievo. La degenza sarà lunga ma l'uomo non è in pericolo di vita. Ferite agli arti superiori e al volto sono stati invece riscontrate all'altro operaio, residente a Napoli ricoverato nel reparto di maxillo-facciale. Su quanto successo indaga la Procura militare di Verona competente in materia. Gli investigatori hanno già ascoltato le dichiarazioni di persone che al momento dell'esplosione erano in fabbrica. Ieri la fabbrica è stata visitata anche dagli ispettori del ministero della Difesa. L'incidente è avvenuto durante la movimentazione degli ordigni. Il rappresentante legale della Sabino, Gianluca Salvatore ha rilasciato alle agenzie di stampa notizie rassicuranti sulla salute dei suoi lavoratori. La dinamica dell'incidente appare chiara ma ci sono diversi punti da chiarire. Lo faranno gli stessi protagonisti della disavventura che fortunatamente ha avuto esiti meno drammatici di quanto si era temuto in un primo momento. I sindacati hanno diffuso un nota durissima invocando maggiori garanzie di sicurezza e tutela dei lavoratori dello stabilimento. «Sulle procedure di sicurezza, non sono mai stati dati chiarimenti» , scrivono le organizzazioni sindacali di categoria. «Lo scoppio del 23 gennaio», annotano, «ha dato luogo ad un forte boato, udito anche nella vicina frazione di Costamezzana. Pur essendo ancora tutta da ricostruire, la vicenda solleva comunque inevitabilmente, ancora una volta, la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Tanto più dal momento che si parla di un contesto in cui si trattano materiali esplosivi. Contesto reso più ‘sensibile' dal fatto che, oltre ai circa 65 dipendenti statali diretti (tra impiegati e operai), all'interno dello stabilimento opera un gruppo di 6 lavoratori della "Esplodenti Sabino" di Casalbordino". Fonte: http://ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2015/01/25/news/i-due-artificieri-fuori-pericolo-saranno-interrogati-1.10739214
ilcentro.gelocal.it

domenica 25 gennaio 2015

Benvenuti in Centrafrica, dove si trova più facilmente un’arma che una cena


di Emanuele Rossi
Le granate provengono dalla Cina o dalla Bulgaria. I mortai dal Sudan, mentre i lanciarazzi sono iraniani. Il giro tra Spagna e Camerun per i fucili, per i proiettili invece arrivano dla contrabbando inglese, o ceco o belga.Secondo un rapporto compilato dal Conflict Armament Reaserch per lUnione europea, le granate Type 82-2 (bombe a mano) sono così comuni nella Repubblica Centrafricana che possono essere acquistate con prezzi anche inferiori ad un dollaro (fino a 50 cents): «A meno di una bottiglia di Coca Cola».Sono armamenti piccoli, facilmente trasportabili in grosse quantità, e, altrettanto facilmente, utilizzabili e maneggiabili. Durante la guerra civile scatenata nel 2013 dai Seleka, una colazione di ribelli in gran parte musulmani, sono state proprio le Type 82-2 ad avere il più alto impatto sulla condizioni di sicurezza. Molti degli attacchi dei morti e dei feriti, alcuni orribilmente mutilati a Bangui, la capitale del paese, scenario del rovesciamento di potere, sono avvenuti attraverso lutilizzo di queste bombe, piccole e occultabili, quanto letali.Un lotto di oltre 25.000 Type 82-2 di una spedizione del 2006 è stata tracciata dai ricercatori, fabbricato in Cina, e , stante al confezionamento, destinato ai Royal Nepalese Army Headquarters anche se lesercito nepalese precisò di non utilizzare questo genere di bombe.Alcune delle armi finite in mano ai ribelli, sarebbero state saccheggiate dagli arsenali governativi, altre contrabbandate da mercanti stranieri attraverso i porosi confini del paese. Molte altre, sono entrate dagli stati vicini, per primo il Sudan, nonostante sia sottoposto a sanzioni .La guerra civile che da due anni sfianca la Repubblica Centrafricana, è un’emorragia infinita di morte e distruzione, apparentemente senza soluzione. I Seleka, i ribelli, hanno attirato nel territorio centrafricano combattenti dal vicino Sudan e dal Ciad, tutti accattivati dal progetto di trasformare il paese in uno stato islamico. Bambini soldato, villaggi bruciati, violenze, esecuzioni a colpi di machete. I cristiani, i cosiddetti anti-balaka (anti-machete), hanno risposto in modo altrettanto sanguinoso, bruciando moschee, lapidando i nemici, profanandone a morsi i cadaveri. Cinque mila le vittime accertate, oltre un milione e mezzo gli sfollati: questi i numeri, in crescita, dell’emergenza umanitaria.Tutto avviene in un paese ricco di risorse nel sottosuolo (petrolio, oro, diamanti), ma poverissimo in superficie. Il 60 per cento della popolazione vive con 1.25 dollari al giorno. L’indice di sviluppo umano (indicatore di sviluppo macroeconomico utilizzato dall’Onu) è di 0.384: cioè il 171° paese su 177. L’analfabetismo si appaia alla povertà endemica e alla diffusione di ceppi virali come malaria e lebbra (sembra quasi un miracolo che ancora non sia ancora arrivata ebola).Nel settembre 2014 è arrivato il primo contingente di peacekeeper delle Nazioni Unite (Eufor RCA risoluzione Onu 2134), per sostituire le truppe dell’Unione Africana che avrebbero dovuto garantire la stabilità del paese.Tra i loro compiti, permettere la mobilità delle forze europee (già presenti sul posto prima dei Caschi blu), bonificare di residuati bellici, la realizzazione di lavori infrastrutturali di base in favore dei civili e del governo locale e, appunto, il monitoraggio dei traffici di armi.Vent’anni fa fu hutu contro tutsi in Ruanda, oggi c’è il rischio di un nuovo genocidio, quello incrociato tra cristiani e musulmani a Bangui: guerre fomentate dall’odio religioso, razziale, settario, e veicolate dalla facilità con cui in certe parti del mondo, come l’Africa, si arriva a disporre di un’arma. Fonte: http://www.formiche.net/2015/01/24/benvenuti-centra-africa-dove-unarma-costa-meno-cena/