Ovviamente questo libro non intende criminalizzare in alcun modo quella che è stata l’opera dei partigiani nel corso della guerra di liberazione. La storia della piccola Giuse è la dimostrazione che ogni guerra ed è banale ricordarlo, è di per sé una fucina d’atti efferati. Nel tempo tutti noi abbiamo imparato grazie a grandi romanzieri, a noti registi ad amare i miti della guerra. Chi non è rimasto affascinato dal mito del Barone Rosso”, i “virtuosi” duelli aerei del primo conflitto mondiale. La stampella che Enrico Toti, ormai in fin di vita, scaglia contro gli austriaci. O l’eroico Salvo D’Acquisto che volontariamente va incontro la morte pur di salvare 22 innocenti. Chi non ha mai versato una lacrima al cospetto dei grandi atti d’eroismo di El Alamein. Tuttavia è chiaro a tutti che la guerra, figlia di un mancato dialogo politico produce tragedie collettive e non può che generare disumane bestialità, in realtà non serve dare la colpa a gli uni o a gli altri. La guerra come ripetiamo da anni “pone tutti dalla parte sbagliata”. D’altronde le testimonianze di guerra rivolte a campi di sterminio, eccidi, decimazioni, foibe, bombardamenti aerei su aree civili dovrebbero continuare a far riflettere tutti noi. Concludo queste righe evidenziando l’importante lavoro editoriale portato a termine dal ricercatore storico Roberto Nicolick. Giuseppina Ghersi una ragazzina di soli tredici anni, assassinata a guerra conclusa, per aver scritto, tempo prima, un tema scolastico elogiando, giustamente per lei, ragazzina di tredici anni, ingiustamente per i suoi “adulti” carnefici, la figura di un Duce ormai piegato da eventi, inganni e storia.
Giovanni Lafirenze
Giuseppina Ghersi detta
Pinuccia nasce a Savona nel 1931. Era
una tredicenne, una bimba normale, come tante sue coetanee, vissuta sino al
Maggio 1945, anno in cui fu assassinata dopo sevizie abiette e crudeli, per
mano di alcuni partigiani comunisti, nell’ Aprile o inizio Maggio 1945. La data
dell’ ‘omicidio non è certa, all’ indomani della fine della Guerra
convenzionale e nel corso dell’ infuriare della Guerra civile, nel nome di una
logica perversa ed ottusa. L’ Anagrafe del Comune di Savona ha annotato nel
registro delle inumazioni e in seguito sul certificato di morte, il suo decesso
datandolo al 26 Aprile, ma altri
documenti e testimonianze fanno risalire la sua uccisione alle ore quattro del
mattino del primo Maggio 1945. Che dire
di lei, vivace, con molta voglia di vivere la fanciulla dagli scuri occhi e i capelli a caschetto neri, visse in quegli anni di buio medioevo e di
Guerra Civile che stava coinvolgendo l ‘
Italia del nord e Savona in particolare. Abitava con i suoi cari a Savona , in
Via Tallone al numero civico 10. Da anni questa Via non c’ è più. E’ stata sostituita da Via Gaetano
Donizetti, ma gli edifici, invece son rimasti quelli di un tempo. Nulla è
cambiato in questa strada dove visse per soli 13anni. Le ragioni precise che fecero precipitare la bimba nell’ abisso
di violenza, non sono mai state accertate con sicurezza. Probabilmente , ma è
solo un ipotesi fra tante, la giovane venne trucidata per un tema che a Scuola
aveva svolto, tessendo le lodi a Benito Mussolini. E sempre nel gennaio del
1945 nacque un carteggio di missive inviate dalla Segreteria particolare del Capo di Salò, che non erano certamente
passate inosservate agli spioni dei commissari politici della bande comuniste
che agivano a Savona.
Gli anziani della zona, a “Sanna”, Savona in dialetto
Ligure, ricordano i Ghersi, e hanno memoria dei vari accadimenti di
quell’ epoca, ma difficilmente ne parlano, perché la verità secondo loro
andrebbe a tangere in qualche modo la Resistenza. Gli affranti genitori della giovane dovettero lasciare ben
presto la loro casa, e rifugiarsi altrove. In questa bruttissima storia
giocarono, anche i sentimenti bassi ed indegni, come l’ invidia e la gelosia,
il desiderio inconfessato di impossessarsi dei loro beni.
Roberto
Nicolick
Si può ordinare anche all' autore via mail: robertonicolick50@alice.it.
Perché le future generazioni rammentino la vicenda di Giuse Ghersi e la nostra storia d' Italia, acciocché nulla venga tralasciato.
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