Piazza Armerina, comune in provincia di Enna è geograficamente posizionato al centro della Sicilia a pochi chilometri da Caltanisetta, Gela, Pachino e Catania. Durante la seconda guerra mondiale, prima dello sbarco in Sicilia è sede del 16° Corpo d’Armata a difesa della Sicilia Orientale. Già dai primi bombardamenti aerei il comune di Villa del Casale ospita numerosi rifugiati. Nel pieno dell’operazione Husky Piazza Armerina conosce il caos prodotto da militari in ritirata, da altri che avanzano. Non solo, i genieri in fase di ripiego, pur di non lasciare alle forze anglo-americane materiale esplodente, eseguono più volate atte a distruggere l’ex deposito munizioni sito in contrada Bellia. La potente detonazione sparge migliaia di proiettili nelle terre adiacenti. In ogni modo, dopo 39 giorni di guerra terreste la zona è colmata di mine e ordigni inesplosi. Come fantasmi di un passato mai terminato, dal dopo guerra in poi i residuati bellici, quasi consapevoli della loro triste missione, perseverano a spaventare inaspettati ed incolpevoli protagonisti: operai, vigili del fuoco, turisti, etc. Nel 2010 alcuni giovani ciclisti, impegnati tra i sentieri del parco di Santa Caterina, rischiano di pressare con le loro mountain bike alcune, affioranti, bombe da mortaio risalenti giusto ai tempi dell’ultima guerra mondiale. Il Corpo Forestale di Enna chiede, esige, la bonifica bellica del sito. Non passa molto tempo che sono esauditi dal Decimo Reparto Genio Infrastrutture Napoli e dai Guastatori con sede a Palermo. L’importante ispezione porta alla luce numerose granate, tra queste un “tracciante” (Roberto Palermo Giornale di Sicilia del 04/03/2010). I residenti restano in attesa di una "definitiva" bonifica mai completata. Costa troppo rispondono, si giustificano dal comune. Eppure gli amministratori sembrano consapevoli dei rischi prodotti da quelle bombe. Transennano alcune aree, vietano passeggiate o escursioni. Ma non ci sono soldi. Il rischio c’è il denaro no. Nel contempo il 15 maggio 2011 un residuato bellico esplode nel greto del torrente S. Gregorio a Reggio Calabria, causando danni ad un capannone. Il 26 settembre a Fermo un residuato bellico esplode vicino al fascio ferroviario. Sempre un incendio nel luglio 2012, provoca la detonazione di altra bomba inesplosa, sotterrata in località Cutone (Isernia). Numerose le segnalazioni giunte dal cassinate, dove gli incendi fanno rima con esplosioni. Fino a giungere ai nostri giorni, i tre ragazzi feriti a Novalesa, mentre raccoglievano patate, una di queste era rossa. Era una srcm mod. 35. tre invalidi per crisi. Altro ferito ad Aprilia. Un diciassettenne è investito da schegge mentre lavora la campagna. Le amministrazioni sono tutte consapevoli dei rischi ma non possiedono né denaro, né volontà (soprattutto) per richiedere la bonifica bellica. Costa troppo dicono, ma forse non è vero, perché la vita dei nostri ragazzi vale più di qualche decina di migliaia di euro. Un tempo si ripeteva che nel nostro Paese era necessario il ferito, per far rispettare le leggi in vigore, oggi con la scusa della crisi economica neanche i feriti fanno più notizia. Qualcuno potrà dire che chi scrive è di parte. Ed è vero. Ma proprio perché è di parte da tanti, da molti anni, lo scrivente si permette codeste riflessioni.
Giovanni Lafirenze
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