Di Lorenza Costantino
Verona. Un cucchiaio. È lui a far suonare il metal detector, nel piazzale di stazione Porta Nuova a soqquadro per il cantiere del parcheggio sotterraneo. Ma gli operai ancora non lo sanno. «L'ennesima scheggia di bomba», pensano invece. In un angolo ne hanno già accumulata una catasta, di queste lamiere sbrindellate, testimoni color ruggine degli ordigni piovuti dai bombardieri alleati tra l'Armistizio e la Liberazione. Il sottosuolo attorno alla stazione è disseminato di frammenti, ma non è questo il problema. L'importante è non trovare una bomba inesplosa. Quella sì che sarebbe una grana. Ferma i lavori, chiama gli artificieri, evacua la zona È già successo un anno fa. E così, sperando si tratti dell'ennesimo pezzetto e non dell'ordigno tutto intero, il ruspista manovra il braccio meccanico con la massima cautela. Nel gergo del cantiere si dice "sbennare": grattare il terreno con i denti della benna. Giù e giù, fino a un metro sotto il livello dell'asfalto. Ecco, si vede. La ruspa si blocca, gli operai si affacciano stupiti attorno allo scavo. Non è una bomba. Non è nemmeno una scheggia. È un cucchiaio. E poi una vecchia borraccia di vetro, anzi metà: quella col tappo, il resto è andato in frantumi. Una torcia. Una lente rotonda, forse di cannocchiale. Una bottiglia verde con impressa sul vetro la scritta "Ferro-China. Milano": il vecchio liquore Bisleri che si usava anche come ricostituente. Cinture di cuoio. Un rudimentale spazzolino da denti. Stivali neri consunti, ancora calzati. Di quelli di pelle liscia, senza lacci, del tipo in dotazione all'esercito tedesco della Seconda Guerra mondiale. Brandelli sbiaditi di divisa militare. E dentro una fondina infangata, una pistola semiautomatica. Dal ventre di piazzale XXV Aprile, intitolato alla Liberazione dall'occupazione nazifascista, mercoledì pomeriggio sono venuti alla luce gli scheletri di tre soldati col loro piccolo bagaglio di oggetti personali. Sì, soldati: questo appare subito verosimile agli operai del cantiere, e poi all'archeologo che sempre dev'essere chiamato quando dal terreno emergono resti del passato. Anche se i resti, come in questo caso, sono le spoglie di tre persone vissute nella storia recente, e morte probabilmente una settantina d'anni fa, sul finire della seconda guerra mondiale. Sia chiaro: ipotesi tutte da confermare nel corso della prossima settimana, quando gli esperti verranno ad analizzare il ritrovamento, scavando ulteriormente per vedere se gli scheletri abbiano altri commilitoni seppelliti. Le ossa sono scomposte. Tra un caos di femori e tibie ci sono, vicini, tre teschi di cui uno fratturato. Le orbite sono piene di terra. Ma i denti, non si può fare a meno di notarlo, stanno ancora tutti al loro posto, allineati, bianchi. E viene da pensare che si trattasse di gente giovane, molto giovane. Perché sono lì, un metro sottoterra sul lato ovest del piazzale, accanto a ciò che resta dei giardini smantellati dai lavori? E chi (o cosa) li ha uccisi? Il terreno, proprio in quel punto, presenta uno strano colore grigiastro. Forse testimonianza dello scoppio di una bomba. I tre potrebbero essere morti a causa della deflagrazione. O magari quel buco non è che una fossa: una fossa comune dove qualche mano pietosa depose i cadaveri di militari ignoti. Se dell'esercito italiano o tedesco è difficile capirlo. I fragili brandelli di divisa ormai hanno assunto il colore della terra e della muffa: impossibile anche solo intuirne la tinta originaria. Gli alti stivali di cuoio nero, di forma tubolare, senza lacci, con suola e tacco robusti, fanno pensare ai tedeschi. La bottiglia milanese di Ferro-China agli italiani. E agli alleati rimanda lo spazzolino da denti, che solo negli Stati Uniti era già prodotto in massa, tanto da rientrare nell'equipaggiamento militare. Nulla ancora, però, esclude che possa trattarsi di civili colpiti dal bombardamento o di irregolari o di contrabbandieri del mercato nero. Ma la risposta potrebbe arrivare dalla pistola, chiusa in un sacchetto di plastica dalla polizia scientifica, che la esaminerà. Una processione di esperti si recherà, nei prossimi giorni, a far "visita" agli ignoti personaggi. Il ritrovamento, comunque, non bloccherà i lavori di Grandi Stazioni. L'area del ritrovamento, un fazzoletto di terra tre metri per tre all'interno del cantiere di corso Porta Nuova, è stata recintata. E le spoglie ricoperte con un telo bianco. A tarda sera si è saputo che a poca distanza da quei poveri resti è stata trovata una bomba d'aereo. Dopo l'ispezione dei Genieri, che sarà stamani, ne sapremo di più.
Fonte:
http://www.larena.it/stories/dalla_home/452530_scavi_alla_stazione_di_tre_personele_ossa_ritornate_alla_luce/
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