Da Alberto Balletto, consigliere comunale di Recco riceviamo e pubblichiamo. Ringraziamo Balletto per le spiegazioni tecniche; sapevamo fossero mortai, ma pensavamo che il termine potesse essere frainteso. Se Balletto ha ragione, e non lo mettiamo in dubbio perché le sue conoscenze nascono da esperienze personali, i mortai e le bombe che hanno raso al suolo la città, sono stati fabbricati nello stesso Paese. In merito alla notizia dell’arrivo dei “cannoncini” destinati al Parco della Rimembranza di Recco pubblicata da Levante News ieri vorrei puntualizzare quanto segue:
a me non sembtrano armi denominabili “cannoncini” quanto “mortai”. La differenza é abbastanza sostanziale, mentre i cannoni sparano utilizzando una traiettoria realtivamente dritta contro l’obbiettivo (che, in genere, vedono e inquadrano nel mirino); i mortai sono armi d’artiglieria leggera che sparano a “tiro curvo”. Ovvero lanciano una granata, ad esempio da dietro una montagna o collina ma senza necessariamente inquadrare l’obbiettivo e basandosi solo sulle indicazioni di osservatori nascosti che forniscono le coordinate di tiro. Le armi fotografate nell’articolo, in particolare, a me sembrano dei mortai da 60 mm di costruzione americana. Basandosi sulla foto direi si tratti di mortai M2 che l’esercito statunitense ha utilizzato ampiamente nella seconda guerra mondiale nella risalita dello stivale italiano. Poi riutilizzati in Corea fino al Vietnam. Non si tratterebbe quindi di armi della prima guerra mondiale ma di armi che sicuramente sono state utilizzate dall’esercito italiano, in particolare dalle truppe alpine, ma dal secondo dopoguerra in poi. Gli Usa dopo il 1945 hanno lasciato al rinato esercito della repubblica italiana notevoli quantità di armi, specialmente di artiglieria, essendo l’Italia divenuto paese di prima linea contro il blocco sovietico.
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Foto: Levantenews Marco Fumagalli