di Pippo Giordano
Un pomeriggio, ancora picciutteddu sono andato in spiaggia unendomi alla comitiva d’amici e dopo aver nuotato iniziammo una passeggiata sull’arenile; poichè nella nottata il mare era stato burrascoso, ci siam messi alla ricerca di datteri di mare o patelle. Ad un tratto uno dei miei coetanei, tutto festante, ci ha raggiunto di corsa e mostrandoci un oggetto, ha adetto: “Ho trovato un oggetto strano. Cosa sarà?” Noi, riunendoci in circolo, l'abbiamo esaminato e alla fine abbiamo sentenziato: “E, Chi l'ha mai visto! ” L'oggetto era di forma ovale e di metallo.
Infatti, nessuno di noi, aveva mai visto un oggetto simile, sicché siamo andati nel piazzale antistante la parrocchia. Li ci siamo accovacciati ed abbiamo formato un cerchio: l'intento era scoprire cosa contenesse quello strano oggetto, di piccole dimensione. Pertanto, a turno abbiamo cominciato a percuoterlo con un sasso che avevamo portato dalla spiaggia. Giovanni, aveva appena finito di percuoterlo e nel porgermi l'oggetto, ha detto: “Ora tocca a te!”
Io, ho preso l’involucro e allargando le gambe stavo assumendo una posizione comoda per battere meglio l'oggetto, ovviamente lo scopo era di aprirlo. Ero pronto, con la mano sinistra tenevo l'oggetto e con l'altra mano che già impugnava la pietra, stavo per abbassarla e colpire lo strano trofeo. Mentre ero assorto per compiere con tutte le mie forze tale compito, una voce urlante mi ha costretto ad interrompere l'azione. Era mio fratello Raffaele, che molto adirato m'invitava a rientrare a casa. Anzi, era latore di un messaggio di mio padre che si era mostrato molto arrabbiato per la mia prolungata assenza da casa. Mi alzo e consegno ad un altro sia l'oggetto che la pietra e mi allontano. Avrò fatto all'incirca una ventina di metri, quando ad un tratto una tremenda esplosione scuote la zona. D'istinto, sia io che mio fratello, di corsa ritorniamo indietro e ahimè una scena straziante si presentata alla nostra visione. La mano del mio amico al quale avevo consegnato l'oggetto era spappolata, tranciata di netto e i miei amici, alcuni stesi per terra, altri in preda del dolore feriti , giravano come dei forsennati. Dalle loro carni grondava copioso sangue. Ma le urla straziante del mio coetaneo con la mano spappolata erano davvero agghiaccianti. Non c'eravamo resi conto che avevamo giocato con una bomba a mano.
Per interi giorni e settimane non abbiamo fatto altro che commentare l’accaduto: i feriti lievi, erano già tornati a casa, mentre al mio amico in luogo della mano gli hanno applicato una protesi. Eppoi, come tutte le disgrazie, il tempo ha fatto affievolire il dramma, perciò festanti come prima abbiamo ripreso ripreso la routine di sempre, fatta di molto nuoto.
Tratto da: 19luglio1992.com
Fonte:
http://www.antimafiaduemila.com/2013010640507/vedi/la-domenica-di-pippo-la-bomba-a-mano.html
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