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lunedì 7 aprile 2014

Mine inesplose, è emergenza anche in Italia. Ogni anno 60mila ritrovamenti


ROMA - E' stata presentata la scorsa settiman a Roma, presso la Sala Nassirya di Palazzo Madama in Senato, la campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi da parte dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, l'Ente Morale preposto per legge alla rappresentanza e tutela delle vittime civili di guerra italiane e dei loro congiunti. Mine e ordigni bellici, ricordava recentemente l'Onu in  occasione della Giornata Mondiale per la Promozione e l'Assistenza all'Azione contro le Mine e gli ordigni bellici inesplosi, continuano ad uccidere e a ferire migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo. Tre vittime su quattro sono civili, che azionano questi congegni, a volte anni dopo la fine di una guerra. 

Nel 2013 undici gravi ferimenti.
 Seppure in Italia l'ultimo conflitto bellico risale ad ormai 70 anni fa, questo tema è purtroppo ancora attuale, visto l'elevatissimo numero di ritrovamenti e gli incidenti che accadono ancora oggi su tutto il territorio nazionale. Pochi sanno, infatti, che ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60.000 ordigni (dati del Ministero della Difesa), principalmente della seconda guerra mondiale, i quali nel 2013 hanno causato 11 gravi ferimenti e già altri 3 nei primi mesi del 2014. E' di marzo dello scorso anno, ad esempio, il tragico ferimento di tre giovani a Novalesa, nel torinese, in cui due di loro, Nicolas e Lorenzo, hanno perso la vista (il primo anche la mano) a causa dell'esplosione di un ordigno trovato in un campo. Mentre è di gennaio 2014 il caso di un agricoltore di Belluno ferito gravemente al volto e alle mani a causa dell'esplosione di un ordigno colpito mentre stava zappando la terra. 

In giro 100 milioni di mine. A fare le spese degli ordigni inesplosi sono soprattutto i bambini, che rappresentano oltre un terzo delle vittime complessive. In oltre 60 Paesi del mondo ci sono oggi più di 100 milioni di mine (Afghanistan, Bosnia, Cambogia, Iraq, Yemen, Sudan, Angola, Somalia, Mozambico, Vietnam sono tra i Paesi più colpiti). Secondo alcune stime per sminare completamente l'Afghanistan, procedendo agli attuali ritmi, occorrerebbero oltre 4.000 anni. 

"Doloroso e inaccettabile".
 Per questo la campagna intende informare e sensibilizzare l'opinione pubblica affinché cresca l'attenzione e chi si imbatte in questi ordigni - soprattutto i più piccoli - sappia come comportarsi. "E' doloroso ed inaccettabile che a distanza di settant'anni dalla fine della guerra altre persone, altri giovani, possano avere il mio identico destino", avverte il Presidente dell'Associazione, Giuseppe Castronovo, a suo tempo vittima di un ordigno inesploso. "La loro curiosità naturale - ricorda - li espone a maggiori rischi, poiché spesso quando si imbattono in tali ordigni, non conoscendoli, cercano di aprirli o di giocarci. Essi sono pertanto più esposti degli adulti al rischio di morire o di ferirsi per le conseguenze delle esplosioni. Occuparsi di questo problema e prodigarsi affinché il territorio venga bonificato da questi ordigni e la popolazione informata sui rischi ed i pericoli che comportano fa, quindi, naturalmente parte della mission dell'Associazione: ecco perché abbiamo creato al nostro interno uno specifico Dipartimento ordigni bellici inesplosi impegnato a condurre ricerche, studi e iniziative sul tema, in Italia e nel mondo, dove sono in atto ancora tanti, troppi conflitti bellici." 

Soprattutto l'informazione. Tra gli intervenuti alla presentazione della campagna al Senato, anche il giovane Nicolas Marzolino, vittima dell'esplosione dell'ordigno bellico di Novalesa nel marzo 2013. "Se non s'informano i ragazzi che non hanno vissuto la guerra, non si fermeranno queste tragedie - sottolinea - Bisogna promuovere nelle scuole questa campagna e tutti i mezzi d'informazione per noi la guerra non è finita". 

Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2014/04/07/news/mine_inesplose-82946839/

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