Gela - Organizzata dalla sede di Gela dall’Archeoclub d’Italia con la partecipazione dell’associazione ARTEAS, si è svolta domenica mattina l’ispezione con metaldetector di un tratto di spiaggia antistante al pontile sbarcatoio alla presenza del personale della marina militare della Capitaneria di Porto di Gela il cui Comando aveva dato l’autorizzazione alla ricerca. Alcuni soci dell’associazione ARTEAS, Biagio Carpintieri, Giovanni Limpido e il presidente Nunzio Patola, hanno setacciato con le loro apparecchiature un tratto di spiaggia di quasi 2.000 metri quadri prospiciente l’ex Lido Eden. Per una buona parte di superficie di spiaggia, in un primo controllo, i metaldetector non hanno segnalato nulla che potesse far pensare alla presenza di una massa metallica sotto la sabbia. Però, dopo l’allargamento della superficie di indagine di altri 500 metri quadri, i tre metaldetector simultaneamente hanno iniziato a segnalare la presenza di una consistente e continua massa metallica, posizionata a circa un metro di profondità e per una superficie di quasi 40 metri quadri. Ovviamente una volta che è stata circoscritta la zona interessata e si sono presi i parametri di riferimento, l’azione dell’Archeoclub e della ARTEAS è terminata in quanto la prosecuzione dell’l’indagine e il successivo scavo dell’area saranno di competenza della Regione, soprattutto per le relative autorizzazioni, e degli artificieri preposti. A primo acchito, sulla base delle indicazioni dei metaldetector, si può ipotizzare che sotto questa zona di spiaggia esista effettivamente una massa metallica e si spera che corrisponda allo zatterone americano semi-insabbiato su cui nel dopoguerra il Sig, Giuseppe Cretone ricorda di avere giocato da ragazzo. Il mezzo da sbarco americano, denominato L.V.C.P. (Landing Craft Vehicle Personnel) era uno zatterone utilizzato Sello sbarco Alleato del luglio 1943 con una capacità di trasporto di una truppa d’assalto di 36 soldati oltre ai tre dell’equipaggio. Il veicolo, lungo 11 metri e largo 3,3 metri, in genere possedeva due motori di circa 250 hp e come armamento deteneva due mitragliatrici di calibro 7,7 millimetri. Se si avrà la fortuna di ritrovare e recuperare questo reperto, esso, opportunamente pubblicizzato, potrebbe rappresentare un primo passo sia per la nascita del Museo dello Sbarco sia per la realizzazione di un percorso della memoria. A Gela oggi, sorprendentemente esiste ancora un consistente patrimonio di archeologia militare che potrebbe essere sfruttato a favore della nostra città in termini di turismo. Abbiamo ancora quasi intatti circa 80 fortini, 3 rifugi antischegge e la zona del Castelluccio sede nel 1943 delle operazioni di contrattacco italo-tedesco contro la settima armata americana oltre alla presenza di diversi luoghi le cui lapidi ricordano gli eroi che combatterono a Gela nella seconda Guerra mondiale. E non a caso, recentemente, sono venuti qui a Gela Flip ex Iene e Folco Quilici per girare un film e un documentario ambientato all’epoca dello sbarco del 1943. Fonte: http://www.visionedioggi.it/content/relitto-individuato-si-attendono-gli-scavi
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