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domenica 20 luglio 2014

Operazioni belliche nel settore di Mentone nel giugno 1940, il racconto dello storico Andrea Gandolfo


Lo storico Andrea Gandolfo invia uno stralcio di un suo saggio di prossima pubblicazione su una rivista storica di Cuneo, relativo alle operazioni belliche nel settore di Mentone nel giugno 1940 fino alla decisione della Commissione italiana d’armistizio con la Francia del 7 luglio 1940 e all’inizio dell’occupazione italiana di Mentone.

Ecco la sua trattazione:
    Mentre le armate naziste stavano travolgendo le linee transalpine nel nord del paese e si accingevano ad occupare la stessa capitale, il 10 giugno Mussolini decideva di rompere gli indugi e dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna dal balcone di palazzo Venezia. La sera dello stesso giorno il Genio del 15° Corps d’armée faceva saltare la strada presso Ponte San Luigi, la passeggiata a mare di Garavan, il piccolo ponte sul confine nei pressi di Villa Maria Serena, l’entrata nel tunnel Sainte-Anne, tutti i viadotti ferroviari di collegamento con l’Italia, il ponte Elisabeth e tutte le reti civili di trasmissione. Lungo la frontiera alpina occidentale gli alti comandi militari italiani schieravano il Gruppo Armate Ovest e le Armate 1ª e 4ª, che, per esplicito ordine del “duce”, avrebbero dovuto tenere «un contegno assolutamente difensivo sia in terra, che in mare», né si sarebbe dovuto superare la linea di confine. Sul fronte contrapposto, il Secteur Fortifié des Alpes Maritimes (SFAM) allineava nella zona di sua competenza, tre battaglioni di fanteria. Sulle creste di frontiera erano inoltre dislocate le celebri Sections Eclaireurs Skieurs (SES), piccole unità costituite nell’ambito di ogni battaglione del 6° Corps d’armée. Tali sezioni avrebbero quindi occupato i principali punti strategici al confine con l’Italia all’inizio della guerra, tra cui La Colle, Plan du Lion, Roc d’Ormea, Castellar Vieil, Colla Bassa e Col Razet, mentre una brigata di Eclaireurs-Motocyclistes teneva sotto controllo la città vecchia di Mentone e la zona di Garavan. Da parte italiana, le nostre forze armate schieravano invece in prima linea due divisioni del 15° Corpo d’armata, guidato dal generale Gastone Gambara: la 37ª (Modena), agli ordini del generale Gloria, e la 5ª (Cosseria), al comando del generale Vasarri, quest’ultima lungo il tratto di confine più a sud, prospiciente la città. Erano inoltre presenti quattro battaglioni di Camicie Nere, per un totale di circa 15.000 uomini, mentre 216 cannoni erano stati posizionati nella zona della bassa Roia e tre convogli corazzati della Marina erano in grado di bombardare la costa francese dal tunnel ferroviario della Mortola, una frazione di Ventimiglia nei pressi del confine.
    Rinviato un primo bombardamento sulle coste italiane previsto per la notte tra l’11 e il 12 giugno, la sera del 13 venne bombardata per la prima volta la costa dell’estremo Ponente ligure, mentre il giorno dopo una squadriglia navale francese avrebbe lanciato alcuni ordigni contro vari stabilimenti industriali di Savona e Vado Ligure. All’alba del 13 giugno alcuni reparti del 15° Corpo d’armata sferrarono una serie di assalti contro le postazioni nemiche dislocate nella zona di Mentone dal colle di Treitore, a nord del Grammondo, al mare. L’attacco, condotto in particolare da militi dell’89° reggimento di fanteria e da un battaglione di Camicie Nere, venne tuttavia ribattuto con successo dalle truppe transalpine. La mattina del 20 giugno una compagnia di fanteria italiana cercò invano di forzare lo sbarramento francese di Ponte San Luigi, lasciando sul terreno alcuni morti e vari feriti. Dopo la richiesta di armistizio da parte del nuovo governo francese presieduto dal maresciallo Pétain, Mussolini decise di passare all’offensiva su tutto il fronte alpino e impartì l’ordine di attacco al comando del Gruppo di Armate Ovest per le ore 3,05 del 22 giugno. All’alba del giorno prestabilito il generale Gambara ordinò quindi l’attacco alle unità italiane dislocate nel settore di Mentone, le quali incontrarono però una fortissima resistenza da parte francese, concentrata soprattutto nei presidi di Pierre Pontue, Scuvion e Balmetta. Una colonna della Cosseria, che avanzava lungo la costa, fu costretta ad arrestarsi davanti allo sbarramento di Ponte San Luigi per la strenua resistenza opposta dai francesi, mentre alcuni reparti del 2° battaglione del 90° reggimento fanteria erano riusciti a raggiungere le prime case di Mentone già verso mezzogiorno del 22. La mattina dello stesso giorno una salva sparata dalla batteria francese di Cap Martin aveva intanto abbattuto il treno armato n. 2 della Regia Marina allo sbocco della galleria di Mortola, mentre in serata sarebbe fallito uno sbarco da tergo delle linee francesi a causa del numero insufficiente di imbarcazioni e di problemi connessi all’avviamento del motore dei natanti.
    Intanto, nonostante l’arrivo della notizia della stipulazione dell’armistizio tra il governo francese e quello tedesco, avvenuta alle 18,30 del 22 giugno, il “duce” impartì egualmente l’ordine di espugnare Mentone. Tra le nove e le dieci di mattina del 23 alcuni reparti italiani del 41° reggimento fanteria passarono quindi al contrattacco tentando di occupare il colle del Razet, mentre due battaglioni di Camicie Nere iniziavano contemporaneamente a penetrare nella zona nord di Mentone, raggiungendo il torrente Borrigo. Poco prima delle undici di mattina un drappello del 90° reggimento fanteria aveva tentato intanto di occupare il fortino di Ponte San Luigi, ma alla fine dovette desistere per la furiosa resistenza dei francesi, che avevano risposto al nostro attacco sparando raffiche di mitra e lanciando bombe a mano. La mattina del 24 i combattimenti tra italiani e francesi si spostarono intorno all’agglomerato urbano di Mentone, mentre alcune squadriglie della nostra aviazione bombardavano le postazioni francesi di Mont Agel, Roquebrune e Cap Martin, senza però centrare nessuno degli obiettivi prefissati a causa delle pessime condizioni atmosferiche. A poche ore di distanza, malgrado fosse già stata diffusa la notizia della firma dell’armistizio tra Italia e Francia, concluso a Villa Incisa alle 19,15 del 24, alcuni reparti italiani riprovarono inutilmente ad espugnare il fortino di Ponte San Luigi, che avrebbe capitolato solo due giorni dopo, impedendo di fatto il transito a mezzi e soldati italiani, che avevano già occupato il resto della città. Soltanto la sera del 26 giugno la sbarra di confine venne finalmente alzata, consentendo il passaggio del ponte alle prime ambulanze e ad alcuni veicoli militari delle nostre forze armate.
    Il 25 giugno si provvide a individuare il nuovo confine tra la zona occupata dalle truppe italiane e il resto del territorio francese, che venne fissato all’altezza del Ponte dell’Unione tra Mentone e Carnolès, frazione di Roquebrune-Cap Martin, al di sopra del corso del torrente Gorbio, a circa cinquanta metri dal mare lungo la Route National n. 7. Il 1° luglio giunse in visita a Mentone Mussolini, che passò in rassegna, accompagnato dal maresciallo Badoglio e dal generale Gambara, alcuni reparti della Cosseria, recandosi poi ad osservare le fortificazioni di Cap Martin e Roquebrune-Cornillat presso il Ponte dell’Unione. Il 27 giugno era stata nel frattempo istituita la Commissione italiana d’armistizio con la Francia (CIAF), un organismo composto sia da militari che civili, incaricato di curare i rapporti tra l’Italia e la Francia di Vichy, con sede centrale a Torino. Tale commissione emise il 7 luglio una decisione in merito alla delimitazione tra la zona occupata dalle forze armate italiane e il resto del territorio francese. Venne pertanto stabilito che una “linea verde” avrebbe segnato il limite occidentale dell’area occupata dalle truppe italiane all’atto dell’armistizio, mentre una “linea rosa” avrebbe fissato il confine con il territorio francese, che avrebbe potuto però essere attraversato liberamente dai nostri reparti, per esigenze di comunicazione con la zona occupata. La parte di territorio francese che passava direttamente sotto il controllo italiano si limitò quindi  a una serie di villaggi in Savoia, nei dipartimenti delle Alte e Basse Alpi, tra cui i comuni di Séez, Monginevro e Ristolas, oltre ai comuni di Mentone e Fontan con alcune piccole frazioni del comune di Santo Stefano di Tinea e alcune case del comune di Isola, nel dipartimento delle Alpi Marittime. In quest’ultima circoscrizione vennero anche parzialmente occupati vari altri comuni, tra cui Breglio, Saorgio e Sospello, per un totale complessivo di 22.820 abitanti, di cui 21.700 nella sola Mentone. L’estensione globale di tutto il territorio francese passato sotto la sovranità italiana ammontava a 832 chilometri quadrati, con una popolazione di 28.523 abitanti.

Dott. Andrea Gandolfo - Sanremo
Fonte: http://www.sanremonews.it/2014/07/20/leggi-notizia/articolo/operazioni-belliche-nel-settore-di-mentone-nel-giugno-1940-il-racconto-dello-storico-andrea-gandolf.html

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