di Andrea Perini
BORGO PACE (Pesaro e Urbino) - Borgo Pace si affidata all’Indignato Speciale per risolvere il problema dell’ordigno aereo della seconda guerra mondiale rinvenuto in un campo circa dieci mesi fa. Mercoledì la troupe della rubrica del Tg5, condotta da Andrea Pamparana, ha fatto visita al piccolo comune appenninico per documentare la situazione surreale che da dicembre coinvolge l’intera popolazione.
Infatti, dopo aver rinvenuto l’ordigno (al cui interno sono contenuti 144 libbre di esplosivo) e aver contattato il reggimento del Genio Ferrovieri di Casal Maggiore, la situazione per Borgo Pace si è arenata. La bomba, che da gennaio giace in una fossa recintata, doveva brillare nel giro di poco tempo, ma vista la vicinanza al centro abitato il Genio ha richiesto un’assicurazione che copra i danni verso terzi, cose o persone. La problematica è subentrata quando l’agenzia che assicura il comune di Borgo Pace si è rifiutata di estendere la garanzia a questo particolare evento. Non solo, nessuna compagnia nazionale o internazionale si è fatta avanti per coprire il comune. Solo l’inglese Lloyd’s poteva parzialmente coprire il comune, con il pagamento della cifra di 33mila euro (pari al 4,5% delle spese correnti di Borgo Pace). Così la bomba inesplosa è rimasta all’interno della sua buca recintata fino ad oggi. L’amministrazione comunale ha tentato ogni via da quelle locali, con le richieste a regione e provincia, a quelle nazionali, con l’interrogazione del deputato Pd, Marco Marchetti, l’invio di una lettera al premier Renzi e l’intervento della senatrice Camilla Fabbri. Tutto inutile e così, senza altre alternative, la verace prima cittadina di Borgo Pace ha alzato la cornetta ed ha contattato la redazione de “L’indignato Speciale” che senza farsi pregare ha raggiunto il piccolo comune e ieri sera ha trasmesso il servizio. «Dopo 9 mesi di attesa per risolvere una situazione così complessa quanto assurda –spiega il sindaco, Romina Pierantoni-, non è sicuramente lusinghiero per un amministratore non aver altra strada da percorrere se non quella di rivolgersi in modo indignato ai mezzi di comunicazione. Come può un piccolo comune assumersi gli oneri economici della seconda guerra mondiale. Sono gli stati a dichiarare le guerre non i comuni. Come sempre voglio essere ottimista e voglio credere nello Stato che rappresento. Occorre oggi più che mai che quello Stato torni a considerarci con i fatti e ad occuparsi di quei piccoli borghi che rappresentano il Bel Paese». Fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=948418&sez=MARCHE
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