di Michele Scolari
La mattina del 10 luglio 1944 a Cremona era iniziata come una
giornata “normale”, una delle tante per una cittadina che, sino a quel
momento, aveva avuto la fortuna di restare ai margini delle vicende più
sanguinose del secondo conflitto mondiale. Provata dalla guerra di
Mussolini e di Hitler, che aveva dichiarato nel 1940, l’Italia aveva
firmato da un anno (8 settembre 1943) la resa incondizionata, e le forze
tedesche erano diventate esercito occupante. Dopo lo sbarco in Sicilia
il 10 luglio 1943, le forze alleate, soprattutto americane e inglesi,
avevano risalito la penisola, respingendo le truppe tedesche e, con
l'apporto dell'esercito partigiano, liberando via via le città. Man mano
che il fronte avanzava verso nord, i bombardamenti si facevano più
vicini a Cremona, nel mirino degli Alleati per il suo scalo ferroviario
ed il ponte sul Po. Sino al 10 luglio comunque, nella nostra città gli
allarmi si erano susseguiti quasi quotidianamente ma senza che poi
succedesse nulla. In quella calda mattina di luglio, purtroppo, le cose
andarono diversamente.
Gli orologi hanno appena segnato le 10.44 quando improvvisamente
risuona la nota sirena che avvisa di un imminente attacco aereo. Ma
stavolta non si tratta di un falso allarme. Nel settore nordorientale
della città, all’ululare della sirena (suonata in ritardo) si mischia il
rombo cupo e minaccioso dei potenti motori Wright & Cyclone R.2600,
appartenenti a 36 bombardieri americani B-25 Mitchell, parte dei
quattro Squadroni del 310° Gruppo Bombardieri della Twelfth air Force.
Poi si scatena l’inferno.
I fatti di quella tragica mattina di quasi settanta anni fa,
ricordata nella commemorazione di mercoledì al Dopo Lavoro Ferroviario,
sono stati ricostruiti dal gruppo di soci dell’
Air Crash Po (AcPo - www.acpo.it) di Soresina, formato da
Stefano e Daniele Merli,
Luca Merli,
Diego Vezzoli,
Matteo Annoni,
Daniele Pallai,
Alessandro Dondoli,
Agostino Alberti,
Marco Danelli.
Secondo la ricostruzione dell’AcPo, la formazione era decollata alle
8:55 dall’areoporto di Ghisonaccia, sulla costa orientale della Corsica.
Dopo l’incontro con la scorta di 12 caccia Spitfire britannici della
Royal Air Force in un punto al largo del Tirreno, i bombardieri si erano
diretti verso Codogno, dove, incrociando a quote comprese fra i 9400 e i
12100 piedi, avevano iniziato a 432 Km/h la corsa finale verso Cremona.
«Suddivisa in sei “boxes” (gruppi) di sei aerei ciascuno - prosegue
il resoconto del gruppo - la formazione giunse, inarrestabile, in
prossimità dello scalo ferroviario cremonese, obiettivo della missione.
Alle 10.47 i portelli si aprirono e i puntatori sganciarono sulla nostra
città tutto ciò che i bombardieri avevano in corpo da quote comprese
tra 9400 e 12100 piedi: una pioggia devastante di 185 bombe da 500
libbre l’una, con conseguenze catastrofiche per la città».
«Il rapporto della missione - prosegue il gruppo di studiosi - parla
di una “concentrazione di bombe sul bersaglio, colpi in pieno sia sulla
sezione Est (scalo merci) sia su quella Ovest (viaggiatori) della
stazione; colpita la strozzatura dei binari, gli scambi, il materiale
rotabile presente nello scalo; esplosioni ed incendi osservati al centro
dell’area del bersaglio; un sovrappasso stradale dato per distrutto (il
cacalcavia tra via Dante e S. Francesco,
ndr)”». Tuttavia,
nota l’AcPo, «un passo del rapporto fa pensare che non tutto andò per il
verso giusto», come i cremonesi ben sanno: «“bombe a segno sulle aree
edificate lungo i bordi Nord e Sud dell’area del bersaglio (via S.
Francesco e via Dante,
ndr), con esplosioni ed incendi. Si
ritiene che le bombe sganciate dagli ultimi 6 aerei della formazione
abbiano colpito la sezione Ovest dello scalo».
Lo sciame di ordigni esplosivi infatti, invece di colpire
esclusivamente lo scalo e il cavalcavia tra via S. Francesco e via
Dante, compì una strage. Come testimoniano le foto d’epoca e la cartina
pubblicata da
Gianluigi Boldori nel suo libro “10
Luglio”, oggi sappiamo che le bombe caddero sulle due direttive: una tra
Porta Milano e la Fabbrica Cavalli&Poli, l’altra tra il Naviglio
Civico e l’allora Molino Rapuzzi. Durante il raid, Porta Milano fu quasi
rasa al suolo, le case tra via Dante e via Palestro vennero dilaniate,
le tombe del cimitero martoriate e risultarono colpiti anche alcuni
punti dello stabilimento Cavalli & Poli (dalla parte di via S.
Quirico). Alla fine il bilancio fu tragico: Boldori parla di 119 civili,
tra cui 27 ferrovieri, di 13 soldati tedeschi della Wermacht e circa 80
feriti.
Ma la vicenda non si era ancora conclusa. «Alle 12.50, circa due ore
dopo l’attacco alla ferrovia - riferisce l’AcPo - dodici bombardieri
P-47 del 79
th FG attaccarono la raffineria di Cremona e
un’area a ridosso della linea per Castelvetro Piacentino. Delle 24 bombe
da 500 libbre sganciate dalla quota di 1000 piedi, 8 centrarono in
pieno un serbatoio di combustibili che esplose incendiandosi e bruciando
in una densa colonna di fumo nero. Altri 10 ordigni invece colpirono la
fabbrica, demolendola in parte».
La catastrofica incursione aerea del 10 luglio, che causò a Cremona
in un solo giorno tanti morti quanti la città non ne aveva avuti da un
secolo (eccetto durante l’epidemia di “Spagnola” nel 1918), fu,
purtroppo, solamente l’inizio di una serie di incursioni che si
susseguirono sino al 24 aprile del 1945. Come ricorda Boldori, ad
ottobre del ’44 «la media era arrivata ad una quindicina di morti al
giorno. Il 16 ottobre al camposanto affluirono 50 funerali e il giorno
dopo 42. Naturale dunque che la collettività tutta, e in particolare i
ferrovieri, ricordino anche a distanza di tanti anni quei tragici
giorni».
ANGELA DENTI: «COSI’ MI SONO SALVATA DALLE BOMBE»
Il racconto di una testimone impiegata alla Cavalli & Poli
«In quel periodo ero impiegata presso gli uffici della
Cavalli&Poli, mentre il mio futuro marito, arruolato
nell’artiglieria contraerea, era prigioniero degli americani in Nord
Africa». A raccontare è
Angela Denti, all’epoca 22enne
e, oggi, ultranovantenne con ancor nitido il ricordo dell’incubo vissuto
quella mattina. «Quel giorno ero appena arrivata in ufficio, come tutte
le mattine, quando suonò la sirena. A questa ci eravamo abituati ma
quella mattina sentimmo anche il rumore sordo dei bombardieri, che erano
già in vista. In ditta scoppiò il finimondo, ci sentimmo perduti e il
mio primo impulso fu di uscire e correre a perdifiato verso il centro
della città. Se l’avessi fatto, oggi non sarei qui a raccontare.
Fortunatamente mio cugino,
Ruggiero Fantarelli, che era
anche mio collega di lavoro, mi trattenne a forza e ci sospinse tutte
dentro l’ufficio, sotto i muri portanti del casamento. Appena in tempo,
perché subito dopo cominciarono i boati delle prime esplosioni. L’unico
nostro collega che corse fuori, fu centrato dalle bombe mentre correva
sul cavalcavia. Non si può rendere a parole il terrore di quei momenti. I
calcinacci cadevano a pioggia da tutte le parti, i nostri grembiuli
neri (la "uniforme dell'impiegata") erano divenuti bianchi di polvere, e
ad ogni esplosione il cuore quasi si fermava per la paura che la
successiva fosse destinata a noi. Tornai a casa soltanto a sera, dove
mia madre, che mi attendeva in lacrime, mi abbracciò in un pianto di
gioia. Fu un abbraccio lungo e liberatorio, come quello con il mio
fidanzato l’anno successivo, quando mi corse incontro in stazione dopo
cinque anni di guerra e tre di prigionia».
LE INCURSIONI SU CREMONA NEL LUGLIO ’44
Dati a cura del gruppo Air Crash Po
3 Luglio 1944
Il deposito di carburante in K8523 ( zona raffineria di Cremona) fu attaccato da dodici P-47 D del 79
th
FG con 24 bombe a frammentazione da 360 libbre, da 300 piedi di quota,
alle 18:00. Gli ordigni caddero tra edifici e serbatoi. Non furono
notati incendi.
7 Luglio 1944
Alle 16:30 undici P-47 del 57
th FG si accanirono contro la
linea ferroviaria in K8820 (est di Cremona, sulla linea per
Casalmaggiore), mettendo a segni tre interruzioni dei binari grazie allo
sgancio di 22 bombe da 500 libbre GP dalla quota di 1000 piedi.
10 Luglio 1944
Ore 10:47, trentasei B-25 Mitchell del 310
th BG
sganciarono 185 bombe da 500 libbre GP sullo scalo ferroviario della
città. L'azione, effettuata da quote comprese tra 9400 e 12100 piedi,
ebbe conseguenze catastrofiche per la città. Stando al rapporto
americano, tuttavia, fu ottenuta una “eccellente copertura”
dell'obiettivo, parecchi vagoni vennero distrutti, altro materiale
rotabile fu danneggiato, un sovrappasso stradale venne probabilmente
distrutto e furono notate grandi esplosioni ed incendi.
10 Luglio 1944
Dodici P-47 del 79
th FG attaccarono alle 12:50 il deposito
di carburante ed una fabbrica siti, rispettivamente, in K 8532 e K 8520
(raffineria di Cremona e area a ridosso della linea per
Castelvetro) Delle 24 bombe da 500 libbre GP sganciate dalla quota di
1000 piedi, 8 centrarono in pieno un serbatoio di combustibili che
esplose incendiandosi e bruciando in una densa colonna di fumo nero;
altri 10 ordigni colpirono la fabbrica, demolendola in parte.
12 Luglio 1944
Il 319
th BG inviò 24 bombardieri medi bimotori Martin B-26
Marauder ad attaccare il ponte ferroviario e stradale sul Po. Solo 5
aeroplani eseguirono l'attacco. Gli altri si liberarono delle bombe in
mare. Lo sgancio avvenne da quote comprese tra 1000 e 11000 piedi, in
eccellenti condizioni di visibilità ma le bombe finirono nel Po. Alle
18:58 si presentò sulla verticale del medesimo obiettivo una seconda
formazione di B-26 del 319
th BG, composta da 36 velivoli. Da
quote comprese tra 10000 e 11400 piedi, i bombardieri americani
sganciarono ben 143 bombe da 1000 libbre GP sul ponte, mettendo a segno
diversi centri diretti sia sulla struttura del ponte che sui binari e la
sede stradale.
13 Luglio 1944
La 31eme Escadre de Bombardement Moyenne delle FAFL inviò 18 B-26 ad
attaccare il ponte sul Po; gli aerei si presentarono sulla verticale
dell'obiettivo alle 10:10 e, dalla quota di 10000/ 1000 piedi,
sganciarono 70 bombe da 1000 libbre GP. Gli aviatori riportarono di aver
centrato tutte le bombe nell'area del bersaglio, con diversi colpi
diretti sulla struttura del manufatto. Alle 10:30, giunsero sulla scena
23 B-26 del 17
thBG che attaccarono il ponte stradale in
K7691 da 9600 piedi di quota. Gli aerei sganciarono 454 bombe da 100
libbre GP che distrussero almeno 30 “pontoni” ed aprirono un varco di
almeno 650 piedi nel ponte; almeno 18 ordigni colpirono in pieno il
bersaglio, che fu completamente distrutto. Alle 18:50 giunsero sulla
scena 22 B-26 del 319
th BG che, da quote comprese tra 10000 e
11000 piedi, sganciarono 88 bombe da 1000 libbre GP sul ponte
ferroviario. La stragrande maggioranza degli ordigni colpì l'area
dell'obiettivo e vennero messi a segno parecchi centri diretti.
16 Luglio 1944
Alle 08:24, 3 B-26 del 319
th BG sganciarono 12 bombe da
1000 libbre GP sul ponte ferroviario, che presentò la seconda e la
terza campata sulla sponda Ovest collassate nel fiume. Anche in questa
occasione vennero messi a segno alcuni centri diretti.
Fonte:
http://www.e-cremonaweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2948:cremona-luglio-1944-quei-10-minuti-di-terrore-sotto-le-bombe&catid=82:a-cremona&Itemid=459