di Silvia Riosa
BUTTRIO. Da mutilatino a imprenditore tra i più importanti del comune e della regione. È la storia di Bruno Tonello, la cui vita è stata radicalmente cambiata da una bomba a mano e che nel collegio Mutilatini di Buttrio ha trovato una seconda occasione di vita. Classe 1938, Tonello è nato a Cittadella in una famiglia di agricoltori. Una vita semplice e tranquilla fino al tragico incontro, a 11 anni, con quella che sembrava una palla, ma che in realtà era un ordigno bellico. Recuperato dal canale e dopo qualche calcio, vedendo che non rotolava bene e per paura di rovinare le scarpe nuove, Bruno decise di togliere quello che ritevena un inutile anello, cioè la sicura della bomba, la cui rimozione provocò l’esplosione. Davvero pochi i ricordi di quel momento. Nella memoria rimane soltanto il trasporto in bicicletta, prima dal medico condotto e poi all’ospedale di Cittadella, per medicare le tante ferite alle gambe e alle braccia. Ma per l’occhio destro non ci fu proprio nulla da fare. Tornato a casa dopo alcuni mesi di ospedale, i genitori decisero di iscriverlo nal collegio Mutilatini di Buttrio. L’idea di allontanarsi di nuovo dalla famiglia dopo i tanti mesi trascorsi in ospedale non lo convinceva, ma la decisione era stata presa. E fu così che nel novembre 1951, nel suo primo viaggio in treno, iniziò l’avventura. Un mondo nuovo con regole severe, molta disciplina e dove si doveva parlare solo l’italiano. Ma in quelle aule Tonello, dopo la scuola dell’obbligo, consigliato dai professori imparò il mestiere di fabbro. Finiti gli studi tornò al suo paese e cominciò a lavorare come operaio e poi a insegnare il mestiere agli altri. Ma il cuore lo aveva lasciato a Buttrio, dove tornava spesso a trovare la fidanzata. Fu così, grazie al suggerimento di un amico, che affittata una vecchia stalla la trasformò in attività artigiana di lavorazione del ferro. Gli anni che seguirono non furono facili, accanto alla felicità del matrimonio con Gioia e la nascita delle figlie Roberta e Sandra, Bruno dovette lottare con lo scherno di chi sentendolo parlare in italiano, e non in friulano, non si fidava. Dopo la richiesta di liberare la stalla da parte dei proprietari sembrò crollare tutto. Ma Bruno non si diede per vinto e guardandosi attorno individuò un terreno che poi scoprì essere della parrocchia con la quale sottoscrisse un contratto di affitto decennale. Dopo un mese di duro lavoro con la moglie e il fratello Alberto nasceva il primo capannone di quella che anni dopo sarebbe diventata la Tonello spa, leader nella lavorazione dell’acciaio e nella piegatura delle lamiere. Era il 1965. Con tanta tenacia e impegno, e un certo fiuto, i capannoni oggi sono diventati tre, con una settantina di dipendenti e commesse da tutto il mondo. Tra queste, anche la costruzione di 12 dei 60 piloni utilizzati per raddrizzare la Costa Concordia, la nave da crociera naufragata all’Isola del Giglio. Insomma, vedendo oggi tutto quello che Tonello è riuscito a realizzare nella vita grazie anche alla sua tenacia, è possibile sfumare il ricordo di quel terribile incontro con la «palla rossa».
Fonte:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2014/01/22/news/il-caso-a-buttrio-da-mutilatino-a-big-dell-impresa-1.8512510
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