di Mariella Gugole
Sono tre «fornelli di mina» realizzati dal 5° Genio militare 91° compagnia e risalenti alla prima guerra mondiale i misteriosi cunicoli scoperti tre settimane fa a Vestenavecchia durante i lavori di scavo sulla strada provinciale semidistrutta dalla frana alle pendici del colle di S. Antonio. Increduli persino gli artificieri di fronte a residuati bellici di tale portata e anche allarmati, in un primo momento, per i rischi e la sicurezza del cantiere.
«Questa è roba nostra», ha esclamato l'ufficiale del Genio militare del 5° Reparto Infrastrutture di Padova, specializzato nella bonifica da ordigni esplosivi residuati bellici interrati, quando ha letto l'incisione mezza cancellata sul tombino di pietra che copre il cunicolo centrale e che nessuno aveva notato prima. Un'immagine inquietante i tre cunicoli scoperchiati e messi a nudo su una strada che da due anni a questa parte ne ha viste di tutti i colori. E pensare che la Provincia, con la Dapam di Brescia, avrebbe dovuto consegnare proprio ieri la nuova arteria alla popolazione.
Due ore con il fiato sospeso per il sindaco Edo Dalla Verde e il direttore dei lavori Ugo Franceschetti, geologo della Provincia. Il timore era fondato: blocco dei lavori per bonifica e ulteriore aggravamento dei costi. Solo scendendo nei cunicoli si potevano avere risposte certe. E così è stato: profondità, buone condizioni del fondo dei cunicoli e nessun reperto visivo, hanno consentito di togliere qualsiasi riserva all'ufficiale del Genio militare circa i lavori. Un vero sollievo per il sindaco, quando ha avuto la certezza che il cantiere sarebbe ripartito: «Devo prima di tutto ringraziare il prefetto Perla Stancari e, soprattutto, scusarmi per quanto è intercorso fra noi in questi giorni. Il suo intervento è stato prezioso e determinante per mettere fine a questa attesa lunga settimane. Ora abbiamo anche il conforto di sapere che la strada sarà ultimata; se devo essere sincero, avevo pensato al peggio. I cittadini non meritano ulteriori rinvii».
Quella che ora è la provinciale 36 della Collina, secondo testimonianze verbali e ricostruzioni storiche, era stata una carreggiabile o una camionabile, costruita durante la Grande Guerra dal Genio militare e rappresentava, in questa parte del Veneto, la seconda linea del fronte, ossia una retrovia difensiva. In caso di rotta della prima linea il conflitto sarebbe sceso in Lessinia con tutto ciò che ne poteva conseguire.
L'esercito aveva deciso che quello era un punto strategico per fermare l'avanzata. Dunque la fase successiva alla preparazione dei cunicoli doveva essere il riempimento dei fornelli di mina con la polvere nera e la miccia di innesco per far saltare la strada e probabilmente la stessa chiesetta di S. Antonio, che sta a monte. L'opera bellica è intatta e ben conservata; non ci sono stati ritrovamenti e quindi, anche se il metal detector ha segnalato materiale ferroso, ciò è addebitabile ai pioli in ferro che fungono da scaletta. Tuttavia gli esperti non escludono al 100 per cento la presenza sotterranea di residuati bellici.
Gli artificieri hanno ispezionati due dei tre cunicoli, armati all'esterno di filo spinato: quello posto al centro è il più profondo (5 metri) e sul fondo presenta un piccolo corridoio e un'altra camera, orientata a valle, perpendicolare alla frana, a forma di L e coperta d'acqua. I due cunicoli laterali sono invece profondi 3,5 metri.
A ispezione terminata, oltre al sindaco hanno accolto la buona notizia anche i tecnici della Provincia e i vertici della Prefettura, perché il blocco dei lavori aleggiava pesantemente su quella strada che, come una tela di Penelope, avanza e arretra all'infinito. Per fortuna è andata bene, e le travi prefabbricate sono già pronte per essere impiantate sopra il supporto che compatterà il «solettone» sopra la frana.
Ma quei cunicoli scavati cento anni fa nelle viscere del colle, e che tanta curiosità hanno sollevato in queste settimane, possono avere qualche responsabilità per la frana che ha squarciato mezzo monte? È probabile.
A detta dei geologi, è possibile che queste strutture siano state la concausa dei cedimenti prodotti da anomali infiltrazioni d'acqua che, non a caso sono, corrispondono esattamente alla posizione dei tre tombini visibili in superficie e in particolare alla camera di prolungamento del cunicolo principale. Fra gli addetti ai lavori, dopo due sospensioni dei lavori in poche settimane, ora nessuno vuole più sbilanciarsi sui tempi di risanamento della frana di S. Antonio. Di certo i cunicoli saranno tombati. Fonte: http://www.larena.it/stories/2596_val_dalpone/762474_i_cunicoli_erano_fornelli_da_mina/
«Questa è roba nostra», ha esclamato l'ufficiale del Genio militare del 5° Reparto Infrastrutture di Padova, specializzato nella bonifica da ordigni esplosivi residuati bellici interrati, quando ha letto l'incisione mezza cancellata sul tombino di pietra che copre il cunicolo centrale e che nessuno aveva notato prima. Un'immagine inquietante i tre cunicoli scoperchiati e messi a nudo su una strada che da due anni a questa parte ne ha viste di tutti i colori. E pensare che la Provincia, con la Dapam di Brescia, avrebbe dovuto consegnare proprio ieri la nuova arteria alla popolazione.
Due ore con il fiato sospeso per il sindaco Edo Dalla Verde e il direttore dei lavori Ugo Franceschetti, geologo della Provincia. Il timore era fondato: blocco dei lavori per bonifica e ulteriore aggravamento dei costi. Solo scendendo nei cunicoli si potevano avere risposte certe. E così è stato: profondità, buone condizioni del fondo dei cunicoli e nessun reperto visivo, hanno consentito di togliere qualsiasi riserva all'ufficiale del Genio militare circa i lavori. Un vero sollievo per il sindaco, quando ha avuto la certezza che il cantiere sarebbe ripartito: «Devo prima di tutto ringraziare il prefetto Perla Stancari e, soprattutto, scusarmi per quanto è intercorso fra noi in questi giorni. Il suo intervento è stato prezioso e determinante per mettere fine a questa attesa lunga settimane. Ora abbiamo anche il conforto di sapere che la strada sarà ultimata; se devo essere sincero, avevo pensato al peggio. I cittadini non meritano ulteriori rinvii».
Quella che ora è la provinciale 36 della Collina, secondo testimonianze verbali e ricostruzioni storiche, era stata una carreggiabile o una camionabile, costruita durante la Grande Guerra dal Genio militare e rappresentava, in questa parte del Veneto, la seconda linea del fronte, ossia una retrovia difensiva. In caso di rotta della prima linea il conflitto sarebbe sceso in Lessinia con tutto ciò che ne poteva conseguire.
L'esercito aveva deciso che quello era un punto strategico per fermare l'avanzata. Dunque la fase successiva alla preparazione dei cunicoli doveva essere il riempimento dei fornelli di mina con la polvere nera e la miccia di innesco per far saltare la strada e probabilmente la stessa chiesetta di S. Antonio, che sta a monte. L'opera bellica è intatta e ben conservata; non ci sono stati ritrovamenti e quindi, anche se il metal detector ha segnalato materiale ferroso, ciò è addebitabile ai pioli in ferro che fungono da scaletta. Tuttavia gli esperti non escludono al 100 per cento la presenza sotterranea di residuati bellici.
Gli artificieri hanno ispezionati due dei tre cunicoli, armati all'esterno di filo spinato: quello posto al centro è il più profondo (5 metri) e sul fondo presenta un piccolo corridoio e un'altra camera, orientata a valle, perpendicolare alla frana, a forma di L e coperta d'acqua. I due cunicoli laterali sono invece profondi 3,5 metri.
A ispezione terminata, oltre al sindaco hanno accolto la buona notizia anche i tecnici della Provincia e i vertici della Prefettura, perché il blocco dei lavori aleggiava pesantemente su quella strada che, come una tela di Penelope, avanza e arretra all'infinito. Per fortuna è andata bene, e le travi prefabbricate sono già pronte per essere impiantate sopra il supporto che compatterà il «solettone» sopra la frana.
Ma quei cunicoli scavati cento anni fa nelle viscere del colle, e che tanta curiosità hanno sollevato in queste settimane, possono avere qualche responsabilità per la frana che ha squarciato mezzo monte? È probabile.
A detta dei geologi, è possibile che queste strutture siano state la concausa dei cedimenti prodotti da anomali infiltrazioni d'acqua che, non a caso sono, corrispondono esattamente alla posizione dei tre tombini visibili in superficie e in particolare alla camera di prolungamento del cunicolo principale. Fra gli addetti ai lavori, dopo due sospensioni dei lavori in poche settimane, ora nessuno vuole più sbilanciarsi sui tempi di risanamento della frana di S. Antonio. Di certo i cunicoli saranno tombati. Fonte: http://www.larena.it/stories/2596_val_dalpone/762474_i_cunicoli_erano_fornelli_da_mina/
http://www.larena.it/ FOTOSERVIZIO AMATO |
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