di Redazione Zonalocale.it
Come spiegato dall'Ufficio circondariale marittimo, diretto dal comandante del porto di Vasto, il tenente di vascello Giuliano, "alcuni ordigni erano in una cassetta contenente 24 bombe da 2 pollici illuminanti, mentre sono state ritrovate anche 2 bombe da mortaio da 3 pollici, 1 proietto da 90mm e 1 proietto rotto da 75 mm. I residuati, ancora con esplosivo e quindi potenzialmente pericolosi, sono stati opportunamente imbarcati e trasferiti in zona di sicurezza dai palombari del Nucleo S.D.A.I. (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) di Ancona, competente per territorio e, successivamente, fatti brillare in un idoneo punto individuato a circa un miglio dalla costa, mediante il posizionamento sullo stesso di una cosiddetta controcarica esplosiva". "Le operazioni, disposte dalla Prefettura UTG di Chieti, - proseguono dall'Ufficio circondariale marittimo - si sono svolte con successo e in totale sicurezza sotto il coordinamento e con l’assistenza logistica della Guardia Costiera di Vasto, grazie all’impiegno della motovedetta CP 517, che ha inoltre collaborato alle operazioni di messa in sicurezza del tratto di mare interessato dalle operazioni di brillamento. Grazie all'opera instancabile dei Palombari assegnati agli S.D.A.I. (siti a La Spezia, Taranto, Ancona, Augusta, Cagliari, La Maddalena), la Marina Militare riesce ad assolvere al compito primario di bonificare le migliaia di ordigni bellici inesplosi, che ogni anno vengono ritrovati nei porti e nei litorali del nostro Paese. Altamente specializzati e dotati delle più sofisticate apparecchiature, questi uomini sono formati dalla Scuola Subacquei di Comsubin e, grazie ai numerosi brevetti ed abilitazioni conseguiti in Italia ed all'estero, rappresentano la massima espressione della subacquea professionale italiana. Per tale ragione i Palombari di Comsubin sono uno strumento insostituibile per la salvaguardia della pubblica incolumità. Infatti il Gruppo Operativo Subacquei esprime le proprie capacità impiegando i suoi uomini ed apparecchiature su una vasta gamma di attività ed operazioni che spaziano da quelle prettamente militari, al supporto alle attività di ricerca scientifica a favore dell'ENEA o a quelle per conto della Protezione Civile, in tutti quegli eventi calamitosi che richiedano professionalità per la ricerca, per condurre lavori e fornire soccorso subacqueo".
I residuati, come si vede dalle foto, sono facilmente confondibili con sassi, pietre o bottiglie, per questo l'Ufficio circondariale marittimo invita a "prestare la massima attenzione in caso di presunti ritrovamenti, informando senza ritardo le competenti autorità". Fonte: http://www.zonalocale.it/2015/05/02/brillati-i-residuati-bellici-trovati-alla-foce-del-lebba/15391
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