L’arcipelago di Vanuatu composto da
ottantatre isole quasi tutte abitate, sporge le proprie spiagge sul Pacifico
meridionale. È uno Stato autonomo, appunto la Repubblica parlamentare di
Vanuatu. Ovviamente ogni anno le sue bellezze territoriali, visto il clima del
luogo, si confrontano con tsunami, cicloni, ma anche eruzioni
vulcaniche. Tuttavia il turismo non manca: sabbia dorata, mare corallino,
meravigliose e fantastiche cascate, sentieri eco-turistici da sogno, grotte
incantate e tante, tante altre meraviglie da visitare. In definitiva un luogo
mozzafiato dove il tempo perde ogni ragione d’essere. In questi anni la Cooperazione
Italiana allo Sviluppo è stata impegnata in alcuni progetti di supporto
energetico- ambientale. Tra le ottantatre splendide isole dell’arcipelago la
cronaca di biografiadiunabomba, è attratta dall’isola di Port Vila. Infatti Un
subacqueo professionista (Fabrice Bilandong)
del luogo, a Radio Australia avverte d’aver individuato nel
2011 cinque bombe d’aereo a Port Villa, precisamente nelle acque dell’isolotto “Ifira
Island”. Sempre a Radio Australia il subacqueo racconta di navi
che avrebbero mollato l’ancora tra i grandi residuati bellici. Sembra inverosimile
ma, stando alla testimonianza, dovrebbe essere tutto vero. Difatti il sub per
convincere le autorità a far spostare le navi avrebbe scattato più foto alle
cinque bombe. Ordigni lunghi 1,3 metri e larghi 40 centimetri (forse 500 lb)
adagiati a meno 17 metri. A quel punto con le foto il sub avrebbe convinto le
Autorità Portuali a chiedere alla Marina d’eliminare le cinque bombe. Tra l’altro
questa vicenda non dovrebbe stupire nessuno, infatti non è mistero che l’arcipelago
è stato base militare nel periodo della seconda guerra mondiale. Le acque dell’arcipelago
sono piene di relitti risalenti appunto a quei tempi. Lo stesso futuro
romanziere James A. Mitchener (ex militare nell’isola), nel 1946 firma
il suo primo libro “Le Storie del Sud Pacifico”, appunto rivolto al termine della
guerra, quando i militari presenti nell’arcipelago riversano in mare una grande
quantità di munizioni inutilizzate (il tomo è tradotto da Rizzoli nel 1956). Anzi
queste isole ancora oggi attirano subacquei da tutto il mondo, giusto per l’emozione
di fotografarsi accanto ad insabbiati relitti, cito per esempio, il “President
Coolidge”, grande nave mercantile da 22.000 tonnellate, utilizzata a partire
del 1941 per trasportare truppe e munizioni. La guerra è guerra ripete
qualcuno. La guerra è il sangue dei vinti scrive Pansa. È la guerra di chi ci
guadagna. È la guerra di chi perde tutto, anche la vita. In ogni caso la guerra
presenta salatissimi conti sia a vinti, sia a vincitori. Ma la guerra è
infinita, non termina per nessuno. La guerra continua con ciò che resta sepolto
o inabissato, naturalmente le bombe interrate, tra l’indifferenza generale in
Italia continuano a produrre altri feriti, nuovi invalidi. Quelle sommerse
ustionano pescatori e generano interminabili polemiche sociali e politiche, si
legga la vicenda delle bombe presenti nel basso Adriatico, tratto di mare dove
non è impossibile per un sub, incrociare Cernie e Branzini. Scoprire tane di
grossi polpi. Imbattersi in aragoste, astici. Notare cavallucci marini e
contemporaneamente vedere all’opera i sommozzatori Sdai della Marina Militare
immersi a varie profondità tra Posidonie e Gorgonie intenti a raccogliere, quasi
quotidianamente, la perenne sfida con questi oggetti di un passato mai terminato.
Giovanni Lafirenze
Foto: Australia Network News
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