di Erika Guerra
Torino è famosa per la sua dimensione sotterranea. Fin dal
Settecento, gallerie e tunnel sono stati sia importanti alleati in battaglia
sia teatro di intrighi e incontri clandestini. Durante la Seconda guerra
mondiale, però, la città ha dovuto dotarsi di strutture sotterranee dedicate a
ben altro scopo. Gli effetti devastanti dei bombardamenti sulle città,
infatti, avevano reso necessaria la
messa in atto di un’ulteriore misura di protezione della popolazione civile: la
costruzione dei rifugi antiaerei. Questi progetti, nonostante le difficoltà
create dalla guerra,
vennero portati a termine a tempo di record: la loro costruzione iniziò
nel 1942 e nel giro di un anno vennero ultimati ben 47 rifugi, capaci di
contenere un terzo dei torinesi rimasti in città. Oggi sono un importante
veicolo di trasmissione della storia cittadina e italiana legata al secondo
conflitto mondiale e per esempio tra quelli visitabili si possono ricordare il
rifugio di Mirafiori e il rifugio di Piazza Risorgimento, riaperto solo un anno
fa e parte del Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra,
dei diritti e della libertà. Vista la quantità di persone che durante i
bombardamenti andava a rifugiarsi in questi luoghi sparsi per tutta la città, non stupisce che ancora oggi si ritrovino dei
rifugi intatti risalenti a quel periodo. Uno è proprio stato scoperto a fine
gennaio durante i lavori di Terna Rete Italia sulla rete elettrica di Torino.
Il rifugio, tra via Paesana e corso Peschiera, si trova a 10 metri di
profondità dove sorgeva la ditta Spa Automobilistica, probabilmente per dare
riparo ai suoi dipendenti. Al tempo non era inusuale che i rifugi venissero
costruiti vicino alle aziende: anche quello scoperto nel giugno dell’anno
scorso in piazza Marmolada si trova dove un tempo c’era la sede della
Materferro, una delle tante ditte che ruotava intorno alla Fiat. Durante la guerra era di fondamentale importanza distruggere
la capacità produttiva del nemico, per questo le aziende erano dei possibili
obbiettivi militari, cosa che sicuramente non faceva che aumentare il senso di
insicurezza e pericolo che la popolazione viveva già in quegli anni e il
rischio corso da chi era rimasto a Torino per il bisogno di continuare a
lavorare. Il rifugio di corso Peschiera è stato presentato in una
mostra all’interno della scuola elementare Santorre di Santarosa, e ci
auguriamo che possa entrare tra i luoghi della memoria della storia di Torino. Fonte: http://www.mole24.it/2015/02/06/torino-scopre-un-altro-rifugio-antiaereo/
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