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sabato 26 aprile 2014

Grisolia, ordigno bellico trovato sulla spiaggia


RISOLIA – 27 apr. - Passeggiava sulla spiaggia e si è ritrovato davanti un ordigno bellico. Certamente un residuato della Seconda guerra mondiale. Il ritrovamento è avvenuto intorno alle ore 18.00, sulla spiaggia a Grisolia. L'uomo che passeggiava sulla spiaggia, dopo aver rimosso qualche cumulo di sabbia si è trovato davanti all'ordigno. Sul posto sono giunti i carabinieri della stazione di Santa Maria del Cedro, coordinati dal maresciallo Console che ha avvisato il Comando della Compagnia di Scalea. L’area è attualmente presidiata. Devono giungere gli artificieri dell'esercito per mettere in sicurezza la bomba e farla brillare per renderla innocua. L’ordigno misura all’incirca 50 centimetri di lunghezza per 13 di diametro. Un pezzo di artiglieria probabilmente caricato in una delle tante navi affondate durante i bombardamenti.
Fonte: http://www.miocomune.it/cms/tirreno/tirreno-news/cronaca/10307-grisolia-ordigno-bellico-trovato-sulla-spiaggia.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG

"Via della memoria": lunedì 28 aprile l'adozione della lapide alla chiesa di S. Cristoforo di Lammari


Gli alunni dell’istituto comprensivo “Ilio Micheloni” di Lammari-Marlia lunedì (28 aprile) alle ore 11 alla chiesa di San Cristoforo a Lammari “adotteranno” la lapide commemorativa dei cinque ragazzi che il 27 aprile 1944 rimasero uccisi giocando con un ordigno bellico inesploso. L’iniziativa rientra nel progetto “Via della memoria” promosso dall’amministrazione Del Ghingaro per riscoprire e collegare i luoghi che sono stati teatro di eventi che hanno segnato in profondità la vita delle comunità capannoresi nel corso della seconda guerra mondiale.
Fonte: http://www.comune.capannori.lu.it/node/14535
 Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG  

Bomba day, gli esperti: «Città molto fortunata 70 anni fa, perché se fosse esploso, tale ordigno, avrebbe raso al suolo un quartiere


di di Roberta Labruna
VICENZA - Ora la bomba non fa più paura: tutto è filato liscio per i 27.000 vicentini sfollati. Si chiude così, con le campane delle chiese della città che suonano a festa, una giornata che non si potrà dimenticare. Nel raggio di due chilometri e mezzo dal Dal Molin sono rimasti solo gli artificieri del Genio Guastatori di Trento. L'operazione di disinnesco non è stata una passeggiata e il rischio che quella bomba esplodesse è stato ridotto ma c'era. Basti dire che il disinnesco di ieri è stato classificato come uno dei più complessi di sempre in Europa e che ciò che hanno compiuto ieri i militari dell'esercito per renderla inoffensiva farà scuola per l'intera Nato. E sono proprio loro, gli artificieri, i protagonisti assoluti della giornata. A prendere la parola per primo è il capitano Salvatore Toscano, che di esperienza sul campo ne ha molta e si capisce subito. È stato lui a guidare, da una distanza di cento metri, i due uomini che materialmente hanno messo le mani sulla bomba: il primo maresciallo Massimo Careddu e il sergente Francesco Loiodice. Tutto è stato studiato e pianificato nel dettaglio e tutto si è svolto senza incertezze e senza intoppi: si è provveduto, come spiega il capitano Toscano, alla separazione fisica degli organi innescanti. Tre. Tutti armati. Separati dal corpo della bomba, che al suo interno conteneva 1300 chili di una miscela di ammonio nitrato ed alluminio.
«Un ordigno particolarmente aggressivo». Con una particolarità: una delle spolette toccava quasi il detonatore. «Vicenza è stata molto fortunata settant'anni fa». E anche ieri. Perché fosse esplosa, la bomba, avrebbe raso al suolo un intero quartiere. Ma per fortuna «è finita bene», dice un finalmente sorridente Variati. «Abbiamo lavorato per i cittadini e devo ringraziare tutti quelli che hanno permesso che tutto andasse nel migliore dei modi». Un grazie a Vicenza, via sms sul cellulare del sindaco, arriva anche dal premier Matteo Renzi.

Fonte: http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=652556&sez=NORDEST&ssez=VICENZA

http://foto.ilgazzettino.it/

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L'hanno chiamata "Old Lady": una bomba inglese vecchia di 70 anni ma ancora capace di distruggere


Romina Gobbo
Un'esplosione potentissima, impressionante dal punto di vista visivo, con un fronte d'onda di 360°, diretta e retrograda, e con una quota di espansione nel sottosuolo a provocare un movimento sismico fino a una profondità di una decina di metri; a cui va aggiunto l'effetto scheggia. Il peggiore degli scenari possibile. Ecco perché oggi, 25 aprile, battezzato “Bomba day” (il terzo per la città di Vicenza, dopo quelli del 2001 e del 2011), 27mila cittadini (tra cui gli 800 soldati americani della caserma Del Din), che risiedono in 4.642 edifici, in un raggio di 2,5 chilometri (un'area che insiste sul comune di Vicenza, ma anche sui vicini Caldogno e Costabissara), sono stati evacuati.
Ha 70 anni e sta dando del filo da torcere ad un buon numero di giovani militari del secondo Reggimento del Genio Guastatori Alpino di Trento, che le si avvicinano con “rispetto e riverenza”. Lei è la “Old Lady”: 4.000 libbre di peso, 2 metri e 10 di lunghezza, quasi 1.500 chilogrammi di esplosivo Minol 2 (corrispondente a 1.800 Kg di tritolo), 3 spolette tutte armate. Una bomba di fabbricazione inglese, ritrovata a Vicenza il 7 novembre 1913, a tre metri di profondità sotto il prato dell'ex aeroporto Dal Molin, nell'ambito della bonifica propedeutica alla realizzazione del Parco della Pace, progetto promesso alla cittadinanza al tempo della grande protesta contro la realizzazione del Dal Molin 2.
Le operazioni di disinnesco inizieranno alle 9 e si protrarranno – secondo le previsioni – non più di 8, 9 ore. Il primo approccio sarà da parte di un team composto da un operatore e un caponucleo, coordinati dal capitano Salvatore Toscano, responsabile di tutta l'operazione “Old Lady” (per la quale il Governo ha stanziato un milione e 400mila euro). Le spolette verranno disinnescate e separate dal corpo della bomba, la quale sarà svuotata del contenuto, con tecnica meccanica o idrochimica. Quindi, l'esplosivo sarà trasportato, via terra, ad Orgiano (paese in provincia di Vicenza) dove, all'interno di una cava, sarà fatto brillare.
Già dallo scorso novembre, i militari del Genio (che fanno capo al Comando forze di difesa interregionale nord di Padova) stanno alacremente lavorando su quello che il capitano Toscano definisce un vero campo minato. Infatti, attorno all'”ape regina”, si trovano una serie di altri ordigni – 133, di peso variabile fra 500 e 100 libbre, sono già disinnescati e messi in sicurezza – che rappresentano il pericolo maggiore in caso di deflagrazione. Un'eventuale esplosione potrebbe via via innescarne altre, originando una reazione a catena dagli effetti devastanti. Ecco perché l'operazione sul suolo vicentino si è già guadagnata la fama di «più complesso intervento di disinnesco mai realizzato in contesto civile», un caso scuola, la cui relazione finale sarà consegnata alla storia attraverso la conservazione negli annali dell'Alleanza Atlantica.
Per ridurre i rischi al minimo, operatori del movimento terra e artificieri, servendosi di cinque mezzi escavatori, hanno circondato la bomba con un barricamento alto sette metri con base di otto. «Abbiamo realizzato una struttura auto portante a gradini; è un'expertise che ci deriva dalle missioni in Afghanistan – spiega il capitano Toscano che, a 33 anni, ha già all'attivo parecchie missioni nel Paese asiatico -. La struttura è fatta di 460 gabbioni metallici (hesco bastion) riempiti con sacchi di sabbia (circa 5mila metri cubi), capaci di contenere l'eventuale esplosione, e non far schizzare schegge, responsabili dei cosiddetti “rischi collaterali”».
La messa in sicurezza dell'area è stata improntata anche alla prevenzione del rischio mitomani, perché l'esplosivo potrebbe far gola a molti. E soprattutto alla protezione da eventuali atti ostili. «La contiguità dell'area con la caserma “Del Din” ha alzato il livello di allarme. La base americana è sicuramente appetibile per cellule filoqaediste», afferma Toscano.
Capitano, ha alle spalle tre anni e mezzo di Afghanistan, l'operazione vicentina al confronto è una passeggiata?
«Una passeggiata, magari no, ma sicuramente ci sono delle differenze importanti. Qui il problema è “solo” il disinnesco, in Afghanistan la stessa operazione richiede che ci si guardi anche le spalle. Perché i talebani spesso usano le bombe come specchietti per le allodole e, mentre tu sei concentrato sull'ordigno, cominciano a sparare. Là, gran parte delle attività si svolgono sotto fuoco nemico. Quindi, anche il livello di stress è maggiore. E l'altro vantaggio “di casa nostra” è che delle bombe come questa, sganciate durante le nostre guerre mondiali, conosciamo praticamente tutto. Perché sono ordigni convenzionali, registrati, costruiti con una logica industriale. Invece, dei cosiddetti IED (improvised explosive devices) afghani, facciamo esperienza quando li troviamo, perché sono costruiti artigianalmente, usando materiali i più svariati. E, quindi, ogni volta, ci dobbiamo confrontare con qualcosa di diverso».
 La Old Lady fu lanciata la notte del 19 novembre 1944 da un aereo inglese. Durante l'attacco, che durò dalle 20.55 alle 21.05, e che aveva come obiettivo proprio l'aeroporto Dal Molin, all'epoca strategico per l'esercito nazista in ritirata, secondo l'appassionato di storia vicentina, Giuseppe Versolato, furonolanciate su Vicenza ben 22 bombe da 4.000 libbre: 18 caddero nell'area della stazione ferroviaria, e 4 nell'area del Dal Molin. Quella che sarà disinnescata il 25, è la prima ritrovata, le altre potrebbero essere esplose, ma potrebbero anch'esse essere “dormienti” sotto terra.

«Quel bombardamento – afferma Versolato, che, dopo aver consultato gli archivi di Stato di Londra e Washington, sul tema ha scritto il libro 5Bombardamenti aerei degli alleati nel Vicentino 1942-1945, Rossato Edizioni – fu tra i più terrificanti: gli aerei inglesi sganciarono in tutto 95 tonnellate di bombe. I bimotori “Wellington” erano specializzati nel trasporto delle bombe grosse, quelle appunto da 4.000 libbre, che sganciavano una volta raggiunta quota 2, 3 chilometri da terra. Le chiamavano “blockbuster”, ovvero “spiana isolati”, perché ognuna di essere doveva distruggere un intero quartiere, ma, nello slang dei soldati, erano dette “cookies” biscottini. Però presentavano un difetto: spesso non esplodevano».
 Capitano Toscano, per concludere, percentuale di rischio?
«A questo punto, direi quasi nulla. L'approccio è stato professionale, per noi l'operazione è chiara. Resta l'imponderabile...». 
Fonte: http://www.famigliacristiana.it/articolo/vicenza-affronta-il-bomba-day.aspx
Il capitano Salvatore Toscano (foto R. Gobbo Famiglia Cristiana.it)

Foto: Romina Gobbo per Famiglia Cristiana.it




venerdì 25 aprile 2014

19 MARZO YPRES. DUE OPERAI MORTI A CAUSA DELL'ESPLOSIONE DI UN RESIDUATO BELLICO


Il 19 marzo Belgio Ypres: La città è storicamente nota, sia per le aspre battaglie della prima guerra mondiale, quanto per aver dato il nome ad un potente aggressivo chimico (Yprite) ufficialmente utilizzato per la prima volta dalle truppe autro-ungariche contro i militari francesi. Tutto il mondo è direttamente o indirettamente al corrente di quell'evento bellico. Tutto il mondo, tranne, pare, le autorità comunali, ma non solo comunali del distretto delle Fiandre. Infatti il 19 maggio la notizia di due operai morti a causa dell'esplosione di una bomba d'artiglieria mentre sono intenti a scavare, a dire della fonte, in un cantiere adiacente al Canal Van Leper. Il primo lavorante muore sul colpo, il secondo durante il tragitto in ospedale, di un terzo ferito ad oggi non si sa nulla. La fonte, per mezzo del giornalista locale, in pratica, spiega ai suoi lettori che si tratterebbe di un incidente occasionale. Occasionale?, accidentale ? Ad Ypres ? In Belgio ? Dello stesso parere sembra essere anche il Sindaco della città, tale, Jan Durnez. Che la cultura della sicurezza da ordigni bellici in Belgio non sia conosciuta, almeno a che scrive appare una stranezza, dato che da quei terreni giornalmente si continua a rinvenire ordigni d'ogni tipo.
Giovanni Lafirenze
 Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG  
http://searcharchives.vancouver.ca/ypres-cathedral-from-market-square;rad

Ritrovate munizioni e armi nella grotta


di Gigi Sosso
VODO DI CADORE. Le armi nella grotta. Era in corso la pulizia di un sentiero, che porta a Malga Ciauta, sopra Vodo di Cadore, quando l’attenzione di tutti i partecipanti all’operazione bosco pulito è stata attirata da una piccola caverna, all’altezza di una località di nome Forcella. Una rapida ricognizione e la scoperta di due scatoloni di una certa età, protetti da una tovaglia e una maglia di colore rosso. Impossibile resistere alla tentazione di scoperchiarli e dare un’occhiata all’interno. Sorprendente quello che è stato trovato: munizioni e armi da fuoco. Molte cartucce e sicuramente anche un fucile. Era da poco passata l’una e mezzo di ieri pomeriggio quando sono partite due telefonate al 112 dei carabinieri e al 115 dei vigili del fuoco. Quelle che servivano a risolvere la questione. I militari di San Vito e i pompieri di Pieve hanno percorso la diga sul Boite prima di arrampicarsi lungo questa strada carrozzabile di sette chilometri, che non ti obbliga a parcheggiare i mezzi a quattro ruote e a proseguire a piedi. Normale la divisione dei compiti tra le forze di polizia e quelle di sicurezza: da una parte chi ha cominciato un’indagine, affidandone i primi risultati al sostituto procuratore della Repubblica Antonio Bianco e messo sotto sequestro le armi; dall’altra chi ha messo in sicurezza l’area, tagliando dei rami e creando una griglia in legna, prima di recintare tutto con la classica fettuccia biancorossa. Vietato oltrepassare. Le prime ipotesi raccontavano di ordini bellici della prima o al massimo della seconda guerra mondiale, in un secondo momento è diventato più probabile che si trattasse di munizioni e armi molto più vicine nel tempo. Probabilmente nascoste da un cacciatore o da un collezionista, forse per evitare che il materiale gli venisse trovato in casa. Ma per il momento si tratta soltanto di ipotesi. Sicuramente l’antro è raggiungibile con una certa facilità e non è complicato nemmeno entrare a verificare cosa c’è. La zona è un po’ fuori mano, ma non manca chi vuole raggiungere questa conosciutissima malga situata a 1530 metri capace di ospitare anche un agriturismo, che svolge servizio di bar e ristorante, oltre che offrire un certo numero di posti letto. Sarà il pubblico ministero Bianco a decidere se aprire o meno un’inchiesta sulla base della relazione che i carabinieri sanvitesi gli consegneranno già nelle prossime ore. Sarebbe interessante capire a chi appartengono quelle armi e il motivo per cui sono state ritrovate in quel luogo. La zona del ritrovamento non è più raggiungibile senza scavalcare la recinzione che delimita la zona di rispetto, nel frattempo si sono concluse le operazioni di pulizia del sentiero.
Fonte: http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2014/04/25/news/ritrovate-munizioni-e-armi-nella-grotta-1.9102031
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi promossa dall'ANVCG  

26/04/1937 IL BOMBARDAMENTO di Guernica


Il 26 Aprile 1937, l'aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la cittadina basca di Guernica, uccidendo in tre ore e mezza circa 2000 persone. Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto insignificante; l'azione, svoltasi in un giorno di mercato, fu una strage compiuta per seminare terrore nella popolazione civile e sperimentare una nuova tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto.
Così racconta l'episodio il quotidiano britannico Times del 28 aprile 1937: 'Il lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30, quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la campana diede l'allarme . Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo altri cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di esplosivi. Un quarto d'ora più tardi tre Junker continuarono l'opera di demolizione e il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle 19,45, con l'approssimarsi dell'oscurità. L'intera cittadina, con settemila abitanti e oltre tremila profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di otto chilometri, tutt'intorno, gli incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle colline.

Fonte: http://www.liceoberchet.it/netday00/arte/guernica/guernica.htm
Fonte: http://bascoblog.hautetfort.com/tableaux/


IL GENIO NEUTRALIZZA DUE RESIDUATI BELLICI


Gli artificieri dell’Esercito sono stati impegnati oggi in due complessi interventi di bonifica di ordigni esplosivi risalenti alla seconda guerra mondiale. Una bomba da 4000 libbre di tritolo (1800 kg) di fabbricazione inglese, sganciata nel ’44, è stata disinnescata a Vicenza. Per garantire la sicurezza della popolazione è stato necessario evacuare oltre 27 mila persone in un raggio di 2,5 km dal luogo di ritrovamento e costruire un terrapieno alto 7 metri attorno all’ordigno per contenere gli effetti di un’eventuale esplosione accidentale. Per rendere innocua la bomba è stato necessario estrarre 3 spolette ancora attive prima di trasportarla in una vicina cava dove verrà portata a termine la distruzione. 
Fonte: Esercito Italiano


Fonte:Esercito Italiano


Fonte: U. Minasi
Fonte: Esercito Italiano
Fonte: Esercito Italiano




 A Civitavecchia gli specialisti dell’Esercito hanno invece distrutto una bomba d’aereo di fabbricazione americana da 500 libbre rinvenuta presso la fortezza bramante, in pieno centro, nei pressi del porto. Grazie alle operazioni preliminari che il personale dell’Esercito ha messo in atto nei giorni scorsi è stato possibile ridurre i tempi necessari  alla bonifica limitando i disagi per i 1500 cittadini evacuati e per i turisti diretti alla capitale in vista delle celebrazioni dei prossimi giorni. Dalla bomba sono state estratte due spolette ancora funzionanti prima di poterla trasportare in una cava dove è stata fatta brillare. Nel 2013, gli artificieri dell’Esercito hanno eseguito oltre 2500 interventi specialistici per la bonifica di ordigni in tutta la penisola. Negli ultimi 10 anni gli interventi sono stati oltre 30.000. La Forza Armata grazie alla capacità “dual-use” dei propri reparti genio, oltre all’impiego operativo nelle missioni internazionali, è in grado d’intervenire nei casi di pubbliche calamità ed utilità, in ogni momento, su tutto il territorio italiano a supporto della comunità nazionale come recentemente avvenuto in occasione dell’emergenza maltempo in Sardegna, Emilia, Veneto, Toscana e Lazio.

http://www.centumcellae.it/
Fonte: http://www.analisidifesa.it/2014/04/il-genio-dellesercito-neutralizza-due-residuati-bellici/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-genio-dellesercito-neutralizza-due-residuati-bellici

Bomba Day, disinnesco concluso: la "Old Lady" verrà fatta brillare


VICENZA - Si sono concluse poco fa con successo le operazioni di disinnesco della Old Lady, come è stata soprannominata la bomba d'aereo della seconda guerra mondiale scoperta a Vicenza. Lo ha comunicato il sindaco, Achille Variati. La bomba è stata caricata su un camion dell'Esercito, pronta a lasciare l'ex aeroporto Dal Molin verso una cava dove verrà fatta brillare. Tra breve verranno riaperti i varchi alle zone evacuate, dove ora polizia e carabinieri stanno compiendo i controlli anti-sciacallaggio.
«La bomba in questo momento - ha spiegato variati - è caricata su un camion dell'Esercito, pronta per lasciare l'ex aeroporto Dal Molin in direzione Orgiano dove verrà completato lo svuotamento dell'esplosivo». «Ringrazio tutti i cittadini - ha aggiunto il sindaco - per la collaborazione dimostrata allontanandosi dalle proprie abitazioni nel raggio di 2,5 chilometri: hanno capito la gravità teorica della situazione e si sono attenuti alle nostre disposizioni». «Attendo ora che le forze dell'ordine - ha proseguito - completino nel giro di pochi minuti i controlli strada per strada, per dichiarare il fine emergenza e la possibilità di rientrare a casa» 
In tarda mattinata, al termine del secondo despolettamento su tre previsti, l'operazione di disinnesco della bomba a Vicenza è stata temporaneamente sospesa a causa della presenza di un cittadino nell'area di evacuazione. È l'inconveniente, reso noto dal sindaco Achille Variati, accaduto poco fa durante il lavoro sull'ordigno bellico della seconda guerra mondiale. Le operazioni sono riprese solo verso le 11.30 e si sono concluse verso le 13.

Fonte: http://www.gazzettino.it/NORDEST/VICENZA/bomba_day_vicenza_25_aprile_sgombero/notizie/651393.shtml

Civitavecchia: Esercito disinnesca ordigno bellico da 500 libbre


(ASCA) - Roma, 25 apr 2014 - Gli artificieri dell'Esercito hanno provveduto a disinnescare un ordigno bellico, risalente al secondo conflitto mondiale, rinvenuto nei giorni scorsi presso la fortezza ''Bramante'' di Civitavecchia (Rm). L'ordigno, una bomba d'aereo di fabbricazione americana da 500 libbre, e' stato rinvenuto - riferisce una nota - con entrambe le spolette armate ed e' stato messo in sicurezza dagli artificieri del 6* Reggimento Genio Pionieri di Roma. Le operazioni sono cominciate alla presenza del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, e del comandante del Genio generale, Antonio Li Gobbi. Il sottosegretario Rossi ha voluto manifestare la sua vicinanza alle Forze Armate coinvolte in questa sensibile operazione svolta nel significativo giorno del 25 aprile . L'operazione che ha avuto inizio alle ore 10 e' stata suddivisa in due fasi: la fase di despolettamento, che e' durata quarantacinque minuti, e quella di trasporto e brillamento presso una vicina cava. Grazie all'organizzazione messa in campo dai genieri dell'Esercito nei giorni precedenti e' stato possibile agevolare le operazioni di bonifica a favore non solo dei circa 1500 cittadini evacuati ma anche a favore di quei servizi essenziali quali il porto e la stazione fondamentali soprattutto in questi giorni per tutti i pellegrini in transito verso la Capitale a causa della solenne cerimonia che si terra' il giorno 27 aprile in San Pietro. Dall'inizio del 2013, gli artificieri del 6* Reggimento Genio Pionieri hanno disinnescato oltre 4000 ordigni, tra questi 10 bombe d'aereo, 1793 bombe a mano, 17 mine e piu' di 800 colpi da mortaio. Il 6* Reggimento Genio Pionieri e' uno dei 12 reggimenti del Genio dell'Esercito in grado di intervenire per la bonifica degli ordigni esplosivi e dei residuati bellici ed e' responsabile delle province di Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone, Perugia, Terni, L'Aquila e Teramo. Ogni reggimento genio ha competenze su una parte del territorio nazionale e, solo nel 2013, gli artificieri dell'Esercito hanno eseguito oltre 2500 interventi specialistici per la bonifica di ordigni in tutta la penisola. Negli ultimi 10 anni gli interventi sono stati oltre 30.000. com-stt/sam/ss
Fonte: http://www.asca.it/newsregioni-Civitavecchia__Esercito_disinnesca_ordigno_bellico_da_500_libbre-1383158-Lazio.html


Tolta la terza spoletta dell'ordigno

 E' il giorno della Old Lady, quella «Vecchia signora» che da qualche mese sta tenendo col fiato sospeso Vicenza. Alle 7 sono suonate le sirene per il via alla mega-operazione di evacuazione, come da programma. Alle 5 di mattina si era aperto il Centro direttivo di coordinamento in Fiera, che coordina anche gli uomini della Protezione Civile. Per le 8.3o erano tutti fuori con 1500 persone al lavoro per lo sgombero. O quasi. Qualche resistenza ad abbandonare le proprie abitazioni c'è stata. Soprattutto nell'area di Caldogno e in particolare a Cresole, dove una famiglia ha fatto non poca resistenza. Alle 10.06, annunciate dal sindaco Achille Variati, sono iniziate ufficialmente le operazioni di disinnesco. Nelle prime fasi dell'evacuazione è morta Maria Toniolo una donna di 89 anni, durante il trasporto in ospedale. Era già gravemente malata. E poco dopo le 8 è arrivato a Vicenza anche il capo della protezione civile nazionale Gabrielli. In mattinata al sindaco Variati è anche arrivato un sms dal premier Matteo Renzi: «Tienimi informato».
Fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/24-aprile-2014/bombaday-citta-si-mobilita-piu-650-volontari-lavoro-223118827556.shtml

Fonte:Rainews.it

Bomba D'aereo al Forte Michelangelo

despolettamento ordigno
Tutto pronto per la rimozione della bomba rinvenuta al Forte Michelangelo. Le operazioni sono iniziate alle 7.30 e, a partire da quell'ora, verrà completamente evacuata una vasta area del centro.

Trentamila vicentini lasciano le loro case per sette ore


VICENZA - Meno uno. Fra meno di ventiquattr'ore sarà Bomba day. Domani verrà fatta brillare la bomba da 1.800 chili rinvenuta all'ex Dal Molin in occasione della bonifica bellica. Un appuntamento che comporterà l'evacuazione, per almeno sette ore, di trentamila persone residenti a Vicenza, Costabissara e Caldogno. Queste dovranno lasciare case e negozi entro le 8.30 del mattino per permettere agli artificieri dell'Esercito di procedere con le operazioni di disinnesco.
Le forze dell'ordine controlleranno che nessuna persona si trovi all'interno della zona rossa, che ricade in un raggio di 2,5 chilometri dal luogo del ritrovamento della bomba. Il responsabile militare dell'operazione, denominata «Old lady», sarà il capitano Salvatore Toscano, esperto nel settore della disattivazione di ordigni esplosivi. Oltre seicento, tra civili e forze di polizia, le persone coinvolte. Il centro operativo che verrà allestito in Fiera conterà su una settantina di persone, mentre in servizio al San Bortolo ci saranno cinquanta medici in più. Durante la giornata i bus urbani di Aim saranno gratuiti. «Invito i cittadini alla massima collaborazione e ricordo che l'evacuazione è obbligatoria. In caso di non ottemperanza dell'ordinanza, la responsabilità ricadrà sul cittadino», sottolinea il sindaco Achille Variati. Fonte: http://www.gazzettino.it/NORDEST/VICENZA/vicenza_bomba_day/notizie/649978.shtml


giovedì 24 aprile 2014

Montecassino bombe e bugie


 Pochi eventi della seconda guerra mondiale hanno suscitato dispute come la distruzione della millenaria abbazia benedettina di Montecassino. A 70 anni da quel 15 febbraio 1944 in cui gli alleati decisero i bombardamenti in una battaglia che vide impegnati soldati di venti nazioni, a squarciare nuovi scenari su quella tragedia è il volume di Nando Tasciotti «Montecassino 1944. Errori, menzogne e provocazioni» (Castelvecchi editore, pp. 325, A19,50 ). Giornalista d’inchiesta, per quasi 25 anni inviato speciale del Messaggero, l’autore, utilizzando documenti inediti dei «National Archives» di Londra, del «Churchill Centre» di Cambridge, della Santa Sede, e forte di una diretta conoscenza dei luoghi come di numerose testimonianze di monaci e sopravvissuti, non solo narra l’evolversi dei fatti a partire dal salvataggio dei Tesori (compreso quello di San Gennaro, occultato nell’abbazia), ma documenta quanto accadde nel monastero, in Vaticano, a Londra, Berlino e Washington, Illuminando risvolti diplomatici della vicenda sinora ignoti, l’autore argomenta che un’azione diplomatica più energica da parte di Pio XII e della Santa Sede avrebbe potuto in qualche modo evitare la distruzione di Montecassino.
La decisione di bombardare l’abbazia, gioiello della cristianità, fu solo dei militari?
Formalmente sì. Fu voluta soprattutto dal comandante dei neozelandesi, generale Bernard Freyberg (nella convinzione che i tedeschi fossero dentro o la usassero quantomeno come osservatorio militare), approvata con riluttanza dal generale americano Clark, comandante della V armata, e presa dal generale inglese Alexander, capo delle forze alleate in Italia. In realtà, era una decisione troppo rilevante, politica, per i riflessi sui cattolici di tutto il mondo. E ci sono ora elementi per affermare che Roosevelt e soprattutto Churchill non potevano non sapere.
Telegrammi di Churchill, da lei scoperti, rivelano la sua costante attenzione alla «linea Gustav»; c’è, per esempio, un suo telegramma al generale Alexander poco prima del bombardamento.
Perché è importante?
Dal 26 gennaio al 14 febbraio 1944 Churchill scambiò con i generali inglesi Alexander e Wilson (comandante supremo delle forze alleate nel Mediterraneo) almeno dieci telegrammi relativi al fronte di Cassino e all’attività del corpo neozelandese. L’ultimo lo inviò appena venti ore prima del bombardamento. Chiese ad Alexander quando proponeva di lanciare l’attacco di Freyberg, e se fosse stato il cattivo tempo ad averlo ritardato dall’11 febbraio. E i piani di Freyberg (certo non ignoti a Churchill) prevedevano il bombardamento preliminare dell’abbazia, per sottrarre ai tedeschi quella posizione dominante sulla valle del Liri.
Come si valutò a Berlino quanto avveniva a Montecassino?
I tedeschi sfruttarono l’evento dal punto di vista propagandistico (definendo «barbari» gli Alleati) e militare, insediandosi a quel punto legittimamente tra le rovine e trasformandole così davvero in fortezza. Ma fu loro la responsabilità primaria e decisiva di quanto era accaduto. Avevano fatto del monte dell’abbazia il perno della «Linea Gustav», che bloccava l’avanzata degli Alleati verso Roma.
E non rispettarono affatto l’impegno, preso con il Vaticano, di creare una zona neutrale di 300 metri intorno al monastero. Piazzarono infatti mitragliatrici e depositi di munizioni in alcune grotte, proprio sotto le mura. E, di notte, due carri armati sparavano e poi si riparavano dietro l’enorme sagoma dell’abbazia.
E a Washington?
Il presidente americano Roosevelt, lo stesso giorno del bombardamento, disse - poco credibilmente - in una conferenza stampa di averne appreso «da un giornale del pomeriggio». E lo motivò come «necessità militare». A lungo poi gli americani sostennero con il Vaticano di avere la «prova inoppugnabile» della presenza dei tedeschi «dentro» il monastero. Solo molti anni dopo, prima gli americani e poi anche gli inglesi, riconobbero che non era così.
Quanto accadde a Montecassino fu un crimine, una necessità militare o un tragico errore?
I tedeschi dissero che fu un crimine, perché gli Alleati bombardarono sapendo che c’erano oltre un migliaio di civili rifugiati nell’abbazia (ne morirono oltre duecento). Ma a quel crimine avevano contribuito anche loro, facendo per primi un uso militare di quella posizione. Per gli inglesi, soprattutto, fu una «necessità militare», ma le loro motivazioni (tedeschi «dentro» le mura) si ivelarono inesatte: documenti del Foregn Office rivelano che a Londra si resero subito conto dell’«abbaglio», ma consigliarono di tacerne con il Vaticano. Gli americani riconobbero alla fine il «tragico errore» (così lo definì Clark): la distruzione dell’abbazia si rivelò infatti un sanguinoso boomerang dal punto di vista militare, che contribuì a ritardare di altri tre mesi lo sfondamento del fronte di Cassino. Prima e dopo Montecassino, ci si è chiesti se valeva più salvare una vita o un monumento insigne. La domanda conserva tutta la sua drammatica attualità.
Lei che ne pensa?
Di «vite e pietre» si discusse a lungo, prima del bombardamento, anche nel Parlamento inglese, e ne riferì anche l’Osservatore Romano, collocando sullo stesso piano, nella condanna, «chi offende» ma anche «chi provoca » facendo un uso militare di luoghi religiosi o storici. E - se gli Alleati commisero appunto un «tragico errore », militare e propagandistico - non c’è dubbio che i nazi-fascisti abbiano provocato tutto, cominciando la guerra e poi - nel caso di Montecassino
- attestandosi cinicamente proprio a ridosso delle mura di quell’abbazia millenaria.
Montecassino 1944 - Castelvecchi, pag. 325, A19,50
Fonte: http://www.gazzettadiparma.it/news/182566/Montecassino-bombe-e-bugie.html