Le polemiche sulla
costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta continuano, anzi si aprono
nuovi e inaspettati scenari anche del tipo penale. Ovviamente noi tratteremo,
ma a volo di rondine, solo l’aspetto tecnico. In pratica il comune affida ad un’impresa
BCM (Lucatelli srl), di monitorare il
fondale delle acque del porto. L’impresa inizia i propri lavori nel 2005, dopo
aver scandagliato l’area in oggetto rilascia una mappa dal responso
inequivocabile: l’area è colma di residuati bellici, anzi individua una zona
indicata “rossa” straordinariamente intasata da bombe a caricamento ordinario e
non solo. Lucatelli a quel punto si blocca, per proseguire attende la rimozione
ordigni che per ovvie ragioni di sicurezza procede lentamente. Alla naturale
scadenza del contratto Lucatelli esce di scena, ma i suoi verbali restano e
parlano chiaro. Infatti la bonifica dei nuclei Sdai (Sminamento e difesa
antimezzi insidiosi) della Marina continua
giorno dopo giorno, ma le bombe sono tante, troppe è una bonifica occasionale
infinita. Tra bombe e ordigni vari si giunge al 2011data in cui in quelle acque
giunge una potentissima draga la “ Niccolò Machiavelli” dotata di tre pompe, ognuna da 5000 kw. Nonostante
per legge e per buon senso queste navi non possono dragare in presenza di
residuati bellici, (…) la draga prosegue il proprio lavoro. Eliminando fanghi,
rocce e bombe. Ieri la notizia Ufficiale nelle acque del nuovo porto sarebbero ancora presenti 50.000 bombe. Non solo, questi pirateschi lavori,
producono una discarica abusiva colma di bombe all’interno dello stesso
cantiere del porto. In attesa di ulteriori sviluppi possiamo immaginare che le
50.000 bombe stimate siano tutte a vista. Un consiglio vogliamo porgere al
nuovo Sindaco di Molfetta: dopo aver tolto le già numerose bombe in superficie
è necessario procedere alla bonifica del fondo marino, per individuare le bombe
nascoste sotto qualche strato di sabbia, fango, roccia sassi o altro materiale.
Giovanni
Lafirenze
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