A CURA DI RAFFAELE PIRACCI
Era il 27 Aprile del 1943 quando la 2 guerra mondiale, arrivò a coinvolgere direttamente la città di Trani. Era appena trascorso il Lunedì di Pasqua quando verso le due, improvvisamente, senza nemmeno il segnale di allarme, alcuni aerei - non si e mai saputo se inglesi o americani, sganciarono su Trani quattro bombe, di cui due caddero in mare e le altre piombarono sulla banchina del porto, fra via Zanardelli e via Vincenza Fabiano. Gli ordigni distrussero completamente il fabbricato posto fra le due strade e danneggiarono altri, tra cui il Teatro comunale, provocando la morte di ben 21 persone, alcune sorprese nel sonno ed altre che erano uscite all'aperto al rombo degli apparecchi, per rendersi conto di che cosa stesse accadendo. I feriti furono 26 ed alcuni contrassero gravi invalidità. Successivamente, gli apparecchi sganciarono altre bombe sulle casermette di via Corato, provocando la morte di 14 militari. Il tragico episodio, entrava nella storia di Trani come la "Pasquetta di sangue del 1943". Non era ancora terminata l'incursione che prontamente i Barnabiti Padre Luigi Brancato, Padre Agostino Rizzi e Padre Francesco Trocchi, incuranti del pericolo, accorsero a portare aiuto materiale e spirituale ai feriti ed ai moribondi. Da ammirare fu pure l' intervento, con il giovane figlio Tiberio, della signora Emma Viti, infermiera volontaria della C.R.I., che provvide ai primi soccorsi e coordino il trasporto dei feriti. Lo spettacolo era terrificante: un palazzo sventrato che lasciava intravedere i miseri avanzi delle abitazioni e delle masserizie, quelli adiacenti danneggiati dalle schegge e dalle vibrazioni, infranti tutti i vetri delle finestre fino al Carmine e a S. Teresa, le strade cosparse di schegge, di calcinacci e di macerie, macchie di sangue ed una folla enorme, costernata e a mala pena trattenuta dalla forza pubblica e dagli addetti ai servizi. Nel vivo dell'incursione, a notte ancora profonda e prima che giungessero i soccorsi "ufficiali", il dolore aveva sbloccato ogni controllo verbale ad un malcontento fino allora, represso per il timore di ritorsioni politiche e si era dato libero sfogo ad imprecazioni contro il duce, il fascismo e la guerra. In serata comincio l'esodo di moltissimi cittadini, lo "sfollamento" come si diceva allora. Non ritenendosi più sicura la città, chi ne aveva la possibilità si trasferiva in campagna o si recava presso parenti in altre città, ritenute meno soggette all'attenzione del nemico. L'incursione non solo aveva precipitato nel lutto le famiglie delle 21 vittime e provocato il panico nella popolazione, ma aveva anche privato del tetto molte altre, la cui casa era stata gravemente danneggiata. Alle esigenze dei sinistrati più bisognosi provvidero, il Comune ed il Fascio. Per alcuni furono resi disponibili degli ambienti della casa della G.I.L. e, nel frattempo, si verificarono gesti spontanei da parte di alcuni cittadini più facoltosi. Entro pochi giorni, la Casa Vinicola Domenico e Tommaso Pappalettera di Milano spedì al Podestà di Trani, amata città di origine dei titolari, un assegno bancario della somma, assai cospicua all'epoca, di £. 5000; qualche giorno dopo, i marchesi Tuppuli-Schinosa di Trani rimisero, sempre per i sinistrati, la somma di £. 3.000
Fonte: http://www.traniviva.it/storia/scheda/il-bombardamento-del-27-aprile-1943/
Foto tratta da: Traniviva.it. Immagine A cura di Raffaele Piracci e tratto da "Trani in guerra. La vita di Trani durante la seconda guerra mondiale" |
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