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sabato 25 maggio 2013

Anche i ricoveri antiaerei in mostra a Torino



L’Associazione ASTEC è stata invitata a partecipare alla mostra fotografica dal titolo "LE ROVINE ESPOSTE. RUINENWERK", prevista a far data dal 27 maggio 2013 presso gli spazi OGR (Officine Grandi Riparazioni) di via Castel Fidardo 22, Torino. L’evento è organizzato dalla Fondazione dell'Ordine dell'Architetti di Torino, a cura di Enzo Biffi Gentili con il Seminario Superiore di Arti Applicate/MIAAO (Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi). L’Associazione ASTEC contribuirà proponendo alcune delle immagini acquisite nel corso delle indagini sotterranee condotte in questi anni nel capoluogo piemontese. Inaugurazione lunedì 27 maggio, ore 18-21 da martedì 28 maggio a sabato 1 giugno ore 10-21. La mostra rimarrà aperta nei successivi week-end da sabato 8 giugno a domenica 23 giugno, dalle ore 11 alle 18. 
Info: MIAAO 011 5611161
 miaao.museo@gmail.com 


venerdì 24 maggio 2013

24 maggio 1915, quando il Piave mormorò




«Il Piave mormorava/, calmo e placido, al passaggio/ dei primi fanti il 24 maggio». Novanta anni fa, il 24 maggio 1915, l'Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l'inizio delle ostilità in Europa.
Era un lunedì. Alle 3:30, precedute dai tiri degli obici, le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le «terre irredente» del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia. Nel 1918, a guerra finita, un poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, trasformò quel momento nella «Leggenda del Piave», una canzone destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani. L'Italia entrò in guerra divisa tra interventisti e neutralisti, dopo un disinvolto cambio di alleanze, dalla Triplice all'Intesa. Sulle sponde del Piave e dell'Isonzo, nelle trincee del Carso e della Bainsizza, di Asiago e di Passo Buole, di Caporetto e di Vittorio Veneto lasciò 700 mila morti. Dalla guerra ottenne Trento e Trieste, ma ne uscì prostrata, lacerata da una profonda crisi politica, sociale ed economica, che la portò in breve al Fascismo. Eppure la «Grande Guerra», come fu chiamata, è forse l'unica guerra della quale gli italiani abbiano - come si suol dire - una «memoria condivisa»: l'ultimo atto dell'epopea Risorgimentale. La Prima Guerra Mondiale fu un enorme massacro: coinvolse 27 paesi, costò 10 milioni di morti, 20 milioni di feriti, enormi distruzioni. Fu la prima guerra moderna. Gli eserciti si trovarono impantanati nelle trincee. Nuove armi furono impiegate su larga scala: aerei, sottomarini, carri armati, mitragliatrici, gas tossici, come il fosgene e l'iprite, che prese nome dalla località belga dove il 22 aprile 1915 fece le prime vittime. La guerra provocò la dissoluzione dell'Impero austroungarico e di quello ottomano e mise fine a quello degli Zar, travolto dalla rivoluzione bolscevica del 1917. Segnò il crollo di tre dinastie secolari, gli Asburgo, gli Hohenzollern e i Romanov. Fu l'inizio del declino della vecchia Europa e sancì l'ingresso sulla scena mondiale, come grande potenza militare ed economica, degli Stati Uniti, intervenuti nel 1917 a salvare le sorti dell'Intesa. Si portò dietro un'epidemia - la «spagnola» - che tra 1918 e il 1919 provocò più morti della guerra; un'inflazione e una recessione che culminarono nella Grande Crisi del 1929; un'eredità di odi, frustrazioni e rivalità nazionali che nell'arco di due decenni sfociarono fatalmente nel secondo conflitto mondiale. Una delle poche voci che si levarono contro la guerra fu quella di Benedetto XV, il «Papa della pace» del quale Joseph Ratzinger ha voluto raccogliere idealmente l'eredità, scegliendo il nome per il proprio pontificato. Egli il 1 agosto 1917 (poco prima della rotta italiana a Caporetto del 24 ottobre 1917) chiese invano alle potenze belligeranti il disarmo e il ricorso all'arbitrato per la «cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno più apparisce inutile strage». Ma troppi erano i motivi che spingevano l'Europa al massacro. La rivalità economica e gli interessi in Medio Oriente di Regno Unito e Reich tedesco; il revanscismo francese per Alsazia e Lorena; lo scontro tra pangermanesimo tedesco e panslavismo sul Baltico; gli appetiti delle maggiori potenze per le spoglie del fatiscente impero ottomano; l'irredentismo in Italia e nei Balcani, dove il serbo Gavrilo Princip fece scoccare la scintilla, assassinando l'erede al trono austriaco a Sarajevo. Ma anche il clima culturale di un'epoca che - tra lo Stato «Dio reale» dell'idealismo hegeliano e il positivismo darwiniano di Spencer - concepì la guerra come sbocco naturale delle vertenze internazionali. In Italia, contro l'entrata in guerra furono i cattolici, i socialisti, i giolittiani. Per la guerra furono il governo Salandra, i liberali, i nazionalisti. Interventista fu Gabriele D'Annunzio, interprete a modo suo del «superuomo» di Nietzsche. Interventista fu Filippo Tommaso Marinetti, che nel «Manifesto del futurismo» aveva proclamato la guerra «sola igiene del mondo». Da neutralista in interventista si trasformò repentinamente il socialista Benito Mussolini, che lasciò la direzione dell'«Avanti!» per fondare l'ultranazionalista «Popolo d'Italia» e fu espulso dal Psi. Nel 1919 la Conferenza di pace di Parigi, dominata dal presidente americano Woodrow Wilson, deluse le aspettative degli interventisti. L'Italia ottenne Trento, Trieste e l'Istria, più l'Alto Adige etnicamente tedesco; ma non Fiume e la Dalmazia. Il presidente del consiglio Orlando e il ministro degli esteri Sonnino, per protesta, abbandonarono temporaneamente la conferenza, restando fuori anche dalla spartizione delle colonie tedesche. Ne nacque il mito della «vittoria tradita», che mosse D'Annunzio e i suoi legionari a occupare Fiume e a dar vita all'effimera «Reggenza del Carnaro» e fu utilizzato a proprio vantaggio dal nascente partito fascista, avviato alla conquista del potere. Anche la «Leggenda del Piave» di E.A. Mario finì per servire allo scopo. La crisi economica, la svalutazione della lira, la debolezza della classe dirigente liberale, le ripetute crisi di governo, le agitazioni di piazza e l'occupazione delle fabbriche nel «biennio rosso», i timori della Corona e della borghesia fecero il resto. Dal 4 novembre 1918, data della firma dell'armistizio con l'Austria, al 22 ottobre 1922, data della Marcia su Roma, non passarono che quattro anni.
Fonte:
 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/05_Maggio/24/24maggio.shtml
Foto: telesanterno.com


Lago di Bolsena, recuperata la torretta dell'aereo americano inabissato nel '44




VITERBO - Una torretta con le sue due mitragliatrici risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stata recuperata dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Viterbo dai fondali del lago di Bolsena. Il dispositivo, parte di un aereo inabissatosi durante il conflitto, e scoperto due anni fa da Massimiliano Bellacima, appartenente alla Scuola sub di Bolsena che ha partecipato al recupero insieme ai vigili. Si tratta di una sfera di circa un metro di diametro, posizionata sotto la parte centrale del velivolo e dove all'interno operava un mitragliere. Essa poteva ruotare su 360° e muoversi verso l'alto e il basso ed era armata da due mitragliatrici Browning 50. Oggi, dopo 69 anni, il relitto dell'aereo ritrovato nelle profondità del lago ha un nome: è un bombardiere quadrimotore B-17F, la famosa 'Fortezza Volante americana', bombardiere di grosse dimensioni. Il sub di Bolsena Massimiliano Bellacima, sulla base di testimonianze locali, inizia delle immersioni nel lago che porteranno alla scoperta di un relitto di aereo davanti al paese di Bolsena. Tra i rottami viene individuata la torretta ventrale con le sue due mitragliatrici (Sperry Ball) di un B-17. Tutto ciò non è però sufficiente ad identificare l'aereo, l'equipaggio e la sua sorte: il mistero si risolve alla fine di dicembre dello scorso anno, quando i sub scoprono che sulla torretta ci sono due scritte dipinte a mano con vernice: Ileen Lois. Le ricerche storiche condotte da Mario Di Sorte presso gli archivi aeronautici Usa, hanno permesso di scoprire che Ileen Lois è la moglie del mitragliere e che il suo aereo era partito da Amendola (Foggia) il 15 gennaio 1944 con altri 37 B-17 per una missione di bombardamento su Certaldo (Firenze). Su Perugia viene danneggiato a due motori dalla contraerea tedesca, lascia la formazione e, continuando a perdere quota, tenta di rientrare alla base. Sulle rive del Lago Trasimeno, per alleggerirsi, sgancia il carico di 6 bombe e si dirige verso sud. Giunto nella zona di Radicofani, i 10 componenti dell'equipaggio si lanciano col paracadute: 5 di loro vengono catturati dai tedeschi e gli altri riescono a fuggire. Alla fine della guerra tutti, inclusi i prigionieri, rientreranno salvi in patria. L'equipaggio del comandante William Pedersen, una volta abbandonato l'aereo, non riuscì a vedere il luogo dove esso cadde. Le ricerche storiche hanno permesso di ricostruire i fatti e stabilire che il B-17 USAF matricola 41-24364 , continuando a perdere quota, si inabissò nelle acque del lago di Bolsena il 15 gennaio 1944 alle ore 13,20 circa. Se nel lontano 1944 il mitragliere non avesse scritto il nome di sua moglie sulla torretta, oggi avremmo nel lago i resti di un bombardiere americano, ma l'impossibilità di identificarlo. Da sottolineare che le ricerche effettuate hanno permesso di entrare in contatto con i parenti dei componenti l'equipaggio e di conoscere le storie individuali e il racconto dettagliato di tutta la missione, incluso il lancio con il paracadute, la cattura da parte dei tedeschi ed il rocambolesco rientro alla loro base dopo 6 mesi. Tra le persone contattate c'è stato anche il figlio di Bernard Scalisi, un componente dell'equipaggio che riuscì a sfuggire alla cattura. Bolsena ed il suo lago rivestirono particolare importanza durante la Seconda Guerra Mondiale. Le forze di occupazione tedesche insediarono diversi campi di aviazione intorno al lago, in quanto punto di snodo e di controllo dell'area centrale dell'Italia. Il comando generale tedesco e quello delle truppe corazzate restarono fino alla loro ritirata, prima dell'arrivo degli alleati nel giugno 1944. Lo specchio d'acqua fu anche teatro di una battaglia aerea nell'aprile 1944, tra caccia tedeschi ed americani. Nei pressi di Bolsena si insediò il generale Alexander con il quartier generale delle truppe alleate. Le operazioni di recupero sono state lunghe e molto delicate. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno costruito una struttura a 'culla', costituita da tubi innocenti e da un grande copertone di un trattore agricolo con la sua camera d'aria. Il relitto, originariamente situato a una profondità di circa 75 metri, è stato precedentemente portato ad una profondità di 25 metri, da dove è stato possibile attuare tutte le operazioni di recupero dello scorso 22 maggio. I sommozzatori hanno alzato la mitragliera con un cuscino di sollevamento ad aria e, una volta arrivati a pochi metri dalla superficie, l'hanno appoggiata sulla 'culla'. Il passaggio successivo è stato il trasporto, trainandola con le imbarcazioni all'interno del porto di Bolsena. Qui, accolta da una folla di persone, è stata sollevata dall'autogru dei vigili del fuoco. Con cautela è stata poi posizionata su un carrello dove, dopo essere stata fotografata da tutti i presenti, è stata 'lavata' con il naspo. La Torretta, dopo il necessario trattamento conservativo, verrà esposta presso il Museo della Città di Bolsena nell'apposita sezione dedicata alla Seconda Guerra Mondiale. Alle operazioni di recupero hanno assistito, oltre alle autorità della Provincia, una rappresentanza dell'Ambasciata Usa in Italia e della scuola americana di Viterbo (School Year Abroad), oltre ad alcuni Direttori di importanti Musei Storici Nazionali.
Fonte:
 http://www.viterbonews24.it/news/lago-di-bolsena,-recuperata-la-torretta-dellaereo-americano-inabissato-nel-44_26419.htm
                                                       Foto: viterbonews24.it


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http://www.viterbonews24.it/foto/lago-di-bolsena,-recuperata-la-torretta-dellaereo-americano-inabissato-nel-44_26419_32936.htm#news

giovedì 23 maggio 2013

Caccia alle mine dalle Spiagge bianche a Castiglioncello




ROSIGNANO. Al momento siamo rimasti a quelle undici. Ma i controlli proseguiranno finché non sarà monitorata tutta la costa dalle Spiagge bianche a Castiglioncello. Perché non fa stare tranquilli l’idea di poter mettere i piedi su una mina anticarro. Tutti si affrettano a dire che non c'è questo rischio, che quelle undici mine inesplose trovate a Vada in località Molino di fuoco erano sotterrate in profondità (beh, 80 centimetri non è il pozzo di San Patrizio) e che al termine degli accertamenti qualsiasi dubbio verrà fugato. Intanto però ci sono questi undici ordigni da eliminare. La prefettura sta elaborando insieme a polizia e carabinieri un piano che prevede l'impiego del genio pontieri di Piacenza. Pare che la data individuata per il sopralluogo degli artificieri sia martedì prossimo, 28 maggio. Cosa faranno? Difficile dirlo ora, spesso sono decisioni che si prendono sul momento. Le mine potrebbero essere disinnescate sul posto, portate via o fatte brillare lì dove si trovano. In quest'ultimo caso il problema sarebbe costituito dal tipo di spiaggia, ritenuta un po' troppo stretta, e dal numero degli ordigni. Staremo a vedere. Nel frattempo ieri le ricerche sono proseguite tra i Punti azzurri e hanno dato esito negativo. Tra oggi e i prossimi giorni verranno battute le Spiagge bianche e la zona di Castiglioncello. Dal pontile di Buonaposta alla Mazzanta è tutto bonificato - assicura Alessandro Balisciano, comandante della guardia costiera - alla fine della settimana dovremmo avere chiara la situazione dell’intera costa». A eseguire le indagini è la Abc general engineering di Firenze, azienda da anni specializzata nella bonifica da ordigni bellici e nello sminamento. Armati di metal detector, i tecnici in questi giorni stavano monitorando la spiaggia in previsione di un ripascimento dell'arenile vadese quando i loro strumenti hanno segnalato la presenza di oggetti metallici sotto la sabbia. Così hanno scavato, con le mani, e si sono imbattuti negli ordigni. Erano tutti ammassati nello stesso posto. Si ipotizza che fosse una cassa di mine, modello "Teller", stoccata lì dalle truppe tedesche che, durante la Seconda guerra mondiale, avevano allestito fortini lungo tutta la costa in previsione di uno sbarco da parte degli Alleati. Quelle mine sarebbero state piazzate lungo le retrovie, in modo da ostacolare l'avanzata degli angloamericani. Poi sono rimaste lì e il legno della cassa è marcito. «In teoria potrebbero essercene altre - dice ancora Balisciano- ma per ora non sono state trovate ed è già stata bonificata metà dell'area prevista». La spiaggia continua a essere interdetta a tutti con ordinanza del sindaco Alessandro Franchi.(a.d.g.)
Fonte:
 http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2013/05/23/news/caccia-alle-mine-dalle-spiagge-bianche-a-castiglioncello-1.7119303


                                                              Foto: il tirreno
                                                            Foto: iltirreno.gelocal.it


                                                      Foto: Firenze Oggi Notizie



Ordinanza DEL SINDACO PER l'INTERDIZIONE DELl'ARENILE in localita' BARCACCINA a VADA PER il RITROVAMENTO di un ORDIGNO BELLICO


Comune di Rosignano Marittimo
ORDINANZA DEL SINDACO PER L'INTERDIZIONE DELL'ARENILE IN LOCALITA' BARCACCINA A VADA PER IL RITROVAMENTO DI UN ORDIGNO BELLICO
Questa mattina il Sindaco Alessandro Franchi ha firmato un'ordinanza, la numero 282, per interdire il passaggio dei pedoni e di qualunque mezzo meccanico ad un tratto di arenile che si trova a Vada, in località La Barcaccina, dove è stato ritrovato un ordigno bellico risalente all'ultimo conflitto mondiale.
L'area interdetta - dopo un sopralluogo congiunto effettuato dal personale del Commissariato di Rosignano Solvay, del locale ufficio marittimo della Guardia Costiera e dell'Unità Organizzativa Manutenzioni del Comune di Rosignano - è già stata opportunamente recintata. Nello specifico con l'atto firmato dal Sindaco si ordina "a tutta la cittadinanza il divieto di accesso, transito e stazionamento dei pedoni e di qualunque tipo di mezzo meccanico alla porzione di arenile sita in località Barcaccina per un tratto di 50 metri a nord e 50 metri a sud della zona recintata all'interno della quale è ubicato l'ordigno", che è stato rinvenuto questa mattina dalla ditta ABC di Firenze.
L'ordinanza è stata trasmessa al Prefetto di Livorno "affinché siano poste in essere le azioni necessarie alla individuazione puntuale del pericolo e alla sua rimozione".
Fonte:
 http://www.firenzeonline.com/news/ultim-ora/ordinanza-del-sindaco-per-l-interdizione-dell-arenile-in-localita-barcaccina-a-vada-per-il-ritrovamento-di-un-ordigno-bellico.html

Una bomba a mano in strada: intervengono i carabinieri




Una bomba a mano della seconda guerra mondiale è stata ritrovata ieri intorno alle ore 12.30 in un bosco di Barni da un uomo che ha decisio di adagiarlo fuori da un palazzo pubblico del paese per poi chiamare i carabinieri. i militari di Asso sono intervenuti e messo in sicurezza l’area e hanno attivato, tramite la Prefettura di Como, il Comando Compagnia di Como ed il Comando Legione Carabinieri di Milano, una procedura d’urgenza che ha consentito il tempestivo intervento da parte degli artificieri dell’Arma che, subito giunti da Milano, hanno provveduto alle ore 15.30 circa a far brillare l’ordigno, in zona sicura. La decisione dell’uomo di raccogliere la bomba e di portarla in paese è stata giudicata assai incauta dai carabinieri. Tuttavia il tutto “si è svolto in assoluta sicurezza e senza alcun danno a cose e persone, ma avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi”. I militari consigliano: “In tali circostanze, qualora si dovesse avere anche il solo sospetto di aver rinvenuto un ordigno, è di assoluta e fondamentale importanza non toccare nulla e chiamare tempestivamente le forze di polizia competenti tramite il numero unico di emergenza”.
Fonte:
 http://www.quicomo.it/05/23/una-bomba-a-mano-in-strada-intervengono-i-carabinieri.html



                                                            Foto: quicomo.it




Ritrovamento Bombe a Gaeta


Gaeta 20 maggio 2013 - “Stamane nel corso di una operazione di salpamento di materiale sommerso, l’Operatore Tecnico Subacqueo del porto di Gaeta Salvatore Gonzales individuava dei residuati bellici nel tratto di mare davanti alla Banchina Caboto. Si provvedeva immediatamente a sgomberare l’area. In particolare, si rinvenivano n° 3 bombe, presumibilmente di cannone modello Cavalli (dal Generale Cavalli ideatore del tipo di bomba), risalente alla 1^ Guerra Mondiale. Inoltre, si individuava n. 1 proietto di cannone, risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver interessato la competente Prefettura di Latina, la Capitaneria di porto di Gaeta provvedeva ad emanare l’Ordinanza di interdizione dello specchio d’acqua interessato, pari ad un’area di circa 16000 mq. L’operazione recupero/brillamento degli ordigni verrà effettuata a cura degli artificieri della Marina Militare; per la tipologia del materiale rinvenuto, potrebbero emergere aspetti interessanti dal punto di vista storico”.
Fonte:
 http://www.golfotv.it/index.php?option=com_content&view=article&id=378:ritrovamento-bombe-a-gaeta&catid=15:cronaca&Itemid=109

Detenzione illegale, indaga la Procura


 di Fabio Poloni
TREVISO. Prima il dramma, poi l’indagine. Nelle prossime ore in Procura sarà depositata la denuncia dei carabinieri a carico di B. L., il collezionista di Pederobba che aveva in casa il lanciagranate con il quale Mattia Nichele si è ferito. «Un collezionista può tenere residuati bellici solamente se è in possesso di tutte le necessarie autorizzazioni», dice il capo della Procura della Repubblica di Treviso, Michela Dalla Costa, «e in questo senso andranno le nostre verifiche». Quelle già effettuate dai carabinieri, e che arriveranno in Procura a stretto giro, sembrano però chiare: quell’arma bellica non era registrata, e la carica esplosiva ancora intatta. L’ipotesi di reato a carico del pensionato di Pederobba che teneva l’arma in casa potrebbe essere quella di detenzione illegale di armi e materiali esplodenti. Il giovane ferito non rischia nulla dal punto di vista legale: il lanciagranate non era suo. La sua battaglia è un’altra: lottare con tutte le forze per riprendersi dopo l’incredibile e drammatico incidente. A Mattia è stata amputata la gamba sinistra: impossibile evitarlo, l’arto era stato martoriato dall’esplosione a bruciapelo.
La passione per le armi, storiche emerge da ogni immagine del profilo Facebook del ragazzo. Divise militari, residuati bellici, uscite in montagna sui luoghi della Grande Guerra: le foto di Mattia raccontano il suo hobby, il suo piacere nell’immergersi in un clima così lontano. Il “bazooka” che lo ha ferito risale alla Seconda guerra mondiale, non alla Prima. A guerra finita il progetto del «panzerfaust» entrò in possesso dell’Armata rossa e diventò la base per la creazione del più moderno e letale lanciagranate russo modello RPG-2.
Chissà l’emozione di Mattia nel trovarsi tra le mani un’arma del genere. Una curiosità che ha rischiato di essergli letale. Ora il proprietario del lanciagranate, se sarà indagato dalla Procura, dovrà spiegare come e dove si è procurato quell’arma. E perché non ha mai presentato una regolare denuncia di detenzione ai carabinieri: un’omissione che poteva costare la vita a Mattia, e che all’ex operaio ora in pensione potrebbe portare in dote una condanna penale.
Fonte:
 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/21/news/detenzione-illegale-indaga-la-procura-1.7106670

mercoledì 22 maggio 2013

Spiaggia del Morto interdetta per ordigno bellico


La Maddalena Il 20 maggio u.s., alcuni cittadini intenti in immersioni subacque nel tratto di mare antistante la spiaggia del Morto, a ponente di Abbatoggia, avrebbero rinvenuto due presunti ordigni di origine residuale bellica, aventi una lunghezza di circa 40 centimetri ed un diametro di circa 20 centimetri, adagiati su di un fondale di circa 3-4 metri. Il comandante della Capitaneria di Porto – Capitano di Fregata (CP) Luigi D’Aniello, atteso il consueto intervento del Nucleo SDAI della Marina Militare che dovrà effettuare un apposito sopralluogo con la conseguente bonifica della zona attraverso il brillamento degli ordigni segnalati, ha emesso  l’ordinanza n. 45 con la quale – nell’area di mare attorno all’Isolotto del Morto – ha interdetto il transito, la sosta, l’ancoraggio, la pesca, l’attività subacquea e qualsiasi attività diportistica e/o professionale in genere.
Fonte:
http://www.guardiavecchia.net/spiaggia-del-morto-interdetta-per-ordigno-bellico/
                                                   Foto d'archivio Guardiavecchia.net

 L'ordinanza  http://www.guardiavecchia.net/wp-content/uploads/2013/05/Ordinanza_045_13-Ordinanza-di-interdizione-ordigni-bellici-Isolotto-Morto.pdf


                                                              Area interdetta
 

Denunciato il collezionista di 55 anni che custodiva abusivamente il vecchio “panzerfaust” tedesco


 di Enzo Favero
PEDEROBBA. La carica esplosiva del lanciagranate tedesco gli ha provocato un buco nella coscia largo dieci centimetri e profondo quattro. Impossibile salvargli la gamba sinistra, amputata nella notte all'ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto dopo aver fermato la tremenda emorragia causata dalla ferita. Quel "panzerfaust", un lanciagranate anticarro risalente alla Seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto essere senza carica esplosiva, come tanti altri ritrovati e abbandonati nelle montagne tra il Grappa e il Monfenera. Invece non era mai stato utilizzato e come Mattia Nichele, ventitreenne operaio metalmeccanico di Cittadella appassionato di rievocazioni belliche, domenica nel tardo pomeriggio ha toccato il pulsante che innescava il contatto elettrico, la carica è esplosa provocandogli la gravissima ferita alla coscia sinistra. Se anzichè essere rivolto verso il basso quel tubo di metallo fosse stato rivolto verso una parte più alta del corpo non ci sarebbe stato scampo per il ragazzo.
Denunciato, per detenzione illegale di armi da guerra, il possessore del lanciagranate-killer, B. L., 55 anni, operaio in pensione di Pederobba. All’interno della sua abitazione, dove custodisce vari residuati bellici, è avvenuta la drammatica esplosione. I due si conoscono da tempo, entrambi appassionati di rievocazioni storiche: in particolare una passione del collezionismo di residuati bellici per il pensionato di Pederobba. Non un recuperante vero e proprio, ma un appassionato di “militaria” e proprio la comune passione aveva messo in contatto i due. Il giovane operaio di Cittadella aveva in passato acquistato una divisa militare tedesca in uno dei tanti mercatini per collezionisti di merce militare. Era ridotta male e B. L. gli aveva detto di conoscere una sarta in gamba capace di rimettere a posto quell'uniforme militare. Così gliela aveva affidata e quando gli era arrivata la telefonata che era pronta, Mattia Nichele era andato dal conoscente 55enne per ritirare la divisa.
La dinamica del tragico incidente, dopo la concitata prima versione di domenica sera, è stata ricostruita ieri nei dettagli. Domenica pomeriggio il giovane era partito da Cittadella con altri due amici che coltivano la sua stessa passione per recarsi a casa del 55enne, in uno dei primi tornanti del Monfenera, a Pederobba. Erano lì a chiacchierare quando uno dei ragazzi ha chiesto all'uomo di mostrare il "panzerfaust", perchè non ne aveva mai visti. Si tratta di un lanciagranate anticarro tedesco utilizzato nel corso della Seconda guerra mondiale: se ne sono trovati parecchi in giro per le montagne della Marca dopo la guerra. Si tratta di una specie di bazooka, in pratica un tubo in metallo dotato di carica esplosiva azionata da un contatto elettrico. Dopo che un "panzerfaust" era stato utilizzato, veniva gettato perchè non era possibile rimettere la carica esplosiva. Quindi un oggetto teoricamente non pericoloso. Solo che il "panzerfaust" in possesso di B. L. non era mai stato utilizzato, all'interno c'era ancora la carica e, nonostante risalisse a oltre 65 anni prima, era ancora funzionante. Fatto sta che B. L. è andato a prendere in una stanza il lanciagranate e lo ha consegnato al giovane operaio.
Questi lo ha preso in mano, lo ha guardato, lo ha girato e rigirato, ad un certo punto ha premuto il grilletto che serviva a provocare il contatto elettrico che faceva esplodere la carica e partire la granata anticarro. E a quel punto è avvenuto l'imprevedibile: si è sentito un boato e il giovane è crollato a terra con la coscia squarciata. Il proprietario del residuato bellico e i suoi due amici, rimessisi da un primo attimo di terrore, hanno soccorso il giovane che giaceva a terra in un lago di sangue e hanno chiesto l'intervento del Suem. Erano all'incirca le 18.30. Sul Monfenera è arrivata l'ambulanza, i sanitari hanno subito provveduto a tamponare la ferita per fermare la grave emorragia e poi hanno portato Mattia in ospedale: prima a Montebelluna, poi il trasferimento a Castelfranco. Impossibile però salvargli la gamba.
Poi sono scattate anche le indagini dei carabinieri di Montebelluna, che hanno ricostruito quanto avvenuto e come si era arrivati a quel drammatico epilogo, formalizzando una denuncia a piede libero nei confronti di B. L., per detenzione illegale di armi da guerra.
Fonte:
 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/21/news/il-bazooka-era-esploso-in-casa-amputata-la-gamba-al-ragazzo-1.7106785
                                                      Foto: http://bellsouthpwp2.net

Bomba del ’15-’18 riaffiora a Santa Lucia


Complice forse la pioggia incessante, è riaffiorata nei giorni scorsi in un campo al confine tra Santa Lucia e Santa Maria del Piave una bomba della Prima guerra mondiale.
Un ordigno rimasto sepolto per anni, finito in quel punto durante gli anni del conflitto che ha segnato una delle pagine più tragiche del Novecento. Lanciata a breve distanza dal Piave, la bomba ha finito per essere coperta dal terreno, salvo poi ripresentarsi in superficie quasi un secolo dopo.
Un ritrovamento comunque tutt’altro che isolato. Un altro era avvenuto non molto tempo fa a Mareno di Piave, mentre a Susegana una bomba è stata rinvenuta una decina di giorni fa tra le tombe del cimitero di Colfosco. Gli operai del camposanto stavano scavando la fossa che avrebbe dovuto contenere la bara di un'anziana, mancata un paio di giorni prima, quando la pala meccanica dello scavatore ha urtato un oggetto di metallo. Si trattava di un proiettile di cannone risalente alla Prima guerra mondiale, lungo poco più di mezzo metro e di 17 centimetri di diametro.
Una bomba, altro residuato di guerra, è stata ritrovata pochi giorni fa anche in un cantiere di via Maggior Piovesana, a Conegliano, di fronte al commissariato di polizia nell'area ex Tmci Padovan. L'ordigno inesploso era lungo un'ottantina di centimetri e aveva un diametro di 25. (renza zanin)
Fonte:
 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/21/news/bomba-del-15-18-riaffiora-a-santa-lucia-1.7106666

Undici mine anticarro trovate lungo la spiaggia dei turisti


Di Anna Cecchini
VADA. Undici mine anticarro "nascoste" sotto la sabbia, a poche decine di centimetri dalla superficie dove solitamente i turisti si sdraiano a prendere il sole e i bambini scavano per costruire i castelli di sabbia.
Gli ordigni bellici sono stati trovati lungo l'arenile di Vada, in località Molino a fuoco. La zona, visto il ritrovamento, ieri è stata recintata e il sindaco ha emesso un'ordinanza per vietare accesso, transito e stazionamento di persone e di qualunque mezzo meccanico lungo una vasta porzione di arenile. Di fatto la spiaggia interdetta è piuttosto ampia, dato che il primo cittadino ha deciso di vietare l'uso di una porzione di arenile di 200 metri a nord e altrettanti a sud rispetto all'area in cui sono state ritrovate le mine.
Nei prossimi giorni gli artificieri dovranno provvedere a bonificare la spiaggia, che durante l'estate viene usata sia dai clienti del campeggio Molino a fuoco che da cittadini e turisti di passaggio.
Il singolare ritrovamento è legato al ripascimetno degli arenili di Vada che l'amministrazione ha avviato nei giorni scorsi. «Si tratta di 11 ordigni bellici inesplosi - conferma Franchi - che risalgono alla Seconda guerra mondiale e sono stati ritrovati a circa 80 centimetri sotto il livello di superficie». Non molto in profondità, se si considera che durante l’estate la sabbia viene spesso smossa, soprattutto dai bambini intenti a scavare per realizzare castelli e piste per le biglie.
Quanto alla collocazione delle mine, sono state trovate lungo una superficie lunga svariati metri in tutta la spiaggia davanti al campeggio Molino a fuoco, nella parte più a sud della Mazzanta.
Come si legge nell’ordinanza, i cittadini che non osserveranno le prescrizioni inserite nel documento saranno passibili di multe, anche piuttosto salate: da 25 a 500 euro.
Fonte:
 http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2013/05/22/news/undici-mine-anticarro-trovate-lungo-la-spiaggia-dei-turisti-1.7106125
                                                          Foto: iltirreno.gelocal.it

martedì 21 maggio 2013

CONCLUSE CON SUCCESSO LE OPERAZIONI DI BONIFICA DELL’ORDIGNO BELLICO



Si sono concluse con successo alle ore 12,30 di domenica 19 maggio le operazioni di bonifica e messa in sicurezza della bomba di un aereo statunitense di 250 chili, risalente al secondo conflitto mondiale, rinvenuta nello stabilimento Nuovo Pignone di Massa. 
Per seguire le diverse fasi della complessa operazione, è stata attivata l’Unità di Crisi presso la Sala Operativa Provinciale Integrata,  coordinata dal Prefetto, dr. Giuseppe Merendino, e composta dai responsabili dei seguenti enti: Provincia di Massa-Carrara, Genio Pontieri, Questura, Comando Provinciale di Vigili del Fuoco, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato, Polizia Stradale, Polizia Ferroviaria, Comune di Massa, Servizio "118", Nuovo Pignone S.p.A., R.F.I., Enel Rete Gas, Enel rete Elettrica, Gaia S.p.A., Telecom Italia S.p.A., Terna, SNAM Rete Gas.
Quattro le fasi dell’operazione, che ha reso necessario predisporre, per tutta la durata dell’intervento, apposite misure di sicurezza, sia all’interno che all’esterno dello stabilimento, nel perimetro di 500 metri dal luogo di ritrovamento dell’ordigno. Allo scopo, è stato interdetto il traffico ferroviario dalle ore 8.27 alle ore 9.24,  vietato il sorvolo e presidiata la zona dalle Forze dell’Ordine, per prevenire eventuali azioni di sciacallaggio.

La prima fase è iniziata alle ore 6,30 con l’evacuazione di 204 persone residenti nell’area,  ad opera della Polizia Municipale del Comune di Massa, in collaborazione con le organizzazioni di volontariato e il servizio del 118.
Durante la seconda fase, terminata alle ore 9,15, gli artificieri del Nucleo dell’Esercito italiano EOD (Explosive Ordnance Disposal) hanno effettuato il disinnesco della bomba.
Nella successiva fase, tra le ore 10 e le 11 circa, è avvenuto il trasporto dell’ordigno in completa sicurezza in località Calamazza del Comune di Aulla, con automezzo del Comune di Massa, scortato dalla Polizia Stradale, dai Vigili del Fuoco, dagli artificieri nonché da un’ambulanza del 118 con medico a bordo.
Le operazioni si sono concluse con il brillamento dell’ordigno all’interno della Cava di Monte Porro, alle ore 12.30.
Grande soddisfazione e gratitudine ha espresso il Prefetto dr. Giuseppe Merendino per l’efficienza e la professionalità degli Artificieri del 2° Reggimento Genio Pontieri di Piacenza, “prima linea che ha portato a termine senza conseguenze un evento di così alto rischio anche per la collettività locale”. “Il nucleo – ha ricordato il Prefetto- appartiene alle unità selezionate ed addestrate presso il centro di eccellenza dell’Esercito C-IED (Counter-Improvised Explosive Device) che operano sia nelle Forze Armate che in quelle di Polizia”. Gratitudine che il Prefetto ha esteso ai soggetti che “hanno attivamente approntato la  pianificazione e favorito la conclusione positiva dell’operazione”.
Fonte:
http://portale.provincia.ms.it/page.asp?IDCategoria=2102&IDSezione=9713&IDOggetto=1264&Tipo=Comunicato

                                                          Foto: provincia.ms.it



                                 Artificieri EOD 2° Reggimento Genio Pontieri Piacenza




lunedì 20 maggio 2013

Rimossi sei ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale


A Minturno, in località Tore, sono stati trovati ben cinque ordigni, che erano nascosti in un appezzamento di terreno. Ad accorgersi della loro presenza è stato il proprietario dell’area agricola, il quale ha notato che c’era un oggetto metallico che fuoriusciva dal terreno. Una volta avvicinato ha visto che le bombe erano più di una e così ha dato l’allarme informando i carabinieri della locale stazione, i quali a loro volta hanno avvisato gli esperti dell’Esercito, provenienti da Caserta. Nel frattempo l’area è stata isolata, per evitare che qualcuno potesse avvicinarsi. L’intervento degli artificieri, inoltre, si è esteso anche nella zona di Scauri alto, dove è stato rinvenuto un altro proiettile inesploso. Dopo aver rimosso con grande cautelale bombe si sono recati in una cava dismessa della zona, dove sono stati fatti brillare. L’intervento dell’altro giorno è solo l’ultimo di una serie di operazioni di “sminamento” che da sempre interessano l’area minturnese, sulla quale passava la linea Gustav. In passato sono state trovate delle vere e proprie santabarbara in località Monticelli e Solacciano, dove addirittura c’erano delle postazioni. In una di queste furono rinvenuti anche dei resti ossei di militari inglesi, trovati all’interno di un’abitazione privata.
Fonte:
 http://www.minturnet.it/9240/cronaca/rimossi-sei-ordigni-bellici-della-seconda-guerra-mondiale.html

Gaeta, ordigni bellici nel porto Chiusa la banchina Caboto




Ordinanza di interdizione, questa mattina a Gaeta per la banchina Caboto sotto la quale, i sommozzatori del porto impegnati in una serie di verifiche, hanno rinvenuto ben quattro ordigni bellici di medie dimensioni disseminati in un’area di alcune centinaia di metri, adagiati sul fondo del mare.
LE BOMBE NASCOSTE SOTTO LA SABBIA - Probabilmente le bombe erano lì dal secondo conflitto bellico e sono state liberate dalla sabbia che le nascondeva dalla movimentazione subacquea causa dai motori delle grosse imbarcazioni ospitate, alcune settimane fa, dallo Yacht Med Festival. In quel punto, infatti, sono rimaste ormeggiate per almeno una settimana la "Giorgio Cini", nave scuola della Guardia di Finanza e la "Signora dei Venti", un prestigioso veliero a tre alberi. Probabilmente le loro manovre hanno rimosso la sabbia che le copriva.
Per questo, la Capitaneria ha disposto l’interdizione della banchina, mentre la Prefettura chiederà l’intervento dello Sdai (Servizio Difesa Antimezzi insidiosi) della Marina che si occuperà della rimozione e del brillamento degli ordigni.
Fonte:
 http://www.paesesera.it/Cronaca/Gaeta-ordigni-bellici-nel-porto-Chiusa-la-banchina-Caboto

Ambulante che vende oggetti d’antiquariato sotto processo per una baionetta


Di Maurizio Vezzaro
Gli antiquari sono avvertiti: mai esporre reperti bellici sulle bancarelle al mercato se non si hanno speciali autorizzazioni. Si rischia il processo. Ne sa qualcosa Lorenzo Coppero, 67 anni, residente a Diano Marina, che sta subendo un processo per possesso illegale di un’arma da guerra, una semplice baionetta, probabilmente risalente alla Prima guerra mondiale.
Sfortuna per lui, durante un mercatino a Diano, nell’ottobre del 2010, davanti al suo banco erano transitati due carabinieri in borghese. A uno dei quali non è sfuggita la baionetta.   Di qui è iniziato il calvario giudiziario. Coppero è stato rinviato a giudizio e ora rischia una condanna per quella che lui considera un peccato d’ingenuità: non aveva mai visto prima una baionetta e comunque, ha detto al giudice Sonja Anerdi, al mercatino non l’aveva esposta ma tenuta in disparte, sul retro. «Io stesso l’ho consegnata ai due carabinieri chiedendo che cosa ne dovessi fare». Alla prossima udienza, il 15 luglio, ci sarà la discussione con le richieste del pm Giorgia Trucchi.
Fonte:
 http://www.lastampa.it/2013/05/20/edizioni/imperia/ambulante-che-vende-oggetti-d-antiquariato-sotto-processo-per-una-baionetta-4uiwTPUtP8TQqA8YjxceYJ/pagina.html

I carabinieri mettono in guardia i «collezionisti»


BOLOGNA - «Ci sono persone che detengono ordigni micidiali, magari a decine e come fossero soprammobili, che possono essere molto pericolosi. Anche a distanza di 70 anni o più, infatti, possono mantenere la potenzialità esplosiva originaria». A lanciare l'allarme sono i Carabinieri di Bologna, che vogliono mettere in guardia i cittadini sulla diffusione di un tipo di collezionismo, quello di ordigni bellici, bombe da mortaio e mine, che a quanto pare è molto diffuso e pericoloso. È un hobby da evitare, avvertono i Carabinieri, invitando eventuali collezionisti pentiti a farsi avanti per lasciare spazio agli artificieri e bonificare le loro case trasformate in arsenali (magari all'insaputa dei vicini). I militari si sono imbattuti in questo fenomeno due settimane fa, quando hanno arrestato un uomo di 48 anni di Monghidoro, sull'Appennino bolognese, che in casa aveva un vero e proprio museo di mine, bombe da mortaio, cartucce ed elmetti. Fa l'imbianchino e aveva stipati in cantina e sottotetto un centinaio di ordigni attivi (ce n'erano di americani, inglesi e tedeschi), oltre che proiettili, elmetti, stemmi e altri reperti bellici. «Faccio la collezione, sono un appassionato, le so gestire e so come vanno tenute. Se si tengono e si maneggiano in un certo modo, non sono pericolose», si è difeso l'uomo, che è finito in manette per detenzione di materiale esplosivo e ordigni bellici. Poche ore dopo è finito in manette anche un uomo del 48enne, un operaio edile di 53 anni sempre di Monghidoro, che aveva la stessa passione: nello scantinato, i militari hanno trovato una bomba a mano inglese, proiettili (ancora in uso all'Esercito) e tantissimi altri reperti di guerra. Vive in un condominio e i vicini sono rimasti piuttosto sorpresi quando hanno saputo cosa teneva in cantina.
La preoccupazione dei Carabinieri, però, è soprattutto quella di mettere in guardia della pericolosità di questi ordigni, che «se non sono stati disinnescati possono provocare una detonazione in qualunque momento. Magari sono ancora riempiti della carica esplosiva e la persona non se ne rende conto. Li tengono come soprammobili ma possono cadere e far saltare per aria un intero palazzo». Della vicenda di Monghidoro si sono occupati i Carabinieri della compagnia di San Lazzaro di Savena. Ai militari, sono state proprio le persone di Monghidoro a raccontare che ci sono in giro molti appassionati di armi da guerra che vanno in giro per l'Appennino (che «ne è pieno, soprattutto nella zona della linea gotica», dicono i militari) a cercarle come fossero funghi. Tutto è iniziato da uno strano episodio avvenuto a marzo, quando un cittadino segnalò il ritrovamento di un ordigno nel bosco di Cá de Marchi, vicino a Monghidoro. I militari, come sempre in questi casi, avevano recintato l'area e avvisato l'Esercito, che poi interviene con i propri artificieri. Dalla mattina alla sera, però, l'ordigno è sparito: i Carabinieri se ne sono accorti nei giri di pattugliamento previsti in questi casi e si sono messi a indagare, facendo domande in paese. È così che sono arrivati al 48enne (che ora ha un obbligo di dimora a Monghidoro come l'amico 53enne), ma hanno anche scoperto che di questi collezionisti ce ne sono in giro molti. Di qui la decisione di lanciare un allarme. L'ordigno sparito? «Non ci era mai successa una cosa del genere», dice Maurizio Pallante, vicecomandante della compagnia di San Lazzaro. Pochi giorni, però, è stato ritrovato in un fosso della zona. Si vede che le domande dei Carabinieri hanno spaventato il collezionista di turno. (Dire)
Fonte:
 http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/20-maggio-2013/bombe-salotto-musei-mine-allarme-lo-strano-hobby-2221232610166.shtml
                                                          Foto:www.dire.it