Senato

Senato
biografiadiunabomba

sabato 24 gennaio 2015

La balistite è stata portata e scaricata abusivamente


Nessun deposito di materiale bellico risalente alla seconda guerra mondiale, ma un abbandono deliberato di rifiuti pericolosi, da parte di ignoti che hanno scelto di disfarsi di una grossa quantità di balistite gettandola nell'area del cantiere aperto quattro anni fa nel quartiere Cappuccini. 
Questo lo scenario emerso dopo le operazioni di bonifica della strada di accesso alla lottizzazione in cui, lo scorso 2 settembre, si verificò la deflagrazione sotterranea della sostanza esplosiva usata in tempo di guerra, che tenne in scacco l'intera contrada per 24 ore.
Non dunque un'esplosione casuale, ma un episodio con un potenziale colpevole che, se individuato, potrebbe dover rispondere, oltre che dell'abbandono di rifiuti pericolosi, anche degli ingenti danni economici procurati all'amministrazione comunale di Thiene. 
Per l'“affare balistite” il conto da saldare per il Comune è schizzato alle stelle, arrivando a sfiorare 40 mila euro. (...) Fonte: http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1720_thiene/1029935_la_balistite__stata_portata_e_scaricata_abusivamente/

ilgiornaledivicenza.it

Dalla boscaglia spuntano due carabine


di Claudia Borsoi 
VITTORIO VENETO - Gli agenti della polizia locale si appostano per stanare l'ecofurbo e, nella boscaglia, rinvengono due carabine risalenti alla Prima guerra mondiale. Il ritrovamento risale a quattro giorni fa. La pattuglia era da poco arrivata in via delle Perdonanze per un servizio di appostamento, ma anziché rifiuti hanno scoperto, abbandonate a terra, le due armi da fuoco. Prive di matricola, non funzionanti e in parte arrugginite sono state consegnate al comando dei carabinieri di Vittorio Veneto per essere distrutte. L'autore dell'abbandono, oltre alla multa per scarico di rifiuti in area verde, rischia una denuncia penale per detenzione illegittima di armi.
«È la prima volta - spiega il comandante della polizia locale, Ezio Camerin - che vengono rinvenute abbandonate delle armi da fuoco, in passato avevamo trovato armi bianche di varie dimensioni». Fonte: http://www.gazzettino.it/NORDEST/TREVISO/carabine_rifiuti_abbandonati_boscaglia_vigili/notizie/1140585.shtml

A caccia di ordigni bellici per rifornirsi di tritolo


di Daniele Carmona
 Attentati mafiosi eseguiti grazie vecchi ordigni non esplosi, il Mediterraneo n'è pieno, ma non solo, il Tirreno e l'Adriatico, ordigni spesso finiti sui fondali dei nostri mari, ricoperti da vegetazione marina, ma sempre funzionanti.

 Cosanostra sfrutta tutte le sue conoscenze e uomini esperti per ricercare bombe inesplose, lo fa dalle stragi e lo farebbe anche oggi.

 È notizia fresca di stampa, leggete:

 
(ANSA) - CALTANISSETTA, 23 GEN - "È fondato ritenere che l'esplosivo utilizzato per la strage di Capaci provenisse da vecchi ordigni bellici". Lo hanno riferito i periti Claudio Miniero e Marco Vincenti nel nuovo processo per la strage di Capaci, in corso davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta. I periti hanno spiegato che l'Rdx - uno dei componenti trovati nell'esplosivo piazzato sull'autostrada - è stato utilizzato anche per commettere altri attentati successivi alla strage di Capaci.

 Dunque mentre si cerca il tritolo che sarebbe destinato all'attentato del PM. Nino Di Matteo, ricerca senza esiti, forse bisognerebbe scandagliare anche i nostri mari, magari controllare alcuni magazzini vicino alla costa, è certamente impossibile aprire tutti i magazzini di Palermo, ma il luogo potrebbe essere non troppo lontano da chi indaga, un posto in abitazioni di soggetti di assoluta moralità e magari qualche politico insospettabile.

 Del Bomb jammer nemmeno l'ombra, l'attenzione è tutta sul terrorismo degli estremisti Islamici, ma ci si dimentica di Palermo, insomma l'attenzione degli Italiani è tutta su eventi vari, oltre al nuovo Presidente della Repubblica, situazione analoga a quella del '92, insomma coincidenze, instabilitá politica, alleanza tra partiti per governare proprio come allora, ed è in queste situazioni in cui la mafia torna a colpire.

 Siamo al punto di partenza, o si interviene con tutti i mezzi, o non si potrá più dire che stiamo facendo tutto il possibile, Alfano ha sempre dichiarato di stare facendo tutto quello che è in suo potere, ma allora non è nel suo potere quello di difendere i nostri giudici, non ne ha le facoltà, mani legate? Fonte: http://www.antimafiadisicilia.com/?q=it/a%20caccia%20di%20ordigni%20bellici%20per%20rifornirsi%20di%20tritolo

Ordigno della seconda guerra mondiale trovato in una fabbrica di Campolungo


Un ordigno della seconda guerra mondiale è stato rinvenuto in un canale di scolo nel perimetro dell’azienda Ocma di Campolungo ad Ascoli. A fare la scoperta del pezzo di artiglieria sono stati alcuni operai che stanno mettendo in sicurezza il sito a causa della presenza di tonnellate di rifiuti prevalentemente materiale della produzione dell’azienda dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli). Gli operai hanno notato l’ordigno e hanno subito avvertito i carabinieri.Probabilmente le piogge degli ultimi giorni hanno spinto il pezzo di artiglieria fin dentro il canale di scolo del Piceno Consind che si addentra per duecento metri nell’area dell’Ocma. I carabinieri di Castel di Lama hanno subito allertato gli artificieri di Padova che giunti sul posto con mezzi speciali hanno disinnescato l’ordiglio esplosivo bellico e lo hanno poi trasportato nella campagna di Relluce dove è stato fatto brillare. L’operazione, coordinata dalla prefettura ascolana, è stata condotta nella massima riservatezza per non creare allarmismo tra la popolazione della Vallata del Tronto. Fonte:http://www.corriereadriatico.it/ASCOLIPICENO/ascoli_ordigno_bomba_ocma_azienda/notizie/1138947.shtml

venerdì 23 gennaio 2015

Rimossi 17 residuati bellici a Montecassino


Con la rimozione di 17 ordigni, si è conclusa l’ultima fase di bonifica da parte del 6° Reggimento Genio Pionieri Comando Legione Carabinieri Lazio, specializzato nella rimozione e la distruzione dei residuati bellici. Nelle varie fasi dell'intervento di bonifica dell'area, coordinate dalla prefettura di Frosinone, sono stati impegnati uomini, strumenti e mezzi, tra cui  personale sanitario specializzato, per effettuare gli interventi in  situazione di sicurezza. Sono stati neutralizzati, quindi, 17 ordigni dei complessivi 90 residuati bellici inesplosi risalenti all'ultimo conflitto mondiale, scoperti sul versante sud di Montecassino, nella zona compresa tra il parco della Pace, il parco archeologico e La Rocca. L'area interessata dal ritrovamento, è stata – prima dell’inizio delle operazioni - circoscritta e messa in sicurezza per scongiurare ogni eventuale potenziale pericolo. Gli ordigni bellici inesplosi - due da 105mm e 15 da 88mm - sono stati presi in consegna dagli artificieri per il trasferimento e fatti brillare in luogo attrezzato. Fonte: http://www.interno.gov.it/it/notizie/rimossi-17-residuati-bellici-montecassino-fr

Una bomba da 500 chili in Manifattura


di Giuliano Lott
É rimasta lì, sotto qualche metro di terra, per settant’anni. Ci hanno camminato sopra, del tutto ignari, centinaia di dipendenti della Manifattura. Ieri mattina la bomba d’aereo americana, un “pillolone” da mille libbre (poco meno di 500 chili) è tornata alla luce durante gli scavi di Progetto manifattura. Si tratta di una delle circa duemila bombe inesplose che tuttora si trovano nel sottosuolo del Trentino, frutto indesiderato della incessante campagna di bombardamenti da parte dell’aviazione americana. che risalgono al periodo compreso tra il 1944 e il 1945. L’ordigno è stato scoperto durante gli scavi per la realizzazione della rampa dei garage di Progetto Manifattura, a una decina di metri dal muro di cinta che si affaccia su via Zigherane. Ad accorgersi che sotto terra c’era qualcosa di strano è stato l’operatore dell’escavatrice, quando la benna ha incontrato l’involucro di metallo, a una profondità di circa 4 metri. In quel punto, che si trova da un lato a poco più di 100 metri dal ponte delle Zigherane e dall’altro a una quarantina di metri dalla storica ciminiera della Manifattura, dall’epoca dei bombardamenti, nessuno aveva più scavato. Del ritrovamento è stata informata la compagnia dei carabinieri di Rovereto, che ha provveduto ad allertare il Commissariato del Governo e gli artificieri del 2° Reggimento Genio Guastatori di Trento, i quali sono arrivati al cantiere in tarda mattinata ed hanno subito messo in sicurezza il residuato bellico. La bomba ha una lunghezza di circa 120 centimetri e un diametro di mezzo metro. In apparenza sembra che abbia perso una delle due spolette (le bombe aeree americane erano dotate di una spoletta in testa e una in coda) e le sue condizioni complessive sono ancora da valutare: da queste dipendono le modalità con cui l’ordigno verrà inertizzato. Nella migliore delle ipotesi, cioè qualora il fusto della bomba sia abbastanza integro, potrebbe venire despolettata sul posto (e quindi di fatto inerti«zzata) per poi trasportarla in qualche zona sicura (di solito in una cava di sabbia) per farla brillare con un’esplosione controllata. Nel caso che il fusto sia danneggiato e la bomba non sia trasportabile, andrebbe fatta brillare sul posto: ne conseguirebbe un raggio maggiore per l’evacuazione della zona. A breve, raccolti tutti i dati dagli artificieri, il Commissariato del Governo convocherà una riunione operativa con il Comune, i pompieri e le forze dell’ordine, per stabilire la migliore procedura per la bonifica. Fonte: http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/01/24/news/una-bomba-da-500-chili-in-manifattura-1.10724438
trentinocorrierealpi.gelocal.it

Esplosione in polveriera militare a Parma, ferito operaio vastese


Un grave incidente si è verificato questa mattina presso la polveriera militare di Noceto, in provincia di Parma. Due artificieri, dipendenti della Sabino Esplodenti, ditta che ha sede a Lanciano e stabilimento a Casalbordino, sono stati investiti da un'esplosione mentre stavano lavorando per l’alienazione di materiale esplosivo al reparto 64. 
Due sono gli operai feriti, un 49enne originario di Napoli e residente a Lanciano, e un 42enne di Vasto, R.F. le sue iniziali. Entrambi sono stati trasferiti all'ospedale di Parma. Secondo la stampa locale l'operaio vastese è rimasto colpito da alcune schegge ad una gamba e necessiterà di intervento chirurgico. Anche l'altro operaio sarà sottoposto ad operazione a causa delle ferite riportate. Per entrambi la prognosi e riservata ma non sarebbero in pericolo di vita
"La Direzione dello Stabilimento Militare -si legge in una nota dell’Agenzia Industrie Difesa - ha avviato proprie indagini mettendosi a disposizione della Magistratura per quanto riguarda l'esplosione avvenuta stamattina alla polveriera di Noceto. L’esplosione si è verificata alle 7.30 mentre erano in corso operazioni di inertizzazione di materiali esplodenti da parte di una società esterna. Due operai della ditta 'Esplodenti Sabinò sono rimasti feriti. Entrambi sono stati immediatamente trasportati all’ospedale Maggiore di Parma".
"Lo stabilimento di Noceto - si legge sul sito del Ministero della Difesa -, sorto nel 1937 come reparto Staccato del Laboratorio Caricamento Proietti di Piacenza, dagli anni '80 in poi è attivo nel settore del ripristino e demilitarizzazione di munizionamento di artiglieria, costruzione di munizioni per l'addestramento; revisione e manutenzione programmata dei missili Hawk. Fonte:http://www.zonalocale.it/2015/01/23/esplosione-in-polveriera-militare-a-parma-ferito-operaio-vastese/14009

Un arsenale in camera da letto, impiegato ai domiciliari


Un collezionista di armi di Torri è stato sottoposto agli arresti domiciliari dagli agenti della Digos. Daniele meda, 47 anni, dipendente del provvoditorato agli studi, aveva accumulato negli anni oltre novanta pezzi, alcuni dei quali potenzialmente attivi. Si tratta di mitra, fucili, lanziarazzi, pistole, baionette e munizioni, principalmente risalenti alla prima e alla seconda guerra mondiale, ma anche all’800. Li custodiva nella camera da letto dell'abitazione che condivide con i genitori. Un arsenale che Meda deteneva senza le necessarie autorizzazioni e che aveva messo insieme acquistando su internet. E’ proprio da una delle ultime transazioni che i poliziotti sono risaliti a lui. La questura di Vicenza ha ricevuto una segnalazione da quella di Genova, da dove è partito uno degli ultimi pezzi acquistati. Ieri la perquisizione, che si è conclusa con il sequestro di tutto il materiale e dei computer dell’impiegato e con il provvedimento restrittivo. Fonte:http://www.lapiazzaweb.tv/cronaca-vicenza/6279-un-arsenale-in-camera-da-letto-impiegato-ai-domiciliari

giovedì 22 gennaio 2015

Ordigni bellici: Camera, interrogazioni seduta 21 gennaio


Roma, 23 gen. (askanews) - A quel che si apprende dalla stampa, «le concessioni numero 25 e 26 della INA - Industrija Nafte - ricadono in un'area segnalata da carte nautiche e natanti come deposito di ordigni inesplosi». E ancora: «le prospezioni geofisiche che si vorrebbero condurre con tecniche Air-Gun (e simili), così come le future trivellazioni di pozzi provvisori e definitivi, probabilmente non sono mai state messe in correlazione con le migliaia di ordigni bellici affondati nelle sottozone di cui si chiede l'indagine e nelle altre zone confinanti»; tale allarme non sembra essere ingiustificato come confermano anche numerosi atti parlamentari prodotti in questi anni; in particolare, si ricorda in questa sede l'ordinanza della capitaneria di porto di Manfredonia che, nel 1972, vietò per motivi di sicurezza la navigazione, l'ancoraggio, la pesca subacquea e la balneazione per un profondità di 500 metri dalla costa nelle acque di Pianosa, arcipelago delle Tremiti, i cui fondali ospitano una distesa di ordigni della Seconda Guerra Mondiale. Fonte: https://it.notizie.yahoo.com/camera-interrogazioni-seduta-21-gennaio-capone-2-040427909.html

Rubata la bomba della Grande guerra


Era stata trovata in campagna durante dei lavori, in una tenuta agricola a monte di Chizzola. La bomba, un proiettile di circa 30 centimetri di lunghezza, risalente alla Grande Guerra, era stata messa in sicurezza dagli artificieri in attesa di procedere al brillamento. Quindi, transennata la zona con le fettucce bianche e rosse e coperta la buca, i militari avevano atteso il giorno giusto per le operazioni di inertizzazione. Ma ieri mattina, data stabilita per trasportare l’ordigno in cava e farlo brillare in tutta sicurezza sotto qualche metro di sabbia con un’esplosione controllata, quando gli artificieri sono arrivati in località Orsi - una zona agricola che si trova sul costone tra gli abitati di Chizzola e di Santa Cecilia, sulla vecchia strada che dalla ex distilleria Cipriani sale verso Brentonico - la bomba non c’era più. Sparita. Con ogni probabilità, la notizia del ritrovamento, benché non fatta circolare in alcun modo dalle forze dell’ordine, è comunque passata di bocca in bocca fino a raggiungere qualche persona interessata al proiettile ormai vecchio di cent’anni. L’hobby del recupero di
residuati bellici è molto diffuso nella nostra zona, fin dal primo dopoguerra, quando i “recuperanti” - così vengono chiamati tutt’oggi - erano persone che a rischio della propria vita bonificano le zone attorno ai centri abitati in cambio di pochi soldi. Purtroppo alla passione, anche quando è genuina, spesso si accompagna una conoscenza piuttosto approssimativa del funzionamento degli esplosivi. Non per nulla negli anni sono parecchi i casi in cui qualche collezionista-recuperante ci ha rimesso qualche falange delle dita , e nonostante siano passati quasi 20 anni è ancora fresca la memoria della tragedia di Marco, quando un recuperante di 56 anni, Renzo Gatti, morì dilaniato nel giardino di casa sua mentre cercava di inertizzare in modo artigianale una vecchia granata da 500 chili. Quella degli esplosivi è insomma una passione pericolosa, che può costare la vita per una banale sottovalutazione del rischio. La speranza è che chi ha sottratto il proiettile dalle campagne di Chizzola non corra rischi eccessivi. É pur vero che la polvere pirica ha un tempo di decadimento e perde le proprie caratteristiche nell’arco di cento anni, ma è anche vero che un proiettile inesploso rappresenta sempre un’insidia per chiunque. Tanto più per chi si atteggia a “pratico” del mestiere, ma non può nè potrà mai avere alle spalle la formazione e l’esperienza di un artificiere. Fonte:http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/01/22/news/rubata-la-bomba-della-grande-guerra-1.10711852
trentinocorrierealpi.gelocal.it

Capaci bis, i periti: "I tipi di esplosivo usato sono due, uno di tipo militare"


“L'attentato di Capaci? E' stato fatto in maniera artigianale. L'esplosivo utilizzato per la strage di Capaci era composto da tritolo, nitrato di ammonio e rdx. Un composto compatibile con il contenuto di mine ed ordigni navali di fabbricazione americana o inglese”. Non hanno dubbi i periti nominati dalla Procura nissena Claudio Miniero e Marco Vincenti, ascoltati ieri pomeriggio al processo per l'attentato del 23 maggio '92 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Sotto processo ci sono i componenti della cosca mafiosa di Brancaccio Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo ed il pescatore Cosimo Lo Nigro. Rispondendo alle domande dei pm hanno spiegato che la loro è una consulenza di natura documentale e hanno puntualizzato di essersi avvalsi di altre consulenze elaborate nei processi sugli altri attentati verificatisi in Italia negli anni Novanta confrontando anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che, nel corso degli anni, hanno contribuito a fornire degli elementi utili per capire la provenienze dell'esplosivo utilizzato. Miniero e Vincenti hanno sottolineato che immediatamente dopo l'attentato “il modo di procedere fu artigianale perché era la prima volta che si manifestava un evento di tale portata. Chi intervenne era impreparato a fronteggiare una situazione del genere. Intervennero sul luogo della strage anche delle persone estranee, oltre che diversi esponenti delle forze dell’ordine che raccolsero un buon numero di reperti ma non sufficiente. Il materiale venne repertato in ritardo e inoltre la pioggia caduta la notte successiva alla strage, fu decisiva per ridurre fino a quasi rendere nulla la presenza di nitrato d’ammonio che invece sarebbe stato utilizzato in maniera massiccia”. Hanno anche spiegato che basandosi soltanto sullo studio dei reperti diventa impossibile stabilire con certezza la provenienza dell'esplosivo anche perché i reperti vengono selezionati anche con una forte componente di casualità. Così come era stato verificato in passato i due periti hanno comunque confermato che “L'esplosivo utilizzato per la strage di Capaci era composto da tritolo, nitrato di ammonio e rdx. Un composto compatibile con il contenuto di mine ed ordigni navali di fabbricazione americana o inglese”. “L’attentato di Capaci – hanno aggiunto i due periti – e’ stato fatto in maniera artigianale. Lo scopo e’ stato comunque raggiunto. Non c’era la perfezione ma il tutto e’ stato compensato con la gran quantità di esplosivo utilizzato. Nell’incertezza hanno collocato una carica molto alta. Gli stessi collaboratori si sono stupiti del botto che ha fatto. Con quella gran quantità di esplosivo erano certi che avrebbero fatto saltare in aria tutta l’autostrada”.
Non c'è Semtex
In particolare, nella loro esposizione, si sono soffermati su quella rilevazione effettuata dall'Fbi che suggeriva agli investigatori di indagare sulla possibilità che fosse stato utilizzato dell'esplosivo Semtex H, proveniente dall'est dell'europa. “L'analisi che venne fatta dall'Fbi all'epoca lascia a desiderare – hanno detto – Solo ora sono stati inviati i documenti dopo una rogatoria internazionale e leggendo il procedimento analitico effettuato restano fortissimi dubbi che possa essere stato usato. La traccia di Pentrite è stata ravvisata solo in un'unica metodica analizzando un unico campione repertato. Negli altri non si trova. Ciò si può spiegare in due modi. Il primo che il campione analizzato, concentrato in pochissime gocce di solvente, sia stato contaminato in quanto è stato lasciato per due giorni a riposare. Poi c'è la possibilità che quel frammento di roccia analizzato sia quello che è andato a contatto con il detonatore, che comunque ha una parte di pentrite. Inoltre il Semtex H è di tipo plastico e normalmente il detonatore sarebbe inserito dentro il panetto ma nessun pentito parla di questo. Poi è vero che dopo un esplosione non è mai possibile risalire all'origine, alla composizione iniziale”.
Legame con le altre stragi
Seguendo il racconto dei due periti le stesse sostanze impiegate nell’attentato di Capaci sono state ritrovate, seppure in quantità diverse, anche nelle stragi successive. Inoltre hanno aggiunto che l’esplosivo utilizzato per la strage di Capaci “era tutto in polvere. E’ presente una gran quantità di tritolo, perché rinvenuto in diversi reperti mentre l’Rdx era presente in maniera inferiore”. Poi hanno escluso che per la strage di Capaci sia stato usato il tritolo trovato sulla nave “Laura C”., un mercantile affondato lungo le coste calabresi e all’interno del quale era stata rinvenuta una gran quantità di tritolo. “Il tritolo rinvenuto sul mercantile era puro e poteva essere utilizzato già così senza il bisogno di sbriciolarlo” hanno detto ai giudici. L'esame dei due consulenti della Procura proseguirà venerdì mattina dove presumibilmente verrà vagliata l'ipotesi dell'utilizzo di ordigni bellici inesplosi. Il pentito Gaspare Spatuzza, nel corso degli interrogatori resi dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia, aveva affermato di essersi occupato del reperimento dell'esplosivo e di averlo recuperato da ordigni bellici inesplosi e rimasti sul fondo del Golfo di Palermo dopo la seconda guerra mondiale. Fonte: http://www.antimafiaduemila.com/2015012253334/cosa-nostra/capaci-bis-i-periti-qi-tipi-di-esplosivo-usato-sono-due-uno-di-tipo-militareq.html

A Petacciato, l’ipotesi di un ordigno bellico inesploso


Dopo i numerosi rinvenimenti nei comuni del Cratere, è stato segnalata la presenza di un reperto arrugginito in una strada di Petacciato. Il sospetto, a oggi, è che si possa trattare di una bomba inesplosa risalente alla seconda Guerra Mondiale.Ipotesi che vedrebbe allertati anche gli artificieri. L’area, adiacente a via Como, una strada a poche centinaia di metri dalla spiaggia, sarebbe stata interdetta al traffico, in attesa del da farsi. Fonte: http://www.termolionline.it/171764/reperto-metallico-affiora-petacciato-lipotesi-ordigno-bellico-inesploso/

Galleno, cacciatori trovano in un bosco un ordigno bellico


Un gruppo di cacciatori ha trovato un razzo anticarro Panzerfaust della seconda guerra mondiale mentre si trovava nei boschi di Galleno, paese al confine tra Fucecchio e Castelfranco di Sotto. Il residuato bellico è stato segnalato ai carabinieri della stazione di Fucecchio e alla polizia municipale dell’Unione dei Comuni questa mattina. Sono intervenuti gli artificieri del Reggimento Genio ferrovieri di Bologna per portar via l’ordigno bellico di fabbricazione tedesca e farlo brillare in un terreno di proprietà del Comune di Fucecchio in via di Burello, nella zona del Padule. Fonte: http://www.gonews.it/2015/01/22/fucecchio-galleno-cacciatori-trovano-in-un-bosco-un-ordigno-bellico-fatto-brillare-in-padule/
iltirreno.gelocal.it

mercoledì 21 gennaio 2015

Battipaglia, ritrovato ordigno bellico in cava De Rosa


Stamane, presso una cava localizzata tra Battipaglia ed Eboli, cava De Rosa, sono stati rinvenuti e disinnescati due ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale. Si tratta della stessa cava cittadina dove, lo scorso mese di novembre, è stata fatta brillare la bomba inesplosa ritrovata nel quartiere Taverna di Battipaglia. Si trattava di due bombe più piccole rispetto a quella rinvenuta a novembre, rinvenute nel corso delle attività di sminamento messe in campo dall’Esercito Italiano. A prendere parte alle operazioni, oltre agli stessi militari, anche i carabinieri della compagnia di Battipaglia, coordinati dal capitano Giuseppe Costa, gli uomini della Polizia municipale, guidati dal comandante Giorgio Cerruti, i volontari della Croce Rossa di Battipaglia, tecnici del Comune di Battipaglia. Fonte: http://www.occhiodisalerno.it/notizie-dal-territorio/battipaglia-ritrovato-ordigno-bellico-cava-de-rosa/
occhiodisalerno.it


martedì 20 gennaio 2015

Rimossi e neutralizzati due ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale


Rimossi e neutralizzati due ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale

Rimossi e neutralizzati martedì mattina due residuati bellici inesplosi, di medie dimensioni ed in cattivo stato di conservazione, risalenti al secondo conflitto mondiale, rinvenuti a Savignano sul Rubicone. L’intervento, svolto in massima sicurezza, ha riguardato un proiettile da mortaio (lungo 50 centimetri e 18 centimetri di diametro) ed un’ogiva di artiglieria (lunga 50 centimetri e 15 centimetri di diametro) sono stati trovati in via Sogliano. Il primo nella zona antistante l’entrata del Centro Sportivo “Seven”, all’interno di un cantiere edile, ed il secondo in un fossato di fronte ad un’abitazione a Ribano. Dopo le immediate misure preliminari di perimetrazione e messa in sicurezza delle aree, a salvaguardia della pubblica e/o privata incolumità dei cittadini, le operazioni di rimozione sono state coordinate dalla Prefettura di Forlì-Cesena in sinergia con gli artificieri dell’Ottavo Guastatori Folgore di Legnago, il personale dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia Municipale di Savignano sul Rubicone e, per l’aspetto sanitario, della componente militare della Croce Rossa Italiana. 
Concluso quindi il 2014, durante il quale sono stati bonificati circa 80 ordigni bellici in tutta la Provincia, nei prossimi giorni è già stata programmata un’analoga operazione per un ordigno rinvenuto nel territorio di Gambettola. Fonte: http://www.cesenatoday.it/cronaca/rimozione-ordigni-bellici-savignano-questa-mattina-20-gennaio-2015.html



Potrebbe interessarti:http://www.cesenatoday.it/cronaca/rimozione-ordigni-bellici-savignano-questa-mattina-20-gennaio-2015.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/CesenaToday/146865878725646
„ Concluso quindi il 2014, durante il quale sono stati bonificati circa 80 ordigni bellici in tutta la Provincia, nei prossimi giorni è già stata programmata un’analoga operazione per un ordigno rinvenuto nel territorio di Gambettola.

Potrebbe interessarti:http://www.cesenatoday.it/cronaca/rimozione-ordigni-bellici-savignano-questa-mattina-20-gennaio-2015.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/CesenaToday/146865878725646



A Felonica spunta un ordigno bellico non esploso


È stata trovata, sul confine tra Felonica e Bondeno, l’ennesima bomba inesplosa risalente alla seconda guerra mondiale. Autore del ritrovamento è Ilaria Magri (nella foto mentre indica l'oggetto ritrovato), residente a Felonica. Potrebbe trattarsi di un ordigno della Seconda Guerra mondiale e sganciato dall’aereo bombardiere e da ricognizione Pippo che aveva come obiettivo l'annientamento di mezzi, manufatti e perfino di persone intercettate durante il transito. La bomba è stata ritrovata ai piedi del Ponte Rosso, sul canale Fossalta, al confine tra la provincia di Mantova e quella di Ferrara. Nella stessa zona già in passato erano stati recuperati altre bombe e altri proiettili di grosso calibro. La signora Magri, dopo il ritrovamento, ha avvisato i carabinieri che, assieme alla polizia locale, hanno provveduto a transennare la zona e a regolamentare il passaggio di automezzi. A breve interverranno gli artificieri per far brillare l’ordigno e mettere in sicurezza l’area. (a.g.) Fonte: http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2015/01/19/news/a-felonica-spunta-un-ordigno-bellico-non-esploso-1.10702105
gazzettadimantova.gelocal.it


lunedì 19 gennaio 2015

Quelle 137 bombe sganciate sul ponte ferroviario di Pieris


di Laura Blasich
SAN CANZIAN D’ISONZO. Il 18 gennaio 1945, verso mezzogiorno, aerei delle forze alleate attaccarono il ponte ferroviario sull’Isonzo, a Pieris, nel tentativo di ostacolare la ritirata nazista nell’ultimo anno di guerra. Fu un bombardamento a tappeto: i 33 bombardieri leggeri Marauder della Saaf (South african air force) partiti dalla base alleata di Jesi, e la cui missione durò in tutto due ore e mezza, sganciarono in tutto 137 bombe da mille libbre ciascuna. Nonostante la loro quantità, gli ordigni lasciarono pressoché illeso il ponte, ma causarono la morte di 12 operai, dipendenti di un’impresa italiana che lavorava per la Todt proprio alla riparazione dell’importante collegamento ferroviario. A essere colpito in pieno non fu appunto il ponte, ma il rifugio in cui avevano cercato riparo. «Spesso l’allarme suonava in ritardo, perché bisognava telefonare al municipio di Pieris dove le sirene venivano azionate, e in alcuni casi per nulla», ha ricordato ieri Vittorio Spanghero, autore di una ricerca storica sulla vicenda. Spanghero ha illustrato l’episodio ai ragazzi delle terze delle medie di Pieris e Fiumicello, nel corso della cerimonia di commemorazione delle vittime civili organizzata dalle amministrazioni comunali di Turriaco, San Canzian d’Isonzo e di Fiumicello, in collaborazione con il Circolo culturale e ricreativo don Eugenio Brandl, Anpi e istituti comprensivi di Pieris e Fiumicello. A Spanghero è spettato anche il compito di leggere i nomi dei caduti, dopo l’introduzione del sindaco di Turriaco Enrico Bullian, affiancato dal sindaco di Fiumicello Ennio Scridel e dall’assessore di San Canzian, Sergio Cosolo, e dopo la benedizione impartita dal parroco don Enzo Fabrissin. Una copia del lavoro di Spanghero è stata consegnata dal Circolo Brandl ai rappresentanti dei due istituti comprensivi. «I piloti delle forze aeree anglosassoni si sono rivelati sempre più imprecisi di quelli americani», spiega dal canto suo l’architetto udinese Sacha Fornaciari, che ha individuato i responsabili del bombardamento, recuperando i piani di volo negli archivi londinesi, il numero di aerei coinvolti, i siti in cui finirono gli ordigni. «Per il mio impegno prefessionale mi occupo della valutazione tecnica dei rischi connessi alla presenza di ordigni inesplosi - dice -, affiancandovi una passione per la storia». L’obiettivo era tra quelli ritenuti fondamentali dagli alleati e non a caso era stato un bersaglio delle bombe già due volte e lo sarà altre due prima della fine del conflitto, senza mai essere abbattuto. «L’attacco del 18 gennaio 1945 è però l’unico ad aver provocato vittime», osserva l’architetto Fornaciari, che non esclude ci possano essere ancora ordigni inesplosi nascosti nel greto del fiume. «Se si dovesse realizzare un’attività di sghiaiamento - conclude -, si dovrebbe senz’altro effettuare una bonifica preventiva, com’è accaduto più volte nel Tagliamento, perché circa il 10% delle bombe sganciate non esplodeva. Subito dopo la seconda guerra, comunque, l’attività di bonifica è stata importante». Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/01/18/news/quelle-137-bombe-sganciate-sul-ponte-ferroviario-di-pieris-1.10694771
ilpiccolo.gelocal.it

Vercelli, allarme davanti al tribunale Trovata borsa con una bomba a mano


Non la "solita" valigia vuota, ma una borsa contenente davvero un ordigno. E' quella trovata all'ingresso del Tribunale di Vercelli questa mattina. Sul posto si sono immediatamente recati gli artificieri, mentre l'edificio è stato evacuato. All'interno, secondo quanto riferito dalle autorità, una bomba a mano risalente a una ventina d'anni fa, che sarebbe potuta esplodere. La borsa è stata fatta brillare e l'area messa in sicurezza. L'episodio è analogo a un altro, accaduto a settembre. Gli investigatori escludono ipotesi legate al terrorismo, ma sono certi che si possa ricollegare proprio a quanto accaduto quattro mesi fa. Lo ha confermato il Procuratore capo della città piemontese, Antonio Marozzo, che ha definito quanto accaduto "preoccupante", aggiungendo: "E' opportuno alzare le disposizioni in fatto di sicurezza. Fonte: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_italiana/2015/01/19/vercelli_allarme_davanti_al_tribunale_trovata_borsa_con_una_bomba-5-404189.html

Residuato bellico di 40 centimetri sulla Vetrallese


Pare si tratti di una proiettile inesploso della seconda guerra mondiale che si trova dentro un fosso. Ricevuta la segnalazione, i carabinieri si sono subito recati sul posto. L’area verrà messa in sicurezza e successivamente saranno chiamati gli artificieri che prenderanno in custodia il residuato per gli accertamenti del caso. Fonte: http://www.tusciaweb.eu/2015/01/ordigno-bellico-60-centimetri-vetrallese/

domenica 18 gennaio 2015

Il bombardamento della stazione autocorriere Garbini a Viterbo


di Giorgio Ciatti
Il primo bombardamento del 1944 avvenne alle ore 13,15 e colpì sanguinosamente Viterbo e la sua Provincia. Tre formazioni di quadrimotori “Liberator” sorvolavano la città dirigendosi verso Orte, quando improvvisamente alcuni bombardieri si staccarono dal gruppo e sganciarono circa 90 tonnellate di bombe (il calcolo approssimativo fu fatto con il recupero di tre bombe rimaste inesplose presso le case adiacenti il passaggio a livello).
Fu colpita la zona tra le stazioni ferroviarie di Porta Fiorentina e della Roma Nord, e il capolinea delle autocorriere della Ditta Garbini, posto all’angolo tra piazza Umberto I (ora Piazza Gramsci) e via di Porta Murata (ora via San Bonaventura); oltre alle tre stazioni, furono danneggiate numerose case, un ristorante affollato (“Il Bersagliere”  situato nei pressi dell’attuale pasticceria Lombardelli), la Basilica di S. Francesco; causando la morte di due religiosi e il ferimento di un terzo; si salvò P. Giovanni Auda e che fu poi l’artefice della ricostruzione, e la caserma Bazzichelli,  adibita a Distretto Militare. 
Secondo un elenco pubblicato da un giornale locale, i morti furono 73, 7 i dispersi e 94 i feriti; alcuni morirono perché non fu possibile estrarli in tempo dalle macerie per mancanza di mezzi adeguati.

Mi sembra di sentire ancora i lamenti dei feriti che provenivano da sotto le macerie, e mentre passava il tempo, andavano sempre più affievolendosi fino a cessare del tutto; vedo ancora le volute di  fumo che uscivano tra i sassi e i calcinacci, per l’incendio sviluppatosi dai pullman andati distrutti. Fu scelta di proposito l’ora delle 13,15 perché coincideva con la partenza dei pullman che collegavano quei paesi della provincia non serviti dalle due ferrovie; era quella l’ora in cui facevano ritorno ai loro paesi i poveri cristi, dopo essere venuti a Viterbo magari per acquistare qualcosa non soggetta alla carta annonaria; e tornavano a casa gli studenti venuti in città per frequentare le scuole di grado superiore. Non essendoci in quella stazione insediamenti militari, quale era lo scopo?
A parer mio, quello di provocare più vittime civili possibili, affinché la popolazione esausta si ribellasse al regime e alle forze di “occupazione” (eravamo stati noi ad invitarli in casa nostra). Mi sono sempre domandato: come facevano gli Anglo-Americani a conoscere l’ora esatta della partenza dei pullman, l’ora in cui la stazione sarebbe stata più affollata?
L’unica risposta che mi sono dato: c’era a Viterbo un “informatore”; l’unico individuo che, negli anni a venire, avrebbe portato sulla coscienza la paternità di quell’inutile (e sottolineo inutile) eccidio.Fonte: 
http://www.lavocedelmarinaio.com/2015/01/il-bombardamento-della-stazione-autocorriere-garbini-a-viterbo/