di Sergio Zanca
La ritirata dei ghiacciai riporta alla luce anno dopo anno un ingente quantitativo di reperti bellici, inoffensivi in molti casi, ma spesso anche ordigni di ogni genere e dimensione.COME QUELLO scoperto da cinque amici gardesani che nel corso di un'escursione sull'Adamello, a circa un chilometro di distanza dal rifugio Caduti dell'Adamello, hanno scoperto una bomba lunga una settantina di centimetri, probabilmente il proiettile di un obice. Dopo aver segnato il punto, una volta tornati a casa gli escursionisti hanno avvisato i carabinieri per segnalare la scoperta in modo che gli artificieri potranno provveder al recupero dell'ordigno.Non c'è dubbio che il progressivo e marcato arretramento dei ghiacciai determinato dall'innalzamento delle temperature sia destinato a portare alla luce sempre più materiale degli eserciti impegnati sul fronte della Grande guerra che quest'anno segna il centenario dell'ingresso in guerra dell'Italia.Lo scioglimento continua a far affiorare reperti di ogni tipo, da pezzi di uniforme alle armi, attrezzi e strumenti di uso quotidiano al fronte. Un po' di tutto, insomma. Come se nelle viscere della terra i ricordi segnati nel sangue fossero rimasti vivi, e chiedessero solo di riemergere, perché nessuno possa dimenticare.Racconta Marco Tonoli, 51 anni, di Salò, rappresentante, capo comitiva: «Mauro, Michele, Domenico, Mario e io siamo grandi appassionati di montagna, e nei giorni festivi, o comunque liberi da impegni di lavoro, ci troviamo spesso in compagnia per raggiungere alte quote. Stavolta abbiamo deciso di partire di primo mattino dalla val di Genova, a Madonna di Campiglio, fino al rifugio Colini Bedole. Da lì, lungo il ripido sentiero verso la conca del Matterot, siamo saliti fino a 3.045 metri del passo della Lobbia Alta. Con l'altare dove Giovanni Paolo II nell'88 celebrò la messa».«Il rifugio Ai caduti dell'Adamello è diverso dagli altri, perché sostare lì, dove migliaia di persone hanno combattuto in condizioni impossibili, suscita sentimenti di forte ripulsa nei confronti della guerra - continua Tonoli -. Appena iniziata la discesa sul ghiacciaio del Mandrone con i ramponi, ci siamo imbattuti nella bomba, a circa 2700/2800 metri di altitudine. Sembra strano che nessuno, in precedenza, l'avesse mai vista. Probabile che qualcuno l'abbia trovata nelle vicinanze, e spostata in un punto visibile, affinchè fosse rinvenuta più agevolmente da altri. Qualche foto, e via». Di certo loro non l'hanno giustamente nemmeno sfiorata, troppo pericoloso perchè può accadere che la spoletta sia ancora in grado di innescare l'esplosione. «Facendo lo slalom tra i crepacci, e dopo avere curiosato tra i resti di un accampamento dove si possono ancora vedere le assi delle baracche, scatolette, filo spinato - conclude il salodiano - abbiamo imboccato il sentiero 236, scendendo tra pietraie e laghetti fino al rifugio Mandrone Città di Trento. Una camminata robusta, da 12 ore. Con la sorpresa di quella bomba sul percorso, che ci ha incuriosito e fatto meditare». Lunedì Tonoli si è recato nella caserma dei carabinieri di Salò per denunciare il rinvenimento, e presentare la documentazione fotografica. Dal Garda è partito un messaggio ai militari dell'arma, della stazione di Spiazzo, in val Rendena, per i provvedimenti del caso. Fonte: http://m.bresciaoggi.it/stories/Home/1266943_ladamello_restituisce_i_ricordi_della_guerra/
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