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sabato 8 giugno 2013

Carrarmato rubato? No, smaltito per errore


VALVASONE. «Signora, venga, le hanno rubato il carrarmato». Quella telefonata mise in allarme la donna che, a Valvasone, disponeva di uno Sherman americano, risalente alla seconda guerra mondiale, ovviamente disarmato e denunciato, in un terreno lungo il Tagliamento adiacente l’area demaniale. La donna si recò nel campo e constatò che il suo cimelio non c’era più. Era lo scorso autunno e lei si recò alla stazione dei carabinieri di Pordenone per sporgere denuncia di furto e danneggiamento del suo terreno, dove erano passati mezzi pesanti per prelevarlo. La procura avviò le indagini e le conclusioni sono arrivate proprio in questi giorni. Non si trattava di un furto, bensì di un errore di obiettivo. Il Demanio dell’Esercito a suo tempo ha avviato una campagna di dismissione e bonifica dei siti militari con relativa rimozione e smaltimento di “ruderi”. A eseguire il lavoro era stata incaricata una ditta specializzata di Terni. Mappe alla mano, i tecnici erano arrivati sino al greto del Tagliamento, a Valvasone, dove alcuni contadini indicarono loro anche quel vecchio hangar nel boschetto sotto il quale giaceva lo Sherman. «Portatelo via», dissero in buona fede alcuni contadini e altrettanto in buona fede la ditta specializzata rimosse il tutto. La proprietaria del terreno ereditato una volta che arrivò a Valvasone constatò che anziché il carrararmato c’era tabula rasa. Non sapendo il retroscena, sporse denuncia di furto e danneggiamento del terreno. L’equivoco è stato chiarito con le indagini disposte dal pubblico ministero Pier Umberto Vallerin. La donna ha ritirato la querela, la ditta appaltatrice della rimozione dei reperti ha restituito lo Sherman prima che finisse fuso ammettendo l’errore commesso in buona fede e ha risarcito il danno dell’hangar demolito e del terreno mosso dai mezzi cingolati.
Fonte:
 http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/06/08/news/carrarmato-rubato-no-smaltito-per-errore-1.7220889

Afghanistan: Giuseppe La Rosa, il capitano che amava lo studio


(AGI) - Roma, 8 giu. - Segni particolari? "Pigro, pigro, pigro...". Cosi' si definiva Giuseppe La Rosa, il soldato italiano morto oggi in Afghanistan, sul suo profilo Facebook. Un ragazzone di 31 anni, single, un grande rapporto con la cugina con cui aveva fatto un viaggio a Madrid pochi mesi fa. Pigro per modo di dire: neanche tre mesi fa si era laureato in Scienze Politiche all'universita' di Torino, e la foto di lui sorridente e elegantissimo, con la didascalia "Fatto!" campeggia il 18 marzo sul suo profilo. Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, di stanza al terzo reggimento bersaglieri della Brigata Aosta, un appartamento a Cagliari, una vita dedicata all'Esercito, fino alla missione in Afghanistan. Su Facebook sono gia' numerosi i messaggi di cordoglio dei suoi commilitoni: "Ciao capitano te ne sei andato mentre servivi il nostro Stato con onore come hai sempre fatto... Sei stato un bravissimo comandante di compagnia e non ti dimenticheremo mai", scrive un soldato. E un altro: "Rimarrai sempre nei nostri cuori con le tue pose plastiche e tutti i momenti passati insieme che ci hanno dato la forza di passare i momenti piu' difficili in quel posto cosi' sperduto e lontano da casa...". Scrive anche una soldatessa: "Orgoglio italiano e della nostra amata terra! Ciao capitano....". (AGI)
                                                    IL Capitano  Giuseppe La Rosa
                                                                 Foto: agi. it
 

venerdì 7 giugno 2013

Artificieri in città per un vecchio bossolo di artiglieria


RECANATI. Falso allarme bomba ieri mattina in via Castelnuovo dove un bossolo di artiglieria, rinvenuto durante i lavori di ristrutturazione di una casa, ha fatto scattare l’allarme e fatto vivere ai residenti del quartiere attimi di apprensione. Il proprietario dell’abitazione, Simone Cingolani, avvertito dai muratori del ritrovamento in soffitta, nascosto fra le altre cianfrusaglie, del residuato bellico risalente alla seconda guerra mondiale, ha subito chiamato i carabinieri della locale stazione che,  una volta sul posto, hanno provveduto ad isolare  e presidiare l’area circostante la palazzina che si trova nella via sottostante la chiesa del quartiere di Castelnuovo, lungo la strada per Montefiore. Pur presentandosi l’ordigno, da un primo esame, un inerte e innocuo bossolo, i carabinieri hanno preferito far intervenire il Nucleo Artificieri del Comando provinciale di Ancona che hanno attivato tutte le procedure e cautele del caso. L’operazione è avvenuta nel primo pomeriggio con l’ordigno che, una volta prelevato, è stato portato in aperta campagna, sottoposto a radiografia e tranciato rinvenendo al suo interno solo che acqua. Ricostruendo la storia dei vecchi proprietari, si è scoperto che la casa era un tempo abitata da un muratore che, con ogni probabilità, ha utilizzato quel bossolo come strumento utile al suo lavoro per poi abbandonarlo in soffitta. a.t
 Fonte:
 http://www.radioerre.net/news/index.php?option=com_content&view=article&id=3696:artificieri-in-citta-per-un-vecchio-bossolo-di-artiglieria&catid=104:notizie-generali-recanati&Itemid=32
                                                                            Foto: Radio Erre
 

Libano, rientrati i Pontieri piacentini. Rimosse decine di mine antiuomo


E’ una pace calda quella tra Libano e Israele, basta una scintilla per far precipitare la precaria tregua tra i due paesi mediorientali perennemente in conflitto. I caschi blu della missione internazionale Unifil si pongono come forza di interposizione. Ogni sei mesi le Brigate italiane si passano il testimone per mantenere la pace in quell’area. Insieme alla Brigata aeromobile Friuli, nel contingente italiano, con base a Shama, è stata inserita una Compagnia del secondo Reggimento Genio Pontieri di Piacenza formata da 70 militari rientrati da poco in Italia. Una delle attività principali è stata la bonifica del terreno che divide i due Stati invaso dalle mine posizionate dall’esercito israeliano per evitare invasioni. Un’attività particolarmente difficoltosa per le condizioni in cui il team Minex opera. Per aprire un corridoio occorrono mesi.
“E’ stata dura, anche se era inverno faceva molto caldo e per individuare e portare alla luce gli ordigni occorre molta concentrazione, inoltre si lavora con una tuta antideflagrazione di 13 chili” commenta il caporalmaggiore scelto Giuseppe Falcone. Oltre all’attività di sminamento,  in Libano i Pontieri piacentini hanno anche realizzato una strada a servizio della popolazione locale. “Ci hanno accolto con calore e ringraziato per il lavoro svolto regalandoci grandi soddisfazioni umane e professionali, questo significa che anche chi ha operato prima di noi ha lavorato bene” ha dichiarato il maresciallo Nicola Prezioso, addetto ai Comandi. La missione internazionale impone ai militari sei mesi lontani da casa. “E’ difficile però siamo militari e questa è la vita che abbiamo scelto e ne siamo orgogliosi” aggiunge il comandante di Compagnia Alessandro Zarzana. I militari piacentini sono stati in Libano per la prima volta. In passato erano stati impegnati nelle missioni in Kosovo e Afghanistan. Il comandante del secondo Reggimento Genio Pontieri, tenente colonnello Rocco Capuano ha tracciato un bilancio molto positivo per la missione svolta e ha confermato che al momento non ne sono previste altre, ci sono solo alcuni uomini inviati in missione per specifiche professionalità. “La missione internazionale – conclude il comandante – ci consente di mettere in pratica i nostri addestramenti e di renderci utili fuori area, questo per noi è motivo di grande orgoglio”.
Fonte:
 http://www.liberta.it/2013/06/07/missione-in-libano-rientrati-i-pontieri-piacentini-rimosse-decine-di-mine-antiuomo/
                                                               Foto: Libertà.it


                                               Team Eod al lavoro (sminamento)

Paestum: recuperati e fatti brillare due ordigni bellici


Questa mattina sono stati recuperati e fatti brillare due ordigni bellici, risalenti alla seconda guerra mondiale, rinvenuti alcuni giorni fa nei pressi della cinta muraria di Paestum (zona di Porta Giustizia) durante lavori di restauro delle mura. Gli ordigni sono stati recuperati e poi portati in un luogo isolato e fatti brillare, dagli uomini del ventunesimo raggruppamento del genio guastatori di Caserta. Alle operazioni hanno assistito la protezione civile di Capaccio (con il responsabile Mario Barlotti, il disaster manager Fioravante Gallo e il coordinatore Gaetano Cataneo), agenti della polizia locale e un’ambulanza del 118.
Fonte:
 http://www.infoagropoli.it/notizie/Paestum-recuperati-e-fatti-brillare-due-ordigni-bellici_16745.html

Salerno: ordigno bellico ritrovato nelle campagne di Padula


Salerno, 7 giu. - (Adnkronos) - Un ordigno bellico inesploso, e' stato trovato da un contadino mentre stava arando il proprio terreno con il trattore. L'uomo ha subito avvertito i carabinieri della compagnia di Sala Consilina. I militari in poco tempo, con gli artificieri sono arrivati in via Traversa Ferrero, strada statale 19. L'ordigno probabilmente un proiettile da mortaio e' stato subito isolato. In giornata dovrebbe essere rimosso.
Fonte:
 http://napoli.repubblica.it/dettaglio-news/13:38/4356062
                                                                Foto: italia2tv
                                                                  

Bomba a Macerone, 400 persone da evacuare


di Cecilia Gaetani

Cesena, 7 giugno 2013 - È STATO definito il piano di evacuazione per la messa in sicurezza dell’ordigno bellico da 500 libbre inesploso, lanciato durante la Seconda Guerra mondiale da un bombardiere inglese, rinvenuto in via Capannaguzzo, nella frazione di Bulgarnò, durante dei lavori di scavo. Si è svolta, infatti, ieri mattina presso la stazione dei carabinieri di Macerone una riunione cui hanno preso parte: polizia, carabinieri, vigili del fuoco, corpo forestale e rappresentanti della Prefettura, del Comune di Cesena, di Hera, Enel, Telecom e Ausl. Il Com, ovvero l’organo di coordinamento di tutte le operazioni in casi di interventi di protezione civile, ha stabilito che la data rimane fissata per il 19 giugno prossimo. Ieri sono stati effettuati dei sopralluoghi nella zona di rinvenimento dell’ordigno. Non sono state rilevate criticità particolari e sono stati distribuiti gli incarichi ad ogni componente. Si procederà secondo il seguente programma: l’evacuazione inizierà alle 7.30 e terminerà intorno alle 8.30. Dovranno lasciare la propria abitazione i residenti di: via Bulgarnò II dal civico 1120 fino all’intersezione con Via Capannaguzzo; via Sarzola dal civico 295 fino all’intersezione con Via Bulgarnò II; via Capannaguzzo dal civico 820 al 1881; via De Cesari Romano; via Rio Olca, via Branchise dall’intersezione con Via Capannaguzzo fino al civico 500; vicolo Pavirana dall’intersezione con Via Capannaguzzo al civico 300. Nelle suddette vie sarà vietata la sosta, pena la rimozione, dalle 7.30. Per le 9.30 è previsto l’inizio delle operazioni di disinnesco da parte degli artificieri dell’esercito. Successivamente l’ordigno, una volta messo in sicurezza, verrà trasportato in una località idonea per il brillamento, luogo che rimane riservato per motivi di sicurezza. Saranno circa 400 le persone che dovranno lasciare la propria abitazione anche se, essendo una giornata lavorativa, si presume che molti adulti saranno al lavoro o quasi tutti i bimbi a scuola. Nel frattempo la polizia municipale sta effettuando uno screening ‘porta a porta’ per rilevare eventuali problematiche ed esigenze particolari. Il rientro a casa degli sfollati è previsto intorno alle 13.
Fonte:
 http://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/2013/06/07/900685-bomba-macerone-piano-evacuazione.shtml

Bomba a mano in cantina. Gli artificieri alla Cassina Ferrara


SARONNO – Una bomba a mano con la sicura ma ancora potenzialmente esplosiva è stata ritrovata ieri pomeriggio in una cantina di via San Dalmazio: l’ordigno è stato recuperato dagli artificieri che l’hanno fatta subito brillare in una cava a Uboldo. L’allarme è scattato intorno alle 15 quando un saronnese stava riordinando alcune scatole appartenute al padre e rimaste per anni in cantina. Tra vecchi giornali e vestiti ad un tratto ha intravisto una vera e propria bomba a mano. Preoccupato e intendo che se pur munito di sicura il residuato potesse essere pericoloso l’uomo ha subito contattato i carabinieri. I militari hanno accertato di trovarsi davanti ad una bomba a mano risalente al periodo della seconda guerra mondiale, un oggetto potenzialmente ancora pericoloso (aveva però la “sicura”) dimenticato per oltre sessant’anni in cantina. All’interno c’era dell’esplosivo e dunque le cautele usate dai carabinieri si sono rivelate assolutamente appropriate per evitare di correre pericoli, loro ed i residenti nello stabile. Arrivati sul posto con un fuoristrada dell’Arma gli artificieri hanno “impacchettato” e messo in sicurezza la bomba in modo da poterla trasferire nella cava ad Uboldo dove è stata fatta brillare. L’ultimo residuato bellico trovato in città è stato notato da un esperto di botanica impegnato in un censimento delle piante nel Lura a pochi metri dal cimitero cittadino, anche in quel caso a recuperare e far brillare l’ordigno era stato un team di artificieri.
Fonte:
 http://ilsaronno.it/?p=15482

giovedì 6 giugno 2013

RITROVATO ORDIGNO BELLICO SUL LUNGO MARE DI TOR SAN LORENZO


Ritrovato ordigno bellico risalente alla Seconda Guerra Mondiale sul lungo mare di Tor San Lorenza ad Ardea...
CitywebTv - 
E’ stata rimossa dagli artificieri dell’esercito italiano la bomba di tipo mortaio di 50 millimetri risalente alla seconda guerra mondiale abbandonata sul parapetto del ponte di Tor San Lorenzo al km 23.
L’ordigno abbandonato probabilmente questa mattina è stato avvistato da un passante, che ha avvertito i Carabinieri della locale stazione.
Prontamente i militari hanno vigilato la zona e la bomba fino alla rimozione della stessa.
Giulia Presciutti e Francesca Poddesu
Fonte:
 http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/rimosso-dagli-artificieri-mortaio-abbandonato-sul-ponte-di-tor-san-lorenzo.html

Associazione Artiglieri dona Tavole di Tiro al Forte Montecchio


di Davide Tarabini
Morbegno, 6 giugno 2013 - In occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno l’Associazione nazionale Artiglieri d’Italia sezione Valtellina ha promosso un’interessante e partecipata conferenza presso il Forte Montecchio Nord di Colico, considerata la fortezza militare della Prima Guerra Mondiale meglio conservata in Europa, da diversi anni aperta al pubblico come museo. L’Associazione degli Artiglieri, con sede a Morbegno, ha donato al Forte Montecchio Nord le Tavole di Tiro, preziosi documenti militari risalenti alla Prima e Seconda Guerra Mondiale che contengono tutti i segreti e le modalità di funzionamento delle armi di artiglieria, che consentiranno di comprendere elementi ancora sconosciuti sull’utilizzo delle armi e le modalità di tiro attuate al Forte Montecchio Nord.
“Si tratta di prontuari militari che sono andati perduti nel corso degli anni, distrutti nel Forte di Montecchio Nord dal comandante della guarnigione tedesca sul finire della Seconda Guerra Mondiale per impedire l’uso dei cannoni” spiega Emanuele Barini, presidente del sodalizio che ha avviato una collaborazione per la valorizzazione del Forte Montecchio Nord (il cui direttore è il giornalista de “Il Giorno” Stefano Cassinelli) e un approfondimento storico delle conoscenze legate ai fatti di guerra verificatisi in Valtellina, Valchiavenna e Alto Lario. “Abbiamo recuperato questi volumi stampati dal Ministero della Guerra negli archivi di Roma risalenti al 1938 e al 1915”. A presentare le Tavole di Tiro è intervenuto anche Nemo Cannetta, Ufficiale di Artiglieria in congedo di Chiesa in Valmalenco, grande esperto e autore di numerosi studi legati agli eventi bellici. “La nostra associazione cerca di interpretare al meglio il suo compito di associazione d’arma senza sovrapporsi alle attività di altre associazioni e gruppi militari, ma vivendo la propria passione per l’arma di artiglieria attraverso la valorizzazione della realtà storica e militare locale, partecipando a gare di tiro sportivo all’estero dove teniamo alta la bandiera italiana e il nome della Valtellina” spiega Barini, felice per l’iniziativa avviata a Colico che ha riscosso la partecipazione di persone appartenenti a tutte le fasce d’età. Soddisfatto anche il direttore del Forte Stefano Cassinelli: "Con questa attività si rafforza il rapporto di collaborazione che si è instaurato con gli artiglieri che hanno dimostrato grande preparazione e capacità organizzativa. Scopo comune, insieme anche all'Amministrazione municipale, è far crescere sempre più il potenziale attrattivo di Forte Montecchio che rappresenta una delle strutture della Prima guerra mondiale più particolari e uniche. La collaborazione tra gli artiglieri e il Museo non potrà fare altro che accrescere la visibilità del territorio nell'ottica del rilancio turistico e nella valorizzazione dei beni storici".
 Fonte:
 http://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/2013/06/06/900555-morbegno-colico-associazione-artiglieri-tavole-tiro.shtml
                                                               Foto:  ilgiorno.it

                                   La vista dal Forte Montecchio in posizione strategica

Trovato ordigno bellico nel mare di Chiavari


Chiavari - Nel pomeriggio è stata segnalata ai Vigili Urbani di Chiavari la presenza di un ordigno bellico nel mare vicino alla spiaggia di Colonia Fara.
Al momento non ci sono variazioni nella viabilità del tratto interessato
Fonte:
 http://www.primocanale.it/notizie/trovato-ordigno-bellico-nel-mare-di-chiavari-125254.html

Bombe su Palermo, ecco perché gli alleati colpivano la montagna


 di
La notizia di cronaca, di giovedì 30, del ritrovamento della bomba della II Guerra Mondiale su Monte Pellegrino riporta le lancette della storia alla primavera del 1943. Quel periodo segnò l'inizio della fase preparatoria per lo sbarco anglo-americano in Sicilia del luglio successivo. Per questo motivo, sulle città dell'Isola si intensificarono i raid aerei con bombardamenti sempre più devastanti. Ma perché una bomba proprio sul monte che sovrasta Palermo, apparentemente distante da obiettivi militari? La risposta sta tutta nelle vicende che riguardano la difesa contraerea della nostra città. Una storia conosciuta da pochi, ancora tutta da scrivere, ma che appartiene alla memoria cittadina ed è tutt'ora presente con testimonianze, anche architettoniche, insospettabili. Subito dopo l'inizio della guerra, il governo italiano comprese che la minaccia sui cieli della Sicilia era difficile da contrastare con le sole forze nazionali. Per questo motivo, Mussolini chiese all'alleato tedesco l'invio di un contingente della Luftwaffe che potesse affiancare i militi della M.a.c.a. (Milizia artiglieria contro aerei) nella difesa delle città e degli obiettivi isolani. Ed è per questo che all'inizio del '41 giunsero dalla Germania avieri e piloti del X Fliegerkorps (in Italia denominato X Cat, Corpo aereo tedesco) con il loro corredo di aerei da caccia e artiglieria. Il quartier generale del corpo di spedizione si stabilì all'Hotel San Domenico di Taormina, a Palermo il comando dell'antiaerea si installò al Castello Utveggio, da dove il maggiore Mayer coordinò indisturbato le azioni fino al '43. Scriviamo "indisturbato" perché il castello godeva di una particolarità che lo rendeva inattaccabile dall'aria. A causa di una fortuita convergenza di fattori, infatti, alcune correnti ascensionali impedivano ai bombardieri nemici di prendere la mira e picchiare sull'obiettivo. La scelta obbligata dei piloti era quindi quella di sprecare bombe lanciandole da altezze impossibili oppure rischiare di schiantarsi. I tedeschi, dal canto loro,  piazzarono da subito uno strumento fino ad allora a noi sconosciuto, il radar. Uno, di tipo Freya, fu installato su Monte Gallo, sopra Mondello, l'altro di tipo Wurzburg, fu piazzato alle falde di Monte Pellegrino (dietro villa Belmonte). La Conca d'Oro e i rilevi che cingono Palermo ospitarono a quel punto un gran numero di postazioni per cannoni e mitragliere in larga parte ancora esistenti. La posizione dell'artiglieria era coerente con la rotta degli aerei britannici e statunitensi, che in genere arrivavano dalle basi africane, sorvolavano Trapani, doppiavano Capo Gallo e al largo del Golfo di Palermo invertivano la rotta e solcavano il cielo cittadino scaricando le loro bombe sul centro abitato. E così è ancora possibile vedere le piazzole circolari che ospitavano i pezzi da 76/40 della milizia, su Pizzo Manolfo, sopra Sferracavallo, su Monte Pellegrino (nel pianoro tra il Santuario e il belvedere), e su Pizzo Volo dell'Aquila (sopra il cimitero dei Rotoli). Ancora esistenti la casermetta e le postazioni a Cozzo di Lupo (sopra Bellolampo), a Portella Sant'Anna (tra San Martino e Monte Cuccio) e su Monte Santa Caterina (sopra Gibilrossa). Ormai ridotte in macerie o inglobate in altre strutture le piazzole site vicino la sorgente della Favara (tra Villabate e Ciaculli), quelle su Monte Pellegrino che sorgevano sulla cresta dove ora campeggiano le antenne e quelle di Mongerbino. In città altre postazioni, non più esistenti, erano state costruite dentro il porto, a Sant'Erasmo e all'Addaura (queste ultime anche in funzione anti-nave tutt'ora visibili). Gli artiglieri della Luftwaffe, invece, operavano soprattutto nella periferia palermitana. La Piana dei Colli, Boccadifalco (dove erano stanziati i Messerschmitt tedeschi), la zona di Pagliarelli, il piano dove oggi sorge il quartiere dello Sperone, l'area intorno a via Marchese di Villabianca, detta il Piano della Balata, erano costellata di piazzole che ospitavano i celebri 88 germanici. Una curiosità riguarda due edifici storici: sul pilone destro di Porta Felice era piazzata una mitragliera da venti millimetri, distrutta insieme al pilone da una bomba Alleata, così come sulla torre circolare della Tonnara Bordonaro all'Arenella, sono ancora visibili i bulloni che tenevano fissata a terra un'arma analoga. La bomba ritrovata giovedì, quindi, ha una sua logica. Era probabilmente destinata al maggiore Mayer oppure ai militi delle Camicie nere impegnati nelle postazioni della contraerea. Rileggere la storia terribile e al tempo stesso suggestiva di quegli anni può essere un modo per scoprire una Palermo finora obliata, e, con un po' di buona volontà, anche uno spunto per fare una sana passeggiata in montagna alla ricerca delle tante piazzole superstiti.
fonte:
http://www.ilsitodipalermo.it/content/257-bombe-su-palermo-ecco-perch%C3%A9-gli-alleati-colpivano-la-montagna

Cagliari e la guerra del ’43, quelle bombe dentro casa


                          Presentato il libro di Efisio Pintor sulle tragiche giornate dei bombardamenti
di Walter Porcedda 
CAGLIARI. «I bombardamenti erano quasi sempre di notte, almeno nella prima parte della guerra. Dormivamo vestiti per fare più in fretta a correre. Dopo l’allarme andavamo giù di corsa sino a raggiungere i piani bassi del palazzo. Le persone anziane recitavano il rosario, però tra un rosario e l’altro cadevano le bombe o si sentivano andare e venire gli aerei. La gente poi magari ci faceva anche l’abitudine, faceva anche un po’ di umorismo; ricordo mia nonna e la vecchia domestica recitavano una specie di litania invocando i santi... a un certo punto la donna d’aiuto, dopo uno scoppio più forte ha detto “Sant’Efis agittoriu!” e mia nonna la rimproverò: “No chi cussu est unu gherrei, di praxidi sa gherra!”. Così ricorda Efisio Pintor. Un ricordo in presa diretta di quelle tragiche giornate che videro le fortezze volanti anglomericane nella primavera del 1943 fare scempio di uomini, donne e bambini, cancellare case e palazzi distruggendo il capoluogo regionale. Una delle tante e vive testimonianze raccolte con certosino e paziente lavoro di ore e ore di registrazione dal teatrante Pierpaolo Piludu, attore e ricercatore di memorie, in un imponente lavoro di scavo su quelle terribili giornate compiuto in collaborazione con la cattedra di Antropologia dell’Università di Cagliari, ora raccolte in un imperdibile libro edito da Aipsa, “Cagliari, 1943, la guerra dentro casa” (248 pag. 20 euro) dove oltre ai racconti vivi di decine di cagliaritani chiamati a ricordare, si affiancano gli scritti dello scrittore Giulio Angioni, il giornalista Marco Mostallino, un racconto originale di Maria Giacobbe (“A Cagliari con Glenn Miller”), uno di Piludu (“Casa Puddu”) un dossier di foto d’epoca e il testo teatrale sempre di Piludu “La guerra dentro casa” (sarà presentato domani alle 18,30 alla Vetreria da Angioni e Mostallino con letture di Alessandro Lay e Alessandro Mascia e le incursioni hip hop di Dr Drer e i Crc Posse). “La guerra dentro casa” è un documento potente che apre uno squarcio realistico su quegli avvenimenti del ’43. Una testimonianza popolare viva e palpitante di umanità che suona come un implacabile atto d’accusa contro tutte le guerre. Eppure, come in un romanzo conosce anche attimi di ironia, evocazioni di “tranches de vie”picaresche come la storia di due ragazzi che al ruscello rubano gli scarponi ai soldati tedeschi. Momenti forti come quando si rivive la scomparsa dei propri cari, o segnalano lo sgomento e il vuoto atroce della perdita nel racconto di chi si trova a camminare in un silenzio surreale dentro una città spettrale, quasi fosse una discesa agli inferi. E, infine, suggerisce la vita che continua quando, dopo aver scampato alle bombe, un uomo torna a casa e si siede a mangiare il piatto di pasta scotta, abbandonato in fretta al segnale della sirena che annunciava l’arrivo di quei terribili angeli d’acciaio seminatori di sventura.
Fonte:
http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/06/05/news/cagliari-e-la-guerra-del-43-quelle-bombe-dentro-casa-1.7201575

Rapporto Unicef : "dalle mine antiuomo alla malnutrizione: così i bambini diventano disabili"


ROMA - Povertà, malnutrizione, violenze fisiche, psicologiche e anche sessuali. Specialmente nei paesi poveri, i bambini disabili vivono in condizioni particolarmente critiche: una realtà che utilizzando una serie di dati e di stime provenienti da diverse fonti l'Unicef tenta di raccontare nel suo rapporto sulla condizione dell'infanzia nel mondo. I bambini disabili, viene spiegato nel rapporto, hanno minori possibilità di andare a scuola: un'indagine dell'Oms in 51 paesi mostra le differenze fra bambini con e senza disabilità nei tassi (stimati) di completamento della scuola primaria: per i maschi il divario è del 10 per cento e per le ragazze dell'11 per cento. In particolare, i dati delle indagini a domicilio di 13 paesi a basso e medio reddito rilevano che i bambini con disabilità tra i 6 e i 17 anni hanno significativamente meno probabilità di essere iscritti a scuola dei coetanei senza disabilità. Uno studio del 2004 in Malawi ha indicato che un bambino con una disabilità aveva il doppio delle probabilità di non frequentare mai la scuola di un bambino normodotato.
La povertà è una caratteristica comune per le famiglie che hanno al proprio interno una persona disabile: i loro redditi sono generalmente redditi più bassi rispetto alle altre famiglie. Un'analisi su 14 paesi in via di sviluppo ha rilevato che le persone con disabilità sono più esposti alla povertà rispetto ai loro coetanei. Le stime sui costi aggiuntivi della disabilità a carico delle famiglie sono generalmente più rilevanti nei paesi ricchi rispetto a quelli poveri. Il rapporto Unicef ricorda anche che gli studi condotti dal 1990 al 2010 sulla violenza contro i bambini con disabilità hanno rilevato che la percentuale stimata di violenza contro i bambini con disabilità va dal 26,7 per cento di varie forme di violenza al 20,4 per cento di violenze fisiche e al 13,7 per cento di violenza sessuale. Le stime sui rischi - viene precisato - hanno indicato che i bambini con disabilità correvano rischi significativamente maggiori di subire violenze dei coetanei senza disabilità: 3,7 volte più probabilità di varie forme di violenza. I bambini con disabilità mentali o intellettuali erano 4,6 volte più probabilità di essere vittime di violenza sessuale, rispetto ai loro coetanei non disabili. Il documento mette poi in evidenza che le crisi umanitarie, come quelle determinate da guerre e disastri naturali, comportano particolari rischi per i bambini con disabilità. I residuati bellici esplosivi (RBE) e le mine terrestri antiuomo hanno effetti devastanti sui bambini e rappresentano un fattore che ha contribuito in modo significativo alla disabilità infantile. Ogni anno, dal 2005, i bambini rappresentano all'incirca il 20-30% di tutte le vittime di mine terrestri, residuati di munizioni a grappolo e altri RBE. Da quando, nel 1999, è iniziato il monitoraggio, sono state registrate almeno 1.000 vittime minorenni ogni anno. Nel 2010 il numero di queste vittime è stato superiore a 1.200 e i bambini hanno rappresentato il 55% di tutti i decessi civili. Nel 2011 i bambini hanno costituito il 61% di tutte le vittime civili in Afghanistan. Nello stesso anno, i bambini rappresentavano il 58% delle vittime civili nella Repubblica Democratica Popolare del Laos, il 50% in Iraq e il 48% in Sudan. Permangono poi situazioni di forte stigma e pregiudizio. Due esempi: uno studio condotto in Madagascar ha rilevato che il 48 per cento dei genitori ritiene contagiosa la disabilità, mentre un altro studio realizzato in Vietnam nel 2009 ha osservato che ancora persistevano casi di stigma e discriminazione; ad esempio, la presenza di bambini con disabilità in pubblico durante feste come il Tet, il capodanno lunare, era considerata di cattivo auspicio.
Fonte:
 http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Politiche_e_Buoni_Esempi/Dossier/info-696422311.html

Ritrovata una bomba a Cima Bossola


Un ordigno di fabbricazione italiana, in uso durante la seconda guerra mondiale, è stato rinvenuto nei giorni scorsi in una pietraia sulle pendici di Cima Bossola, in territorio del Comune di Rueglio, poco lontano da dove, negli anni ’60, era stato installato uno skilift poi smantellato. Ad accorgersi della presenza della granata, lunga una trentina di centimetri, è stato il comandante della stazione di Vico del Corpo Forestale dello Stato, Giancarlo Vittone. «Insieme ad un collega, stavo effettuando un sopralluogo nella zona, interessata qualche mese fa da un vasto incendio, quando mi sono imbattuto nell’ordigno» spiega. Sul posto, nella mattinata di lunedì, sono poi intervenuti alcuni artificieri in forza al Reggimento Genio Guastatori di Torino che, con l’utilizzo di esplosivo plastico e di un detonatore radiocomandato, hanno fatto brillare la granata. Ed il boato è stato avvertito in tutta l’alta valle. «Seppure privo di spoletta, l’ordigno racchiudeva una carica esplodente completa, tanto che, se fosse stato raggiunto dal fuoco, sarebbe di sicuro scoppiato» assicurano gli artificieri. Non è da tuttavia escludere che la granata fosse un residuo delle esercitazioni militari che, nel 1938, videro soldati impegnati in tiri diretti, da Drusacco, proprio verso la Bossola. Non è la prima volta che materiale bellico viene rinvenuto per caso in Canavese. Lo scorso marzo, una bomba, seminascosta dalle foglie, era stata rinvenuta a Canton Nigra, gruppo di case della frazione Campo di Castellamonte. (g.g.)
Fonte:
 http://lasentinella.gelocal.it/cronaca/2013/06/05/news/ritrovata-una-bomba-a-cima-bossola-1.7204807

mercoledì 5 giugno 2013

Piazza Armerina, esplode residuato bellico della seconda guerra mondiale.




Piazza Armerina, comune in provincia di Enna è geograficamente posizionato al centro della Sicilia a pochi chilometri da Caltanisetta, Gela, Pachino e Catania.  Durante la seconda guerra mondiale, prima dello sbarco in Sicilia è sede del 16° Corpo d’Armata a difesa della Sicilia Orientale. Già dai primi bombardamenti aerei il comune di Villa del Casale ospita numerosi rifugiati. Nel pieno dell’operazione Husky Piazza Armerina conosce il caos prodotto da militari in ritirata, da altri che avanzano. Non solo, i genieri in fase di ripiego, pur di non lasciare alle forze anglo-americane materiale esplodente, eseguono più volate atte a distruggere l’ex deposito munizioni sito in contrada Bellia. La potente detonazione sparge migliaia di proiettili nelle terre adiacenti. In ogni modo, dopo 39 giorni di guerra terreste la zona è colmata di mine e ordigni inesplosi. Come fantasmi di un passato mai terminato, dal dopo guerra in poi i residuati bellici, quasi consapevoli della loro triste missione, perseverano a spaventare inaspettati ed incolpevoli protagonisti: operai, vigili del fuoco, turisti, etc. Nel 2010 alcuni giovani ciclisti, impegnati tra i sentieri del parco di Santa Caterina, rischiano di pressare con le loro mountain bike alcune, affioranti, bombe da mortaio risalenti giusto ai tempi dell’ultima guerra mondiale. Il Corpo Forestale di Enna chiede, esige, la bonifica bellica del sito. Non passa molto tempo che sono esauditi dal Decimo Reparto Genio Infrastrutture Napoli e dai Guastatori con sede a Palermo. L’importante ispezione porta alla luce numerose granate, tra queste un “tracciante” (Roberto Palermo Giornale di Sicilia del 04/03/2010). I residenti restano in attesa di una "definitiva" bonifica mai completata. Costa troppo rispondono, si giustificano dal comune. Eppure gli amministratori sembrano consapevoli dei rischi prodotti da quelle bombe. Transennano alcune aree, vietano passeggiate o escursioni. Ma non ci sono soldi. Il rischio c’è il denaro no. Nel contempo il 15 maggio 2011 un residuato bellico esplode nel greto del torrente S. Gregorio a Reggio Calabria, causando danni ad un capannone. Il 26 settembre a Fermo un residuato bellico esplode vicino al fascio ferroviario. Sempre un incendio nel luglio 2012, provoca la detonazione di altra bomba inesplosa, sotterrata in località Cutone (Isernia). Numerose le segnalazioni giunte dal cassinate, dove gli incendi fanno rima con esplosioni. Fino a giungere ai nostri giorni, i tre ragazzi feriti a Novalesa, mentre raccoglievano patate, una di queste era rossa. Era una srcm mod. 35. tre invalidi per crisi. Altro ferito ad Aprilia. Un diciassettenne è investito da schegge mentre lavora la campagna. Le amministrazioni sono tutte consapevoli dei rischi ma non possiedono né denaro, né volontà (soprattutto) per richiedere la bonifica bellica. Costa troppo dicono, ma forse non è vero, perché la vita dei nostri ragazzi vale più di qualche decina di migliaia di euro. Un tempo si ripeteva che nel nostro Paese era necessario il ferito, per far rispettare le leggi in vigore, oggi con la scusa della crisi economica neanche i feriti fanno più notizia. Qualcuno potrà dire che chi scrive è di parte. Ed è vero. Ma proprio perché è di parte da tanti, da molti anni, lo scrivente si permette codeste riflessioni.
Giovanni Lafirenze 

Piazza Armerina, esplode residuato bellico della seconda guerra mondiale


di ROBERTO PALERMO  
PIAZZA ARMERINA. Scoppia un residuato bellico nel bel mezzo del bosco a causa delle fiamme e gli addetti allo spegnimento dell'incendio per ragioni di sicurezza chiedono il supporto aereo. L'estate e le alte temperature sono ancora lontane, ma il bosco comunale fa registrare già il primo intervento da parte di un Canadair. Comincia con il "botto" la stagione degli incendi nel grande polmone verde della città dei mosaici. Protagonista delle prime fiamme di stagione la pineta di Santa Caterina. Intorno alle 12 il fuoco ha cominciato a divorare i primi ettari di sottobosco nelle colline sopra il comando dei Vigili del fuoco e l'ex palasport crollato di contrada Bellia. Sul posto si sono subito portati due automezzi antincendio del distaccamento del Corpo Forestale, con la presenza di cinque ispettori, supportati da una squadra del distaccamento dei vigili del fuoco e alcuni uomini e volontari della Protezione civile. A rendere difficoltosa l'attività di spegnimento la mancata attivazione in questo periodo, essendo ancora troppo presto, delle Sab, le squadre dell'antincendio boschivo situate a ridosso del bosco. Dopo circa due ore l'episodio che ha provocato non poca apprensione tra gli addetti antincendio, e cioè lo scoppio improvviso di una bomba, uno dei tanti residuati bellici della seconda guerra mondiale distribuiti in tutta l'area dopo l'esplosione di una polveriera. Il calore sprigionato dalle fiamme avrebbe innescato la carica esplosiva presente nella bomba. A quel punto si è reputato opportuno, per ragioni di sicurezza, chiedere il supporto aereo, con l'arrivo in zona di un canadair che ha effettuato alcuni lanci dall'alto. Diversi gli ettari di boscaglia andati in fumo, ma senza gravi danni per fortuna ai pini domestici adulti della zona di Santa Caterina. Non è la prima volta che le squadre antincendio si trovano costrette a dover sospendere l'attività di spegnimento a causa della presenza di residuati bellici. Alcune aree avrebbero bisogno di un intervento di bonifica dalla presenza di possibili vecchi ordigni, ma si tratta di attività molto costose. Tre anni fa una fetta di bosco comunale, proprio a causa di varie esplosioni udite dalle squadre antincendio durante la fase di spegnimento, avevano portato il Comune con ordinanza a vietare l'accesso ai cittadini. Gli uffici avrebbero dovuto anche recintare alcuni ettari di bosco, ma dopo diversi sopralluoghi la stessa installazione di paletti per la recinzione venne considerata pericolosa, se non previa una precedente attività di bonifica che per ora, però, non è stata avviata.
Fonte:
 http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/enna/dettaglio/articolo/gdsid/264025/

lunedì 3 giugno 2013

Bomba tra i rifiuti




Arluno - Trentacinque centimetri di lunghezza, per un totale di sette chili di tritolo. A trovare la bomba è stato un contadino, ai margini di un vicinale dove di tanto in tanto la gente va a buttare la spazzatura. Tra calcinacci e ferrivecchi, stavolta c’era anche una bomba da mortaio con tanto di alette. Che quello fosse un rifiuto davvero speciale l’agricoltore l’ha capito subito, così è partita una telefonata al 112. Il tempo di accertare che in effetti la bomba era una... bomba, e domenica 2 giugno l'ordigno è stato fatto brillare.
Fonte:
 http://www.prealpina.it/notizie/alto-milanese/2013/6/3/bomba-tra-i-rifiuti/2429563/55/