di PAOLA CIONI
Tra gli episodi dimenticati della Prima Guerra mondiale, la storia di Marija Bočkareva è una tra le più singolari. Di origine contadina, si arruola all´età di 25 anni nell´esercito russo, dopo aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione ufficiale di Nicola II, e sin dallo scoppio del conflitto fornisce un apporto fondamentale alle fortune del suo reggimento. Guardata con diffidenza e molestata durante i primi mesi del suo servizio, riesce a conquistare sul campo la stima dei suoi commilitoni, battendosi con coraggio senza pari a fianco degli uomini, come gli uomini. Ma non è tutto. Nel 1917, Marija, ormai promossa sergente, riceve dal governo Kerenskij l´invito a formare un battaglione formato da sole donne. Il morale dell´esercito russo è basso, iniziano le prime diserzioni, e la formazione di un battaglione femminile avrebbe dovuto servire,almeno nelle intenzioni del governo provvisorio, da esempio all´esercito. E così, Marija, da tutti ormai conosciuta con il nome di battaglia di Jaska, lancia un appello a cui rispondono più di duemila volontarie. Il “Battaglione femminile della morte”, che porterà sul fronte 300 soldatesse, combatterà regolarmente, scontrandosi con i soldati tedeschi nel luglio del 1917. Le donne di questo singolare battaglione, non sono, però, le uniche a difendere la Patria in guerra e, dopo la rivoluzione del febbraio 1917, a Pietrogrado si moltiplicano le associazioni femminili a sostegno del conflitto. Il governo premia il loro ardore patriottico, varando una serie di misure, che pongono la Russia all´avanguardia in materia di diritti di genere: parità di salari, libero accesso a tutti i ruoli dell’amministrazione pubblica, diritto di voto e divorzio civile. Non è poco per un paese da sempre considerato tra i più arretrati d´Europa, tenendo conto soprattutto delle difficoltà e del tempo che dovette passare per ottenere gli stessi diritti in molti paesi dell´Europa occidentale. Non vi è dubbio, quindi, che per le donne russe la guerra rappresentò un’eccezionale occasione di emancipazione. E non è certamente un caso, nel 1918, la presenza a San Pietroburgo di Emmeline Pankhurst, una delle più accese femministe europee, che assiste alla sfilata del “Battaglione della morte” e descrive la comandante come “la donna più importante del XX secolo”.
Il caso di Marija Bočkareva è, però, solo il più noto. Il ruolo attivo delle donne russe nell’esercito negli anni dal 1914 al 1917 raggiunse un numero considerevole, che va dalle 700 alle 800 unità. Le loro storie sono state per decenni dimenticate e solo il centenario della prima guerra mondiale ne ha riportato a galla l’esistenza. Nominarle tutte in un breve articolo è impossibile, ma la documentazione a disposizione degli storici narra di donne di tutte le età ed estrazione sociale. Alcune di loro nascosero il loro sesso per il timore di non essere accettate, altre si arruolarono regolarmente. Tra queste: Olga Jehlweiser, di origine lituana, che aveva già partecipato come soldatessa alla guerra russo giapponese nel 1904-1905; Maria Selivanova, che a diciassette anni fuggì dal collegio femminile in cui studiava per arruolarsi con il nome di Stepan; la ventitreenne Ekaterina Linevska, che assunse il nome di Ivan Solovev; il colonnello Margarita Kokovceva, comandante del sesto reggimento degli Urali; la nobile georgiana Kati Dadeshkeliani, e moltissime altre. Il loro impegno non si esaurì nella partecipazione attiva alla guerra, molte di loro si schierarono a difesa del Palazzo d´inverno per impedire la presa del potere dei bolscevichi. Altre si arruolarono più tardi nelle armate bianche contro il nuovo governo sovietico.
Il caso di Marija Bočkareva è, però, solo il più noto. Il ruolo attivo delle donne russe nell’esercito negli anni dal 1914 al 1917 raggiunse un numero considerevole, che va dalle 700 alle 800 unità. Le loro storie sono state per decenni dimenticate e solo il centenario della prima guerra mondiale ne ha riportato a galla l’esistenza. Nominarle tutte in un breve articolo è impossibile, ma la documentazione a disposizione degli storici narra di donne di tutte le età ed estrazione sociale. Alcune di loro nascosero il loro sesso per il timore di non essere accettate, altre si arruolarono regolarmente. Tra queste: Olga Jehlweiser, di origine lituana, che aveva già partecipato come soldatessa alla guerra russo giapponese nel 1904-1905; Maria Selivanova, che a diciassette anni fuggì dal collegio femminile in cui studiava per arruolarsi con il nome di Stepan; la ventitreenne Ekaterina Linevska, che assunse il nome di Ivan Solovev; il colonnello Margarita Kokovceva, comandante del sesto reggimento degli Urali; la nobile georgiana Kati Dadeshkeliani, e moltissime altre. Il loro impegno non si esaurì nella partecipazione attiva alla guerra, molte di loro si schierarono a difesa del Palazzo d´inverno per impedire la presa del potere dei bolscevichi. Altre si arruolarono più tardi nelle armate bianche contro il nuovo governo sovietico.
Dare una spiegazione a questo fenomeno, di per sé eccezionale se si pensa a quanto avviene negli eserciti dell´Europa occidentale dove alle donne vengono al massimo riservati i ruoli di infermiere e centraliste (tra le pochissime storie di soldatesse conosciute vi è quella di Victorija Savs, arruolatasi tra le file dell´esercito austriaco, nascondendo il proprio sesso), è abbastanza complesso, ma l´origine, come hanno messo in evidenza le studiose americane Vera Dunham e Laura Engelstein, risiede probabilmente nella cultura contadina russa, che vede le donne impegnate da sempre accanto agli uomini nei lavori più duri. Una tradizione molto lontana da quella occidentale che considera la donna come un essere debole, da proteggere e teme la promiscuità, come elemento perturbatore dell´ordine sociale.
La storia delle soldatesse russe mette in crisi molti luoghi comuni e le teorie di quanti ritengono che il pacifismo, la non violenza costituiscano i tratti fondanti della differenza di genere femminile, mentre la guerra e la competizione siano caratteristiche prettamente maschili.
L´avventura di Marija Bočkareva, fu trascritta nel 1918, dal giornalista Don Levine, negli Stati Uniti, dove la donna si era recata per raccogliere i fondi necessari a organizzare le armate bianche contro i bolscevichi ed è sono disponibile in italiano con il titolo “Yashka. Una donna combattente nella prima guerra mondiale”(Il glifo, 2012), con un´introduzione di di Stéphane Audoin–Rouzeau e Nicolas Werth, quella delle altre soldatesse deve essere ancora scritta.
La storia delle soldatesse russe mette in crisi molti luoghi comuni e le teorie di quanti ritengono che il pacifismo, la non violenza costituiscano i tratti fondanti della differenza di genere femminile, mentre la guerra e la competizione siano caratteristiche prettamente maschili.
L´avventura di Marija Bočkareva, fu trascritta nel 1918, dal giornalista Don Levine, negli Stati Uniti, dove la donna si era recata per raccogliere i fondi necessari a organizzare le armate bianche contro i bolscevichi ed è sono disponibile in italiano con il titolo “Yashka. Una donna combattente nella prima guerra mondiale”(Il glifo, 2012), con un´introduzione di di Stéphane Audoin–Rouzeau e Nicolas Werth, quella delle altre soldatesse deve essere ancora scritta.
Fonte: http://lanostrastoria.corriere.it/2014/04/08/il-battaglione-femminile-della-prima-guerra-mondiale/
Foto: http://aarticles.net/ |
Campagna di sensibilizzazione sul tema
ordigni bellici inesplosi promossa dall'ANVCG
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