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giovedì 5 marzo 2015

Campagna per dire no a finanziamento 'bombe a grappolo'


Si fermino gli investimenti esplosivi, e quindi si sblocchi l’iter della discussione del Ddl per vietare investimenti finanziari su ordigni proibiti, fermo ormai da due anni, nonostante il sì, nel 2012, della Camera. Una petizione in questa direzione è stata lanciata dalla Campagna italiana contro le mine, che si appella ai parlamentari italiani affinché al più presto si vari una legge che blocchi il finanziamento alle aziende che continuano a produrre le "bombe a grappolo" (cluster bombs), che ancora oggi nel mondo uccidono e mutilano migliaia di civili. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore nazionale della Campagna italiana contro le mine:
R. - L’importanza è chiara: l’Italia è uno tra i Paesi più impegnati al mondo per quanto riguarda le bonifiche umanitarie grazie al grande sforzo della cooperazione italiana, è quindi abbastanza anomalo che si permetta ancora, attraverso alcuni strumenti finanziari, di poter finanziare aziende che producono queste armi bandite da due convenzioni.
D. - Questo flusso monetario che direzione prende per poi arrivare al finanziamento di queste cluster bombs?
R. - In realtà gli istituti finanziari italiani sono coinvolti molto parzialmente, perché si sono dotati di linee guida abbastanza stringenti. Sostanzialmente, secondo i ricercatori della Campagna internazionale Stop explosive investments, si dovrebbero dotare di esclusioni  molto chiare ed estendere queste esclusioni a tutti i prodotti finanziari che producono. Possiamo dire che anche dal mondo finanziario italiano non c’è stata alcuna opposizione a questa legge, alcuna critica, perché di fatto le nostre banche, rispetto a molti altri istituti, sono addirittura quasi virtuose. Banca Etica è l’unica iscritta in quella che loro chiamano la ‘Hall of fame’, nel senso che ha tutti i parametri di buon comportamento. Ma anche le altre banche come Unicredit, Intesa San paolo, Le Generali, hanno fatto uno sforzo che è stato segnalato e che per questo è stato consigliato di includere in tutti i prodotti finanziari. Nessuno ha alzato la mano per interessi dicendo: “No, questo disegno di legge non va bene”, anzi. Questo disegno di legge inoltre non penalizzerebbe, ma darebbe un segnale molto forte perché l’Italia è già indicata come uno dei Paesi con una legge di ratifica più completa, proprio per aver incluso anche questo aspetto. L’Italia viene di fatto indicata come uno di questi Paesi un po’ lungimiranti. Allora noi ci chiediamo per quale motivo una legge su cui sono d’accordo tutti, riesca a rimanere bloccata per due anni senza fare un minimo passo in avanti, è pazzesco.
D. - Visto che, secondo quanto lei  ci sta dicendo, dietro questo ritardo non dovrebbe esserci la malafede, si tratta allora di disinteresse e negligenza nei confronti di una tematica che però è  straordinariamente importante e grave…
R. – Intanto questa legge è affidata alla Commissione finanze che normalmente è sollecitata da molte altre urgenze ed emergenze dettate dalla crisi, leggi più tecniche e legate ad aspetti diversi da questo. Questa legge, di fatto, è un po’ un’anomalia per quella commissione. Io non credo che ci sia una volontà a non discuterla, ma non c’è neanche un impegno nel senso contrario. Per cui nelle more dell’emergenza continua, che caratterizza ormai i lavori del nostro Parlamento da almeno cinque anni, tutto quello che arriva ad avere un’implicazione che può essere per qualche motivo ritenuta non prioritaria, non di emergenza, viene rimandata, il che è folle. Io credo semplicemente che sia distrazione, però la riteniamo gravissima, non sempre scusabile. Diciamo che questi temi non sono nei primi posti della lista del lavoro da fare.
D. - Secondo il report a livello internazionale sono 151 gli istituti finanziari nel mondo che hanno investito questi 27 miliardi di dollari in tre anni, dal 2011 al 2014, in compagnie produttrici di munizioni cluster. Ricordiamo che cosa significa oggi, ancora l’adozione delle cluster bombs …

R. - Le cluster bombs sono state bandite perché armi indiscriminate con effetti inumani. Agiscono come e peggio delle mine antipersona, anche perché sul terreno ne rimangono di inesplose un grandissimo quantitativo. Inquinano grandissimi spazi di territorio, spesso centri abitati, perché vengono utilizzate in maniera  terroristica nei centri abitati,  ma soprattutto le vittime sono per il 93% civili e di questi il 14% sono bambini. È  un problema presente in tutti i Paesi in cui ci sono stati conflitti negli ultimi 40 anni. Ancora oggi in Siria, in Iraq, in Ucraina, vengono usate queste armi e finché  queste saranno presenti negli stoccaggi, negli arsenali, sarà possibile che allo scoppiare di un contenzioso bellico, anche di breve durata, queste vengano utilizzate. Questo secondo noi oggi non deve essere più reso possibile. Fonte: http://it.radiovaticana.va/news/2015/03/05/campagna_per_dire_no_a_finanziamento_bombe_a_grappolo/1126968
radiovaticana.va

Trenta ordigni bellici rinvenuti stamattina nelle aree ex Falck


Continua il rinvenimento di ordigni bellici nelle aree ex Falck dove si sta eseguendo la bonifica preliminare alla costruzione della nuova Città della Salute. Dopo i ritrovamenti di proiettili da carroarmato delle scorse settimane, ieri mattina sono stati rinvenuti una trentina di ordigni bellici. Stamani alle 9.40, l’area è stata bonificata con la deflagrazione delle vecchie bombe che non ha creato né pericoli né disagi. Fonte: http://www.nordmilano24.it/2015/03/05/trenta-ordigni-bellici-rinvenuti-stamattina-nelle-aree-ex-falck/

mercoledì 4 marzo 2015

Ritrovato il relitto della Musashi, nave giapponese affondata nel 1944


Roma, 4 mar. (askanews) - Il co-fondatore di Microsoft Paul Allen ha annunciato di aver trovato, nei mari delle Filippine, il relitto della Musashi-maru, la nave da battaglia giapponese affondata durante la guerra del Pacifico. Allen ha pubblicato una fotografia su Twitter che mostra pezzi del relitto arrugginito e il sigillo del Crisantemo, simbolo dell'appartenenza alla Marina imperiale. L'avventuroso miliardario americano ha seguito la caccia al tesoro dal suo yacht di lusso, che funge anche da nave d'esplorazione, la M/Y Octopus, dalla quale è stato guidato il sottomarino teleguidato Octo ROV, secondo il sito di Allen. "Riposi in pace l'equipaggio della Musashi, circa 1.023 vite perdute" ha detto Allen in un altro tweet. La Musashi fu affondata nel mare Sibuyan, tra le isole Visayas, il 24 ottobre 1944 dagli aerei statunitensi, durante la battaglia del Golfo di Leyte, il più importante scontro navale della seconda guerra mondiale. La nave era una "potente nave da battaglia" con cannoni "giganteschi da 18 pollici", secondo il sito internet della Marina Usa. Era la nave gemella della più nota Yamato, che fu danneggiata nella stessa battaglia per essere poi affondata un anno dopo in un tentativo suicida di raggiungere Okinawa. Allen, 62 anni, ha fondato con Bill Gates nel 1975 la Microsoft. E' il 51mo uomo più ricco al mondo, con un patrimonio netto di 17,5 miliardi di dollari, secondo Forbes. Recentemente le cronache si sono spesso occupate di lui per i tentativi di lanciare nello spazio missioni private con uomini a bordo attraverso la navicella SpaceShipOne. Fonte:  http://www.askanews.it/top-10/ritrovato-il-relitto-della-musashi-nave-giapponese-affondata-nel-1944_711337317.htm
askanews.it

Arriva l’esercito per la bomba da 250 chili di Albisola


di Giò Barbera
 É prevista per domani una ricognizione ad Albisola degli artificieri del genio guastatori della Brigata Taurinense dopo che nel terreno della villa di Marcello Galleano,  il vicepresidente e direttore commerciale della Esi,  è stata individuata una bomba di metro e pesante 250 chilogrammi, contenente 180 chili di tritolo. Gli specialisti effettueranno anche un sopralluogo in una cava della zona dove poi trasferire il residuato bellico. Quindi verrà pianificata l’operazione in accordo tra Comune, carabinieri, prefettura e protezione civile. E’ probabile che si renda necessaria l’evacuazione degli abitanti della zona a titolo precauzionale. Il margine di sicurezza va da 500 a 1800 metri, ma la decisione definitiva dipenderà dagli ultimi accertamenti degli specialisti. L’ordigno,  residuato bellico, è stato trovato casualmente dai tecnici durante lo scavo per l’installazione di una piattaforma elevatrice da parte degli operai dell’impresa edile del geometra Alberto Sacchi.  Già nella giornata la settimana scorsa gli artificieri ed i carabinieri hanno effettuato un  sopralluogo in via Torre del Capo per poi decidere una nuova ispezione domani. La bomba venne probabilmente sganciata nell’agosto del 1944 quando l’aviazione americana bombardò la ferrovia nel tratto albisolese nel corso dell’Operazione Dragon mirata a colpire il treno armato nascosto nella galleria del “Buco del prete”. Il bombardamento provocò 18 morti. Data la pericolosità, anche dopo settant’anni, la sua rimozione non sarà impresa semplice. La bomba dovrà essere estratta dal terreno con mille precauzioni per essere trasportata fino al luogo in cui verrà fatta esplodere.  L’amministrazione comunale attende quindi di sapere quali misure saranno necessarie per provvedere ad informare per tempo la popolazione. Fonte: http://www.ivg.it/2015/03/arriva-lesercito-per-la-bomba-da-250-chili-di-albisola/
 Già nella giornata la settimana scorsa gli artificieri ed i carabinieri hanno effettuato un  sopralluogo in via Torre del Capo per poi decidere una nuova ispezione domani. La bomba venne probabilmente sganciata nell’agosto del 1944 quando l’aviazione americana bombardò la ferrovia nel tratto albisolese nel corso dell’Operazione Dragon mirata a colpire il treno armato nascosto nella galleria del “Buco del prete”. Il bombardamento provocò 18 morti. Data la pericolosità, anche dopo settant’anni, la sua rimozione non sarà impresa semplice. La bomba dovrà essere estratta dal terreno con mille precauzioni per essere trasportata fino al luogo in cui verrà fatta esplodere.  L’amministrazione comunale attende quindi di sapere quali misure saranno necessarie per provvedere ad informare per tempo la popolazione.

Birmania: il dramma delle mine antiuomo nelle zone etniche


di Fabio Polese
Lay Wah (Karen State) – Nascosti nei sentieri della giungla nelle zone orientali della Birmania – teatro di guerre per l’autonomia richiesta dalle varie etnie - ci sono migliaia di ordigni messi dalle truppe governative che, solo dal 1999 ad oggi, secondo il rapporto «Landmine Monitor 2014», hanno provocato 348 vittime e mutilato più di tremila persone. Questi inneschi esplosivi sono tra i più sleali e perversi ordigni, la cui logica - invisibile e micidiale - colpisce indiscriminatamente civili e militari.
«Nel 2008 ho perso la vista mentre tornavo da un combattimento»
Saw Min Naing, poco più che trentenne, è una delle tante, troppe, vittime delle mine antiuomo nello Stato Karen. «Nel settembre del 2008 – racconta il giovane soldato del Karen National Defence Organization (KNDO) – stavo rientrando alla base militare dopo diversi giorni di combattimento a fuoco con i soldati birmani, quando, all’improvviso, vicino al villaggio di Klal Lor Sal, è scoppiata una mina». Da quel giorno, Saw Min Naing, ha perso la vista, ma non la voglia di vivere e combattere. «Fino a quando sarò in vita, combatterò per il mio popolo», dice sorridendo mentre un suo compagno gli accende una sigaretta.
Girando per i villaggi non è difficile trovare storie simili. E molte delle vittime sono civili. Mo Tha, un contadino quarantenne, in questa lunghissima guerra  ha perso una gamba mentre stava rientrando nel villaggio di Oo Kary Khee dopo una lunga giornata di lavoro nei campi. «Questa gamba me l’ha portata via una mina», spiega indicando la protesi di legno che sostituisce l’arto.
La Birmania non ha firmato il «Trattato di Ottawa»
Il 3 dicembre del 1997, per cercare di limitare i danni causati dalle mine antiuomo, è stato redatto il «Trattato di Ottawa», una convenzione internazionale per la proibizione dell'uso, lo stoccaggio, la produzione, la vendita di mine antiuomo e la relativa distruzione. Ma non tutti i Paesi hanno firmato il trattato. Tra i non firmatari troviamo anche la Birmania che si è sempre astenuta sulla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per giustificare questa scelta, il presidente birmano Thein Sein – un ex generale della giunta militare - ha detto pubblicamente, durante il vertice dell’«Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico» (ASEAN) del 2012 svolto in Cambogia, a Phnom Penh, che «l’uso continuato di mine nel Paese è stato necessario per salvaguardare la vita delle persone».
In una conferenza che si è svolta a Yangon, Yeshua Moser-Puangsuwan, esaminatore del «Landmine Monitor» per la Birmania, ha dichiarato che «il rifiuto del Paese a ratificare il trattato e consentire l’ispezione diretta dei focolai di conflitto ha reso difficile compilare un numero preciso di vittime, ma le stime ufficiali della Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo (ICBL) sono stati quasi certamente sottostimati».
«Queste mine esplodono con il peso di un bambino»
«Questa è una delle tante mine che troviamo ogni giorno. L’abbiamo trovata una settimana fa vicino al villaggio di Oo Kray Khee», racconta il generale Nerdah Mya, numero uno del KNDO mentre mostra l’ordigno esplosivo. «E’ una M14, una mina di fabbricazione cinese, copia di quelle americane. Esplode con il peso di un bambino, appena venti chilogrammi. E i birmani vogliono ancora parlare di pace?».
eastonline.eu-Foto: Fabio Polese

martedì 3 marzo 2015

Il sindaco: «Non ho mai dubitato su Baldan»


di Alessandro Abbadir
CAMPONOGARA. C’è sorpresa e stupore a Camponogara per l’arresto di Silvio Baldan, 51 anni, dipendente della Biotto escavazioni, ditta per la quale lavorava da decenni. L’uomo, conosciuto da tutti in paese, è il marito di Roberta Biotto, figlia del titolare dell’azienda, Mario Biotto, ora quasi ottantenne e storico fondatore di una impresa che conta quasi una decina di dipendenti. Silvio Baldan risiede con la moglie e due figli in via 8 Marzo a Camponogara. L’azienda, che si trova sempre a Camponogara al civico 121 di via Cavour, è una di quelle rinomate e conosciutissime ed è specializzata nella bonifica e rimozione di residuati di origine bellica. In azienda da sabato, da quando cioè è trapelata la notizia del suo arresto, tanti si sono chiesti come mai Silvio Baldan, fosse finito dentro una brutta storia come questa. La Biotto escavazioni & C è nata negli anni Settanta, per iniziativa di Mario Biotto e un gruppo di amici e si è via via ingrandita ed infatti è conosciuta in tutta Italia per la sua grande preparazione, in un campo come quello del trattamenti di residuati bellici davvero delicatissimo. Il lavoro di bonifica dal rischio ordigni bellici, è propedeutico ad ogni operazione edilizia nelle aree considerate a rischi. In azienda però ci sono bocche cucite e sia i dipendenti che i titolari difendono Silvio Baldan. «Quello che è successo è incredibile», spiegano, «Baldan è una persona pulitissima, onesta gran lavoratore e padre di famiglia amorevole. Siamo sicuri che le accuse nei suoi confronti saranno infondate. Certamente non frequentava banditi o gente della malavita come si allude». L’uomo è conosciuto in paese anche per essere sempre in prima linea nel campo dell’impegno sociale. Il sindaco di Camponogara, Giampietro Menin, è davvero scosso per la notizia. «Sono stupito», dice, «che in una vicenda come questa ci sia finito un uomo come Silvio Baldan che conosco per il suo grande impegno civico come quello, tra l’altro, del suocero Mario, fondatore dell’azienda. Anche la moglie Roberta è una persona impegnata nel sociale e stimatissima in paese. In 40 anni di attività non ho mai sentito che l’azienda avesse problemi con la giustizia o fosse implicata in scandali di alcun tipo. So, invece, che è un fiore all’occhiello dell’imprenditoria locale. Speriamo che le accuse che gli vengono mosse si rivelino meno gravi di quello che appaiono in questo momento». Fonte: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/03/03/news/il-sindaco-non-ho-mai-dubitato-su-baldan-1.10976928

«Doveva denunciare la bomba ma Silvio è estraneo ai fatti»


CAMPONOGARA. Se le Procure di Venezia e Padova sono convinte dell’esistenza di una organizzazione che reperiva esplosivo da poi rivendere a dei malavitosi, questa ipotesi accusatoria viene smontata per quanto riguarda Silvio Baldan dal suo difensore l’avvocato di Camponogara, Pascale De Falco. Il legale prende posizione dopo la convalida dell’arresto del suo cliente avvenuta ieri mattina in carcere a Santa Maria Maggiore: «Il mio cliente», spiega De Falco, «nega di conoscere Stefano Sambin e di non averlo mai visto se non il giorno dell’arresto dai carabinieri cioè al comando della Compagnia a Piove di Sacco. L’unica leggerezza che ammette il mio cliente in questo caso è di non aver denunciato immediatamente la bomba che gli è stata trovata nella sua casa e che proveniva da un cantiere nella zona del padovano. Certo non aveva alcuna intenzione di venderla a chicchessia. Conosceva comunque due degli indagati, visto che erano stati due suoi ex dipendenti». (a.ab.). Fonte: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/03/03/news/doveva-denunciare-la-bomba-ma-silvio-e-estraneo-ai-fatti-1.10976918

Sambin, una passione nata durante la naia


PIOVE DI SACCO. Stefano Sambin ha vissuto fino a poco tempo fa ad Arzergrande, paese dov’è nato e di cui è originaria la famiglia, per poi trasferirsi ad Arzerello, la frazione di Piove di Sacco. Il quarantunenne lavora come costruttore edile, professione imparata e svolta insieme al padre Vittorio, molto conosciuto sul territorio per il suo impegno politico nelle fila della Lega Nord per cui è stato anche consigliere comunale ad Arzergrande e l’anno scorso era tra i promotori del presidio di forconi e venetisti a Piove di Sacco. Secondo i carabinieri, Sambin ha imparato a maneggiare l’esplosivo durante la leva militare, coltivando poi una passione perfezionata documentandosi su testi specializzati. I carabinieri di Piove lo considerano il “tecnico” del gruppo, capace di mettere le mani su ordigni ed esplosivo. In un container posto dietro la sua abitazione, dove gli uomini del capitano Enrico Zampolli sono arrivati dopo alcune perquisizioni a Pontelongo, è stato scoperto un vero e proprio deposito: oltre undici chili di esplosivo tipo “ecrasite”, utilizzato negli ordigni bellici, un innesco detonatore di fabbricazione artigianale, due proiettili da cannone, due granate, una delle quali ancora offensiva, due baionette e 57 cartucce, tutto materiale risalente alla Prima Guerra Mondiale. Sambin, aiutato da S. G., di Cavarzere, aveva sezionato i due proiettili da cannone utilizzando una sega a nastro con raffreddamento ad acqua, per estrarne l’esplosivo. Per i carabinieri è da escludere che tutto quel materiale possa costituire solo una collezione di un appassionato di reperti bellici. (e.l.) Fonte: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/03/03/news/sambin-una-passione-nata-durante-la-naia-1.10976923
nuovavenezia.gelocal.it

Asti, trovato proiettile cannone 30 kg


(ANSA) - ASTI, 03 MAR - Un proiettile, del peso di circa 30 chilogrammi, di un cannone risalente alla seconda guerra mondiale è stato trovato ad Asti, in località Valmanera. E' stato il proprietario del terreno a notarlo e ad avvisare le forze di polizia. Sul posto sono intervenuti gli artificieri della Questura, che hanno messo in sicurezza il residuato bellico. Si è trattato del secondo ritrovamento del genere nella zona: due anni fa era stata disinnescata una bomba da fucile.

Pescara, il cavo di Terna incontra un ordigno al largo di Fosso Vallelunga


Pescara. Un ordigno  è stato rinvenuto oggi nelle acque antistanti la riviera sud, durante le operazioni per la posa del cavo per l’elettrodotto proveniente dal Montenegro e diretto all’impianto Terna di Villanova. Il presunto residuato bellico, mezzo metro di lunghezza per 10 centimetro di diametro, è stato rinvenuto a 0,3 miglia antistanti Fosso Vallelunga, a una profondità di 4,3 metri. Subito scattata l’ordinanza della capitaneria di porto per interdire transito, sosta e ancoraggio nel raggio di mezza miglia dal luogo del ritrovamento, segnalato con una boa gialla luminosa dalla ditta che sta eseguendo i lavori. Fonte: http://www.cityrumors.it/notizie-pescara/cronaca-pescara/112633-pescara-il-cavo-di-terna-incontra-un-ordigno-al-largo-di-fosso-vallelunga.html
cityrumors.it

Ricerca, individuazione ordigni interrati o non a vista è compito BCM


Il 28 gennaio la prima notizia e giunge da Terni: gli artificieri dell’Esercito Italiano alla ricerca di ordigni inesplosi interrati. Il 3 marzo addirittura due bonifiche sistematiche da parte dei gruppi Eod. La prima al parco Trotter a Milano, la seconda da Cesena.  Forse  nessuno è al corrente che in Italia la ricerca di ordigni interrati è compito esclusivo del settore Bcm. Nel caso del parco milanese è tutto sbagliato, bisognava interpellare il V Reparto Infrastrutture Padova il quale avrebbe mandato i propri team o elencato le ditte BCM da interpellare direttamente visto le minuscole dimensioni dell’opera in questione. Nel caso di Cesena il Reggimento avrebbe dovuto richiedere la presenza dei colleghi del X Napoli o altra ditta BCM. Tutto questo produce solo caos su caos. Infatti dovremmo chiedere a tali operatori quale strumentazione hanno utilizzato per la bonifica di superficie e numero di brevetto BCM. Perché se non lo dovessero possedere a partire da domani mattina io mi metto a fare i brillamenti e lo strumento lo consegno al primo che capita tanto i brevetti pare di comprendere che non servono più a nulla. Per concludere le operazioni di ricerca, individuazione e messa in luce, devono essere affidate al settore BCM. Anche perché in altri casi chi rilascerebbe i famigerati certificati di garanzia?    
G.L.

Rimossi e fatti esplodere ordigni bellici


CESENA. E’ stato effettuato oggi un ulteriore intervento di bonifica del territorio da residuati bellici risalenti al secondo conflitto mondiale: si è trattato, in questo caso, di quattro granate d’artiglieria di nazionalità italiana di grosse dimensioni rinvenute in un terreno privato a Longiano, in Via Gualdello.
Poiché alcuni degli ordigni rivenuti sembravano, per il cattivo stato di conservazione, bombe d’aereo, l’operazione odierna, coordinata da questa Prefettura in sinergia con tutti gli altri attori coinvolti, è stata preceduta, oltre che dai preliminari accorgimenti per mettere in sicurezza l’area interessata al fine di scongiurare ogni potenziale pericolo, da più complesse azioni di verifica tecnica e controllo del sito, da parte del personale specializzato dell’8° Guastatori Folgore di Legnago, anche per la segnalata presenza di eventuali ulteriori ordigni interrati. Oltre al predetto reparto specializzato, hanno contribuito alla realizzazione del buon esito dell’intervento, conclusosi con il recupero ed il trasferimento degli ordigni di che trattasi in un apposito sito ove sono stati fatti brillare, nonché con la completa bonifica del luogo di ritrovamento, il personale dell’Arma dei Carabinieri, del Comune di Longiano e, per l’aspetto sanitario, della componente militare della Croce Rossa Italiana.
L’attività di verifica da parte del personale dell’8° Guastatori è poi proseguita anche nel territorio di Forlì, per il ritrovamento di un altro ordigno bellico per il quale sarà successivamente programmata la rimozione ed il brillamento. Fonte: http://www.corriereromagna.it/news/cesena/10554/Rimossi-e-fatti-esplodere-ordigni-bellici.html
corriereromagna.it

300 kg di bomba e seimila ciociari da evacuare: ecco dove


Alle 8 in punto del 15 marzo la bellezza di 6.000 ciociari residenti nei comuni di Monte San Giovanni Campano (Anitrella), Fontana Liri e Arpino, saranno evacuati per la rimozione di un ordigno di 300 kg risalente alla 2a Guerra Mondiale. Nell’articolo a firma di Ciro Altobelli e pubblicato su Ciociaria Oggi, leggiamo che l’operazione è coordinata dalla Prefettura di Frosinone e riguarda la bomba rinvenuta lo scorso 19 Dicembre in contrada Muraglione, nel Comune di Fontana Liri. L’ordigno bellico, scrive Altobelli, si trova «a pochi metri dalla strada regionale 82 e gli esperti hanno stabilito che la distanza minima di sicurezza è pari a 1800 metri». L’operazione dovrebbe essere completata in un paio d’ore. Fonte: http://www.arpino24.it/300-kg-di-bomba-e-seimila-ciociari-da-evacuare-ecco-dove-1492.html

Mattinata di bonifica dell’area da 150 metri quadrati per il Genio Guastatori


È del 26 febbraio il ritrovamento, da parte di alcuni studenti all’interno del parco, di una granata M75, fabbricata nell’ex Jugoslavia. Su richiesta della Prefettura, gli artificieri sono intervenuti per verificare l’eventuale presenza di ulteriori ordigni. L’area del parco è stata precauzionalmente chiusa ai cittadini e sul posto la Polizia Locale era presente con un presidio fisso per garantire l’apertura delle numerose strutture scolastiche. Le operazioni di ricerca e localizzazione di ordigni hanno avuto inizio alle 11 e si sono concluse alle 12.30. Gli specialisti del Genio Guastatori, assieme alla squadra Minex (personale specializzato alla bonifica di aree minate e di itinerari d’emergenza in operazioni all’estero), equipaggiati con cercamine digitali Ceia, hanno effettuato un’accurata analisi del terreno, bonificando una superficie di circa 150 metri quadrati. Sono stati rinvenuti numerosi oggetti metallici ma non è stato individuato nessun altro ordigno. Quella di Cremona è una delle sette Unità dell’Arma del Genio incaricate di bonificare il territorio dell’Italia centro settentrionale dai numerosi residuati bellici ancora esistenti e pericolosi. Nel 2014 gli specialisti hanno effettuato 138 interventi, bonificando 2.522 ordigni di cui 613 bombe d’aereo. Fonte: http://artventuno.it/2015/03/parco-trotter-di-milano-gli-artificieri-di-cremona-alla-ricerca-di-ordigni/
artventuno.it

Merito, dignità e rispetto


Quando nel 1983 iniziava la mia avventura nel mondo della bonifica bellica comprendevo subito, forse prima di subito, quanto la professione era particolarmente selettiva. A quei tempi far parte del mondo BCM non era semplice, era certamente indispensabile possedere idoneità psichiche fisiche, ma soprattutto era fondamentale rispettare la dignità propria, dei colleghi e di tutti. Per conquistare brevetti era tra l’altro obbligatorio dimostrare le qualità citate ai propri superiori (capi cantieri, assistenti, etc). Ma non solo, infatti ricordo d’essere stato pronto per il corso da rastrellatore quando ormai tutti i futuri colleghi già iniziavano ad essere d’accordo nel ritenermi tale. Erano gli anni 83/90 e chi non rispettava regole morali scritte o non scritte era fuori o peggio licenziato. In buona sostanza a quei tempi la bonifica bellica esigeva professionalità e morale. Eravamo i tecnici delle bombe, perciò i nostri capi esigevano una forma mentis inattaccabile da qualsiasi impulso esterno. Non erano semplici gli anni 80: delinquenza, bande terroristiche e quant’altro. Noi ad ogni domanda proveniente dall’esterno si rispondeva, per esempio: <<lavoro alle poste>> o << alla Sip>>. Mai, dico mai avrei assistito o sentito dire che il collega tal dei tali avrebbe ceduto un pezzo d’artiglieria ad un malavitoso. Ma quella bonifica che esiste e persiste nella mia mente, forse oggi non esiste più o è merce rara. Infatti oggi, merito, morale e dignità non rappresentano più le basi necessarie per intraprendere una carriera tanto “sensibile”, ma è sufficiente conoscere, essere il nipote, l’amico o cognato di un personaggio influente, certo in moltissimi casi abbiamo trovato personaggi poi rivelatisi grandi professionisti, potrei citare numerosi esempi, in altri casi forse è accaduto il contrario. Tutto questo “evolversi” avrebbe contribuito a distruggere parte di un settore già in balia della propria follia. Bonifiche vendute a prezzi da saldi di fine stagione, poi la crisi europea, italiana compiono tutto il resto. Ieri la notizia di un uomo Bcm che all’insaputa del datore di lavoro sarebbe stato fermato perché in possesso di un 149mm, gli inquirenti per via delle indagini ad oggi non ancora concluse ipotizzano possa trattarsi di un residuato bellico destinato a terza persona collegata con esponenti malavitosi. Personalmente non ci credo, non devo crederci, anzi piacerebbe immaginare  una semplice ingenuità dell’uomo che oltretutto conosco benissimo, tuttavia questa storia in sintesi altro non è che la prova provata che per risanare un mondo (BCM) che tanto ha dato alla società a tutti bisognerebbe guardare meno ai gradi di parentela e ricominciare a parlare di merito, dignità e rispetto.       

Giovanni Lafirenze

lunedì 2 marzo 2015

Granata senza spoletta lungo il Collettore padano


Loreo (Ro) - Incredibile ritrovamento lungo le rive del Collettore padano. Nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 1 marzo, un cittadino ha allertato il 112 segnalando che lungo le rive nel tratto che costeggia strada Spolverin c'era una granata tipo ananas. L'episodio appare inquietante perché, nonostante si trattasse chiaramente di un residuato bellico, l'ordigno, pur arrugginito dal tempo, era senza spoletta e quindi potenzialmente in grado di deflagrare. Immediato l'intervento di una pattuglia dell'Arma, giunta da Loreo, che ha provveduto a mettere in sicurezza la zona transennando l'area con l'apposito nastro biancorosso e con cartelli indicatori. La granata è stata quindi rimossa e presa in carico dai militari. Fonte: http://www.rovigooggi.it/articolo/2015-03-02/granata-senza-spoletta-lungo-il-collettore-padano/#.VPSpE3yG9zc
rovigooggi.it

Esplosivo ricavato da ordigni bellici arresti Padova e Venezia: arrestato 51enne di Camponogara


Esplosivo ricavato da ordigni bellici arresti Padova e Venezia
Recuperavano ordigni bellici risalenti alla Prima guerra mondiale, li sezionavano con degli utensili e, dall'interno, ne estraevano dell'esplosivo ad alto potenziale. Una quarantina i chilogrammi di materiale sequestrato dai carabinieri della compagnia di Piove di Sacco che, in un'operazione condotta tra il 27 e il 28 febbraio scorsi, tra le provincie di Padova e Venezia, hanno arrestato due insospettabili italiani di 27 e 28 anni e denunciato altri tre complici.

GLI ARRESTATI. A finire in manette S.S., 41 anni, residente nella frazione di Arzerello, Padova, e B.S., 51 anni, di Camponogara, per detenzione illegale di esplosivi, ordigni bellici e munizionamento, mentre sono stati denunciati S.G., 52enne di Cavarzere per concorso in detenzione di esplosivo, B.M., 51enne di Pontelongo, Padova, e M.N. 31 anni sempre di Pontelongo per detenzione abusiva di munizionamento.

ORDIGNI. Tra gli ordigni recuperati: un proiettile d'artiglieria della Prima guerra mondiale, uno della contraerea e diciannove munizioni. Sul retro dell’abitazione di uno degli indagati, all’interno di un container, i militari hanno trovato anche 11,36 chilogrammi di materiale esplosivo tipo “ecrasite”, un potente esplosivo utilizzato per il confezionamento di ordigni da guerra, un innesco-detonatore di fabbricazione artigianale, due proiettili da cannone rispettivamente da 149 millimetri e da 100 millimetri e privi del loro contenuto detonante, due granate dello stesso periodo, una delle quali tuttora offensiva, due baionette e 57 cartucce di vario genere sempre della prima guerra mondiale.

I "VENEZIANI". Dopo gli accertamenti è emerso che i due imponenti proiettili da cannone ritrovati, erano stati opportunamente sezionati dalla banda utilizzando una grossa sega a nastro con raffreddamento ad acqua, operazione che aveva consentito di estrarre dall’ordigno il quantitativo di “ecrasite". Le indagini si sono concentrate anche su una ditta di Camponogara che si occupa delle operazioni di individuazione, prelevamento e recupero di ordigni da guerra. In particolare, uno dei dipendenti della ditta, B.S., è stato trovato in possesso di un proiettile da cannone da 149 millimetri, del peso complessivo di 37,6 chili, risalente al primo conflitto mondiale, ma tuttora attivo, quindi potenzialmente in grado di sprigionare tutto il suo devastante potenziale offensivo. Fonte: http://www.veneziatoday.it/cronaca/esplosivo-ricavato-ordigni-bellici-arresti-padova-venezia.html


veneziatoday.it




Bomba inesplosa a Casalbordino, per i balneatori va tolta subito


L’area è transennata ormai da giorni. Motivi di sicurezza impongono l’interdizione di un lungo tratto di spiaggia a Casalbordino, a nord del litorale, all’altezza del torrente Acquachiara. Dal mare è riaffiorata una bomba d’aereo inesplosa risalente alla seconda guerra mondiale. Dopo il rinvenimento,l’autorità marittima ha allertato gli artificieri che però non potranno raggiungere il litorale casalese almeno fino alla fine della prossima settimana. I cittadini e gli operatori sollecitano le autorità preposte a recuperare prima possibile il residuato bellico restituendo la spiaggia a residenti e turisti. La bomba d’aereo è l’ennesima riaffiorata sul demanio del Vastese. La bomba di circa 50 centimetri di diametro e un metro di lunghezza, è stata gettata sulla riva dalla mareggiata. Le forze dell’ordine e l’autorità marittima ,avvertite del fatto, hanno preferito non diffondere la notizia per non creare allarmismo. L’area è stata recintata con il nastro bianco e rosso in attesa delle operazioni di disinnesco. A nessuno è consentito avvicinarsi per motivi di sicurezza. I curiosi però sono tanti. Negli ultimi dieci anni sono una dozzina le bombe tornate in superficie, (sei a Cupello, tre a Vasto, tre a San Salvo, una a Casalbordino). Altrettante sono state ritrovate sui fondali marini. La bomba d’aereo di 250 libbre (128 chilogrammi circa) è lunga circa 95 centimetri. Probabilmente sarà trasferita in una cava a Fossacesia, sotterrata ad almeno 4 metri di profondità e fatta brillare con una carica di esplosivo. Gli artificieri non hanno ancora comunicato la data delle operazioni che probabilmente avverranno di domenica. Il recupero comincerà solo dopo aver allertato la popolazione. I carabinieri e l’autorità marittima controlleranno lo svuotamento dell’area. Alle operazioni parteciperanno i vigili del fuoco, la polizia municipale e i volontari che formeranno un cordone per impedire ai curiosi di avvicinarsi e intralciare le operazioni di recupero. Pronta ad intervenire anche un’ambulanza. Il passato ogni tanto ritorna e ricorda un periodo nero della storia locale che continua a fare paura. (ilcentro.it) Fonte: http://www.ilnuovoonline.it/2015/03/02/bomba-inesplosa-a-casalbordino-per-i-balneatori-va-tolta-subito/

domenica 1 marzo 2015

Esplosivo ricavato da ordigni bellici: arresti a Padova


Esplosivo ricavato da ordigni bellici: arresti a Padova Piove di Sacco

Recuperavano ordigni bellici risalenti alla Prima guerra mondiale. Li sezionavano con degli utensili e, dall'interno, ne estraevano dell'esplosivo ad alto potenziale. Una quarantina i chilogrammi di materiale sequestrato dai carabinieri della compagnia di Piove di Sacco che, in un'operazione condotta tra le provincie di Padova e Venezia, hanno arrestato due insospettabili italiani e denunciato altri tre complici. 11 i chilogrammi di esplosivo recuperati dall'arma già estratti, mentre è stato rinvenuto un altro ordigno di 37 chili ancora da sezionare. Gli inquirenti ipotizzano collegamenti delle persone coinvolte con la criminalità locale. In corso di accertamento quindi se questo tipo di esplosivo potesse essere utilizzato anche per assalti ai bancomat. Nessun legame risulta invece per ora accertato, sul fronte dell'allarme terrorismo. Fonte: http://www.padovaoggi.it/cronaca/esplosivo-ordigni-bellici-arresti-padova-piove-di-sacco.html



Bomba di Avenza, il Genio Pontieri ha distrutto l'ordigno bellico



 Aggiornamenti da Anna Pucci e Cristina Lorenzi, foto e filmati Paola e Delia Nizza
Carrara, 1 marzo 2015 - Si è conclusa con la distruzione del residiuato bellico nella cava di Monte Porro ad Aulla la lunga domenica di emergenza. Il Genio Pontieri dell'esercito ha prima despolettato l'ordigno rinvenuto durante alcune operazioni di scavo accanto ai binari della ferrovia, ad Avenza, poi lo ha trasportato ad Aulla dove è stato fatto esplodere. La lunga giornata era iniziata alle 7, con l'evacuazione di 17 mila persone a Carrara (poche centinaia a Massa). Diciassettemila persone evacuate, treni e altri mezzi di trasporto pubblico fermi, forze dell'ordine mobilitate: vasta mobilitazione stamani per il disinnesco di una bomba della seconda guerra mondiale trovata in un cantiere nella zona di Avenza. L'ordigno è di 300 kg e l'area che dovrà essere bonificata e tenuta libera è di circa dieci km quadrati. L'autostrada A12 è stata chiusa, così come la circolazione ferroviaria, ha subito modifiche. Alle 11 sono iniziate le operazioni di despolettamento, la rimozione delle due spolette presenti sull'ordigno per evitare ogni possibile innesco, conclusesi verso mezzogiorno. La bomba è poi stata caricata su un furgone e trasportata ad Aulla per essere fatta brillare in una cava. Alle 12.18 il messaggio che ha dato il via libera alla popolazione per il rientro nelle proprie abitazioni. Le strade sono state riaperte, anche il tratto dell'A12, così come è ripresa la circolazione del trasporto pubblico, treni compresi.L'EVACUAZIONE DEI CITTADINI - Diciassettemila le persone evacuate fin dalle 6 del mattino. Cinquecento persone sono state ospitate nel complesso fieristico della Marmi Macchine, a Marina di Carrara, dove è stato allestito anche un ospedale da campo che ha accolto una ventina di pazienti barellati e trasportati dalle ambulanze del 118. La zona rossa è stata individuata, con un raggio fino a 1800 metri dal punto del rinvenimento della bomba: messi a disposizione degli sfollati anche bus navetta. Inoltre, sono circa 400 i volontari che hanno pattugliato le case per evitare episodi di sciacallaggio. Tutto procede come previsto. Ilsindaco Zubbani al centro operativo del Comune Carrara: "Ho fatto un giro. La popolazione ha collaborato. Nessun problema. Evacuazione conclusa. In corso controlli porta a porta ma non credo che saranno necessarie azioni di convincimento.  LA SQUADRA IMPEGNATA NELLE OPERAZIONI DI DISINNESCO - Sul posto opera il secondo reggimento del Genio Pontieri dell'Esercito Italiano, in passato impegnato anche in missioni di pace all'estero tipo Kosovo, Afghanistan etc. Il tenente colonnello Fagioli, capo ufficio operazioni, coordina l'intervento insiema al capitano Pace, ufficiale responsabile delle attività. Sul campo hanno lavorato al despolettamento quattro artificieri: il primo maresciallo Antonio Pinto, capo nucleo artificieri artificieri; il sergente maggiore Gianfranco Barraco; il sergente Matteo Mariotti; e il caporal maggiore capo Luigi Di Lallo. Le operazioni di despolettamento sono consistite nell'attivazione di una chiave a razzo con cui attraverso una cartuccia sono state tolte le due spolette alla bomba. La chiave a razzo è stata collocata manualmente sulla bomba dagli operatori, che poi si sono allontanati in condizioni di sicurezza per attivare da remoto la cartuccia: quando la chiave ha girato e disinnescato la spoletta (tipo vite), gli artificieri sono poi tornati sul posto. La bomba è pronta per essere spostata manualmente. Caricata su un mezzo dell'esercito sarà portata via autostrada, scortata, nella cava di Monte Punto ad Aulla, dove verrà fatta esplodere intorno alle 15. 
Approfondimenti su 'La Nazione' in edicola lunedì 2 marzo
Fonte: http://www.lanazione.it/massa-carrara/disinnesco-ordigno-bellico-carrara-1.716892#1
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