Oggi, 19-12-2014, il turno dell’Istituto Tecnico Economico e
tecnologico, De Viti De Marco di Valenzano, incontro organizzato e voluto dalla
responsabile di sede professoressa
Angela Vulpis e autorizzato dalla dirigente Silvana Morisco argomento
trattato con gli studenti: rischi e pericoli prodotti dai botti di fine anno.
L’aula tecnica è stracolma, la professoressa Vulpis, spiega ai ragazzi la
ragione della nostra presenza. I ragazzi applaudono. Luca Cifarelli, in
rappresentanza della Florestano introduce
l’argomento, infine mi cede la parola. I ragazzi, li vedo partecipi. Ringrazio i nostri ospiti, porgo a tutti i
saluti del Presidente Nazionale Giuseppe Castronovo, vittima egli stesso nel
secondo dopo guerra di un residuato bellico, argomento che tra l’altro
approfondiremo con la stessa scuola entro febbraio. Ai ragazzi spiego che il
“gioco pirico” è severamente controllato in ogni sua fase: la produzione di
tali prodotti deve seguire e rispettare regole severissime. Trasporto e
deposito dei petardi ancora peggio, le regole non perdono severità neanche
quando i botti raggiungono i rivenditori. Infatti se il commerciante non
dovesse rispettare una, solo una regola, è passibile di varie sanzioni oscillanti
tra semplici multe, perdita dei permessi di vendita, fino a giungere al penale.
Perciò, continuo a spiegare, una filiera quella dei botti di fine anno,
costantemente racchiusa tra lo sguardo, per nulla invisibile degli organi statali
preposti al controllo. Vale a dire che in queste fasi chi sbaglia, paga. E paga
pesantemente. Tutto questo fino all’acquisto del botto da parte del
quattordicenne. Infatti a partire da quello scambio di denaro:
ragazzo-venditore, ogni responsabilità è improvvisamente trasmessa ai genitori
dei ragazzi. Sembra incredibile ma è vero. Adolescenti che in altri ambiti sociali
sarebbero giustamente protetti e tutelati impedendo loro acquisto di sigarette,
consumo di sostanze alcoliche, scommesse o giochi bingo, visioni di film con
scene violente o particolarmente “audaci”, per l’attuale normativa in vigore
che regola l’acquisto dei cosiddetti “giochi pirici declassificati” apparirebbero
in grado di decidere “autonomamente”, se comprare o meno tali manufatti. Eppure,
è risaputo, non è un mistero silenziato che un gran numero di piccoli
acquirenti userebbero tali prodotti in modo del tutto improprio. Il commerciante
vende, il ragazzino, nel migliore dei casi li esplode per strada, in altri
momenti nei cassonetti, tra auto in sosta, eccetera, eccetera. Naturalmente l’uso
improprio dei botti di fine anno, creando danni a cose o terze persone, trasforma
il quattordicenne a cui non è possibile vendere neanche un gratta e vinci, in
un tremendo pericoloso teppista, legalmente e consapevolmente armato da
normative allo sbaraglio. Giunge l’applauso i ragazzi concordano. Sicuramente è
da punire chi lancia petardi tra ignari passanti, ma ciò che appare evidente a
noi dell’ANVCG è che questi ragazzini nati e cresciuti tra le vestigia di un
malcostume targato Italia, ma non solo Italia, non siano consci ed edotti dei
rischi fisici e legislativi a cui si espongono. In ogni caso, se il ragazzo
dovesse produrre danni a se stesso, a beni pubblici, o a terze persone,
attirerebbe su se stesso ogni responsabilità civile e panale, di riflesso non
avendo raggiunto la maggiore età proietterebbe ogni propria colpa ai genitori,
i quali dovrebbero provvedere a risarcire economicamente i danni causati dal
gioco pirico: “prodotto, collaudato, trasportato, depositato, immagazzinato e venduto
al proprio figlio". Al termine di questa strana giostra pirica, il conto è
presentato al solo il ragazzo a cui per legge è finanche vietato l’acquisto di
una semplice scheda SIM per cellulare. Il sindaco emette l’ordinanza contraria ai botti per tutelare i ragazzi?
Certamente, ma altrettanto sicuramente sia per tutelare il patrimonio culturale
della città, quanto per difendersi da eventuali richieste di risarcimento,
visto che spetta al Comune o chi per esso il compito di eliminare i botti
inesplosi dalle strade della città. Difatti la maggior parte dei danni fisici
patiti dai più piccoli, avvengono la mattina di Capodanno, quando il ragazzino
raccoglie in strada, sul marciapiede il petardo inesploso. Al riguardo un
esempio per tutti la vicenda accaduta nel novembre del 2013 a Grifalco, comune
in provincia di Catanzaro: due ragazzini trovano dei petardi inesplosi ed abbandonati
dalla ditta che avrebbe organizzato in occasione della festa patronale lo spettacolo
pirotecnico. Un petardo esplode, i due ragazzi subiscono gravi ferite. I
Carabinieri svolgono indagini da cui emerge la mancata bonifica dell’area ad
opera dell’impresa pirotecnica, la quale per contratto avrebbe dovuto
compierla. Naturalmente i titolari vengono denunciati. Una studentessa alza un
braccio e domanda:<ma a chi spetta il compito di gestire e garantire
sicurezza ai cittadini nei giorni successivi, quando le strade sono piene di
petardi inesplosi ?>. La sicurezza in ogni paese civile la deve garantire lo
Stato, rispondo, tuttavia, sarebbero utili, in attesa, di leggi più chiare, ordinanze
che vietino tanto l’utilizzo, quanto e soprattutto la vendita di questi giochi
esplosivi ai non maggiorenni. In pratica la giornata diventa un dialogo con gli
studenti. Spiego loro che un trauma da scoppio comporta non solo un danno
estetico, ma preclude anche strade lavorative, magari sognate sin da piccoli.
Chiedo loro: avete mai visto un Vigile del Fuoco con due dita in meno? Mi
guardano stupiti. Avete mai visto un medico chirurgo con mano tronca ? I
ragazzi capiscono, comprendono che non è possibile barattare il proprio futuro
per dieci minuti di pura follia. Saluto i ragazzi, le professoresse, nel 2015
ci rivedremo, tratteremo l’argomento residuati bellici.
Giovanni Lafirenze
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