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biografiadiunabomba

domenica 25 agosto 2013

IL BUON SENSO, QUESTO SCONOSCIUTO



"la storia insegna, ma non ha scolari", ripeteva Antonio Gramsci. Certo erano altri punti di vista più “profondi”, tuttavia dovremmo in primis, stupirci, infine convenire che tale aforisma, nato nel secolo scorso, ancora oggi sia servibile con ogni pietanza, in qualsiasi salsa. “la storia insegna ma non ha scolari” o, se li possiede sono tutte “capre”, mandrie di ovini, stratigraficamente ben  sparse, tra ogni meandro  del moderno mondo politico made in Italy. Ma anche nel sociale, questi greggi non sarebbero poi tanto rari. Infatti è sufficiente aprire un qualsiasi giornale e leggere ciò che accade nel bel paese, ma non solo nel bel paese. A parte i caproni con passaporto estero, oggi vorrei raccontare un evento tragicomico, creato da una Capretta del basso Lazio: una pecorella, piuttosto smarrita, rinviene un residuato bellico risalente alla seconda guerra mondiale, ma anziché segnalare la pericolosa bomba alle Forze dell’Ordine, la raccoglie e genialmente decide di posarla su un parafrane adiacente la superstrada Sora - Cassino. Un terrorista…? Un fedajn…? Un tupamaros…? Nulla di tutto ciò, probabilmente è il gesto di un caprone appartenente ad una razza somara. In ogni caso, questo strano protagonista incurante d’esporre a grande rischio una marea d’automobilisti in ansia di giungere a destinazione, posa l’oggetto al Tritolo e ritorna nell’anonimo recinto d’appartenenza. Non sapremo mai la data di tale gesto, in ogni caso e come tutti gli anni, nel corso delle stagioni estive, ad ogni latitudine del Bel Paese, divampano incendi, Sicilia, Friuli, Gargano, Sardegna. Ettari ed ettari di bosco e sottobosco divorati dalle “insensibili” fiamme desiderose di mutare il futuro dell’aerea boschiva. Ovviamente ogni incendio provoca numerose esplosioni.  Botti e controbotti  si odono da settanta, novant’anni. Non sono tappi di spumante che volano via, ma bombe o granate delle guerre mondiali che detonano a causa dell’elevato fattore termico. Queste esplosioni a Cassino e dintorni le odono tutti, ognuno è al corrente dell’atroce problema, ma prevenire, (bonificare) costa, perciò l’amministratore di turno, chiama in causa la crisi di questi anni,  dimenticando di non aver voluto bonificare neanche nei tempi più ricchi (…).  E’ dal 1945 che a Cassino le fiamme boschive risultano sinonimo d’esplosione. Eppure nulla, nessun amministratore sa cosa fare, molti non sanno neppure cosa sia la bonifica, altri ancora affermano che a Cassino la guerra non c’è mai stata, tanto meno le fantomatiche battaglie nel fiume Rapido. I restanti vivono la convinzione che i questi residuati bellici siano posizionati a bella posta tra le fiamme per rendere più adrenalinico l’immancabile intervento dei Vigili del fuoco. Infatti dopo che la terroristica, asinesca, capra posiziona la bomba nei pressi della superstrada, un incendio dilaga tra Frosinone, Pontecorvo, Sora Pofi, i “botti d’estate” non mancano, ma i Vigili del Fuoco dopo aver spento delle sterpaglie a Belmonte Castello trovano un residuato bellico a vista, è rovente, può esplodere in qualsiasi momento. Forse al team di Vigili torna in mente l’intervento del 2008, quando tre loro colleghi del Comando di Latina restano feriti dalle schegge di una bomba esplosa nell’incendio domato. La storia insegna ma non ha scolari o, questi scolari sono asini ripetenti. Infatti viaggiando a ritroso nel tempo, il 14 agosto del 2012 proprio a ridosso della ferrovia Roma Cassino e precisamente in località Casamarciano esplode altro residuato bellico a pochi metri del fiume Sacco. Qualcuno spreca risorse a tal fine…? Nulla di nulla, la fattoria degli animali avrebbe ben altre priorità che la sicurezza dei suoi cittadini.  Tutte capre senz’anima, al seguito dei soliti invisibili pastoroni….? Certamente no.  La storia insegna ma non ha scolari neanche a proposito dell’incendio sviluppatosi a causa dei fuochi d’artificio sparati dalla cima del monte il 21 marzo 2010, in onore del Santo Benedetto. Uno spettacolo pirotecnico che incendia bosco e sottobosco, contemporaneamente i botti aumentano a dismisura. alcuni residuati bellici inesplosi, aiutati dall’ignoranza umana lanciano un terribile boato. Sembra incredibile, nessuno avrebbe suggerito al Parroco il pericolo a cui espone presenti ed ambiente…? Anche in quella circostanza si odono esplosioni. E che dire dei personaggi anonimi che pur di non segnalare residuati bellici “casualmente” rinvenuti li abbandonano (…) sui cigli (settembre 2011, luglio 2012 Pontecorvo/Cassino) delle strade periferiche di Cassino, nelle zone industriali o in località come Villa Santa Lucia...?  sembra incredibile, nessuna amministrazione nel corso di questo tempo prende giuste decisioni orientate a risolvere l’esplosiva vicenda, rendendo obbligatoria la bonifica preventiva. Eliminando in questo modo, l’idea di far sparire, dai cantieri le bombe. Infatti spostare una bomba per non subire rallentamenti ai propri lavori, significa inserire nel pericolo prodotto dall’indecente azione numerosi ignari cittadini. Al contrario la bonifica preventiva renderebbe i rinvenimenti legali, ufficiali e vista la professionalità dei team BCM, privi di qualsiasi incognita. Ma non pensiate che il problema sia solo del basso Lazio. Stesso scenario a Brindisi: i Vigili del Fuoco spengono un incendio e tra la terra ancora fumante riconoscono un residuato bellico. Ancora peggio l’incendio dell’anno scorso a Reggio Calabria: le fiamme raggiungono la vegetazione del torrente San Gregorio un ordigno interrato esplode, l’onda d’urto devasta parte di un Capannone commerciale del luogo. Potremmo continuare, ma non serve a nulla, i nostri amministratori dai colletti bianchi, rossi, rosa, azzurri, forse sono ancora in ferie o attratti da altri problemi. In tutti i casi in Italia non serve prevenire, oggi è più conveniente curare feriti o contare i danni da risarcire con fondi pubblici. Questa gente non comprende o finge di non comprendere che in Italia, ordinare un lavoro di bonifica preventiva significa prevedere sicurezza da rivolgere ai propri concittadini. Richiedere un progetto di bonifica sistematica, oltre a tutelare lavoratori e residenti, significa avvantaggiare in termini di protezione ambientale il proprio comune d’appartenenza. Significa investire per sviluppare aree di grande interesse storico oggi inaccessibili a causa dei residuati. In più la bonifica sistematica costa sempre meno d’eventuali emergenze causate da rinvenimenti occasionali di ordigni bellici. Infatti quando si rinviene una piccola bomba a mano tra I Monti Aurunci o nel greto del Fiume Rapido, è pensabile che l’area in questione sia colma di altri pezzi esplosivi. Allora il buon senso richiederebbe la bonifica bellica preventiva, visto che sono aree frequentate da manutentori, operai, scolaresche, turisti, boy scout, eccetera, eccetera. In altre città italiane è obbligatorio procedere alla bonifica preventiva prima di iniziare qualsiasi lavoro, sembra quasi strano che il Comune di Montecassino non possieda questo lungimirante buon senso. Immaginate se una persona ferita o in altro modo lesa, da un residuato bellico inesploso, dovesse scoprire di possedere il diritto di chiedere risarcimento economico al proprietario del terreno, (Comune, Provincia, etc)  il quale è in dovere di garantire sempre e comunque sicurezza per i cittadini. Oltretutto è altrettanto strano che esista una legge nazionale che renda di fatto obbligatoria la bonifica bellica senza che lo Stato stesso non includa piccolissimi fondi per bonificare aree tanto frequentate come quella di Montecassino. Ma il buon senso in Italia, è da sempre considerato uno straniero privo di passaporto da respingere a tutti i costi oltre i confini nazionali. 

Ancora una volta ripeto: proprio perché da tanti anni nel settore conosco l’argomento bonifica bellica

Giovanni Lafirenze

Ps: se qualcuno volesse replicare su questo specifico argomento o chiedere altro scrivere a info@biografiadiunabomba.it 

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